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Voce da Milanello: tolte le foto dei trionfi di Berlusconi. La rettifica del Milan

Il nuovo Milan rischia di ritrovarsi senza Europa, esattamente come quello vecchio, che nelle ultime stagioni aveva sistematicamente fallito l’accesso alle coppe. Ma che in un passato nemmeno troppo lontano aveva scritto pagine di storie importantissime alimentando la leggenda del club rossonero. Evidentemente, per tagliare in maniera definitiva con questo passato e provare a guardare al futuro con rinnovati entusiasmo e ambizione, il nuovo management rossonero ha provveduto ad un curioso restyling del centro sportivo di Milanello, dove sono state rimosse dalle pareti alcune delle foto che ricordavano i trionfi dell’era Berlusconi-Galliani, come riferisce La Repubblica.

COME BENITEZ? – Un gesto che ricorda molto quello dell’allenatore spagnolo Rafa Benitez, che al suo arrivo all’Inter pretese immediatamente di cancellare i freschissimi ricordi legati al suo predecessore José Mourinho. Nel frattempo, dopo il presidente Yonghong Li anche il suo braccio destro Han Li ha fatto rientro in Cina, dove sono iniziati i lavori per avviare la strategia commerciale che dovrà aumentare in tempi rapidi il fatturato del Milan e mettere nel mirino il pareggio di bilancio entro 3 anni promesso anche alla Uefa.

IL MILAN PRECISA – Il “caso” ha ovviamente creato un certo subbuglio anche sui social e per questo il Milan ha voluto precisare che non si tratta di un episodio così eclatante, bensì di un semplice spostamento di una foto che ritraeva Berlusconi e Galliani in un’altra stanza di Milanello per creare lo spazio per un’immagine della vittoria della Supercoppa Italiana a Doha, l’ultimo successo della precedente gestione.

Fonte: calciomercato.com

Larger than life: Silvio e il Milan

Ogni volta che vedo l’augusta e tutt’altro che austera figura di Silvio Berlusconi mi viene in mente una bella espressione inglese, larger than life, più grande della vita. Silvio ha improntato la sua vita all’eccesso: ha avuto tutto ciò che gli uomini sognano, soldi, donne e calcio in una cornucopia infinita. Silvio è stato però essenzialmente il Milan e non molto altro (mi aspetto il classico vibrato).

Il passaggio di consegne, dopo tre anni di notizie, sussurri, dubbi, caparre è accaduto nel giorno più complicato per i tifosi: quello dell’antivigilia. Di un derby poco rilevante, ovvio, ma il sipario su tre decenni del più fortunato matrimonio calcistico della storia, è giunto comunque poco prima dell’Inter: ansia su ansia. Bonifici, firme, accordi, paradisi fiscali e poi il derby cinese.

Tutti sanno che Marina non ne voleva più sapere del Milan e i soldi che Carlo De Benedetti ha intascato per i problemi del “lodo Mondadori” hanno reso impossibile continuare a finanziare quello che la famiglia non ha mai percepito come altro che un giocattolo. Nessuno dei suoi ha mai capito che la chiave vera del successo di Silvio non è la televisione, né le sue doti di venditore e imprenditore: la sua fama di uomo di successo la deve solo al Milan. Se avesse avuto una storia calcistica paragonabile che so a quella di Massimo Moratti fra il 1995 e il 2006 non avrebbe ottenuto neanche il 5 % nella primavera del 1994.

La sera del 18 maggio 1994, proprio mentre un Milan stellare batteva 4 a 0 il Barcellona vincendo la quinta coppa dei Campioni, Silvio otteneva la fiducia al Senato, iniziando la sua non proprio cristallina avventura politica. Solo 8 anni prima aveva preso in mano una squadra fallita, con mezzo stadio che ancora gridava “ora e sempre Farina Presidente”. In una famosa conferenza stampa affermò che avrebbe reso il Milan la prima squadra in Italia, in Europa e nel mondo: questa è e rimane la sua unica profezia che si è avverata fino in fondo. Il resto di Silvio è solo un corollario televisivo, palazzinaro, politico che aveva un unico scopo: rendere i tifosi del Milan i più fortunati della storia.

