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MILAN-VERONA 3-2 – HIGHLIGHTS – SERIE A 2021/22

I gol e le azioni salienti di Milan-Verona 3-2 (7′ Caprari, 24′ Barak [R], 59′ Giroud, 76′ Kessie [R] e 78′ Gunter [A]), match valevole per la 8° giornata della Serie A 2021/22.

(© AC Milan)

Un anno di Milanismo – Stagione 2021/2022

Un anno di Milanismo – Stagione 2021/2022

Il calendario mensile di Milanismo con tutti gli impegni dell’A.C. Milan, stampabile in formato A4 e in versione per Google Calendar.

6 Ottobre 2024
  • Fiorentina - Milan

    6 Ottobre 2024  20:45 - 22:45
    Stadio Artemio Franchi, Viale Manfredo Fanti, 4, 50137 Firenze FI, Italia

    DAZN

9 Ottobre 2024
  • Anticipi e posticipi Serie A giornate 14-19

    9 Ottobre 2024

19 Ottobre 2024
  • Milan - Udinese

    19 Ottobre 2024  18:00 - 20:00
    Stadio San Siro, Piazzale Angelo Moratti, 20151 Milano MI, Italia

    DAZN

22 Ottobre 2024
  • Milan - Club Brugge

    22 Ottobre 2024  18:45 - 20:45
    Stadio San Siro, Piazzale Angelo Moratti, 20151 Milano MI, Italia

    Sky

26 Ottobre 2024
  • Bologna - Milan

    26 Ottobre 2024  18:00 - 20:00
    Stadio Renato Dall'Ara, Via Andrea Costa, 174, 40134 Bologna BO, Italia

    DAZN

29 Ottobre 2024
  • Milan - Napoli

    29 Ottobre 2024  20:45 - 22:45
    Stadio San Siro, Piazzale Angelo Moratti, 20151 Milano MI, Italia

    DAZN

2 Novembre 2024
  • Monza - Milan

    2 Novembre 2024  20:45 - 22:45
    U-Power Stadium, Via Franco Tognini, 4, 20900 Monza MB, Italia

    Sky - DAZN

5 Novembre 2024
  • Real Madrid - Milan

    5 Novembre 2024  21:00 - 23:00
    Stadio Santiago Bernabeu, Av. de Concha Espina, 1, Chamartín, 28036 Madrid, Spagna

    Sky

Ivan Gazidis, a.d. del Milan

Gazidis: “Talenti, basi solide e niente false promesse: ecco il Milan del futuro. Voglio Maldini d.t.”

Ivan Gazidis, amministratore delegato del Milan, ha parlato a La Gazzetta dello Sport dei progetti futuri del club all’indomani degli addii di Gattuso e Leonardo.

Scusate il ritardo – «Sono arrivato a dicembre e ho sfruttato tutto il tempo a disposizione per capire il club e il calcio italiano. E’ stata una full immersion. Se non ho parlato in questa annata così intensa è perché con umiltà era giusto prima studiare tutto. Ma ora che la stagione è finita è arrivato il momento di spiegare il progetto della proprietà e il mio punto di vista. Partendo dall’inizio però e ricordando che Elliott ha preso inaspettatamente il club alla fine di luglio e ha dovuto in un paio di settimane risolvere problemi enormi. Ha ereditato un club che non poteva pagare i propri debiti e sulla testa la spada di Damocle di pesanti sanzioni. Diciamolo subito: il Milan è stato salvato. Sono stati versati nel club 220 milioni di euro per rifornirlo di capitale e rispondere agli obblighi. Non farlo avrebbe significato bancarotta e rischio retrocessione. Subito dopo abbiamo preso Leonardo che ringrazierò sempre per il grande lavoro svolto in quelle settimane per risollevare il club. Gli saremo sempre grati».

Il piano Elliott – «La visione è chiara, togliere dal Milan le zavorre finanziarie e rimetterlo nella giusta direzione, rendendolo un club moderno. Il Milan muove passioni e sentimenti incredibili, quasi commoventi. Ma nel 2019 non abbiamo ancora una App. Dobbiamo modernizzare il club, farlo crescere. Il brand c’è, la storia pure, ma il calcio si è evoluto, non si può continuare a guardarsi indietro. Tre sono i punti fondamentali, senza un ordine gerarchico, perché vanno di pari passo e si intrecciano tra loro ogni giorno: 1) Riorganizzazione economica, con la capacità di generare profitti e reinvestirli 2) Aumentare la qualità della squadra, riportandola al top del calcio italiano ed europeo 3) Trovare le giuste soluzioni per lo stadio. Che sia San Siro o un nuovo impianto, dovrà essere invidiato nel mondo».

Tempi e paletti – «Elliott non ha mai posto un termine temporale. La sua è una chiara visione. Non abbiamo una dead line, e non faccio promesse di accorciare i tempi. Sfrutteremo ogni minuto delle nostre giornate finché non avremo raggiunto lo scopo. Di tempo ne servirà, ma ci riusciremo. Questo club è speciale, ho enorme rispetto per l’amore che suscita e questo amore io non lo prendo in giro. Il Milan deve essere orgoglioso della sua straordinaria storia, ma non è nel passato che troveremo la soluzione dei problemi. Per tornare in alto il mondo Milan deve credere nel cambiamento. Chi cerca un demiurgo che schioccando le dita e aprendo i rubinetti economici, risolva tutto, non lo troverà qui. Di illusioni e bugie ce ne sono già state abbastanza. Siamo al Milan per assicuragli un futuro nei vertici mondiali, con un percorso serio, realistico. Non significa non sognare, significa lavorare duramente per rendere i sogni realtà. Abbiamo grandi sfide davanti e la volontà di giocare stabilmente in Europa, ma nel rispetto del Financial Fair Play e dei paletti esistenti. Saltare le regole cercando un improbabile “All in” come se fossimo a un tavolo di poker non solo è rischioso, è sbagliato, perché dietro un presunto godimento del momento c’è il baratro. L’obiettivo delle prossime stagioni è crescere nel rispetto del FFP e portare al Milan giocatori di qualità che crescano col club mostrando il loro valoreediventando l’orgoglio dei tifosi. Non compreremo giovani talenti per rivenderli, ma perché restino e facciano la storia futura del Milan. Ma tutti dobbiamo aver chiaro dove siamo oggi e qual è il cammino da fare. Ai nostri tifosi faccio un discorso pieno di trasparenza e onestà. La storia delle belle promesse non mantenute è finita. Ma se sono qui è perché sono estremamente ottimista e convinto che si possa fare, che il Milan tornerà presto ai vertici. Dobbiamo girare l’angolo, non saràfacile, ma troveremo la strada giusta.Epotrà farlo anche il calcio italiano, se sarà capace di evolversi nelle scelte e senza più commettere quegli errori che hanno fatto sprecare l’enorme quantità di entrate degli anni novanta che non furono mai impiegate per crescere nelle infrastrutture e nella gestione delle società».

