Larger than life: Silvio e il Milan
Ogni volta che vedo l’augusta e tutt’altro che austera figura di Silvio Berlusconi mi viene in mente una bella espressione inglese, larger than life, più grande della vita. Silvio ha improntato la sua vita all’eccesso: ha avuto tutto ciò che gli uomini sognano, soldi, donne e calcio in una cornucopia infinita. Silvio è stato però essenzialmente il Milan e non molto altro (mi aspetto il classico vibrato).
Il passaggio di consegne, dopo tre anni di notizie, sussurri, dubbi, caparre è accaduto nel giorno più complicato per i tifosi: quello dell’antivigilia. Di un derby poco rilevante, ovvio, ma il sipario su tre decenni del più fortunato matrimonio calcistico della storia, è giunto comunque poco prima dell’Inter: ansia su ansia. Bonifici, firme, accordi, paradisi fiscali e poi il derby cinese.
Tutti sanno che Marina non ne voleva più sapere del Milan e i soldi che Carlo De Benedetti ha intascato per i problemi del “lodo Mondadori” hanno reso impossibile continuare a finanziare quello che la famiglia non ha mai percepito come altro che un giocattolo. Nessuno dei suoi ha mai capito che la chiave vera del successo di Silvio non è la televisione, né le sue doti di venditore e imprenditore: la sua fama di uomo di successo la deve solo al Milan. Se avesse avuto una storia calcistica paragonabile che so a quella di Massimo Moratti fra il 1995 e il 2006 non avrebbe ottenuto neanche il 5 % nella primavera del 1994.
La sera del 18 maggio 1994, proprio mentre un Milan stellare batteva 4 a 0 il Barcellona vincendo la quinta coppa dei Campioni, Silvio otteneva la fiducia al Senato, iniziando la sua non proprio cristallina avventura politica. Solo 8 anni prima aveva preso in mano una squadra fallita, con mezzo stadio che ancora gridava “ora e sempre Farina Presidente”. In una famosa conferenza stampa affermò che avrebbe reso il Milan la prima squadra in Italia, in Europa e nel mondo: questa è e rimane la sua unica profezia che si è avverata fino in fondo. Il resto di Silvio è solo un corollario televisivo, palazzinaro, politico che aveva un unico scopo: rendere i tifosi del Milan i più fortunati della storia.
Gianni Agnelli confessava che se avesse avuto passioni un po’ snob – che so vela o equitazione – non ne avrebbe mai parlato, ma visto che amava il calcio ne poteva discutere sapendo bene che il popolo lo avrebbe compreso. Nulla di ciò che piace veramente a Berlusconi lo potrebbe alienare dalle masse. È questa anche la cifra ultima della sua totale inadeguatezza politica. Silvio non ha mai voluto il potere in sé e per sé: non ha nessuna preoccupazione nemmeno per ciò che la storia dirà di lui. Ha sempre vissuto in un presente bulimico, in un caleidoscopio che rifletteva ogni raggio che si sprigionava dal triangolo soldi, donne e calcio.
Bettino Craxi viveva per il potere: tutto ruotava intorno al fine ultimo, quello del comando sugli uomini. Berlusconi è entrato in politica di controvoglia, perché Mariotto Segni non poteva farcela e perché Achille Occhetto lo voleva espropriare. Da capo del governo non riusciva a tener testa neanche a Marco Follini, Gianfranco Fini o Casini. Qualunque magistrato lo metteva sotto scacco: con la più ampia maggioranza parlamentare della storia non è riuscito neanche a far passare la separazione delle carriere fra giudicanti e inquirenti. Ha quasi sempre vinto le elezioni, ma poi guardava semplicemente il Paese sprofondare in un terzo mondo indifferenziato senza battere ciglio.
Con il Milan era tutta un’altra storia. Sacchi, Capello e Ancelotti, ma in fondo anche Baresi, Maldini, Van Basten, sono stati grandissimi comprimari, ma il centro della scena era sempre solo suo. Il declino dell’ultimo lustro è stato francamente inaccettabile. Occorreva davvero una svolta: l’uomo che parla ai capretti e li abbraccia teneramente non poteva essere in grado di riportare la squadra sul tetto del mondo. E forse non ci riuscirà mai più nessuno. Ma Silvio per un attimo eterno e lungo due decenni è stato il più grande presidente della storia: il suo Milan ha oscurato tutti gli altri in Italia, in Europa e nel mondo.