Gianni Agnelli confessava che se avesse avuto passioni un po’ snob – che so vela o equitazione – non ne avrebbe mai parlato, ma visto che amava il calcio ne poteva discutere sapendo bene che il popolo lo avrebbe compreso. Nulla di ciò che piace veramente a Berlusconi lo potrebbe alienare dalle masse. È questa anche la cifra ultima della sua totale inadeguatezza politica. Silvio non ha mai voluto il potere in sé e per sé: non ha nessuna preoccupazione nemmeno per ciò che la storia dirà di lui. Ha sempre vissuto in un presente bulimico, in un caleidoscopio che rifletteva ogni raggio che si sprigionava dal triangolo soldi, donne e calcio.

Bettino Craxi viveva per il potere: tutto ruotava intorno al fine ultimo, quello del comando sugli uomini. Berlusconi è entrato in politica di controvoglia, perché Mariotto Segni non poteva farcela e perché Achille Occhetto lo voleva espropriare. Da capo del governo non riusciva a tener testa neanche a Marco Follini, Gianfranco Fini o Casini. Qualunque magistrato lo metteva sotto scacco: con la più ampia maggioranza parlamentare della storia non è riuscito neanche a far passare la separazione delle carriere fra giudicanti e inquirenti. Ha quasi sempre vinto le elezioni, ma poi guardava semplicemente il Paese sprofondare in un terzo mondo indifferenziato senza battere ciglio.

Con il Milan era tutta un’altra storia. Sacchi, Capello e Ancelotti, ma in fondo anche Baresi, Maldini, Van Basten, sono stati grandissimi comprimari, ma il centro della scena era sempre solo suo. Il declino dell’ultimo lustro è stato francamente inaccettabile. Occorreva davvero una svolta: l’uomo che parla ai capretti e li abbraccia teneramente non poteva essere in grado di riportare la squadra sul tetto del mondo. E forse non ci riuscirà mai più nessuno. Ma Silvio per un attimo eterno e lungo due decenni è stato il più grande presidente della storia: il suo Milan ha oscurato tutti gli altri in Italia, in Europa e nel mondo.

“Se avrete bisogno di qualche dritta…”

Il Cav si è congedato con una promessa: «Per il mio Milan ci sarò sempre»

Nella cena del congedo dal Milan e da 31 anni indimenticabili, Silvio Berlusconi è stato ancora una volta il mattatore. Giovedì sera ha ricevuto una numerosa delegazione composta dal gruppetto dei cinesi accompagnati dalle rispettive consorti, e dai manager Fininvest Pellegrino e Franzoni che hanno portato a termine la lunga e tormentata trattativa. «Il presidente è uno straordinario comunicatore», la recensione di Marco Fassone, rimasto stregato come tutti gli altri ospiti, dai racconti, dai cento aneddoti sulla carriera rossonera raccontati dal presidente. A cominciare dal viaggio ad Amsterdam con papà Luigi per vedere giocare nella nazionale orange contro la Polonia Gullit e Van Basten «e invece scoprii che c’era Rijkaard da prendere insieme agli altri due, solo che non ci accorgemmo di un giornalista italiano e il giorno dopo ci ritrovammo l’incontro in prima pagina sui giornali».

Dall’inizio della serata fino a notte fonda quando le luci di villa San Martino si sono spente, Silvio Berlusconi ha ravvivato la serata con i nuovi azionisti del Milan rimasti in parte stregati e in parte intimiditi dalla personalità del padrone di casa. Così ha in parte dimenticato il dolore per il distacco dalla sua creatura chiamata Milan. «Le promettiamo che ci prenderemo noi cura con lo stesso amore e l’identica passione» è stata la promessa pubblica e privata firmata da Marco Fassone. Al fianco di Berlusconi Adriano Galliani e la figlia Barbara hanno poi trovato il tempo per raccontare dei progetti di Fondazione Milan e del settore giovanile, l’altro fiore all’occhiello del club appena passato sotto le insegne di Yonghong Li. Il congedo è stato meno malinconico del previsto. «Se avrete bisogno di qualche dritta, io per il mio Milan ci sarò sempre» il saluto di Berlusconi.

Fonte: di Franco Ordine per “il Giornale”