Passione e sentimento – «Ai manager spetta l’analisi, le scelte, la gestione delle pressioni. Ma il calcio resta passione e sentimento, non lo dimentico mai. Senza, non c’è nulla. Ma quella passione deve poter contare su basi solide. E vogliamo ridarle al Milan. Per questomanterrò sempre la barra dritta. Per il bene del club».

Milan club aperto – «Vogliamo una società aperta, che nella diversità delle persone che lavorano qui trovi spinta e benefici. Dai giocatori a chi lavora nel Milan, vogliamo accogliere culture, nazionalità, religioni, colori, orientamenti sessuali. La nostra è una società aperta, contraria a ogni forma di discriminazione e razzismo. Vogliamo abbracciare il futuro in campo e fuori».

La squadra che verrà – «Ci sarà il giusto bilanciamento tra giovani di qualità e giocatori che abbiano leadership ed esperienza. Ma la nostra strategia non è investire in giocatori Top o che lo sono già stati, ma in chi può diventarlo con la nostra maglia. Non bruceremo i nostri fondi per una sola stagione nel presente, ma vogliamo costruirci il futuro: una generazione di calciatori forti che crescano velocemente insieme al club. Gente che abbia entusiasmo e sia pronta alla sfida».

L’addio di Leo e Rino – «Leo ha deciso di lasciare e vivere nuove sfide. Avrà sempre il mio grazie per ciò che ha fatto. Nessun conflitto, ma il massimo riconoscimento per lui e il suo grande sforzo. Non ho parole per descrivere Gattuso: un uomo straordinario che ha portato la piena responsabilità della stagione sulle sue spalle. Forse anche troppo. Ha fatto una analisieuna scelta di grande onestà: non ce la faceva a portare ancora questo peso. Ma Rino rimarrà un amico del club per sempre. Non lo conoscevo prima, ho un enorme rispetto per lui».

Campos? No, Maldini – «Io non ho mai pensato a Campos, è un dirigente del Lille, dove sta facendo bene, e non verrà al Milan. Io quello che la stampa voleva far fareaCampos – ma lo dico col sorriso e senza polemica – lo voglio far fare a Maldini. Vorrei davvero che Paolo restasse con noi e mi aiutasse in questa grande sfida con un ruolo sempre più centrale e importante. Lo ammiro immensamente. Lui rappresenta i valori e la cultura del club. Non in moto etereo, ma reale. Vedi Maldinievedi il Milan. Lui è l’ideale per gestire l’area tecnica. Avrebbe intorno uno staff all’altezza. Non un ruolo di facciata ma assolutamente centrale nelle scelte tecniche. Non gli chiedo di fare tutto da solo. Si lavora in gruppo, sarà supportato ed aiutato, può darci tantissimo. E’ stata una stagione logorante per tutti e anche Paolo ha chiesto tempo per riflettere e capire se ha l’energia giusta per ripartire con questo progetto difficile, arduo, che richiede il massimo impegno e che va sposato totalmente. Deve sentirsela al 100 per 100. Questa è la condizione per chiunque voglia venire al Milan. Ma nel caso di Maldini non deve venire al Milan, lui è il Milan…».

Allenatore e scelte – «Non voglio pensare ad altri profili diversi rispetto a Maldini, aspetto la decisione di Paolo: poi prenderemo tecnico e giocatori. Il nuovo allenatore sarà scelto con cura: non importa l’età o la nazionalità, importa che sia adatto a ciò che vogliamo fare e costruire. Nelle mie esperienze di dirigente di calcio negli Stati Uniti e in Inghilterra non mi sono mai vantato di giudicare tecnicamente un giocatore, ma so studiare i profili di chi è adatto a ricoprire un ruolo in una struttura. La scelta del tecnico, con l’aiuto spero di Maldini, sarà fatta con calma, studiando ogni particolare: storia, personalità, profilo, risultati, statistiche. Non vogliamo sbagliare nulla. Abbiamo una lunga e stimolante partita da giocare. Sono sicuro che la vinceremo».

Lo stadio di San Siro durante Milan-Craiova

Non demolite le nostre emozioni

I tempi moderni dettano le condizioni per stare al passo, il calcio è ormai un business che muove il denaro in quantità spaventose, tutto dipende dalla componente economica legata alle società e le federazioni. Gli stadi di proprietà per i club sono la necessità fondamentale, certificano molti  ricavati diretti andando a finire nelle casse della squadra che disputa partite in quella struttura.

La Premier Inglese è il modello da prendere in considerazione, ogni squadra ha il suo impianto sportivo di proprietà, base concreta che crea interessa ad altri investitori esteri, vogliosi di investire in un mondo e mercato ben organizzato già a livello di lega, organizzatrice del più importante campionato britannico. In Italia sono molteplici gli stadi “ arretrati” che hanno bisogno di una rinfrescata, in alcuni casi,  vanno totalmente  ripensati da zero. Molti di questi però rappresentano dei veri e propri tempi sportivi, carichi di storia  del gioco e non solo, dei veri e propri  monumenti caratteristici delle città che hanno cavalcato il ‘900 da protagonisti ed ora pronti ad essere messi da parte.

Il dibattito che in questi giorni tiene banco più di qualunque altro è legato alla demolizione di San Siro. Le due società meneghine sarebbero pronte a costruire un impianto di proprietà dei due club  moderno e all’avanguardia, capace di ospitare 60.000 spettatori e rispettando i requisiti di confort e visibilità per i tifosi. Il progetto potrebbe avere inizio nell’area dei parcheggi dell’attuale stadio Meazza, che in questo caso andrebbe demolito per far spazio al nuovo padrone di Milano.

Ovviamente il tifo e gli appassionati di questo sport si sono subito divisi e dibattuti, una parte approva e sancisce a malincuore  la demolizione di San Siro, dall’altra ci sono quelli che non vogliono assolutamente che lo stadio finisca di esistere. Una decisione difficile e dura da prendere, aspettando ancora l’ok del comune di Milano per far partire le operazioni che porterebbero alla  costruzione del nuovo impianto che verrebbe inaugurato nel 2023.

La ragione sbatte contro l’emozione, perché Milano e la Serie A in generale hanno urgente bisogno di tornare a primeggiare nel calcio, partendo proprio da strutture moderne e adeguate. Allo stesso tempo però buttare giù lo stadio Giuseppe Meazza significherebbe buttare giù un pezzo dei nostri sogni, un pezzo di storia del calcio Italiano.

In cuor nostro speriamo che  “La Scala del Calcio” non venga distrutta, perché chi ama questo sport nel significato vero del termine, vedrebbe infrangere il sogno di poter calcare l’erba di quel terreno leggendario, quel terreno che ha visto abbracciare campioni di ogni tipo, di ogni parte del mondo, campioni e partite fuori dal normale che ci hanno fatto battere il cuore per tanto… tanto tempo. Tutti i tifosi di Milan e Inter vogliono entrare nella modernità e affiancarsi alle big del calcio mondiale, ma esistono sempre delle soluzioni alternative, esiste sempre una via d’uscita. Non distruggiamo l’ideale collettivo che ancora oggi, nonostante tutto resiste , un bambino sogna ancora di poter giocare un giorno in quel campo, non lasciamo che il Dio denaro prenda il sopravvento anche sulle emozioni  e sui nostri sentimenti.

