Inter-Milan – Milanismo

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Inter-Milan 1-0, le pagelle: Gigio svagato, Jack imballato. Male Calhanoglu

Si è giocata Inter-Milan, nona giornata di campionato

Le pagelle del derby Inter-Milan, nona giornata di Serie A 2018/2019.

G. Donnarumma: 4,5
Ottima la parata su Politano nel primo tempo, da rivedere l’uscita sul gol di Icardi. Svagato.

Calabria: 6
Buona prova contro un avversario sempre temibile come Perisic. Esce a un minuto dalla fine.

dal 91′ Abate: s.v.

Musacchio: 5
Sempre presente, anche in zona gol. Peccato nel recupero si faccia scavalcare dal cross sul quale Icardi decide la partita.

Romagnoli: 6
Prestazione maiuscola del capitano, la cui unica colpa è quella di non riuscire a fermare Vecino in occasione del gol vittoria.

Rodriguez: 6
Costantemente nel vivo del gioco, si spende sia in fase difensiva che propositiva. Ma il Milan stasera non c’è.

Kessie: 6
Prende un colpo quasi subito che ne condiziona il rendimento, stoico resta in campo finché ne ha.

dall’84’ Bakayoko: s.v.

Biglia: 6,5
Stoico in mezzo al campo, recupera una quantità industriale di palloni. Rischia l’autogol con un retropassaggio ardito.

Bonaventura: 5,5
Non riesce a fare quello che sa, e la squadra ne risente. Imballato

Suso: 6
Quanto meno ha il merito di provarci fino alla fine. Spreca un paio di contropiedi che meriterebbero una miglior sorte.

Higuain: 5,5
Non gli arriva un pallone giocabile, tanto che spesso lo si vede anche dietro la linea del centrocampo. Abbandonato.

Calhanoglu: 5
In totale involuzione, della sua presenza ci si ricorda solo per la punizione calciata fuori e per il momento della sostituzione.

dal 71′ Cutrone: 5
Si ritrova suo malgrado a dover fare l’esterno, ci mette la buona volontà ma non è il suo mestiere. E si vede.

Gattuso: 5
Partita iniziata male, giocata malissimo e finita peggio. La beffa nel finale è il giusto coronamento di un primo tempo scialbo, seguito da una ripresa in affanno totale condita da scelte tattiche alquanto discutibili. Derby da dimenticare.

Inter-Milan, le pagelle: Bonucci disperso, Biglia appannato. Male Kessié

A San Siro si è giocato il derby Inter-Milan per l’ottava giornata di campionato.

Le pagelle di Inter-Milan, ottava giornata di Serie A 2017/2018.

Donnarumma: 5,5
Tre tiri, tre gol. Due praticamente da zero metri, uno da rigore.

Musacchio: 6
Il più positivo dei tre, riesce anche ad andare in gol (in fuorigioco). Perisic lo salta una volta sola, purtroppo, nell’azione del 2-1.

Bonucci: 5
Ennesima prestazione deludente, condita da almeno due errori da matita rossa in occasione dei gol di Icardi. Disperso.

Romagnoli: 6-
Barcolla ma non molla. Viene sacrificato per l’assalto finale, ma non per demeriti suoi.

dal 78′ Locatelli: s.v.
Prova a dare la scossa, ci mette la garra ma stavolta non porta bene.

Borini: 6,5
Il migliore in campo: dopo un primo tempo timido si scatena, correndo come un forsennato e caricandosi la squadra sulle spalle.

Kessié: 5
Non ci siamo proprio. Esce dopo 45 minuti di vuoto pneumatico.

dal 46′ Cutrone: 6
La mossa della disperazione dopo un primo tempo abulico riesce a metà: fa il suo sparigliando le carte lì davanti, ma non basta.

Biglia: 5
Finché è supportato dai compagni di reparto regge, quando viene abbandonato a sé stesso crolla miseramente. Perde palloni sanguinosi, da uno dei quali scaturisce il secondo gol nerazzurro.

Bonaventura:  6
Nel primo tempo non sembra capirci molto, ma ha il merito di crederci fino in fondo (e di averla quasi pareggiata).

Rodriguez: 4,5
Dalle stelle (salvataggio su Cancelo a botta sicura) alle stalle (fallo ingenuo su D’Ambrosio che regala il rigore vittoria a Icardi) in pochi minuti. Perfetta fotografia del derby rossonero.

Suso: 6
Come Bonaventura, per buona parte della gara sembra capirci poco. Come Bonaventura, ha il merito di segnare un gol alla Suso.

André Silva: 5,5
Uno dei più positivi nel disastroso primo tempo rossonero, alla lunga Miranda gli prende le misure e si perde un po’. Peccato.

Montella: 5
La sconfitta brucia tantissimo, per tre motivi: è un derby, viene dopo un secondo tempo positivo e soprattutto per una clamorosa ingenuità al 90′. Lo spettacolo indecoroso del primo tempo, però, non può e non deve passare inosservato.

Esonerato Montella da allenatore del Milan

Inter-Milan, la probabile formazione: attacco ad André Silva, riecco Jack e Suso

Vincere il derby per accorciare sul quarto posto, ma soprattutto per dare la svolta definitiva a un progetto che ancora non è riuscito a decollare. Inter-Milan è una partita di per sé densa di significati e carica di emozioni, ma quello di domani sarà un match cruciale e spartiacque dell’intera stagione rossonera. Due sconfitte consecutive, tre in totale dall’inizio del campionato, sono un bottino decisamente magro per chi come Bonucci e compagni era scattato ai nastri di partenza tra le aspettative dei media e l’entusiasmo dei tifosi: scivolare a -7 dalla Champions a ottobre sarebbe un campanello d’allarme non da poco per le ambizioni milaniste. Vincere, o perlomeno non perdere, sarà importantissimo.

Sarà una stracittadina da dentro o fuori per il Milan, in particolare per tanti giocatori chiamati a esprimersi a livelli più alti, ma anche per Montella. Per tornare a fare punti per le ambizioni di squadra, ma anche per puntellare la propria posizione in panchina. Il terzo ko di fila, d’altronde, potrebbe iniziare a farlo traballare sul serio a dispetto delle continue conferme della dirigenza. Per farlo, l’Aeroplanino darà continuità al modulo e a gran parte dell’undici sconfitto a testa alta dalla Roma, eccezion fatta per le assenze obbligate come quella di Kalinic, non recuperato dalla lesione all’adduttore, ma anche dello squalificato Calhanoglu: due slot che verranno occupati da Suso e Bonaventura, pronti dal 1′ nei ruoli di seconda punta e di mezzala sinistra.

La probabile formazione di Inter-Milan: assenti Calhanoglu e Kalinic

Jack e lo spagnolo titolari saranno le novità rispetto a Milan-Roma, mentre nel resto del campo sarà confermata la formazione vista due settimane fa a San Siro. A protezione di Gigio Donnarumma sarà confermato il trio Musacchio-Bonucci-Romagnoli, con Borini-Rodriguez esterni a centrocampo dell’ormai solito 3-5-2 (che con Suso sarebbe più un 3-5-1-1, ma la sostanza non cambia), mentre in mediana giocheranno ancora Kessie e Biglia insieme al già citato Bonaventura. In avanti, con Kalinic ai box, giocherà unica punta André Silva, assistito qualche metro più indietro da Suso.

Ecco dunque il probabile undici rossonero in vista di Inter-Milan, match valevole per l’8^ giornata di Serie A:

Milan (3-5-1-1): G. Donnarumma; Musacchio, Bonucci, Romagnoli; Borini, Kessie, Biglia, Bonaventura, Rodriguez; Suso, André Silva.

Inter-Milan, i convocati di Montella: fuori Kalinic

Mister Montella ha diramato la lista dei convocati verso Inter-Milan, derby di campionato in programma domani sera a San Siro. Di seguito i rossoneri scelti dal tecnico per la stracittadina:

PORTIERI: A. Donnarumma, G. Donnarumma, Storari
DIFENSORI: Abate, Bonucci, Calabria, Gabbia, Gomez, Musacchio, Paletta, Rodriguez, Romagnoli, Zapata
CENTROCAMPISTI: Biglia, Bonaventura, Kessie, Locatelli, Mauri, Montolivo
ATTACCANTI: Borini, Cutrone, André Silva, Suso.

Il centrocampista del Milan Lucas Biglia

Biglia, derby da dentro o fuori: “Manca tempo e servono risultati subito”

Dopo l’Argentina e la sua soffertissima qualificazione ai Mondiali, per Lucas Biglia è tempo di rituffarsi sul Milan. Il rientro nella realtà rossonera dopo il periodo con la Seleccion sarà tutt’altro che morbido per lui, con il Diavolo chiamato a riscattare due sconfitte consecutive e risalire da un momento difficile nella gara più delicata e sentita di tutte: il derby meneghino contro l’Inter, primo spartiacque per la stagione e per il futuro di Montella sulla panchina rossonera.

Domani c’è Inter-Milan: l’analisi di Lucas Biglia sul momento difficile dei rossoneri.

Il Milan non arriva alla stracittadina in condizioni ottimali, con un’amalgama ancora lontana dall’essere trovata e un distacco importante dalla zona Champions (oggi -4 dalla Lazio, ma la Roma ha una gara da recuperare), con tanti nuovi acquisti ancora in fase di ambientamento e di rodaggio: “Abbiamo bisogno di tempo, anche se certamente non ce l’abbiamo – l’analisi di Biglia a Premium Sport sul momento difficile della squadra -, ma il problema è che quando lavori inizi a migliorare i piccoli dettagli e gli errori che fai in campo, e a volte sono questi che fanno la differenza”.

“Se guardiamo partita con la Roma – ha proseguito l’ex capitano della Lazio – il minimo errore ci è costato il gol e poi certamente abbiamo mollato, perché viene subito giù il morale, ma se miglioriamo quel piccolo dettaglio possiamo certamente arrivare su, ma dobbiamo migliorare. Certamente non abbiamo tempi perché giochiamo ogni tre giorni – ha concluso Biglia -, ma la verità è che dobbiamo migliorare di gara in gara, anche se abbiamo bisogno di risultati subito e quindi si fa un po’ difficile”.

Migliorare di partita in partita, sfruttando i tanti impegni tra Serie A ed Europa League per ovviare al poco tempo a disposizione di Montella per lavorare in settimana a Milanello: è questa la ricetta di Biglia per accelerare il processo di crescita e di costruzione della squadra. Costruzione che si baserà indubbiamente anche sulle geometrie, sul fosforo e sull’esperienza del Prinicipito, già leader tecnico e caratteriale del gruppo come auspicato in estate dalla dirigenza.

Fabio Borini in azione durante Milan-Roma, Serie A 2017-18

Borini: “Nuovo ruolo? Mi trovo bene. Inter favorita, ma nel Derby non si sa mai…”

L’attaccante del Milan Fabio Borini è stato intervistato da Premium Sport. Di seguito le dichiarazioni più importanti.

Sul nuovo ruolo: “Mi trovo bene in quella posizione. Ho fatto due partite e i risultati sono stati buoni a livello di prestazione individuale. Forse ai giovani di oggi non piace arretrare e sacrificarsi per la squadra ma è una questione di generazione e disponibilità. A me è sempre capitato e lo accetto volentieri”

Sul suo stile di gioco: “In campo do tutto se non di più di quello che ho, è la mia arma migliore. So di non avere il talento innato come altri giocatori, però so che devo lavorare più degli altri ed esco dal campo contento di aver fatto il massimo per la squadra e di aver giocato con il cuore”

Su Perisic, suo probabile avversario nel derby: “E’ un esame niente male. Contro El Shaarawy è stato un bel test, ho difeso abbastanza bene e sarò molto attento”.

Sul Derby: “L’Inter è un po’ favorita, questo dice la classifica, ma le stracittadine sono gare a parte e può cambiare tutto”.

Sull’Inter: “Se invidio la loro concretezza? No, noi siamo il Milan e sappiamo quello che possiamo e vogliamo fare anche se vincere le partite 1-0 come è successo a loro è importante perché oltre ai punti porta fiducia”.

Firmerebbe per la conquista dell’Europa League e il quinto posto in campionato? “Non saprei, certamente è una coppa in più e garantisce l’accesso in Champions League, forse sì…”.

Rodriguez: “Il derby è speciale. Io nerazzurro? Mi hanno cercato, ma quando è arrivato il Milan…”

In vista del Derby di domenica, il terzino del Milan Ricardo Rodriguez ha rilasciato un’intervista alla Gazzetta dello Sport. Di seguito le dichiarazioni più importanti.

Sull’esordio a San Siro: “La prima partita contro il Craiova ed ogni ingresso in campo è stata emozionante, qui mi piace la musica del riscaldamento e l’inno. Ho sempre la pelle d’oca”.

Su Inter-Milan: “Il derby è speciale. Quando ero piccolo lo Zurigo era la mia squadra preferita assieme al Valencia ed i derby contro il Grasshoppers erano sentiti. Lo stadio pieno, i fumogeni. A me piace se la partita è calda”.

Sulla sua infanzia: “Quando sono nato ero in pericolo di vita per un’ernia diaframmatica. Mi hanno operato subito: era 50-50 tra vita e morte. Per questo ringrazio Dio, anche per le cose piccole. Ho capito che ci hanno dato questa vita, dobbiamo cercare di essere felici. Siamo qui per questo”.

Sull’Inter: “Conosco bene Perisic, è fortissimo e pericolosissimo. La sua mentalità mi piace, anche a Milano siamo usciti a mangiare insieme. Per marcarlo bisogna stargli sempre vicino, e speriamo che non sia in giornata”.

Sulla possibilità di vestire nerazzurro: “L’Inter ha parlato con il mio procuratore nella prima parte dell’anno ma il Milan, quando è arrivato, ha chiuso rapidamente. Ed io sono felice così”.

Sull’inizio di stagione: “Stiamo incontrando qualche difficoltà, difficile dire cosa non va ma il calcio è così: giorni buoni ed altri no. Forse i nuovi vogliono mostrare di essere all’altezza e giocano sotto pressione. Ci sono giocatori che la gestiscono meglio di altri. Questa squadra vuole vincere, è normale che se le cose non vanno la società intervenga. La vita è così, decidono i capi”.

Sull’allontanamento di Marra, ex preparatore atletico: “Sono arrivato un giorno e non c’era più. Mi piaceva, un bravo ragazzo”.

Sulla dieta seguita a Milanello: “Al Milan si può mangiare tutto, anche se io preferisco il latte di riso o di soia”.

Sul rigorista designato: “Nelle ultime partite io sono stato il primo rigorista della squadra e Kessié il secondo. Non so come tirerò, deciderò all’ultimo istante: è puro istinto”.

Derby, Mancini: “Il Milan rischia di più. Se l’Inter vince va lontano”

In vista della stracittadina di domenica, l’ex allenatore dell’Inter Roberto Mancini è stato intervistato da corriere.it. Queste le sue dichiarazioni più importanti.

Sul derby: “Non fatemi fare pronostici, ma spero che l’Inter faccia un bel match. I nerazzurri sono partiti bene, perché sono una squadra forte, che già si conosceva e ha cambiato meno del Milan. I rossoneri ora soffrono un po’ ci vuole tempo perché tutto giri nel modo giusto, però hanno lavorato bene sul mercato”.

Sulle analogie tra questa Inter e la sua e sulla partenza difficile del Milan: “Quando sono tornato, la mia era un’Inter da costruire. Partimmo bene è vero. Non so dove può arrivare, ho visto solo la partita di Roma. Il Milan ora sta pagando un dazio più alto dell’Inter, ma ha qualità. Spero centrino entrambe l’obiettivo Champions League”.

Sull’importanza del derby: “È la partita più sentita, la pressione l’avverti eccome: però alla fine vale sempre tre punti”.

Sulla classifica delle milanesi: “Se l’Inter vince stacca i rossoneri di 10 punti: inizia a diventare un bel divario. Per questo credo che il Milan rischi qualcosa in più”.

Sul suo ultimo derby, deciso da un rigore sbagliato: “Ecco appunto, dicevamo degli episodi. Il calcio è così e il derby soprattutto, più di altre partite. Puoi giocare meglio dell’avversario e perdere. In campo ci sono tanti campioni e ti possono risolvere la partita con un colpo”.

Sui giocatori determinanti: “Icardi e Perisic nell’Inter sono sempre determinanti, Brozovic poteva aiutare con la sua imprevedibilità ma non ci sarà. Il Milan ha tanti giocatori importanti, anche Kalinic, se sta bene, può fare malissimo”.

Lo Monaco: “Fassone non capisce nulla di calcio, sta mettendo in difficoltà Montella”

Pietro Lo Monaco ha rilasciato un’intervista a Radio Incontro Olympia. Lo storico AD del Catania non ha usato mezzi termini per esprimere un parere su Marco  Fassone, suo omologo in rossonero: “Fassone non capisce nulla di calcio. Sta creando confusione, mettendo in difficoltà un tecnico bravissimo come Montella”.

Sull’imminente derby di Milano ha poi aggiunto: “Inter-Milan è una partita delicatissima: un derby che sfugge a qualsiasi previsione. Chi rischia di più è sicuramente il Milan magari con il cambio della guida tecnica: l’Inter invece sta seguendo un percorso lineare con alti e bassi”.

Seedorf: “Milan cinese? Cambiamento inevitabile. I nuovi hanno le idee chiare, ci vuole tempo”

L’ex fuoriclasse rossonero Clarence Seedorf ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni di Milan TV.

Sul mondo dei social network:Oggi i social sono molto importanti e belli, però credo sia importante usarli in maniera corretta. Certamente con la vita che faccio era giusto scegliere il momento corretto. Sono parte della famiglia social anche io”.

Su Beckham: “Eravamo sempre uno di fianco all’altro sui pullman prima delle partite. Non ci sentiamo spesso, ma quando lo facciamo è sempre con molto affetto. E’ un ragazzo dolce. Mi ricordo che prima di firmare con il Botafogo mi sono allenato una settimana a Los Angeles e lui mi portava agli allenamenti con la squadra. E’ un rapporto di grandissimo rispetto e un’amicizia vera nel calcio, dove non è facile trovarne”.

Sul rapporto con Maldini: “Ci vediamo e sentiamo spesso. Il rapporto si è rafforzato da quando abbiamo smesso di giocare. Paolo per me rappresenta molto più di un calciatore, perché la sua longevità di carriera dev’essere un esempio per i giovani e non solo di comportamento e di stile. Abbiamo valori simili nella vita”.

Una parola per definire il Milan: “Vincente. Non si può sempre vincere, ma essere vincente sì. Anche quando si perde puoi esserlo, per come affronti le partite e quanto sei competitivo. Non devi abbatterti nelle difficoltà, anzi, trovare più coraggio ancora. Questo per me significa essere vincente quando dico Milan”.

Il suo derby preferito: “Si sente appena appena nell’aria che ci sarà il derby (ride, ndr). Per me è molto facile dirne uno preferito, anzi no. Ce n’è stato uno in cui abbiamo vinto 3-2 in rimonta con mio gol. Ho deciso di calciare in quel modo da quando ho stoppato il pallone prima di accentrarmi. Da lì ho lasciato andare il tiro e per fortuna Kakà è stato bravo ad abbassarsi. Perché mi sarei arrabbiato molto se me l’avesse fermato. Sento spesso Toldo, che era in porta in quella partita e ogni tanto ci prendiamo in giro. L’altro derby è stato la semifinale di Champions League del 2002/2003, un’emozione molto forte. Sono state due partite molto sofferte ed equilibrate, però abbiamo portato a casa il derby. E poi siamo andati ad Old Trafford a portare a casa la Coppa contro la Juventus”.

Sul cambio di proprietà: “I cambiamenti prima o poi avvengono per tutti e i cicli finiscono per tutti. L’era Berlusconi è un’era piena di gioie e trofei che rimarranno nella storia del calcio per sempre. 30 anni sono tanti. Quando sono tornato da allenatore al Milan era già una fase molto turbolenta della società, quindi il cambiamento era quasi inevitabile. E’ avvenuto e mi sembra che la nuova proprietà e il nuovo manager abbiano idee ben chiare. Hanno impostato una squadra, ora serve lavorare con dedizione e forza per riproporre un Milan competitivo ai massimi livelli in Italia e in Europa. Ci vuole tempo per queste cose, anche se nel calcio moderno ce n’è sempre di meno. Il DNA del Milan non sparirà da un giorno all’altro e speriamo che torni dove i tifosi possono godere di emozioni, non solamente vincere. Ho imparato a conoscere il tifoso milanista. Il tifoso vuole poter sognare con queste vittorie. Speriamo possano tornare a farlo presto”.

Sul suo futuro nel calcio: “Mi piace lavorare nel mondo del calcio, sicuramente. Fare l’allenatore è un’altra cosa che stiamo valutando”.

E infine un saluto ai tifosi: “E’ sempre un piacere collegarmi con i tifosi. Li ringrazio sempre per tutto il calore quando vado per strada e non solo. Sostenete sempre la squadra, specialmente in questo momento di ricostruzione. Il Milan sarà sempre il Milan grazie a voi”.

L'ex presidente del Milan Yonghong Li

Inter-Milan, derby delle ombre cinesi: i club appesi alle decisioni di Pechino

Decisive le risoluzioni che il Congresso del Partito comunista prenderà in materia finanziaria: sgradito il concentramento di investimenti orientati tutti su Milano

È la settimana del derby Inter-Milan numero due dell’era a proprietà cinese; e anche la vigilia del 19° Congresso del Partito comunista a Pechino. Tra i due eventi potrebbe esserci un collegamento. Perché il calcio è anche politica e industria e la Cina seconda economia del mondo lo ha capito benissimo.

PARTITA PER INSONNI Andiamo con ordine. Anzitutto non c’è da immaginare che domenica ci siano masse di tifosi di qui incollati alla tv per vedere la partita: le 20.45 a San Siro saranno le 2.45 del mattino di lunedì e solo gli insonni resteranno alzati. Ci si aspetta invece una parola di conforto per i tifosi dai documenti del Congresso. Fonti ben informate hanno appena detto all’agenzia Reuters che le autorità potrebbero decidere di ammorbidire la linea nei confronti degli investimenti all’estero in settori considerati non remunerativi, come il football.

FINE DEL CREDITO FACILE In estate Pechino ha fischiato la fine del credito facile per le acquisizioni “non strategiche” di aziende straniere (“spese irrazionali” nella dichiarazione di scomunica politica). Alle banche e ai finanzieri rossi è stato ordinato di sospendere i prestiti ai “rinoceronti grigi”. L’espressione si riferiva ad alcuni grandi gruppi industriali troppo indebitati nell’espansione internazionale (in particolare Wanda, Anbang, Hna e Fosun che si occupano di tutto, dall’immobiliare all’intrattenimento, dalle assicurazioni alle compagnie aeree). Ma anche il pallone può essere una bolla di debito ed è finito subito in fuorigioco. La televisione statale ha dedicato un programma al problema, nel quale ha citato anche il caso di Suning, la proprietà dell’Inter. “Perché spendere 310 milioni di dollari per un club che perde soldi?”, ha chiesto un analista. Alla Borsa di Shenzhen il titolo Suning perse 6 punti, poi recuperati quando il grande gruppo che vende elettrodomestici dimostrò di avere i conti in ordine. Rossoneri Sport Investment di Yonghong Li, neoproprietario del Milan, qui in Cina è restato fuori dalle notizie in quell’occasione, ma sono stranote le sue difficoltà nel trovare i capitali per chiudere l’operazione con Berlusconi. Tanto che l’ultima quota è arrivata quasi a tempo scaduto a marzo dal fondo americano di private equity Elliott: 180 milioni di euro per l’acquisto, più 123 da spendere per i giocatori. Ma il prestito scadrà a ottobre 2018.

LI CERCA INVESTITORI Yonghong Li, sempre secondo la Reuters, ora è partito alla ricerca di investitori con i quali condividere il peso dell’operazione; spera che si facciano avanti quei gruppi cinesi che a suo tempo si sarebbero ritirati. Occhi puntati sul Congresso che si apre il 18 ottobre, dunque.
Senza farsi troppe illusioni però. Perché, come ha spiegato al Corriere della Sera un’autorevole fonte bancaria cinese, ai politici di Pechino non è piaciuto che per giustificare il ritardo nel closing il signor Li abbia “messo in piazza i controlli sui capitali, dimostrando scarsa sensibilità”. In più: “A Pechino non piace neanche che le due squadre di Milano siano cinesi, troppa esposizione su una sola piazza così famosa per il calcio”. A questo punto c’è da domandarsi chi, tra Inter e Milan, sia piazzato meglio (o meno peggio) sul fronte politico cinese.

INTER DAVANTI AL MILAN Come nella classifica attuale del campionato, sembrano in vantaggio i nerazzurri. Zhang Jindong, proprietario del Suning Commerce Group Co. Ltd è decisamente più solido, con un fatturato vicino ai 50 miliardi di dollari, anche se l’indebitamento è elevato, circa 2 mila punti di vendita e 13 mila dipendenti. Il patron Zhang ha un piano di internazionalizzazione del suo business, vuole far conoscere il marchio all’estero e se l’Inter centrerà la qualificazione in Champions l’anno prossimo vedremo la scritta Suning in eurovisione. Nel progetto calcistico dell’azienda di Nanchino c’è la costruzione di un polo dell’intrattenimento sportivo: Zhang vuole essere proprietario di squadre di calcio, diritti per la trasmissione di partite via web, agenzie che controllano i giocatori, centri di addestramento e allenamento e vuole fare anche e-commerce di prodotti calcistici. Il Jiangsu Suning, dopo essere arrivato secondo l’anno scorso in Super League, ora si sta salvando grazie a Fabio Capello (che si è portato anche Cristian Brocchi come assistente).