Non vogliamo che vada a finire come la strofa finale della canzone  “ Luci a San Siro” di Roberto Vecchioni, risentita in questi giorni risuona come una minaccia o un bruttissimo presagio. Non demolite il nostro cuore, non demolite il monumento per eccellenza del calcio Italiano, perché ne risentirebbe la nostra passione e la nostra storia. E queste,  per quanto denaro si possa spendere, non si possono comprare.

Gigio Donnarumma e Krzysztof Piatek festeggiano Atalanta-Milan 1-3

E allora mambo!

Prodromi di grande Milan. È servito un mese abbondante per poter giudicare con serenità ed equilibrio questo Diavolo 18-19 versione 2.0, ma all’indomani di Atalanta-Milan possiamo provare a sbilanciarci: ad un gruppo granitico, forgiato con sorprendente bravura e mestiere da Rino Gattuso, sono stati aggiunti gli elementi ideali per “alzare l’asticella” come chiesto a più riprese dallo stesso mister. Serviva trovare il bomber erede di Higuain, azzeccare l’acquisto del centrocampista di qualità, lucidare gli ottoni più pregiati della rosa (Donnarumma e Calhanoglu su tutti) e riprendere le fila dell’ottimo lavoro tattico iniziato da Gattuso l’anno scorso e interrotto bruscamente in autunno causa infortuni: la vittoria di Bergamo è solo l’ultimo indizio che i ragazzi siano sulla strada giusta per tornare ai vertici.

Battere l’Atalanta non è cosa di tutti i giorni (per info chiedere a Juve e Roma) ed è un tassello importante nella ancora lunghissima corsa al 4° posto, ma ciò che più piace è l’impressione generale data dalla squadra nel ciclo di partite post mercato e l’impatto avuto dai gioielli arrivati a gennaio. Chi vi scrive aveva un amore sportivo di lunga data per Higuain, pur conscio dei suoi limiti caratteriali, e aveva accolto la prematura rottura con l’ambiente rossonero come una iattura da evitare ad ogni costo in un mercato di riparazione. Ebbene: Piatek ha spazzato via ogni razionale timore e contro il più ottimista dei pronostici ha mostrato mentalità e personalità da campione, unite a un bagaglio tecnico e atletico da top player. Una sorpresa enorme tanto quanto Paquetà, di cui erano note le straordinarie doti tecniche ma non la maturità tattica già da Serie A: urgono calma e prudenza, ma con Lucas rischiamo di aver pescato già pronto il campione che in mediana manca da troppi anni.

E se ieri sera Gigio non ha dovuto compiere miracoli, limitandosi a dare sicurezza alla squadra durante gli assalti della Dea nella ripresa, la crescita esponenziale delle ultime settimane è stata sbalorditiva: avere ritrovato un Donnarumma a così alti livelli è stata la chiave per tenersi stretta la piazza Champions e sarà un punto di forza nelle settimane decisive dell’anno. Con la speranza che anche Calhanoglu, ritornato al gol dopo mesi di digiuno (ma dopo alcune prestazioni in crescita), possa essersi definitivamente ritrovato: la rete di Bergamo deve essere il trampolino psicologico ed emotivo perché si lasci totalmente alle spalle i turbamenti avuti in stagione. Con la speranza sincera che, passato il mercato, possa giocare in un ruolo più consono alle sue caratteristiche e lasciare ad altri la fascia sinistra.

Dulcis in fundo, un plauso particolare al nostro allenatore e condottiero, mister Gennaro Gattuso. Più tenace di chi lo aveva esonerato già a luglio, più maturo di tanti critici che non hanno esitato a massacrarlo, più forte della mala sorte che si è accanita senza pietà: è Rino l’uomo copertina di questo Milan e il vero artefice delle fortune rossonere di questo scorcio di 2019, capace di tenere dritta la barca nella burrasca, di rimanere attaccato al 4° posto con le unghie e con i denti e di ritrovare con la rosa completa la “sua” squadra. Oltre che puntare contro tutto e tutti su Calhanoglu, ora pronto a ripagare appieno la fiducia. Applausi per Leonardo e Maldini, bravi a pescare Paquetà e perfetti a ribaltare la grana Higuain in un’opportunità per migliorarsi. La bagarre per la Champions è spietata e volatile, aperta a sorpassi e ribaltoni nel gruppone sino al 26 maggio, ma la sensazione è che quest’anno ce la giocheremo fino in fondo. E se Champions sarà…

Krzysztof Piatek "spara" nello spogliatoio di Milanello

C’è un nuovo pistolero in città

I cowboy si danno appuntamento fuori dal saloon per sistemare le proprie faccende da veri uomini, il rumore di discorsi e dei cavalli che attraversano le strade, lasciano spazio ad un silenzio d’attesa, i due si ritroveranno l’uno davanti all’altro. Si daranno le spalle compiendo una lenta camminata che li distanzierà, conteranno fino a 9 per poi premere il grilletto di una pistola che farà fuori il meno rapido dei due.

9 come i passi che compiono i cowboy prima di sparare, 9 è anche l’unico che rimarrà in piedi, l’unico bomber che vestirà la maglia del Milan, avendo l’ingrato compito di sfatare quella maledizione di maglia che non trova pace dopo il grande Pippo Inzaghi.

Nel “ Far West” rossonero non c’è più spazio per Gonzalo Higuain, numero 9 appunto, dimostratosi di non essere più il famigerato fuorilegge che aveva fatto tremare le varie città messe a soqquadro, con un malcontento prolungato e con una decisione, quella di andare al Milan, forse mai realmente desiderata e deglutita.

C’è un nuovo pistolero in città, Con idee ben differenti che cominciare dal numero di maglia , perché in alcuni casi è meglio appesantirsi troppo il destino e non confrontarsi con nessuno. Krzysztof Piatek, classe 1995, è un ragazzo che ha ancora tutto da dimostrare e confermare, ma che ha già cavalcato le praterie della Serie A con dimestichezza degna di un veterano , piazzandosi tra i capocannonieri della competizione, in rossonero sulle spalle avrà la numero 19.

D’altronde dalle parti di Milanello negli ultimi anni, sono passati diversi attaccanti che di volta in volta hanno infilato la maglia del bomber di razza, senza però mai rispettare le attese del goal che si vedeva in maniera discontinua e mai convincente.