CONGRESSO DECISIVO Mister Spalletti è rimasto impressionato dal quartier generale Suning a Nanchino. Un po’ meno dalla campagna acquisti, forse. Si può sperare ora nel Congresso del Partito per uno sblocco degli investimenti? Il signor Zhang Jindong ha buoni contatti: la stampa cinese ha elogiato Suning per la sua sezione di 8 mila dipendenti membri del Partito che, guidati dal presidente, si riuniscono per sedute di studio e salutano con il pugno chiuso in occasione delle grandi ricorrenze comuniste.

Fonte: Corriere della Sera

Montella: “Berlusconi? I suoi consigli non mi piacevano”

L’allenatore rossonero sfida l’Inter: “Partita fondamentale, da vincere in ogni modo. La Champions è la nostra ossessione”. Sull’ex presidente: “Può dire ciò che vuole…”

Vincenzo Montella ha il solito sorriso ma trova il modo di rispondere a Silvio Berlusconi. E’ a Campione d’Italia, dove sarà premiato a breve durante la Notte delle Stelle, organizzata da GLGS-Ussi Lombardia. Berlusconi negli ultimi giorni ha parlato dell’Aeroplanino come di una scelta quasi imposta contro il suo volere: fosse per lui, al Milan sarebbe rimasto Cristian Brocchi. “Berlusconi può dire tutto ciò che vuole, ne ha il diritto – dice Montella -. Le dichiarazioni che sono uscite però vanno contestualizzate, ma da parte mia ci sarà sempre massimo ascolto. Ma il mestiere è il mio e le scelte devono essere autonome. Mi piace ascoltare e elaborare i consigli, quelli di Berlusconi dello scorso anno non mi piacevano molto mentre altri li faccio miei e li utilizzo”. Come dire, se non li mettevo in pratica ci sarà un motivo. Fassone in giornata ha detto che il derby non sarà decisivo per la sorte dell’allenatore e Montella ne prende atto: “Sono contento che mi dimostri fiducia pubblica, ma mi basterebbe quella privata. E’ improbabile aver deciso la formazione per il derby, mi mancano ancora 13 giocatori”.

FORMAZIONE — Il resto, ovviamente, è campo, è Inter, è derby. Montella non si toglie pressione: “Il derby è fondamentale. Abbiamo bisogno della vittoria in qualsiasi modo, con una prestazione convincente sarebbe meglio ma va bene anche vincere su autorete. Il derby è una partita-bivio, come almeno un terzo delle partite. Mi aspetto una prestazione convincente, sulla falsa riga di quella con la Roma con un po’ di sana cattiveria in più negli ultimi 30 metri. Abbiamo le potenzialità per arrivare in Champions, deve essere la nostra ossessione ma non bisogna farsi prendere dall’ansia da classifica”. Suso e Bonaventura, a cinque giorni dalla partita, sono annunciati tra i titolari: “A oggi sarà il derby di Bonaventura e Suso perché a Milanello siamo pochi, da domani valuterò. Sono due giocatori importanti da cui mi aspetto molto ma non diamo vantaggi a Spalletti, non ne ha bisogno. Kalinic? Lo vediamo giorno per giorno, ovvio che vorrei tutti a disposizione. Decideremo nell’ultimo giorno”.

Fonte: Gazzetta dello Sport

5 considerazioni nel mezzo della sosta

Inizia una settimana importante, che si chiuderà con il Derby

TRA UNA SOSTA E L’ALTRA
Siamo a metà della seconda sosta stagionale e si può fare un primo confronto con la sosta di un mese fa, quella di settembre che traghettò il Milan dalla vittoria sul Cagliari alla battuta d’arresto sul campo della Lazio. All’epoca Romagnoli e Bonaventura erano ancora sulla strada del recupero della miglior condizione dopo infortunio, Suso in Nazionale così come Biglia e Kalinic che però avevano effettuato pochi allenamenti estivi in base alle rispettive situazioni fisiche e di mercato. Oggi invece Biglia è più rodato, mentre giocatori-chiave come i due italiani e i due attaccanti spagnolo e croato (sebbene Kalinic abbia un problema all’adduttore) sono rimasti a Milano e Milanello. Sembra una sosta meno destabilizzante, al netto anche di quanto accadde ad Andrea Conti a Reggio Emilia.

PREMI E LAVORO PER MONTELLA
Il Premio Liedholm ha confermato la serenità di Vincenzo Montella che ha sfruttato la sosta per lavorare costruttivamente con la società, per affrontare e migliorare le varie situazioni di inizio stagione. La squadra ha riposato fino a mercoledì 4 ottobre, ma le doppie sessioni di allenamento di giovedì e venerdì, oltre all’amichevole fra Prima squadra e Primavera di domenica hanno dato ulteriore slancio alla preparazione delle prossime 7 partite ufficiali, a cominciare dal derby di San Siro, prima della sosta di novembre.

12 PUNTI: IL CONFRONTO
Il Milan ha “girato” alla sosta di ottobre con un punto in meno rispetto ad un anno fa, per cui la squadra non è in ritardo rispetto al girone d’andata 2016-17 in cui totalizzò 39 punti, una quota ragguardevole. Senza paragonare epoche e giocatori ma i semplici numeri, vale la pena ricordare che 12 punti sono tutto sommato in linea con i 14 punti delle prime 7 giornate del 2010-11 (anno Scudetto), mentre sono molti più rispetto ai 7 del 2012-13 (stagione del terzo posto).

RAGAZZI, LE GLORIE VI ASPETTANO
Durante l’ultimo Milan-Roma, la regia ha spesso proposto i volti di Franco Baresi, di Filippo Galli, di Rino Gattuso presenti a San Siro in tribuna d’onore. Erano molto concentrati, molto attenti. Il loro volto sembrava spronare i giocatori in campo, dando la sensazione che le glorie storiche del Milan non vedano l’ora di ritrovare il Milan in grandi competizioni e su grandi traguardi. “Vi stavamo aspettando”, proprio così, sperano di poterla pronunciare quanto prima questa frase.

DERBY: NUMERI, CORSI E RICORSI
Il Milan non vince un derby di andata in casa dell’Inter dal 14 novembre 2010, Inter-Milan 0-1, rete di Ibra su rigore e rossoneri in dieci per più di mezz’ora dopo l’espulsione di Abate. Nel nuovo millennio i derby d’andata vinti dal Milan in terreno nerazzurro risalgono al 2001 due volte, al 2003 due volte, al 2005 e al 2010. Il 2017 è l’anno di due Inter-Milan consecutivi, ad aprile e il prossimo 15 ottobre. L’ultima volta che ciò è accaduto nello stesso anno solare risale al 2015: aprile, Inter-Milan 0-0 e settembre Inter-Milan 1-0.

Fonte: acmilan.com

Davide Calabria con la maglia del Milan 2017/2018

Calabria: “E’ normale avere difficoltà, sono fiducioso. Derby? Sono un po’ teso”

Davide Calabria ha parlato ai microfoni de La Gazzetta dello Sport. Direttamente dal ritiro dell’Under 21, il terzino ha parlato del complicato inizio di stagione rossonero: “C’è tanto talento. Peccato per le ultime partite, ma sono fiducioso. Poi ci sta che i tifosi e gli addetti ai lavori ci critichino, perché c’è stato un mercato importante. Siamo ancora in costruzione, è normale avere delle difficoltà. Con tempo e lavoro faremo grandi cose“.

Sul rapporto con Montella: “Mi trovo bene, mi sta dando fiducia e sono contento”.

Sul Derby: “Da tifoso e giocatore, sono un po’ teso. Di certo si affrontano due grandi squadre”.

L'ex presidente del Milan, Silvio Berlusconi

Berlusconi: “Montella sbaglia, la squadra non va. Bonucci capitano? Era meglio Montolivo”

Il leader di Forza Italia (come Salvini) boccia l’allenatore rossonero. E poi dà un consiglio: “Bisogna prendere un top player”

“Sono a vostra disposizione per qualsiasi cosa”, aveva detto Silvio Berlusconi al momento del commiato. Ma da allora, dal passaggio di testimone, c’è stata come una cesura tra i nuovi proprietari del Milan e quello che Arrigo Sacchi definisce “l’artefice del rinascimento del calcio italiano”. Trent’anni di storia rossonera sembrano siano stati dimenticati in pochi mesi, insieme alla simbologia di un’era che non ha avuto eguali nel mondo del pallone. Il Cavaliere conosce le regole del mercato, anche la loro efferatezza, tuttavia non è riuscito a nascondere il proprio dolore quando in estate ha raccontato agli amici che “il mio club” aveva deciso di cancellare il trofeo Berlusconi, da lui dedicato al padre Luigi: immaginava venisse confermato, sperava di venir chiamato per la premiazione.

Invece niente. La scorsa settimana, ricevendo gli auguri di compleanno, gli è stata fatta notare la cura con cui i Suning coltivano mediaticamente i rapporti con Massimo Moratti, che resta il testimonial dell’Inter, una sorta di garante della linea di continuità per i tifosi nerazzurri. “Il Milan è un pezzo del mio cuore e della mia vita”, è la risposta data da Berlusconi: “Vorrei almeno che la squadra andasse bene. È questo il mio rammarico, il mio dispiacere”. C’è un motivo se vuole evitare che nulla trapeli del suo stato d’animo: la cortina di silenzio è insieme un gesto d’amore verso i suoi colori e un atto di correttezza verso i nuovi vertici.

Però nelle conversazioni riservate emerge la preoccupazione del Cavaliere per l’esposizione finanziaria della società che impone fin da questa stagione di fare risultato: “E la squadra non va…”. Ha dato ragione a Sacchi, quando il tecnico gli ha spiegato che “ci vuole pazienza” all’inizio di ogni progetto. Ma ci sono cose che Berlusconi non capisce: “Non ho capito la campagna acquisti. Non si era mai visto in una squadra il cambio di undici giocatori. Con tutti quei soldi, non si poteva acquistare un top player?”. Perché è vero che l’ex premier oggi è concentrato solo sulle sue aziende e sul suo partito, ma il Milan è un pensiero ricorrente, un fiume carsico che scompare per poi ricomparire. E in quei momenti torna presidente-allenatore. E non si ferma.

D’altronde nessuno si sente di fermare uno che ha imbottito di coppe la bacheca, che ha scommesso prima su Sacchi e poi su Capello tra lo scetticismo generale, che ha comprato i Van Basten, i Gullit, i Kakà, i Nesta e gli Shevchenko, che andava in tv a vantarsi di disegnare gli schemi ad Ancelotti, che si dannava se un allenatore non gli schierava il trequartista dietro le due punte. E se, parlando di politica, non manca di ricordare a ogni interlocutore i colpi di Stato che ha subìto, appena inizia a parlare del Milan fa lo stesso. Parte dai tempi del closing, quando la trattativa coi cinesi stava per fallire e lui — “con tutti i miei figli contro” — stava per ripensarci. Poi torna alla scelta dell’allenatore: “Volevo che sulla panchina restasse Brocchi. Ma ero in un letto d’ospedale, tra la vita e la morte. E mi dissero Montella”.

Se c’è una cosa, forse l’unica, che unisce il Cavaliere a Matteo Salvini è il giudizio sul tecnico. “Non mi piace come sta facendo giocare la squadra, non c’è un’idea”, ha detto l’altro giorno in pubblico il segretario della Lega, tifoso rossonero piegato da “tre sconfitte clamorose e imbarazzanti”. Non è dato sapere se ne abbia discusso con Berlusconi l’ultima volta che l’ha sentito, ma è certo che in privato l’ex presidente del Milan si è addentrato fin nei dettagli tattici della crisi: “Spiegatemi come possono finire spesso in panchina Suso e Bonaventura, che sono poi i due calciatori tecnicamente più dotati. E come si può fare sempre il solito gioco sulle fasce, per il solito cross in area. Mah… Per andare in rete andrebbero invece sfruttate le qualità dei due, cercando le linee di passaggio interne”.

Un tempo la vittima designata di queste intemerate era Adriano Galliani, che domenica scorsa si è trovato allo stadio — come Barbara Berlusconi — a vedere il Milan battuto dalla Roma. Ah, nostalgia canaglia. Ci fosse stato ancora lui, sarebbe entrato negli spogliatoi per risolvere il problema. Anche se aveva sperimentato quanto — a suo dire — fosse limitato il dialogo con Montella: “Gli davo consigli e lui mi rispondeva ‘Sì presidente, ma la formazione la faccio io’“. Una cosa che lo faceva imbestialire più delle battute di Salvini, quando solidarizzava con quei tifosi rossoneri, indignati davanti ad Arcore per la crisi di risultati della squadra.

Erano gli anni dell’austerity, degli acquisti a parametro zero, della giostra di vecchie glorie che avevano fatto grande il Milan in campo ma che in panchina non potevano far grande un Milan senza più campioni. Perché così era giunta alla fine l’epopea berlusconiana, quella degli scudetti che valevano un punto percentuale nei sondaggi di Forza Italia. Tale era ormai il malcontento che alle Amministrative di Milano migliaia di elettori rossoneri avevano scritto Kakà sulla scheda, in segno di protesta dopo la cessione dell’asso brasiliano. La vendita del Milan fu per Berlusconi “un modo per farlo ritornare grande”, e in virtù di quell’ultima promessa la Curva gli riconobbe i meriti per il passato e l’intuizione per il futuro.

Ora quella promessa il Cavaliere vorrebbe fosse mantenuta. Da tifoso spera che la squadra inverta la tendenza. Perché sta per arrivare il derby, e c’è una storia da difendere, sebbene nel cambio di gestione una antica tradizione sia andata smarrita. Cosa che Berlusconi ha preso male quanto i risultati e l’assenza di gioco: “È stata data la fascia da capitano a un calciatore che è stato per anni la bandiera della Juventus”. Nel solco dei Rivera, dei Baresi e dei Maldini, è una scelta che gli appare insopportabile e non certo per le indiscutibili qualità umane e calcistiche di Bonucci: “C’è Montolivo. La fascia andava affidata a lui”. Quanti errori, insomma. Non che lui non ne abbia commessi. “Quando gli consigliai Sarri per la panchina — ha raccontato di recente Sacchi — lui scelse Mihajlovic. E se ne pentì”. Forse l’era di Berlusconi al Milan avrebbe avuto un altro epilogo. O forse non avrebbe avuto epilogo, chissà.

Fonte: Corriere della Sera

Montella: “Le aspettative sono alte. Io in bilico? Le chiacchiere non mi turbano. Testa al derby”

Vincenzo Montella ha rilasciato un’intervista in occasione del ritiro del Premio Liedholm. Di seguito le dichiarazioni raccolte da MilanNews.it.

Su Liedholm: “Ho avuto il piacere di incrociare il Barone alla Roma, ho avuto la possibilità di apprezzare la sua signorilità, la sua eleganza, la sua ironia. E’ un grande orgoglio ricevere questo premio. Mi auguro di poter vincere come lui, ha vinto due scudetti, sicuramente è un punto di riferimento. E’ un grande personaggio”.

Sul derby: “E’ la cosa bella di questo mestiere dover preparare già un’altra partita, la testa e le idee sono già proiettate  verso la prossima partita”.

Sulla sconfitta con la Roma: “La sconfitta brucia, probabilmente immeritata, c’è un percorso che abbiamo intenzione di proseguire e migliorare. Abbiamo tenuto testa ad una grande squadra, ci stiamo avvicinando, stiamo insistendo sul lavoro”.

Sui giocatori rimasti a Milanello: “Ci sono una decina di giocatori su cui poter lavorare”.

Sul mestiere dell’allenatore: “E’ un mestiere bellissimo, ti appassiona e ti prende a 360° tutti i giorni, quando non perdo mi piace anche la domenica”.

Sull’accanimento sul Milan: “Secondo me ci sta, le aspettative erano e sono altissime. Noi conosciamo la realtà interamente, sappiamo che mediaticamente ci sta. Il nostro percorso ci deve portare a crescere e raggiungere l’obiettivo dei primi quattro posti. Non siamo distantissimi, l’importante è non farsi condizionare”.

Sul futuro: “Non mi turbano le illazioni, faccio questo lavoro da qualche anno, conosco i rischi del mestiere. Allenando una squadra come il Milan i rischi sono maggiori così come le chiacchere”.

Sul momento: “Sono positivo e ottimista, c’è del lavoro da fare. Vedo il cammino un po’ in salita ma è abbastanza normale, ci vuole del tempo ma noi siamo i primi a pretendere che questo tempo non ci sia. Ho equilibrio nelle valutazioni e nelle analisi”.

Sul preparatore atletico: “Sto valutando qualche possa essere la scelta migliore. Iriarte? Sta con me da qualche anno, le soluzioni interne non mancano, sto vedendo anche altri profili. Non mi lascio prendere dal panico”.

Su Papu Gomez e l’Argentina: “Che avesse grandissime possibilità si intravedeva, mi fa piacere per lui che è un bravo ragazzo. Gli auguro il meglio e che possa qualificarsi già stanotte”.

Ottimismo Kalinic, verso il recupero in ottica derby

La lesione riscontrata all’adduttore non dovrebbe costare il derby a Nikola Kalinic, al lavoro a Milanello nella speranza di recuperare in vista della partitissima del prossimo 15 ottobre. Il Milan – riferisce Sky Sport – è ottimista sule condizioni fisiche del croato, il quale dovrebbe esserci nel big match contro l’Inter al rientro dalla sosta.

Kalinic, infortunio all’adduttore: salta la convocazione della Croazia

Stop per Nikola Kalinic. L’attaccante rossonero ha accusato un problema all’adduttore che lo costringerà a dare forfait in vista dei prossimi impegni con la Nazionale croata, che lo aveva convocato per le partite in programma nella sosta del campionato: l’ex viola – riporta Sky Sport – rimarrà a Milano due settimane per lavorare e recuperare dall’infortunio. Il problema muscolare, infatti, non lo costringerà a saltare il derby contro l’Inter del prossimo 15 ottobre.

Calhanoglu: “Roma fortunata. L’espulsione? Chiedo scusa a tutti”

Al termine del match, sempre a Milan TV, ha parlato anche Calhanoglu, espulso nel finale e quindi costretto a saltare il Derby: “Abbiamo giocato una grande partita, creando occasioni e attaccando. Non ricordo una chance della Roma fino al 70′, nel secondo tempo abbiamo cercato di continuare così e avevamo la gara in mano. Il gol di Dzeko ci ha spiazzati, poi è diventato quasi impossibile segnare. La Roma è stata fortunata”.

Rammarico: “Noi abbiamo fatto di tutto per segnare, ma loro sono stati bravi a difendere. Ora dobbiamo lavorare duro e mi dispiace per il cartellino rosso: è mancata comunicazione con Romagnoli e mi ero dimenticato del giallo. Chiedo scusa a tutti, mi dispiace non esserci al Derby”.

Fonte: A.C. Milan

Massimiliano Mirabelli, d.s. del Milan

Mirabelli: “Fiducia completa in Montella: facciamo tutti quadrato attorno a lui”

Parole a caldo e importanti per tutto l’ambiente quelle di Massimiliano Mirabelli. Il d.s. rossonero, a Milan TV, ha analizzato in maniera positiva la sconfitta casalinga contro la Roma, guardando già avanti.

STESSI OBIETTIVI
“Abbiamo affrontato una grande squadra, dominando per 70′. Nel nostro momento migliore, un grande giocatore come Dzeko ha spostato gli equilibri. Dobbiamo analizzare ciò che di buono abbiamo fatto, tenendo testa a una big come la Roma. Normale che dia fastidio perdere in casa, ma ho visto grandi passi in avanti che mi lasciano sereno. Siamo solo alla settimana giornata e il nostro obiettivo non cambia. Ce la giocheremo”.

TUTTI CON MONTELLA
“Voglio per prima cosa ringraziare i tifosi che ci stanno vicini e che hanno applaudito a fine partita. È in queste difficoltà che escono gli uomini e il mondo Milan deve fare quadrato attorno al tecnico. Ho visto cose positive. Sui media, purtroppo, leggo cose non vere. Abbiamo vinto 10 partite e subito delle sconfitte, ma siamo solo all’inizio. Noi abbiamo completa fiducia nei confronti del Mister e del gruppo, che lo segue. Troveremo la nostra strada, anche se ora sembra tortuosa: sono quasi più tranquillo per aver perso con questa grinta che dopo le sconfitte contro Lazio e Sampdoria. Cerco di prendere i dettagli positivi di oggi”.

FURBIZIA
“Ci è mancata la cattiveria come squadra quando eravamo in fase offensiva. La Roma ci soffriva in certe situazioni, ma non abbiamo avuto la furbizia di sfangarla”.

DERBY
“Parliamo di una partita completamente a sè rispetto al campionato. L’unica cosa che non dobbiamo avere è paura. Umiltà, rispetto e coraggio, ma gli altri devono aver paura di noi, non il contrario”.

BORINI
“Fabio è questo tipo di giocatore. Lo conosco bene e dove lo metti darà sempre l’anima. Butta sempre il cuore oltre l’ostacolo e dobbiamo avere tutti il suo atteggiamento, anche i compagni più tecnici devono lottare come lui”.

Fonte: A.C. Milan

Romagnoli: “Che emozione il gol nel derby. Voglio il Mondiale”

Alessio Romagnoli si è confermato un punto di forza della retroguardia rossonera, con la capacità di essere decisivo anche in zona-gol come si è visto nell’ultimo Derby. Il bilancio dell’annata è sostanzialmente positivo: “Un paio d’infortuni mi hanno frenato, però ho esordito nella Nazionale maggiore e soprattutto ho alzato al cielo la Supercoppa Italiana, il mio primo trofeo”.

Partiamo dalle tue vere passioni. Oltre al calcio, come vedi il campionato di Moto GP? So che sei un grande appassionato e hai il 46 tatuato…
“Si, sono un appassionato e ho il tatuaggio. Non ho tanti miti, non seguo tante persone, ma Valentino Rossi è uno che ammiro. In tutto: come personaggio, come pilota, come professionista e per il fatto che a 38 anni corre ancora contro gente molto più giovane di lui. Spero per lui che possa essere l’anno giusto per il decimo mondiale”.

Invece con la Formula 1? Stessa passione?
“Si, la seguo moltissimo e sono un ferrarista”.

Che differenze trovi tra il calcio e le corse? Ti trasmettono la stessa adrenalina?
“Nei motori penso ci sia più adrenalina rispetto al calcio… se vai su un’auto che arriva a 250 km/h in un secondo penso che sia il massimo. E poi ci sono i sorpassi… quando ne fai uno è scarica, magari dopo che lo hai cercato per un paio di giri o per un rettilineo intero. Il calcio è molto diverso”.

Passando al calcio, puoi fare un bilancio della tua stagione?
“È stata una buon stagione, ho giocato spesso. Meno dell’anno scorso nel club, perché ho avuto un paio di infortuni che mi hanno frenato… però ho esordito nella Nazionale maggiore e soprattutto ho alzato al cielo la Supercoppa Italiana, il mio primo titolo”.

Qualcuno dei tuoi compagni ti ha sorpreso particolarmente ed è cresciuto molto in campo e fuori?
“Siamo un gruppo molto giovane, con molti margini di crescita che hanno già cominciato a manifestarsi. Locatelli, Suso e Calabria sono i primi numeri che mi vengono in mente”.

Che cosa ti aspetti per il prossimo anno, a livello individuale?
“Mi piacerebbe giocare il Mondiale”.

L’esordio in Nazionale è un’emozione diversa rispetto ai primi passi in Serie A?
“Nemmeno tanto. Ho provato a pensarci il meno possibile, era una partita importante per le qualificazioni, contro la Spagna. È stato bello ma non mi sono emozionato più di tanto, ho cercato di rilassarmi”.

Il gol nel derby te lo sei goduto dopo?
“Si, al momento perdevamo 2-0, appena ho segnato sono tornato indietro per cercare di riprendere subito il gioco e pareggiare, come poi è avvenuto”.

Penso che sia una bella soddisfazione pareggiare così, soprattutto dopo la beffa dell’andata…
“Gli abbiamo restituito quello che ci avevano combinato all’andata. È stata una grande emozione e sono felice che il mio gol sia stato fondamentale, a 7 minuti dalla fine… non era facile”.

Una domanda su Totti, tuo ex compagno e simbolo del calcio: cosa ne pensi del suo utilizzo così ridotto nell’ultima stagione alla Roma?
“È stata una stagione anomala rispetto alle sue abitudini. Lo reputo uno tra i più forti giocatori italiani, se non il più forte in assoluto. Anche come persona, è genuino e squisito. Fa male vederlo fuori, ma queste sono state scelte dell’allenatore e nessuno può dire nulla”.

Fonte: AC Milan

5 considerazioni sulla stagione 16-17

Punti, statistiche, confronto fra andata e ritorno, scontri diretti, gol fatti e giocatori del migliore Milan degli ultimi 4 anni

1- IL VALORE DEI 63 PUNTI CONQUISTATI
Era dalla stagione 2012-2013, terzo posto finale in Campionato conquistato a Siena nell’ultima giornata disputata il 19 maggio 2013, che il Milan non riusciva a superare quota 60 punti, chiudendo in questo caso a 63. In particolare la squadra rossonera si era fermata a 57 nel 2016, a 52 nel 2015 e a 57 nel 2014. In quest’ultimo campionato, il Milan aveva fatto un buon girone di ritorno 2013-14 conquistando 35 punti, ma il girone d’andata 2016-17 con Vincenzo Montella alla guida è andato oltre con 39 punti, un dato paragonabile a quello dei 42 punti del Ritorno del 2013 che valse i playoff di Champions League.