Ora il Diavolo si affida ad un giocatore che ha fame e voglia di gonfiare la rete alle spalle del portiere avversario, una caratteristica che lo rende partente del suo nuovo compagno di reparto Patrick Cutrone, accomunandoli il modo di vivere l’area di rigore e il futuro, che gli strizza l’occhio per la loro età. È tempo di fare la scorta di munizioni, il rumore che i tifosi vogliono ascoltare Nella maniera più frequente possibile, è quello di una pistola polacca che vuole sparare, senza davvero fermarsi mai.

Gonzalo Higuain esulta dopo il gol in Milan-SPAL

Higuain segna in Milan-SPAL 2-1: l’esplosione del Pipita e di San Siro

Gonzalo Higuain torna al gol dopo un digiuno di due mesi: la commozione dell’argentino, l’abbraccio con Gattuso e il boato dei tifosi milanisti

Finalmente il Pipita. Dopo due mesi e ben nove partite senza reti, Gonzalo Higuain ha spezzato l’incantesimo e ritrovato la via del gol, permettendo al Milan di tornare alla vittoria e chiudere bene il 2018. Un momento atteso come non mai dal nostro bomber, ma anche da mister Gattuso, dai compagni e da tutti i tifosi rossoneri, entusiasti di poter tornare a esultare con il proprio numero 9.

Gonzalo Higuain si commuove dopo il gol in Milan-SPAL
Gonzalo Higuain si commuove dopo il gol in Milan-SPAL

La commozione del Pipita, liberatosi di un peso enorme, è stata evidente, così come sono stati palpabili e toccanti il travolgente affetto dei compagni di squadra e la scarica di adrenalina di un San Siro che è tornato a gridare il nome di Gonzalo Higuain. Carico di significato anche l’abbraccio con Gattuso, sempre pronto a difenderlo anche nei momenti difficili dalle critiche più feroci. Riviviamo il gol dell’argentino con l’audio dello stadio e l’inconfondibile annuncio di Gegio.

Fonte: Serie A

Gennaro Gattuso, allenatore del Milan.

La nave deve arrivare al porto

Da premettere che la strana situazione capitata agli uomini di Rino Gattuso, non è una di quelle ferite che si cicatrizzano solo con il tempo che passa e senza starci lì a pensare. La burrasca che attraverserà la squadra nel prossimo periodo avrà indubbiamente delle ripercussioni sulla classifica, che sarà vittima di partite prive di perni fondamentali per i meccanismi del tecnico calabrese, difficilmente rimpiazzabili. Non si vogliono mettere le mani avanti, ma è un campanello d’allarme che risuona  prepotente nelle nostre teste, sintomo della nostra consapevolezza e convinzione dei limiti della rosa al completo, figurarsi in una situazione come questa.

Ma che soluzione può adottare Gattuso?

Si è parlato di un possibile adattamento di Frank Kessiè come centrale di difesa, priva del suo capitano oltre che di Caldara e Musacchio. L’ex centrocampista Atalantino avrebbe già ricoperto quel ruolo in passato e potrebbe rispolverarlo per mettere una pezza sulla situazione difensiva rossonera. 

Altra ipotesi riguarda il difensore Stefan Simic, aggregato alla prima squadra è un centrale difensivo di ruolo, ma i dubbi sono legati alla sua esperienza in palcoscenici mai calcati prima d’ora e potrebbe non essere pronto a fare l’ulteriore passo in avanti così velocemente.

La situazione tattica che invece potrebbe più di tutte ingolosire l’allenatore del Milan è quella di giocare con una difesa a tre mascherata, possibile grazie a due giocatori duttili tatticamente come Rodriguez e Laxalt. Il primo citato, andrebbe a completare i tre di difesa in fase di costruzione della manovra, prendendo le redini di Romagnoli sul centro sinistra che inizierebbe la manovra di gioco  proprio come il capitano. L’uruguagio invece, potrebbe giocare nei 4 di centrocampo come esterno in fase di possesso palla, per poi scalare in difesa e fare il terzino sinistro ,quando saranno gli avversari ad attaccare i rossoneri.

In pratica sulla carta un vero e proprio 3-4-3, per poi trasformarsi nelle varie fasi di gioco in un 4-3-3 già collaudato  in questa forma contro Samp e Genoa a San Siro. Così facendo  si potrebbe addolcire una circostanza catastrofica , che potrebbe comunque non bastare per portare la barca al porto sana e salva.

C’è bisogno di sviluppare velocemente una capacità di sacrificio collettivo, consapevoli che non si potranno vedere per forza delle belle cose, ma si dovrà cacciare un grande cuore per rimediare ad un’altra sventurata annata che può ancora non essere compromessa, arrivando alla terraferma di gennaio che potrebbe far respirare noi tutti , magari con qualche innesto e il recupero di alcuni infortunati.

La plusvalenza che non ti uccide ti rende più forte

Lo si dice di solito rispetto a qualcosa che per X motivi si ha paura a fare ma che al tempo stesso va superata, la paura intendo. Metto le mani avanti, così nessuno potrà dire di non aver capito: la sconfitta di ieri non è colpa di Donnarumma. Il gol d’Icardi è colpa di Gigio, non la sconfitta; che poi le due cose siano consequenziali, credetemi, rileva poco. O nulla addirittura.

La partita l’avete vista tutti, perciò non vedo a che serva “aiutarvi” a capire ciò che avete visto e con ogni probabilità capito di questo amaro Derby. E mi spiace prendere spunto dai social, ma oggi da dove dovrei? Nella mia cerchia non ci sono così tanti milanisti, quasi nessuno, perciò gli umori io da lì li prendo… Twitter soprattutto, ma un po’ anche Facebook, Instagram. E lì mi pare che regni la confusione (sul Milan come su tanto altro, mi direte, ma fermiamoci al Milan), persone che non riescono ad andare oltre l’amarezza, spesso l’incazzatura, e trasformano la frustrazione in argomento. Non lo è, mi spiace. Ogni analisi pretende calma, silenzio, dunque ragionamento.

Se vi rode il sedere e basta, beh, smettete di leggere: non ho ragioni da opporre a chi, non a torto, proprio non vuole arrendersi a quanto accaduto ieri dopo il ’90. Con la pancia non si viene a patti, e non mi è estraneo quel fuoco che brucia dentro dopo aver visto una delle partite più importanti dell’anno capovolte al fotofinish, in quel modo peraltro. Se invece vogliamo provare a discuterne, fosse anche solo per tentare di esorcizzare, accomodatevi. Mi fa piacere.

Vedo di andare dritto al punto: chi se la prende con Gattuso ha saltato troppi passaggi. L’atteggiamento che Rino sta trasmettendo a questa squadra, inutile negarlo, è tremendo: chi sposa la strategia del «prima non prenderle» resta vedovo più prima che poi. Questa remissività, quasi questo negarsi, fanno male, anzitutto da spettatori; leggo dovunque che è bello guardare ‘questo’ Milan giocare, ma da spettatore appunto, non da tifoso, vado ripetendo(mi) da settimane «ma che davvero vi diverte?». Per quanto mi riguarda, non vedo così tante differenze con quello di Montella, che mi contrariava alquanto, perché improduttivo, macchinoso, se non in quei rari momenti in cui, per l’appunto, produce (una serie di passaggi più elaborata che ti porta al tiro magari, senza per forza il gol).