2- SEMPRE IN GOL NELLE ULTIME 16 GARE
Dopo aver perso il 5 febbraio scorso in casa contro la Sampdoria, il Milan negli ultimi 4 mesi ha sempre segnato almeno un gol a partita. I migliori momenti offensivi rossoneri sono stati all’andata contro Sassuolo, Chievo e Juventus a San Siro (8 gol all’attivo in 3 gare) e nel girone di ritorno, stesso score, contro Pescara, Palermo e Inter. L’unico passaggio stagionale in cui il Milan è rimasto per due partite consecutive senza segnare è stato quello di dicembre: Roma-Milan 1-0 e Milan-Atalanta 0-0 con un rigore sbagliato, un palo e diverse occasioni da rete. La sintesi è che si tratta di un gruppo che, attraverso il gioco e il collettivo, è sempre riuscito a trovare la via del gol.

3- GLI SCONTRI DIRETTI DELLA STAGIONE
Il Milan ha fatto bottino pieno, 6 punti in 2 gare, contro Chievo, Palermo, Sassuolo e Bologna. Zero, invece, la quota-punti conquistata contro Roma, Napoli e Udinese. L’unica squadra con cui il Milan ha ottenuto lo stesso punteggio fra andata e ritorno è stata l’Inter, 2-2 in entrambi i casi. Negli scontri diretti, la squadra rossonera è rimasta in equilibrio contro Juventus e Atalanta, in vantaggio contro Lazio e Fiorentina. Le due squadre che hanno sovrastato il Milan sono state il Napoli all’andata e la Roma al ritorno. Ne emerge il ritratto di una squadra capace di reggere il confronto con tutti, come le stesse partite contro la Roma all’andata e il Napoli al ritorno hanno dimostrato.

4- GIGIO DONNARUMMA ALL IN
Il Milan in questa stagione ha disputato 41 gare ufficiali, 38 di Campionato, 2 in Coppa Italia e la Supercoppa Italiana vinta a Doha contro la Juventus. Un caso particolare è quello di Gigio Donnarumma che le ha giocate tutte e 41. Un caso più unico che raro, nella storia rossonera. Prima di Gigio, il portiere che aveva totalizzato il maggior numero di presenze ufficiali in una sola stagione era stato Giovanni Galli nel 1987-88, con 39 partite disputate sulle 41 in programma. Gigio è stato un fattore di qualità, di crescita e di continuità nel corso della stagione milanista.

5- GERARD DEULOFEU DOPO JACK
L’infortunio di Giacomo Bonaventura a Udine ha rischiato di essere un fattore molto negativo per la stagione rossonera. Da quando Jack è nel Milan ha sempre giocato molto: 33 partite su 38 nel primo Campionato, 33 su 38 anche nel secondo e fino a Udine stava tenendo la media anche in questa terza stagione, con 19 su 22. Ma dopo l’infortunio del centrocampista marchigiano, il gruppo guidato da Vincenzo Montella è riuscito a cambiare pelle grazie a Deulofeu. È stato duttile e bravo a cambiare pelle il Milan di questa stagione, recuperando Paletta, inserendo Pasalic e riuscendo a centrare l’obiettivo con Suso-Lapadula-Deulofeu in avanti dopo una partenza fatta con Suso, Bacca e Niang.

Fonte: AC Milan

11 maggio 2001, Inter-Milan 0-6

Ci hanno pensato Cesarone, Serginho e Gianni Comandini, che ricorda: “Ancora oggi mi fermano per strada per quella partita…”

Buttava male per il Milan. La settimana prima i rossoneri avevano perso a Perugia, mentre i nerazzurri avevano battuto l’Atalanta. Però per la corsa al quarto posto utile per la Champions League, era più avanti in graduatoria il Milan rispetto all’Inter. Prestigio della stracittadina, desiderio di far bene da parte di Cesarone Maldini, classifica nella zona europea: tutto questo era la posta in palio dell’11 maggio 2001.

PER LA STORIA MILANISTA È IL VERO DERBY DEL CUORE
Nel derby non c’è cuore, c’è solo il desiderio contorto, subdolo e disperato di far male sportivamente all’avversario. Vale per tutti, per i milanisti e per gli interisti e per i tifosi di tutte le altre città che si segnano le due date sul calendario e sull’agenda ogni anno, a fine luglio, quando vengono resi pubblici i calendari della stagione calcistica. Di derby ce ne sono stati tanti, belli e bellissimi per il Milan, altrettanto per l’Inter, altri lottati ed equilibrati come l’ultimo finito in parità. Ma per un tifoso rossonero, che ha eliminato 2 volte l’Inter dalla Champions League, che ha battuto l’Inter sia in Finale di Coppa Italia che in Finale di Supercoppa di Lega, i veri derby della vita, quelli che fanno davvero battere il cuore sono due: quello del gol di Hateley e quello dello 0-6. Ma se proprio bisogna scegliere, ebbene sì, vince lui, di stretta incollatura, l’11 maggio 2001. I veri motivi per cui una serata di ordinaria amministrazione di fine stagione sia diventata una serata storica, non li scopriremo mai. “Una partita strana, sembrava che a noi avessero tagliato le gambe e che loro avessero un polmone in più”, avrebbe detto anni dopo il portiere interista Sebastien Frey.

CESARE MALDINI: GLI SPIACEVA SOLO PER TARDELLI
Cesare il patriarca e Marco l’allenatore emergente avevano fatto grandi cose nell’82 ai Mondiali di Spagna, lui vice di Bearzot e l’altro mattatore in campo. Ma soprattutto, in Nazionale Under 21, l’uno Ct e l’altro suo vice si erano voluti bene e avevano vinto il Campionato europeo di categoria dieci anni dopo, nel 1992. Ritrovarsi allenatori avversari in un derby era abbastanza crudele per entrambi. Cesarone quella sera era contento, ma gli spiaceva per Marco. Proprio Tardelli, due mesi prima, subito dopo l’esonero di Zaccheroni, era stato il primo a chiamare Maldini dopo la sua promozione ad allenatore del Milan in compagnia di Mauro Tassotti. Esultanza signorile, contenuta, quella di Cesare dopo ogni gol. Le reti di Comandini, Comandini, Giunti, Sheva, Sheva e Serginho erano state per lo storico personaggio rossonero una sorta di rivincita che con Tardelli non aveva nulla a che vedere. Cesarone c’era rimasto male, 27 anni prima. Lui era un giovane 42enne allenatore del Milan e perdere 1-5 in casa, a San Siro, il 24 marzo 1974, contro l’Inter di Mazzola e Boninsegna gli era bruciato non poco. Non pensava però Cesarone di potersi prendere una rivincita così clamorosa, addirittura con gli interessi.

GIANNI COMANDINI: “ANCORA OGGI MI FERMANO PER STRADA”
Nella storia del Milan, era rimasto Paolo Rossi. Ex-vicentino e due soli gol in maglia rossonera, proprio nel derby, il 1° novembre 1985 contro Walter Zenga in porta e contro Mario Corso in panchina. La stessa cosa è accaduta quella sera a Gianni Comandini, a sua volta ex giocatore del Vicenza. Il giovane attaccante aveva segnato nei preliminari di Champions League ad agosto contro la Dinamo Zagabria e poi era diventato un mistero. Qualche infortunio, tanta panchina. L’ultima partita da titolare, Comandini l’aveva disputata a febbraio. Al suo arrivo a Milanello, un mese dopo, Cesarone aveva preso a cuore quel ragazzo serio, taciturno, che parlava pochissimo. Gli fa giocare due scampoli di gara e poi il derby. Il racconto di Comandini:

“Ho saputo la sera prima che avrei giocato, forse il Mister non voleva agitarmi. Quei due gol in quel derby li ricordo benissimo, contro l’Inter, ci sono tifosi che ancora oggi mi riconoscono e mi fermano per strada per parlare di quella partita. Sono stato al Milan un anno, un anno particolare, ma posso tranquillamente dire che quella rossonera per me è stata un’esperienza davvero indimenticabile”.

SERGINHO: “HO DETTO A PAOLO DI PARLARE CON SUO PAPÀ
Il colibrì brasiliano è rimasto in campo per tutti i 90 minuti quella sera, mentre Sheva aveva dovuto lasciare posto a Leonardo a 8 minuti dalla fine. Andriy voleva rimanere in campo per la classifica dei cannonieri, ma con la sua bonomia, dalla panchina, Cesarone lo aveva convinto: “Dai, dai…”.
Sergio era finito un po’ nell’oblio negli ultimi mesi della gestione tecnica di Alberto Zaccheroni. Il grande Cesare invece, con la sua umanità, era affascinato dall’aria tutta particolare di Serginho:

“Prima della partita Cesarone mi aveva detto di pensare solo ad attaccare – ci racconta oggi lo stesso Sergio – ti voglio vedere solo nella metà campo avversaria, mi aveva detto. Poi, nel corso della partita, Paolo Maldini che era terzino sinistro dietro di me mi diceva di tornare indietro a coprire. Allora gli ho detto, devi parlare con tuo papà, lui a me ha detto di non farmi vedere nella nostra metà campo… È bello ricordare queste cose, anche perchè eravamo sotto pressione per quel derby. Era stato esonerato da poco Zaccheroni, le cose non andavano benissimo, poi si giocava di venerdì sera mentre la domenica il presidente Berlusconi aveva un appuntamento elettorale importante. Tutte queste cose, oltre al fascino del derby, ci davano tensione in allenamento. Poi, una volta in campo, è nata quella serata magica, impressionante, mai successo nella storia dei derby. Quando ho segnato il gol del 6-0, ero contento, noi siamo in campo per segnare, ma devo dire che lì per lì mi è spiaciuto. Il settanta per cento dello Stadio era popolato da tifosi interisti e vederli così tristi, qualcuno piangeva, non mi ha fatto piacere. Il calcio è divertimento, non tristezza. Poi però in spogliatoio ho festeggiato con i miei compagni e quella festa non la dimenticherò mai”.

IL TABELLINO

INTER-MILAN 0-6

INTER: Frey, Ferrari, Blanc, Simic, J. Zanetti, Farinos (34′ Cauet), Di Biagio (1’st Seedorf), Dalmat, Gresko, Vieri, Recoba. All.: Tardelli.
MILAN: S. Rossi, Helveg, Costacurta, Roque Junior, P. Maldini, Gattuso, Giunti (26’st Guglielminpietro), Kaladze, Serginho, Comandini (12’st Josè Mari), Shevchenko (36’st Leonardo). All.: Tassotti. DT: C. Maldini.
Arbitro: Collina.
Gol: 3′ Comandini (M), 19′ Comandini (M), 8’st’ Giunti (M), 22’st Shevchenko (M), 33’st Shevchenko (M), 36’st Serginho (M).

Fonte: acmilan.com

 

Pasalic e Vangioni: Montella pensa a due cambi rispetto al derby

Possibili cambi di formazione rispetto al derby verso Milan-Empoli, con Montella che ha già fatto degli esperimenti a Milanello in vista di domenica. È al rientro Pasalic, che potrebbe prendere il posto di Kucka (con Mati confermato mezzala sinistra), mentre dietro potrebbe “saltare” Calabria: l’Aeroplanino ha provato Vangioni sull’out mancino e spostato De Sciglio a destra. Improbabile, ma non impossibile, un cambio in attacco: Bacca è ancora favorito per una maglia da titolare, ma Lapadula scalpita.

Zapata: “Derby? Tutti sognano un gol così. Sull’idea di prendere la maglia 97…”

L’eroe del derby di sabato, Cristian Zapata, ha parlato ai microfoni di Milan TV. Ecco le sue parole.

Su come l’ha colpita nel gol all’Inter: “Non so come l’ho presa, mi son buttato e ho visto che l’ha palla è entrata. Forse stinco poi piede, tutto”.

Sul derby: “Queste sono le partite in cui lottiamo di più ed ero carico. Penso di aver concluso una partita bella in gran modo”.

Se aveva sognato un gol così: “No, sicuro non l’avevo mai sognato. Ogni giocatore sogna una cosa simile. Sono fortunato e sono felicissimo”.

Sul gruppo: “Siamo un gruppo molto unito e umile. Siamo molto compatti e si vede anche in partita quando ci sono i momenti difficili. Siamo sulla strada per poter arrivare all’obiettivo di tornare in Europa”.

Sulle sue condizioni: “Dopo tanti mesi di infortunio quando sono tornato la squadra stava facendo molto bene. Dovevo avere pazienza e lavorare per l’occasione che è arrivata. Mi sento in un ottimo momento, però bisogna sempre migliorarsi ogni volta”.

Su Milan-Empoli: “Sono partite molto complicate, ma noi stiamo lavorando bene. Sappiamo che in casa dobbiamo conquistare questi 3 punti. Mancano poche partite, sono finali. Dobbiamo avercelo bene in mente che queste partite sono decisive”.

Sulla maglia regalata al presidente Li: “Son contento, almeno si ricorderà il mio nome (ride, ndr)”.

Se sente di essere entrato nella storia con quel gol: “Sicuro, questo è importante. Questo mi motiva ancora di più a lavorare e continuare su questa strada. Sperando che la storia sia ancora più ampia”.

Sull’idea di prendere la maglia numero 97: “Vediamo, io porto il 17 perché è il giorno in cui è nata mia figlia”.

Se è più contento per la sua rete o per quella di Romagnoli: “Sicuramente il mio gol, in quel momento lì pareggiando una partita così è stata un’emozione unica. (ride, ndr) Sono scoppiato di allegria”, riporta MilanNews.

Milanello: ripresa dopo il derby

Tanto lavoro con il pallone nell’allenamento di martedì

Cancelli riaperti al Centro Sportivo di Carnago dopo i due giorni di riposo concessi da Mister Montella in seguito al Derby di sabato contro l’Inter. Una gara intensa, vibrante, che ha visto i rossoneri ottenere il pareggio proprio nell’ultimo minuto di gioco. Ma questo, ormai, fa parte del passato. Vincenzo Montella lo sa, e nella giornata di martedì ha fatto svolgere ai suoi ragazzi un’unica sessione di lavoro a Milanello, per iniziare a preparare la sfida interna di domenica alle 15.00 contro l’Empoli.

La seduta è iniziata alle ore 15.30 sotto gli occhi del nuovo direttore sportivo rossonero Massimiliano Mirabelli. Dopo un torello iniziale, il gruppo ha svolto una serie di partitelle a tema a campo ridotto. Ha chiuso l’allenamento un lavoro aerobico. Da segnalare il lavoro personalizzato in palestra per Romagnoli.

Fonte: acmilan.com

Il derby cinese è il capolinea di Pioli e Bacca

Il Milan è rimasto agganciato ai vagoni di Lazio e Atalanta, l’Inter s’è lasciata staccare. Stefano Pioli, lanciato all’inseguimento di una riconferma discussa già nei giorni felici, è uscito dal futuro dell’Inter. Gli è stato fatale il mese orribile seguito alla goleada contro l’Atalanta (7 a 1). Da quel giorno il pari col Toro (grazie a due papere di Hart), la pesante sconfitta con la Samp e quella rovinosa di Crotone, più il pari subito sulla sirena nel derby hanno provocato uno scossone a Nanchino. Meglio cambiare la guida tecnica della prossima stagione che dovrà essere scandita da nuovi, preziosi arrivi. Al tecnico, concupito dalla Fiorentina per il dopo Sousa, viene messo sul conto la sostituzione finale di Joao Mario con Murillo che ha convinto il resto della squadra ad arretrare. Portandosi il nemico in casa, questa la critica, ha subito il 2 a 2. Vero. Ma c’è un dettaglio taciuto per amor di patria. A reclamare l’arrivo di un altro difensore, con gesti espliciti dal prato, è stato Medel che rivolto alla panchina (dopo l’arrivo di Lapadula) ha segnalato al suo allenatore l’esigenza di rinforzare gli ormeggi. Un altro condottiero, magari, gli avrebbe risposto: tu pensa a difendere che ai cambi provvedo io. Pioli invece ha schierato la difesa a 5. Mal gliene incolse.

Il 2 a 2 guadagnato dalla zampata di Zapata è servito invece per mettere al sicuro il rinnovo del contratto di Montella e per blindare la sua panchina che Fassone e Mirabelli non hanno mai messo in discussione. Già sabato sera con i 58 punti collezionati, Vincenzo ha fatto meglio degli ultimi quattro anni (ottavo posto con 57 punti di Allegri-Seedorf, settimo posto con Mihajlovic-Brocchi l’anno scorso) e può persino ambire a raggiungere, ma solo nel punteggio finale, i 72 punti che consentirono ad Allegri al terzo anno di guida milanista il raggiungimento del terzo posto. Sempre il derby è servito anche a capire che tra le priorità tecniche del gruppo (a parte il contratto di Donnarumma e Suso), c’è la questione centravanti. Bacca, sotto gli occhi dei nuovi azionisti, è stato un corpo estraneo, sbavando in apertura una palletta golosissima e distraendosi nella ripresa quando un rimpallo fortunoso con Handanovic gli ha dato un’altra occasione da gol a porta vuota. La sua cessione è la prima della lista dei partenti, seguita dall’addio di Honda e dalla partenza di qualche prestito secco (Pasalic del Chelsea). Aubameyang, 27 anni, passato dal vivaio rossonero, è stato contattato ma ha espresso parere negativo per il ritorno a Milanello.

Fonte: di Franco Ordine per “il Giornale

Inter-Milan: Zapata l’MVP

È Cristian Zapata il miglior rossonero del Derby secondo Audi Player Index

Segnare il primo gol stagionale al 97′, nel Derby, regalando il 2-2 finale al Milan di Yonghong Li: Cristian Zapata l’ha fatto in un solo pomeriggio, il più importante. Il colombiano è stato il secondo centrale rossonero a segnare all’Inter nella stessa gara, dopo Romagnoli, e in generale è il terzo difensore di Montella a realizzare una rete in campionato (contando anche il 4-3 di Paletta al Sassuolo). Un sigillo fondamentale, festeggiato da tutta la squadra in campo e dalla società in tribuna a San Siro, che Audi Player Index sottolinea ancora di più grazie al premio di MVP (punteggio di 1335) in questo Inter-Milan. Il classe ’86 ha aspettato l’ultimo istante per graffiare la partita, dopo una buonissima prestazione.

Zapata non si è mai scomposto, rimanendo concentrato e volenteroso, soprattutto nei momenti decisivi della ripresa. I suoi numeri difensivi sono molto positivi, come certificano i contrasti vinti (4, il migliore dei suoi) e i palloni intercettati (3). Ottima anche la sua fase di possesso palla, con i 62 passaggi andati a buon fine (un record rispetto a qualsiasi altro rossonero), segno di convinzione e coraggio nella sfida più attesa da squadra e tifosi. Infine, Cristian vanta anche un primato nei tiri dello specchio (2): nessun ha fatto meglio e solo Deulofeu – un attaccante – ha raggiunto lo stesso numero.

Fonte: acmilan.com

Larger than life: Silvio e il Milan

Ogni volta che vedo l’augusta e tutt’altro che austera figura di Silvio Berlusconi mi viene in mente una bella espressione inglese, larger than life, più grande della vita. Silvio ha improntato la sua vita all’eccesso: ha avuto tutto ciò che gli uomini sognano, soldi, donne e calcio in una cornucopia infinita. Silvio è stato però essenzialmente il Milan e non molto altro (mi aspetto il classico vibrato).

Il passaggio di consegne, dopo tre anni di notizie, sussurri, dubbi, caparre è accaduto nel giorno più complicato per i tifosi: quello dell’antivigilia. Di un derby poco rilevante, ovvio, ma il sipario su tre decenni del più fortunato matrimonio calcistico della storia, è giunto comunque poco prima dell’Inter: ansia su ansia. Bonifici, firme, accordi, paradisi fiscali e poi il derby cinese.

Tutti sanno che Marina non ne voleva più sapere del Milan e i soldi che Carlo De Benedetti ha intascato per i problemi del “lodo Mondadori” hanno reso impossibile continuare a finanziare quello che la famiglia non ha mai percepito come altro che un giocattolo. Nessuno dei suoi ha mai capito che la chiave vera del successo di Silvio non è la televisione, né le sue doti di venditore e imprenditore: la sua fama di uomo di successo la deve solo al Milan. Se avesse avuto una storia calcistica paragonabile che so a quella di Massimo Moratti fra il 1995 e il 2006 non avrebbe ottenuto neanche il 5 % nella primavera del 1994.

La sera del 18 maggio 1994, proprio mentre un Milan stellare batteva 4 a 0 il Barcellona vincendo la quinta coppa dei Campioni, Silvio otteneva la fiducia al Senato, iniziando la sua non proprio cristallina avventura politica. Solo 8 anni prima aveva preso in mano una squadra fallita, con mezzo stadio che ancora gridava “ora e sempre Farina Presidente”. In una famosa conferenza stampa affermò che avrebbe reso il Milan la prima squadra in Italia, in Europa e nel mondo: questa è e rimane la sua unica profezia che si è avverata fino in fondo. Il resto di Silvio è solo un corollario televisivo, palazzinaro, politico che aveva un unico scopo: rendere i tifosi del Milan i più fortunati della storia.

Gianni Agnelli confessava che se avesse avuto passioni un po’ snob – che so vela o equitazione – non ne avrebbe mai parlato, ma visto che amava il calcio ne poteva discutere sapendo bene che il popolo lo avrebbe compreso. Nulla di ciò che piace veramente a Berlusconi lo potrebbe alienare dalle masse. È questa anche la cifra ultima della sua totale inadeguatezza politica. Silvio non ha mai voluto il potere in sé e per sé: non ha nessuna preoccupazione nemmeno per ciò che la storia dirà di lui. Ha sempre vissuto in un presente bulimico, in un caleidoscopio che rifletteva ogni raggio che si sprigionava dal triangolo soldi, donne e calcio.

Bettino Craxi viveva per il potere: tutto ruotava intorno al fine ultimo, quello del comando sugli uomini. Berlusconi è entrato in politica di controvoglia, perché Mariotto Segni non poteva farcela e perché Achille Occhetto lo voleva espropriare. Da capo del governo non riusciva a tener testa neanche a Marco Follini, Gianfranco Fini o Casini. Qualunque magistrato lo metteva sotto scacco: con la più ampia maggioranza parlamentare della storia non è riuscito neanche a far passare la separazione delle carriere fra giudicanti e inquirenti. Ha quasi sempre vinto le elezioni, ma poi guardava semplicemente il Paese sprofondare in un terzo mondo indifferenziato senza battere ciglio.

Con il Milan era tutta un’altra storia. Sacchi, Capello e Ancelotti, ma in fondo anche Baresi, Maldini, Van Basten, sono stati grandissimi comprimari, ma il centro della scena era sempre solo suo. Il declino dell’ultimo lustro è stato francamente inaccettabile. Occorreva davvero una svolta: l’uomo che parla ai capretti e li abbraccia teneramente non poteva essere in grado di riportare la squadra sul tetto del mondo. E forse non ci riuscirà mai più nessuno. Ma Silvio per un attimo eterno e lungo due decenni è stato il più grande presidente della storia: il suo Milan ha oscurato tutti gli altri in Italia, in Europa e nel mondo.

Milan, Galliani vede il derby al ristorante ed esulta da “vero pazzo”

Adriano Galliani, come scrive Alessandra Gozzini sulla Gazzetta di oggi, per la prima volta in 31 anni non ha visto il derby con l’Inter dalla poltrona autorità di San Siro. L’ex a.d. rossonero, per la prima della nuova dirigenza rossonera, ha preferito godersi la partita assieme a 15-20 persone (la famiglia, ex collaboratori del suo team sportivo come il d.s. Maiorino) in un ristorante di Brera, nel centro di Milano. E alla zampata del pareggio di Zapata, Galliani ha così esultato come sempre, o testualmente “alla mia maniera, cioè come un vero pazzo”. Il risultato? Silvio Berlusconi lo ha chiamato al telefono, ma lui non ha sentito e ha perso la chiamata. Silvio è stato subito ricontattato e la felicità prontamente condivisa: “Milanisti siamo e milanisti rimaniamo” è stato il motto dei due amici.

Da lì è anche iniziata una lunga serie di chiamate dal, e al, cellulare di Galliani. L’ex a.d. ha subito composto il numero di Fassone per complimentarsi. Poi ha risposto a Montella e allo stesso Zapata. Il colombiano aveva un motivo in più per farlo: Galliani lo aveva spronato (pare dicendogliene un po’ di tutti i colori) e lui, evidentemente, non si è arreso. Altra chiamata ricevuta, tra le tante, è significativa quella di Pippo Inzaghi che con Galliani ha voluto condividere e sommare un’altra soddisfazione, quella personale per la promozione del Venezia in B. Presto, anzi prestissimo, l’ex a.d. sarà a San Siro: assisterà a Milan-Empoli, la prossima domenica pomeriggio. Se ci sarà un urlo di gioia si leverà direttamente dallo stadio.

Fonte: gazzetta.it

Suso: “Dovevamo sfruttare meglio le occasioni. Montella…”

Anche Suso si è fermato ai microfoni di Milan TV commentando la partita:

“Siamo felici per il gol finale, anche se sarebbe stato meglio vincere. Avremmo dovuto sfruttare meglio le occasioni del primo tempo, poi non era facile rimontare e segnare allo scadere”. La squadra però ha dimostrato carattere: “Ci abbiamo provato fino alla fine, il gol al 97′ dimostra che la squadra è unita e proveremo a fare di tutto fino alla fine della stagione per l’Europa. Con l’Empoli dobbiamo vincere, con le ‘piccole’ non possiamo commettere più errori”. Su Montella: “Mi dà sempre fiducia in ogni partita, io sono molto felice e provo a ripagarlo in campo. Mi sento importante”.

Fonte: acmilan.com

Milan, Zapata regala maglia a Li

Patron rossonero domani a Hong Kong, in Italia resta David Han

E’ previsto per domani il ritorno a Hong Kong del nuovo proprietario cinese del Milan, Li Yonghong, che oggi ha vissuto con soddisfazione il pareggio ottenuto dalla sua squadra all’ultimo minuto del derby contro l’Inter. A fine partita, negli spogliatoi, l’autore del secondo gol rossonero, Cristian Zapata, ha regalato a Li la maglia con cui ha giocato. Secondo quanto filtra, a Milano resterà il braccio destro del nuovo proprietario rossonero, David Han Li.