Invece no, non credo che questo Milan produca del «buon calcio», e lo dico da spettatore, uno che da una partita vuole essere intrattenuto, trarre piacere non tanto dal risultato ma da quei seppur sporadici (anche se, si spera, più frequenti possibili) episodi di godimento estetico che giustificano lo stare a guardare ventidue ragazzi che spostano un pallone. Da tifoso mi spossa proprio, perché alla noia si aggiunge il fastidio, la consapevolezza sempre meno sormontabile che l’asticella oltre a quell’altezza non possa essere alzata.

Ed è qui che si spiega il feedback di ieri; qui che l’1-0 acciuffato per un pelo assume una consistenza che ci consente di guardare a tutto con altri occhi. Perché il problema non è il Milan che ha perso, ma quello arrendevole, oltremodo cauto, pavido che stava rosicchiando un punto che forse nemmeno meritava. La sconfitta brucia perché matura a seguito di un errore brutto di un ragazzo che di errori ne sta inanellando troppi e sempre meno tollerabili, giovane o meno che sia. Ma quel Milan lì, quello che arrivato palla al piede a centrocampo nel secondo tempo non sapeva che diavolo fare, beh, quello restava anche se, per assurdo, il colpaccio l’avessimo fatto noi.

Quel Milan non si può vedere, figurarsi seguire. So che a questo punto chi ha avuto la pazienza di arrivare sin qui esclamerà: «visto che stai dando ragione a noi! Rino fuori!». No, non sto dando ragione a nessuno. Non si tratta di stabilire chi è in torto, perché la situazione dinanzi alla quale ci troviamo è espressione di una serie di concause, come tutto nella vita. Se vogliamo scagliarci con colui che in questo momento è più esposto, giustamente, canalizzando la nostra delusione, la nostra ira persino, verso di lui, facciamolo pure. L’unica è… a che pro?

L’ho spiegato in precedenza, temo dovrò ripetermi. Gattuso è qui perché chi realmente “volevamo” non era al momento alla nostra portata. Se chiedete a me, autore di questo scritto, anche a costo di essere impopolare, dico che una chance Rino se la meritava, che le sue carte lo scorso anno se l’è giocate dignitosamente; ma questo ha senso proprio alla luce del fatto che Antonio Conte (facciamo nomi e cognomi) non fosse raggiungibile ad agosto. Se devo puntare su un ripiego, mi tengo l’allenatore che ho, con in più, non nascondiamocelo, la scusa di poterlo usare a mo’ di parafulmine rispetto al vero problema. Quale?

La rosa. Signori miei, questa rosa, che vanta persino alcune individualità notevoli, e che sulla carta non è da buttare, semplicemente è frutto di tre diverse gestioni, ciascuna con le proprie idee (o non-idee) a priori diverse. Si tratta di una tara strutturale che fa tutta la differenza del mondo, e che nemmeno un Conte può contribuire ad aggiustare. Per questo, immagino, l’ex-tecnico del Chelsea avrà a ragion veduta preteso delle garanzie, ossia avrà fatto dei nomi sui quali sta o cade la sua candidatura. E sapete che c’è, per l’ennesima volta? Quei nomi per ora non ce li possiamo permettere, oooohhh. Elliott non si discute, ma anche fosse per sola facciata, non puoi andare a prelevare tre/quattro Top-mondo come se il triennio 2014-2017 non sia mai esistito e questa nuova proprietà non dovesse risponderne.

Il risultato è una rosa male assortita, fatta di giocatori che non sono né potevano essere scelte dei sin troppi allenatori che si sono avvicendati in questi anni, come fossimo una provinciale qualsiasi. Nessuno è esente da responsabilità in questo senso: chi ha devastato un progetto tecnico che ci aveva portato a stare in alto per quasi dieci anni? Chi, l’anno scorso, su quelle macerie, non ha saputo ricostruire, se possibile, anzi, acuendo certi difetti poiché dava per scontato di avere quel tempo che non è riuscito a fabbricarsi? Insomma, perché Abate? E perché Chala? Perché Suso? Ma anche perché Bakayoko, Castillejo, Laxalt?

È evidente che Leonardo e Maldini non possono condividere tale responsabilità nella medesima misura delle due gestioni precedenti, ci mancherebbe, tanto più che i tre sopracitati andranno valutati a giugno 2019 (se giocheranno). Il punto è che qui non si fa un discorso di colpe, ché lascio volentieri ad altri: io, come tutti immagino, rivorrei il Milan, quello che il mercoledì mi costringe a fare i salti mortali per essere allo stadio o vederlo in TV, non il giovedì; quello che fino ad aprile inoltrato di ogni santo anno sta ancora lottando per qualcosa. Ma non ho più otto anni, e so che l’erba voglio cresce nel giardino del Re.

Siamo appena entrati nel XXI secolo, laddove bisognava entrarci almeno tre anni fa. Siamo in ritardo, con un progetto da ricostruire da zero, piegati da anni vissuti al margine non del calcio europeo bensì del già povero di per sé calcio nazionale. È tutto questo che Icardi ieri, in un istante, quanto gli è bastato per quella spizzata maledetta, ha estemporaneamente rievocato, innescandolo con una violenza inaudita. Quel gol, lo vedevo nei volti di chi mi stava accanto, sopra, sotto, di lato, lì in Curva Sud, è come se avesse acceso uno schermo negli occhi di tutti e ciascuno, che a mo’ di Cura Ludovico si sono dovuti sorbire le immagini di questi ultimi sette anni nel giro di pochi secondi, velocizzati ma non abbastanza da non capire che cazzo stessero guardando. E allora scatta qualcosa, forse la paura, la sensazione che davvero siamo lontani da ciò che ci eravamo prefissati, che oramai, diciamolo, quel posto non ci spetta più: ce lo si deve (ri)guadagnare.

È il tempo delle scelte difficilissime, a fronte delle quali anche i migliori sono preparati fino a un certo punto. Per dirne una, cosa fare di un ragazzo che non ha nemmeno vent’anni, baciato da un talento precoce e abbagliante, che al momento pare al contempo il suo più grande fardello? Per fortuna non sono io a doverla prendere questa decisione, ma non si può continuare a minimizzare i difetti di un portiere che tra i pali è un prodigio, mentre a un metro dalla linea di porta vale quanto un ragazzo qualsiasi, se non peggio. Ancor meno sostenibile il perdere certi punti se si pensa che in panca c’è un collega il quale avrà pure l’età che ha, ma è uno che fino a un’ora fa non sfigurava forse nel miglior Napoli di sempre, e che in ogni caso calcava ben altri palcoscenici rispetto ai nostri.