Fonte: ansa.it

Calabria: “Derby? Sono ancora emozionato, siamo contenti”

Chi ha esordito per la prima volta dal primo minuto in un un Derby, è stato Davide Calabria, che ha parlato così a Milan TV:

Sono ancora emozionato: così all’ultimo è ancora più bello e inaspettato. Abbiamo fatto i complimenti a Zapata, siamo felicissimi e così passeremo una Pasqua più tranquilla. C’erano tante pressioni, non è stato facile e il clima non ci aiutava, ma siamo contenti della nostra prestazione e del risultato“. Dal punto di vista personale? “Il mio obiettivo è far parte del Milan del futuro, sto trovando piano piano la condizione ottimale e sono soddisfatto. Oggi è stato un Derby intensissimo e spettacolare. La prossima partita non dobbiamo sottovalutarla, invece dobbiamo confermare il nostro periodo positivo e continuare verso il nostro obiettivo”.

Fonte: acmilan.com

Romagnoli, primo centro col Milan in Serie A

Prima “gioia” rossonera in Serie A per Alessio Romagnoli. Il difensore del Milan, autore della rete del 2-1 nel derby contro l’Inter, ha segnato per la prima volta in campionato da quando si è trasferito a San Siro: il “13” aveva già gonfiato la rete in un’occasione l’anno scorso, contro l’Alessandria, ai quarti di finale di Coppa Italia.

Derby, maxi-recupero: perché Orsato ha ragione

Dopo la beffa del rigore subito contro la Juve, stavolta il Milan beneficia del prolungamento di un recupero e trova il gol del 2-2 nel derby (certificato dalla goal line technology).

Cosa è successo esattamente?
Al termine della gara Orsato ha concesso 5 minuti di recupero, regolarmente indicati dalla lavagna luminosa. Ma allo scadere del 90° il gioco era fermo e doveva riprendere con una rimessa laterale. La contestuale sostituzione di Candreva con Biabiany ha fatto perdere un ulteriore minuto e dunque il recupero è diventato di 6 (Orsato ha fatto capire chiaramente che i 5’ sarebbero iniziati dalla ripresa del gioco). 6 minuti ai quali l’arbitro ha poi aggiunto altri 30 secondi per l’infortunio di Nagatomo.
Totale – nel secondo tempo – 51 minuti e 30″, con prolungamento comunicato alle panchine attraverso il 4° uomo. A 51’20” il Milan conquista il calcio d’angolo: a quel punto prassi vuole che – se chi deve battere l’angolo non perde tempo – gli si conceda di giocare i 10 secondi rimanenti. Ne bastano 8 per il gol del pareggio rossonero.

Fonte: di Lorenzo Fontani per Sky Sport

Carattere, coesione, entusiasmo. Il Milan sta tornando

Signore e signori, che derby. Vibrante, spettacolare, intenso. Come accaduto poche volte da qualche anno a questa parte. Sarà lo storico addio di Berlusconi e l’arrivo (pure) al Milan di una nuova e ambiziosa proprietà cinese, ma la prima stracittadina pechinese è un frullato di emozioni e di bel calcio: parte forte il Milan ma segna – e poi raddoppia – l’Inter, prima di una strepitosa rimonta conclusa al 97′. San Siro, stracolmo ed eccitato, ha offerto a un super match: tanti gol ed episodi, un finale al cardiopalma e soprattutto due squadre vere, fiere e vogliose. Ma a godere, ovviamente, sono solo i rossoneri: i cugini sono stati ricacciati indietro e l’Europa è un po’ più vicina.

Eppure Inter-Milan ha rischiato di diventare un incubo. La trionfale chiusura di gara consegna a Montella e ai ragazzi una Pasqua serena, ma il lunch match di oggi poteva restare indigesto: colpa della poca cattiveria sotto porta e di ingenuità difensive pagabili a caro prezzo. Perché nonostante una bella partenza, con piglio e fiducia, Deulofeu e Bacca non concretizzano le occasioni da gol e l’Inter ne approfitta, perforando la “rivedibile” retroguardia rossonera due volte con Candreva e Icardi. La Beneamata però non uccide la partita e il Diavolo risorge: lo rialza Romagnoli, lo sprona Locatelli, lo esalta l’inatteso Zapata oltre il tempo di recupero, consegnando alla storia uno dei derby più incredibili di sempre.

Insomma: il Milan – e in particolare il neo presidente Yonghong Li, oggi allo stadio per la prima volta – torna a casa più che soddisfatto. Per aver ripreso all’ultimo una partita che sembrava persa, per di più in un derby contro l’Inter; per gli interessanti risvolti sulla volata Europa League, perché riacciuffare lo scontro diretto è ossigeno in vista dei prossimi impegni di campionato e per le ambizioni di coppa; perché è un altro carico di entusiasmo e l’ennesima prova che il Milan di Montella è una vera squadra. E se puntellata con intelligenza, può ambire ai vertici. Per ridiventare grandi serviranno tempo e pazienza, ma stiamo tornando.

Fonte: di Nicolò Esposito per “SpazioMilan”

Fassone: "Yonghong Li entusiasta, non poteva esserci esordio migliore"

È arrivato anche il commento al pareggio nel Derby dell’AD, Marco Fassone, sempre ai microfoni di Milan TV:

“Il Derby è speciale perché esalta tutto. La percezione di adesso è parziale, ma ho visto un gruppo unito, sereno e concentrato al punto giusto anche prima della partita. Questo pareggio ci permette di mantenere il vantaggio sull’Inter, continuando la nostra corsa fino alla fine della stagione: era una tappa fondamentale. Il Presidente? Non poteva esserci esordio e regalo migliore per me. Negli spogliatoi ho visto Yonghong Li entusiasta, quasi commosso: in questi giorni ha vissuto un bagno di folla incredibile, inaspettato per lui. Una grande esperienza che gli ha permesso di conoscere di più il calcio italiano. E in questo Derby non poteva chiedere di più, con un gol al 97. Montella? Vincenzo l’abbiamo incontrato ieri per la prima volta: le società che vincono hanno sempre una grande coesione fra tutte le componenti, noi cercheremo di percorrere questa bella strada”.

Fonte: acmilan.com

Zapata: "Pareggio meritato, perdevano tempo. L’Europa…"

Le parole dell’uomo derby, di Cristian Zapata, nel post partita di Inter-Milan: “Ho fatto il massimo, sono arrivato con la punta del piede. Sono contento per il gol – ha dichiarato a Premium Sport è stato un derby intenso, tutte e due le squadre han giocato bene. Il pareggio è meritato. Vincevano 2-0 e perdevano tempo, ma noi non abbiamo mollato. Lottiamo sempre per la maglia del Milan: siamo sulla strada giusta. Europa? Noi ci siamo“.

Montella: “Che impresa pazzesca. Il recupero? Giusto, l’Inter perdeva tempo”

Pareggio in rimonta, nel derby e al 97′. Un pomeriggio niente male per il Milan e per il suo mister, Vincenzo Montella: “Negli ultimi minuti ho visto l’Inter continuare a perdere tempo, il recupero è giustissimo. Orsato ci ha comunicato che lo avrebbe prolungato di un minuto, è stato perfetto – ha dichiarato l’Aeroplanino a SportMediaset -. Nel primo tempo abbiamo fatto bene, ma dovevamo essere più veloci e più cinici. Meritavamo qualcosa in più, poi abbiamo subìto il gol e abbiamo patito il contraccolpo. Per quello che abbiamo fatto, era assurdo perdere questa partita: rimontare due gol in un derby è stata un’impresa pazzesca, una grande prova di forza – ha commentato Montella – ora capisco la grande esultanza dei nostri avversari all’andata. Sono contento per la prestazione e per la reazione, dopo lo svantaggio”.

Da zero a dieci, Inter-Milan: DeSci disastro, provvidenza Zapata. Che Loca!

ZERO: De Sciglio
L’incertezza su Candreva che regala il vantaggio all’Inter è da matita rossa, gli errori che dissemina durante la partita anche.

UNO: Bacca
Troppe palle perse, troppi stop sbagliati, troppe occasioni sprecate. Insomma, troppi errori.

DUE: Kucka
Forse non in condizione, della sua partita si ricorda solo l’ammonizione.

TRE: Mati Fernandez
Un po’ fumoso, sembra quasi girare a vuoto: tanto possesso palla, poche giocate degne di nota.

QUATTRO: Calabria
Idem come DeSci, con la differenza che la sua partita non si macchia dell’errore da pena capitale.

CINQUE: Donnarumma
Forse non irreprensibile sull’1-0 di Candreva, probabilmente ci ha abituati troppo bene. Più in generale non sembra sicurissimo, soprattutto con la palla tra i piedi.

SEI: Sosa-Suso
Leggermente meglio dei compagni, ma non basta per stare nella parte alta – o meglio, bassa – della nostra classifica. Opachi.

SETTE: Romagnoli
Soffre Icardi ed in generale non gioca la miglior partita della sua carriera, ma ha il merito di mettere il piedone spianando la strada allo psicodramma finale. Divina provvidenza.

OTTO: Deulofeu
A tratti l’unico in campo dei nostri, fa impazzire gli interisti con accelerazioni da autovelox. Però quel pallone sullo 0-0…

NOVE: Locatelli
Letteralmente indemoniato, entra e svolta la partita… che diavolo!

DIECI: Zapata
Gol partita nel primo derby cinese, in spaccata volante a tempo ultra scaduto… what else?

Derby show a pranzo: il Milan rimonta e pareggia 2-2. Decide Zapata

Emozioni incredibili nel derby della Madonnina. Inter-Milan finisce 2-2, con i rossoneri capaci di firmare una strepitosa rimonta: a decidere è un gol al 97′ di Cristian Zapata. I nerazzurri chiudono all’intervallo sopra di due gol, ma poi la ripresa è vinta dai ragazzi di Montella: prima accorcia Romagnoli, poi è Zapata a regalare ai tifosi del Diavolo la gioia del pari a tempo scaduto.

Fassone: "Donnarumma è un pilastro del Milan"

Il neo a.d. del Milan, Marco Fassone, ha parlato ai microfoni di Premium Sport nel pre partita del derby Inter-Milan: “Ho finito all’Inter con un derby e ricomincio al Milan con un derby. Inutile nascondere che sono emozionato. Ieri era il momento delle celebrazioni, ora si fa sul serio e la parola passa al campo. Donnarumma? Ribadisco quanto detto in conferenza: è un pilastro del Milan, ma la trattativa per il rinnovo non è ancora cominciata“.

Bacca: "Derby come una finale. Berlusconi e Galliani, grazie!"

Carlos Bacca ha parlato a Milan TV a pochi minuti dal fischio d’inizio del derby contro l’Inter:

In settimana abbiamo pensato soltanto alla partita. Sono state lunghe giornate per Berlusconi, Galliani e Maiorino, ma noi – ha dichiarato il Peluca – abbiamo lavorato pensando solo a questa partita. Il derby? È la partita più importante, se giochiamo con il nostro spirito possiamo fare bene contro una squadra forte. Un derby è come una finale. Io sto bene, sento la fiducia di tutti. Questo è importante per un giocatore. Io cerco di dare sempre tutto in campo. Segnare nel derby è emozionante. Come attaccante penso sempre a buttarla dentro. Il cambio di proprietà? Ringrazio Berlusconi e la sua famiglia per tutto quello che ha fatto in questi 31 anni – il tributo di Bacca – così come ringrazio Galliani e Maiorino che mi ha portato qui. Io darò sempre tutto per questa maglia, riporta MilanNews“.

Inter-Milan, le formazioni ufficiali: Mati e Zapata dal 1′

Di seguito le formazioni ufficiali di Inter-Milan, match valevole per la 32^ giornata di Serie A:

Inter (4-2-3-1): Handanovic; D’Ambrosio, Medel, Miranda, Nagatomo; Gagliardini, Kondogbia; Candreva, Joao Mario, Perisic; Icardi. All.: Pioli.

Milan (4-3-3): Donnarumma; Calabria, Zapata, Romagnoli, De Sciglio; Kucka, Sosa, Mati; Suso, Bacca, Deulofeu. All.: Montella.

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9 curiosità su Inter-Milan

Ecco le statistiche della sfida contro i nerazzurri

Milan e Inter, una davanti all’altra e con lo stesso obiettivo ancora da raggiungere: l’Europa. I rossoneri (sesti a 57 punti) vogliono allungare, evitando il possibile sorpasso in classifica dei nerazzurri e inseguendo quel successo che all’andata sfuggì quasi allo scadere. Inter-Milan sarà il match di cartello del programma di Serie A nel weekend di Pasqua: in attesa del campo, proponiamo 9 curiosità da leggere.

1- 166° Derby della Madonnina in Serie A: 61 vittorie nerazzurre, 53 pareggi e 51 successi rossoneri. Grande equilibrio nelle ultime otto stracittadine di campionato, con due vittorie per parte e quattro pareggi: nel parziale i nerazzurri hanno realizzato sei gol, i rossoneri otto.

2- Per la prima volta il Derby di Milano viene giocato alle ore 12.30.

3- Il Milan ha perso solo uno degli ultimi nove match di campionato, 2-1 contro la Juventus (6 vittorie e 2 pareggi). I rossoneri sono sempre andati a segno in questo parziale – non arrivano ad almeno 10 gare di fila in gol nella massima serie dall’ottobre 2013.

4- Il Milan ha attualmente la terza miglior difesa (33) nonostante 431 conclusioni subite: i rossoneri incassano di media un gol ogni 13 tiri concessi agli avversari (solo Juventus e Roma hanno un rapporto più alto in A).

5- Inter e Milan sono le due squadre che finora hanno concesso meno gol di testa in questo campionato (tre).

6- L’unica doppietta di Suso con la maglia del Milan è arrivata proprio nel Derby di andata. Il 32% delle reti rossonere in questo torneo (15 su 47) portano la firma proprio dell’esterno spagnolo, alla sua miglior stagione in A (sette gol, otto assist).

7- Carlos Bacca ha messo lo zampino in sei gol nelle ultime cinque giornate dopo essere rimasto a secco nelle precedenti cinque.

8- Gianluigi Donnarumma è il portiere che ha effettuato più parate in questa Serie A (118).

9- In caso di successo sarebbe la 100° vittoria da allenatore in Serie A per Vincenzo Montella.

Fonte: acmilan.com

Time Machine: 4 Inter-Milan da ricordare

GEORGE WEAH: L’ULTIMO GRANDE GUIZZO
Tra l’estate del 1995 e il gennaio del 2000, il momento del suo passaggio al Chelsea, tutte le volte che ha potuto Weah ha guidato e trascinato il Milan. Momenti belli o momenti brutti, per lui non faceva differenza. C’era da dare tutto in campo e lo dava. Il rapporto di Big George con i derby non è stato in linea di massima travolgente, salvo poi riscattarsi come vedremo sotto lo striscione d’arrivo dell’ultimo derby. Il primo, nell’autunno del 1995, ha rischiato di non giocarlo per un acciacco e finì 1-1 con pareggio rossonero di Savicevic. Poi Weah ha segnato altre due reti nei derby d’andata, sia nel 1997 che nel 1998, ma in entrambi i casi la gara è terminata 2-2. Il vero derby vinto e deciso dal campione liberiano è stato l’ultimo che lo ha visto protagonista. Era il 23 ottobre 1999, il Milan campione d’Italia in carica veniva da 2 pareggi e tutto sembrava deporre a favore dell’Inter. Gol di Ronaldo in apertura e la coppia Vieri-Ronaldo che imperversava. Poi l’espulsione del Fenomeno brasiliano cambia tutto. Il Milan inserisce Boban e Shevchenko nella ripresa e va a vincere. Prima con il pareggio di Sheva, poi con il colpo di testa del 2-1 finale proprio di Weah al 90′.

IL TABELLINO

INTER-MILAN 1-2

INTER: Peruzzi, Panucci, Blanc, Fresi, Moriero (37′ Domoraud), J. Zanetti, Dabo (28’st Cauet), Jugovic (12’st Zamorano), Georgatos, Ronaldo, Vieri. All.: Lippi.
MILAN: Abbiati, Sala, Ayala, P. Maldini, Guglielminpietro, Ambrosini (42′ Albertini), Gattuso, Serginho, Giunti (13’st Boban), Bierhoff (23’st Shevchenko), Weah. All.: Zaccheroni.
Arbitro: Borriello.
Gol: 20′ rig. Ronaldo (I), 27’st Shevchenko (M), 45’st Weah (M).
Espulsi: 32′ Ronaldo (I), 37’st Ayala (M).

ANDRIY SHEVCHENKO: LA PRIMA DOPPIETTA
Con 14 gol messi a segno nei derby di Milano, Sheva è e resta il primatista assoluto. Dopo essersi portato avanti con il lavoro con una doppietta nel gennaio 2000, ma era un derby di Coppa Italia e per di più un derby vinto dai nerazzurri 2-3, Andriy Shevchenko coglie l’attimo. La prima doppietta in un Inter-Milan di campionato, il fuoriclasse ucraino la realizza l’11 maggio 2001, quando il punteggio era già di 3-0 a favore del Milan allenato da Cesarone Maldini contro l’Inter guidata da Marco Tardelli. Due gol non spettacolari, ma storici, importanti, anche per la classifica dei cannonieri che avrebbe poi visto Andriy secondo con 24 gol alle spalle di Crespo a quota 26. Il 2001 fu davvero l’anno di Shevchenko nei derby, perchè dopo la doppia prodezza nella serata del derby indimenticabile, proprio lui mise a segno altri due gol nel derby d’andata, sempre in casa dell’Inter, nel campionato successivo. Si trattava di Inter-Milan 2-4 del 21 ottobre 2001, quando Sheva, prima del gol di Contra e dopo il gol di Inzaghi, riuscì a firmare la prima e l’ultima rete del Milan in quella stracittadina con i rossoneri in gol per l’appunto 4 volte nel giro di 19 minuti, dal 14′ al 33′ minuto del secondo tempo.

IL TABELLINO

INTER-MILAN 2-4

INTER: Toldo, Vivas, Cordoba, Materazzi, Georgatos (31’st Okan), J. Zanetti, Di Biagio (27’st C. Zanetti), Seedorf, Guglielminpietro, Kallon, Ventola (22’st Adriano). All.: Cuper.
MILAN: Abbiati, Costacurta, Laursen, P. Maldini, Serginho, Gattuso, Albertini (1’st Contra), Kaladze, Rui Costa (35’st Brocchi), Inzaghi (22’st Donati), Shevchenko. All.: Terim.
Arbitro: Borriello.
Gol: 13′ Ventola (I), 14’st Shevchenko (M), 17’st Contra (M), 21’st Inzaghi (M), 33’st Shevchenko (M), 45’st Kallon (I).

RICARDO KAKÁ: VAI E SEGNA
Fra Kaká e i derby c’era lo stesso feeling di Sheva. Esattamente come Andriy, anche Riccardino ha segnato nel primo derby che ha giocato. Ed entrambi hanno vissuto la grande gioia disputando un derby definito da calendario in casa dell’Inter. Come il Fenomeno del Mar Nero in Inter-Milan 1-2 dell’ottobre 1999, anche il Bambino d’Oro ha fatto centro subito, il 5 ottobre 2003, di testa, in un Inter-Milan 1-3. Un derby particolarmente emozionante per Kaká è stato però quello del 27 febbraio 2005. Il Milan era in corsa su tre fronti: Scudetto, Champions League e Coppa Italia. Servivano le energie di tutti, purtroppo però alla vigilia di quel derby di ritorno, anche in questo caso un Inter-Milan, Sheva venne operato alla mandibola dopo un colpo proibito subìto da Loria nel precedente turno di Campionato. Fu così che, appena riuscì a parlare, Andriy volle collegarsi telefonicamente, il venerdì sera, con Milan Channel dove era presente in studio, in diretta, proprio Kaká. Il brasiliano sorrideva con tenerezza e amicizia, mentre candido, e parlando lentamente per le conseguenze dell’intervento chirurgico, l’ucraino declamava: “Io non ci sono contro Inter, ma tu sì, tu sì che puoi segnare Ricky, tu sì che puoi farlo”. Risultato di quel derby? Inter-Milan 0-1, con gol di Kaká. Storie del Milan, Storie da Milan.

IL TABELLINO

INTER-MILAN 0-1

INTER: Toldo, J. Zanetti, Cordoba, Mihajlovic, Favalli, C. Zanetti (40’st Van der Meyde), Cambiasso (36’st Adriano), Stankovic, Veron (28’st Emre), Vieri, Martins. All.: Mancini.
MILAN: Dida, Cafu, Nesta, P. Maldini, Kaladze (37′ Serginho), Gattuso, Pirlo, Seedorf (36’st Ambrosini), Kaká, Rui Costa (20’st Costacurta), Crespo. All.: Ancelotti.
Arbitro: De Santis.
Gol: 29’st Kaká (M).

ZLATAN IBRAHIMOVIC: È TOCCATO ANCHE A LUI
Nei cinque campionati precedenti, l’Inter sul proprio terreno aveva sempre vinto contro il Milan. Ma il 14 novembre 2010, il Milan era in striscia positiva (6 vittorie nelle ultime 7 partite), mentre i nerazzurri arrivavano alla sfida con i rossoneri svantaggiati in classifica e con alcune polemiche interne legate alla presenza di Rafa Benitez sulla loro panchina. Proprio il tecnico spagnolo, sapendo che si stava avvicinando il primo derby con Ibrahimovic in maglia rossonera, decide di tornare a schierare il simbolo della tifoseria nerazzurra, Marco Materazzi. Il difensore era alla sua ultima stagione prima del ritiro dal calcio giocato e non aveva giocato molto fino a quel punto. Proprio il centrale nerazzurro pagò la desuetudine agonistica, prima commettendo l’intervento da rigore che avrebbe consentito a Ibra di segnare il rigore decisivo della vittoria proprio sotto la Curva interista, poi uscì dal campo dopo un fallo subìto dallo stesso Zlatan. Nonostante l’espulsione di Abate nel secondo tempo, il Milan tornò a vincere in un Inter-Milan. La ricorrenza statistica vuole che proprio come era accaduto con i cinque derby casalinghi vinti dall’Inter fra il 2005 e il 2010, anche negli ultimi cinque disputati in campionato dopo il rigore vincente di Ibra la squadra rossonera non è più riuscita a vincere (solo un pareggio, 0-0, nell’aprile 2015 con tante parate di Diego Lopez) quando il derby da calendario è Inter-Milan. Almeno uno dei giocatori rossoneri in campo sabato 15 aprile deve ricevere il testimone da Zlatan Ibrahimovic.

IL TABELLINO

INTER-MILAN 0-1

INTER: Castellazzi, Cordoba, Lucio, Materazzi (22’st Biabiany), Chivu, Zanetti, Stankovic, Obi (35′ Coutinho), Sneijder, Milito (1’st Pandev), Eto’o. All.: Benitez.
MILAN: Abbiati, Abate, Nesta, Thiago Silva, Zambrotta, Gattuso (1’st Pirlo), Ambrosini, Flamini, Seedorf (28’st Boateng), Ibrahimovic, Robinho (17’st Antonini). All.: Allegri.
Arbitro: Tagliavento.
Gol: 5′ rig. Ibrahimovic (M).
Espulso: 16’st Abate (M).

Fonte: acmilan.com

C’è aria di svolta e di ritorno a sognare

Tra gli scetticismi e i rinvii di un closing che sembrava oramai più una leggenda che una realtà, dopo più di un anno è arrivata la conferma: il Milan è stato ceduto ufficialmente ai cinesi. Abbiamo potuto conoscere finalmente il nuovo presidente, il cui nome fino a pochi giorni fa ci era ancora sconosciuto e che proprio oggi nella sua prima conferenza ha concluso con un “Forza Milan” detto, a sorpresa, in italiano. Resta un grande dispiacere per l’addio del nostro Vecchio Presidente, che ha saputo regalarci 31 anni di vittorie che hanno segnato la storia, con ben 29 trofei che nessuno potrà mai dimenticare.

All’indomani del closing però, si diffondono tra i tifosi rossoneri nuovi sogni e speranze che da tempo mancavano, a cominciare dal mercato che, dopo anni di prestiti gratuiti e acquisti dal minor prezzo possibile, sembra voler mirare a ricostruire una grande squadra. Ritornano finalmente i grandi nomi di Fabregas, con cui sembra essere già stato raggiunto l’accordo, di Benzema, e del centravanti del Borussia Aubameyang. Nomi che fino a poco tempo fa sembravano anche solo impossibili da pronunciare pensando ai prezzi richiesti, e che ora non solo appaiono possibili, ma dopo anni fanno tornare i tifosi a poter sognare in grande.

C’è entusiasmo e serenità ora nell’ambiente rossonero, uniti al bisogno di certezze: prima tra tutte il rinnovo di Donnarumma e la conferma di Montella (soprattutto dopo le insistenti voci su Mancini), anche se Fassone già stamattina ha sottolineato che entrambe le azioni sono tra le priorità della la nuova società. Restano poi delle incognite che lasceranno i milanisti con il fiato sospeso fino a quest’estate, come il futuro di Deulofeu oramai entrato nei cuori dei tifosi, (nonostante già si parli di alternative che di certo non dispiacerebbero come Keita o Berardi per il quale ci potrebbe essere un derby di mercato), ma rimane anche la paura che le frasi dette dalla nuova società, che tanto fanno tornare a sperare, rimangano solo parole.

Ma si respira una nuova aria che da tempo era stata dimenticata, c’è volontà di tornare a vincere, e chissà che non sarà proprio il derby a far festeggiare questo nuovo inizio. Quello che è certo è che è iniziata una nuova era, e sembra impossibile non sognare in grande, perché tutto questo nuovo sapore di sogni, regala quelle speranze e sensazioni che diciamolo, erano state abbandonate da troppo tempo.