La domanda allora è: siamo in regime di ristrettezze, con una sentenza che grava sulla nostra testa, quantunque ancora non si sappia che forma avrà… vogliamo spenderla ‘sta plusvalenza? Lo so, Gigio è un patrimonio, e nessuna scelta è esente da controindicazioni. Nella fattispecie sin qui evocata: e se altrove diventa quel fuoriclasse che teoricamente già è? Ti mangi le mani e maledici il giorno che l’hai venduto, che domande! Ma adesso, a queste condizioni, col rischio addirittura di mettere a posto i conti, è così sconsiderato fare un sacrificio di questo tipo? Con un ragazzo che sì, ha tutto il talento che vi pare, ma (e lo dice in primis chi ne sa) non sta crescendo, anzi, limitatamente ad alcuni aspetti subisce proprio un’involuzione. Possibile che al quarto anno di Serie A non riesca ancora a piazzarsi decentemente, che non «senta» la porta? Non lo so, non mi chiamo Villiam Vecchi, ma a me questi mi sembrano problemi, ed anche piuttosto gravi.

Poi, chiaro che questi siamo e con questi giochiamo, ma a fronte di un progetto che porti dei sostituti degni (leggasi “più forti”), potremmo prendere in considerazione pure l’idea di parlare con Bonavenuta e Suso, spiegando loro che non possono essere più i nostri punti di riferimento, perciò o forzano le rispettive nature ed imparano a fare quello che pare non riescono a fare nemmeno sotto tortura (nel caso di Jack giocare a due, massimo tre tocchi; in quello di Jesus il discorso è più complesso, dato che gli si dovrebbe chiedere d’imparare a scrostarsi dalla sua mattonella, ergo cambiare proprio il modo di giocare) oppure una stretta di mano e ciascuno per la propria strada?

Solo nel caso del classe ’99, tuttavia, ci troveremmo davanti ad una plusvalenza eccezionale, anche qualora lo vendessimo ad un prezzo contenuto (cosa che non succederebbe, perché, se Elliott vende Donnarumma, lo vende al prezzo migliore possibile). Con il non felice trascorso di questo ragazzo, la testa e il carattere che sembrano non rispondere come dovrebbero, separarsi non sarebbe forse la soluzione migliore, per noi come per lui? Potremmo rischiare, cosa che di questi tempi non ci piace granché, e testare in prima persona fino a che punto sia vero che ciò che non ti uccide ti rende più forte.

Inter-Milan 1-0, le pagelle: Gigio svagato, Jack imballato. Male Calhanoglu

Si è giocata Inter-Milan, nona giornata di campionato

Le pagelle del derby Inter-Milan, nona giornata di Serie A 2018/2019.

G. Donnarumma: 4,5
Ottima la parata su Politano nel primo tempo, da rivedere l’uscita sul gol di Icardi. Svagato.

Calabria: 6
Buona prova contro un avversario sempre temibile come Perisic. Esce a un minuto dalla fine.

dal 91′ Abate: s.v.

Musacchio: 5
Sempre presente, anche in zona gol. Peccato nel recupero si faccia scavalcare dal cross sul quale Icardi decide la partita.

Romagnoli: 6
Prestazione maiuscola del capitano, la cui unica colpa è quella di non riuscire a fermare Vecino in occasione del gol vittoria.

Rodriguez: 6
Costantemente nel vivo del gioco, si spende sia in fase difensiva che propositiva. Ma il Milan stasera non c’è.

Kessie: 6
Prende un colpo quasi subito che ne condiziona il rendimento, stoico resta in campo finché ne ha.

dall’84’ Bakayoko: s.v.

Biglia: 6,5
Stoico in mezzo al campo, recupera una quantità industriale di palloni. Rischia l’autogol con un retropassaggio ardito.

Bonaventura: 5,5
Non riesce a fare quello che sa, e la squadra ne risente. Imballato

Suso: 6
Quanto meno ha il merito di provarci fino alla fine. Spreca un paio di contropiedi che meriterebbero una miglior sorte.

Higuain: 5,5
Non gli arriva un pallone giocabile, tanto che spesso lo si vede anche dietro la linea del centrocampo. Abbandonato.

Calhanoglu: 5
In totale involuzione, della sua presenza ci si ricorda solo per la punizione calciata fuori e per il momento della sostituzione.

dal 71′ Cutrone: 5
Si ritrova suo malgrado a dover fare l’esterno, ci mette la buona volontà ma non è il suo mestiere. E si vede.

Gattuso: 5
Partita iniziata male, giocata malissimo e finita peggio. La beffa nel finale è il giusto coronamento di un primo tempo scialbo, seguito da una ripresa in affanno totale condita da scelte tattiche alquanto discutibili. Derby da dimenticare.

Gennaro Gattuso in panchina durante Milan-Chievo.

La paura del buio

Immaginate una strada piena di curve e  di essere alla guida di un auto nel bel mezzo della notte, se decidete anche solo per 5 minuti di spegnere i fari, la catastrofe sarà imminente. Gli uomini di Rino Gattuso, fin dalla prima partita della nuova stagione, hanno palesato il difetto di spegnere la luce nel corso della gara praticamente ad ogni incontro. Anche contro il Chievo al Meazza, il Milan ha concesso un goal balordo nonostante la concreta vittoria, segno che però il problema esiste ed è reale, come gli zero clean sheet in campionato. Nelle scorse settimane il tifoso medio rossonero ha attribuito le colpe al tecnico calabrese, colpevole di non leggere la partita in corso d’opera e in alcuni casi, di non essere all’altezza della situazione.

Se siamo assidui osservatori dei match del Milan però, osservando i blackout che accadono puntuali come lancette di un orologio svizzero, notiamo che il vero problema di queste momentanee assenze è di tipo mentale. I rossoneri esprimono per larghi tratti di partita un buon calcio con idee tattiche percepibili molto di più rispetto al passato, nel momento in cui i diavoletti rimangono al buio, subentra un’ involuzione caratteriale, forse un limite o mancanza di personalità che si manifesta sotto forma di errore individuale o di reparto. Come capacitarci di una squadra che gioca bene a calcio, d’un tratto si trasforma in una scolaresca che attraversa con insicurezza la strada?

La soluzione e cura di ogni male potrebbe essere il tempo, perché ci vuole del tempo per  questa giovane squadra che deve maturare insieme e capire quando  e come diventare grande. Probabilmente ci vuole anche convinzione ancora più profonda dei propri mezzi che esistono come non mai in questa stagione più di tutti gli  ultimi anni. Ci vuole un salto di qualità che deve partire dal singolo ed esaltare il gruppo intero per evitare di avere continuamente paura del buio, capire che in fondo i fantasmi non esistono e che quella luce può restare sempre accesa, non c’è bisogno di testare  se la paura è veramente passata, c’è bisogno di credere che non esista, pensare solo ciò che di buono si fa e non pensare agli incubi notturni.

Milan-Chievo 3-1, le pagelle: Suso-Pipita tandem vincente, bene Biglia

Si è giocata Milan-Chievo, ottava giornata di campionato

Le pagelle di Milan-Chievo, ottava giornata di Serie A 2018/2019.

G. Donnarumma: 6
Inoperoso per larga parte della partita, incolpevole sul bel sinistro al volo di Pellissier.

Abate: 6
Troppo impreciso al cross, rischia l’autogol con un ardito appoggio di testa che Donnarumma devia in corner.

Musacchio: 6+
Sempre presente su Stepinski, guida la retroguardia senza grossi intoppi. Affidabile.

Zapata: 6
Partita tranquilla per la grande incognita di giornata, non sbaglia praticamente nulla – favorito anche dalla pochezza offensiva della avversari.

Rodriguez: 6,5
Continua il periodo positivo limitando senza problemi le (poche) scorribande clivensi e facendosi trovare spesso e volentieri davanti.

dall’87’ Laxalt: s.v.

Kessie: 6-
Pieno controllo del centrocampo, ha una grande occasione per segnare ma la spreca. Sciagurato il retropassaggio che spalanca la porta a Pellissier per il gol della bandiera.

Biglia: 6,5
Complice l’insolita libertà concessagli dagli avversari, ricama calcio per novanta minuti pieni recuperando anche molti palloni. Equilibratore.

Bonaventura: 6,5
Bel gol – anche se deviato – a coronare la 150 presenze in rossonero, solita prestazione da mezzala matura quale ormai è.

dal 76′ Cutrone: s.v.

Suso: 7
Altri due assist a referto: un cross e un filtrante, uno di destro e uno di sinistro, uno dall’esterno e uno da posizione centrale. Ma fa sempre la stessa giocata (cit).

dal 90′ Castillejo: s.v.

Higuain: 7,5
E sono 6 gol in 7 presenze, soprattutto in pochissime occasioni. Da quest’anno la squadra sa che, quasi sicuramente, se gli si riesce a mettere la palla è gol.

Calhanoglu: 5,5
Unica nota “stonata” della giornata, continua a faticare – nonostante sia in ripresa anche lui. Spreca troppo.

Gattuso: 6,5
Il Chievo quest’anno e poca cosa, ma questo non sminuisce in nessun modo la bella prestazione di squadra: ottimo il gioco e l’intesa davanti, bene anche le “seconde linee” di giornata causa forfait vari. Peccato solo per l’ennesimo gol evitabile preso.

Milan-Olympiacos 3-1, le pagelle: Cutrone show, male Bakayoko

Si è giocata Milan-Olympiacos, seconda gara di Europa League

Le pagelle di Milan-Olympiacos, seconda gara del girone F di Europa League 2018/2019.

Reina: 6
Primo gol subito in gare ufficiali, anche se sul colpo da due passi di Guerrero può fare poco o nulla.

Calabria: 5,5
Sempre presente in appoggio, si fa saltare un po’ troppo spesso.

Zapata: 5
Costante senzazione di insicurezza a parte, in fin dei conti commette un solo grave errore – per fortuna non determinante – dimenticandosi di Guerrero in occasione dell’1-0.

Romagnoli: 6
Il compagno di reparto non è dei migliori, e spesso si ritrova a dover lavorare per due. Attento.

Rodriguez: 6,5
Solido in fase difensiva, ottimo il cross che regala a Cutrone il pallone del pareggio.

Bakayoko: 4,5
Sbaglia tantissimo, sembra vagare per il campo un po’ per caso. Non ci siamo.

Biglia: 6
Solita partita di ordine, finisce per toccare meno palloni del previsto causa marcatura fissa. Equilibratore.

Bonaventura: 6
Parte bene, poi Castillejo gli nega il gol e sembra quasi bloccarsi. Viene sacrificato sull’altare delle due punte.

dal 55′ Calhanoglu: 7
Quarto di sinistra in una sorta di 442, anche se finisce spesso e volentieri per accentrarsi. Mette la firma nei due gol finali che completano la rimonta.

Suso: 6,5
L’anima del Milan per più di un’ora, come al solito è uno dei pochi a salvarsi quando le cose vanno male.

dall’80’ Borini: s.v.

Higuain: 7
Tolto qualche sporadico lampo non gioca una grande gara, e col passare dei minuti sembra sempre più evidente l’errore di rischiarlo al ritorno dall’infortunio. Poi raccatta un pallone vagante in area, manda al bar il difensore col controllo e impallina il portiere con calma olimpica. Determinante.

Castillejo: 5
Molto fumoso, toglie un gol fatto a Bonaventura intervenendo “alla Tomasson” partendo però da posizione di fuorigioco.

dall 55′ Cutrone: 8
Da la scossa alla partita come solo lui sa fare, mette a segno il gol che riapre e quello che chiude definitivamente la contesa. Predestinato.

Gattuso: 7
“Mi avete fatto il funerale prima di morire” diceva Rino a fine agosto. Passano i mesi, si susseguono le partite ma la solfa non cambia: un’ora di De profundis a lui e al Milan, spazzate via in meno di 10′ dopo l’ingresso in campo dell’artiglieria pesante.

Zlatan Ibrahimovic.

Milan, si studia il clamoroso ritorno di Ibrahimovic

A Casa Milan si lavora per affiancare un altro centravanti a Higuain e Cutrone: Leo e Maldini lavorano per Ibrahimovic

Zlatan Ibrahimovic torna al Milan. Una suggestione a dir poco clamorosa, rilanciata dal Corriere della Sera proprio stamane, giorno del 37° compleanno dello svedese. A Casa Milan si starebbe segretamente studiando il bis del campione di Malmo in vista del prossimo mercato di gennaio, quando Gattuso potrebbe chiedere alla società un rinforzo in attacco. Higuain e Cutrone assicurano i gol, ma le ultime settimane hanno certificato che due soli centravanti di ruolo sono pochi: ecco che nasce l’ipotesi Z.

La pista è tutt’altro che semplice, ma Leonardo e Maldini stanno provando a capirne la fattibilità. Ibrahimovic è legato ai Los Angeles Galaxy sino al dicembre 2019, ma sarebbe pronto a chiudere in anticipo il legame coi californiani per intraprendere l’avventura del ritorno in rossonero. D’altronde non è un mistero che Zlatan si sia trovato benissimo al Milan e che se ne sia andato a malincuore, ceduto nella nefasta estate del 2012 per meri motivi economici. I sondaggi sono già iniziati: per Ibra – informa il quotidiano meneghino – sarebbe pronto un contratto di sei mesi, da gennaio a giugno 2019, per riportare il Milan in Champions e poi ridirsi addio.

Mancano ancora tre mesi pieni di partite ed impegni prima del prossimo calciomercato, ma l’idea Ibrahimovic è tutt’altro che assurda. Il Diavolo ha la necessità di rimpolpare la batteria delle punte per evitare le emergenze totali viste con Empoli e Sassuolo e lo svedese si sente ancora un calciatore di alto livello, voglioso di giocare altri due anni in un top club come il Milan prima di chiudere la carriera in patria al Malmo. Senza dimenticare il parere fondamentale della famiglia e in particolare della moglie Helena, entusiasta di un possibile ritorno a Milano.

Sassuolo-Milan 1-4, le pagelle: Suso determinante, bene Kessie

Si è giocata Sassuolo-Milan, settima giornata di campionato

Le pagelle di Sassuolo-Milan, settima giornata di Serie A 2018/2019.

G. Donnarumma: 6,5
Pronti-via chiude la porta a Di Francesco. Regala grande sicurezza.

Abate: 6,5
Pronti-via, si fa bruciare da Di Francesco. Sembra il preludio di una serata difficile, invece salva almeno due gol – uno con un invervento clamoroso.

dal 90′ Calabria: s.v.

Musacchio: 6
Attento e preciso per buona parte del match, regala a Di Francesco una grande occasione dimenticandosi di chiudere.

Romagnoli: 6+
Memore dell’erroraccio di giovedì, non si perde in svolazzi scaraventando spesso e volentieri il pallone il più lontano possibile.

Rodriguez: 6
Molto “bloccato”, si prende cura di Berardi. Missione compiuta.

Kessie: 7
Il gol gettato alle ortiche con lo scavetto grida vendetta, per fortuna non ripete in occasione dell’1-0. Dominatore del centrocampo.

Biglia: 6,5
Gioca condizionato dal giallo per quasi tutta la partita, rischia molto ma non tira mai indietro la gamba.

Bonaventura: 6
Retropassaggio criminale a parte, si guadagna la pagnotta con una prova di sostanza. Suo l’assist a Suso per il 2-0.

Suso: 7,5
Torna finalmente al gol, regala giocate a getto continuo, tiene costantemente impegnati i difensori del Sassuolo. Il Mapei Stadium è casa sua.

Castillejo: 6,5
Centravanti a sorpresa, ci mette un po’ di tempo a carburare ma quando prende la mano non sfigura – e segna il gol che di fatto chiude la partita.

dal 71′ Cutrone: 6
Venti minuti buoni per far respirare i compagni.

Calhanoglu: 6
Parte esterno, ma ogni tanto si scambia di posizione con Castillejo. Netto passo avanti rispetto ad Empoli.

dal 77′ Laxalt: s.v.
Freschezza al servizio della squadra.

Gattuso: 6,5
Grande reazione nel momento più difficile della stagione. L’intuizione-mossa della disperazione Castillejo centravanti porta i frutti sperati, Suso torna al gol, Kessie inizia a macinare in mezzo al campo, la difesa tiene nonostante il 3-1 con conseguente forcing finale.

Empoli-Milan 1-1, le pagelle: disastro Romagnoli, Calhanoglu cercasi

Si è giocata Empoli-Milan, sesta giornata di campionato

Le pagelle di Empoli-Milan, posticipo della sesta giornata di Serie A 2018/2019.

G. Donnarumma: 6,5
Salva il risultato in almeno due occasioni, tornando a regalare sensazioni ormai dimenticate.

Calabria: 5,5
Senza infamia e senza lode. Si perde Caputo in occasione del palo.

Musacchio: 6
Si barcamena alla meno peggio durante le – rare – sortite offensive dei padroni di casa.

Romagnoli: 4
Non gioca una brutta gara, ma l’errore clamoroso che porta al rigore del pari è letteralmente inconcepibile. E decisivo, purtroppo.

Laxalt: 6+
Frizzante, è uno dei pochi a saltare l’uomo con continuità. Una sua accelerazione sarà il preludio del vantaggio rossonero.

Kessie: 5
Pecca sempre nella giocata, come con l’Atalanta ha sulla coscienza almeno due ottime occasioni.

dal 79′ Bakayoko: s.v.
Cerca il gol in mischia: niente da fare.

Biglia: 6
Bello – anche se deviato – il tiro che vale l’1-0, meno bello il retropassaggio assassino che manda fuori giri Romagnoli in occasione del rigore che decide la partita.

Bonaventura: 6+
Di nuovo tra i migliori, ma ormai non è più un sorpresa.

Suso: 6,5
E’ l’anima offensiva di questo Milan incerottato: cuce, dribbla, inventa, va più volte al tiro. Prestazione “piena”, gli manca solo il gol – citofonare Terracciano.

Borini: 5
Centravanti d’emergenza, e si vede: gioca praticamente a centrocampista aggiunto, mandando in vacca qualunque possibilità di contropiede. Anche no.

dal 73′ Cutrone: 5,5
Non ha un pallone giocabile.

Calhanoglu: 4,5
In totale involuzione, sbaglia tutto lo sbagliabile. Calha, dove sei?

dal 73′ Castillejo: 5,5
Prova a metterci del suo, niente da fare.

Gattuso: 5
Altra rimonta subita, altri due punti buttati. La lista di partite gettate alle ortiche nello stesso modo inizia ad essere preoccupante.

Comunicato Ufficiale AC Milan: rimborsato in anticipo il prestito obbligazionario

Milano, 25 settembre 2018. In data odierna, A.C. Milan S.p.A. (la “Società”) ha esercitato, con comunicazione inviata all’unico titolare delle obbligazioni denominate “Prestito Obbligazionario Garantito Associazione Calcio Milan S.p.A. 2017 – 2018 – Serie 1” (ISIN Code IT005254435) (le “Obbligazioni Serie 1”) e “Prestito Obbligazionario Garantito Associazione Calcio Milan S.p.A. 2017 – 2019 – Serie 2” (ISIN Code IT0005254443) (le “Obbligazioni Serie 2” e, unitamente alle Obbligazioni Serie 1, le “Obbligazioni”) emesse dalla Società e quotate presso il Terzo Mercato della Borsa di Vienna, nonché all’agente di calcolo e dei pagamenti, l’opzione di rimborso anticipato volontario integrale delle Obbligazioni ai sensi dell’art. 9.2 dei rispettivi regolamenti delle Obbligazioni.

La data di rimborso delle Obbligazioni è fissata al 28 settembre 2018.

Fonte: AC Milan

Milan-Atalanta 2-2, le pagelle: Suso scatenato, Higuain insostituibile

Si è giocata Milan-Atalanta, quinta giornata di campionato

Le pagelle di Milan-Atalanta, quinta giornata di Serie A 2018/2019.

G. Donnarumma: 6
Incolpevole sul primo gol, nel recupero fa un mezzo miracolo su Zapata ma Rigoni è più veloce di tutti a ributtarla dentro. Da brividi poco prima l’uscita a vuoto che regala la miglior occasione di pareggio ai bergamaschi.

Calabria: 5,5
Sempre presente ma molto impreciso, si fa infilare da Gomez in occasione del momentaneo 1-1. Lascia il campo dopo poco più di un’ora.

dal 66′ Abate: 5
Netto passo indietro rispetto al già titubante Calabria.

Musacchio: 6
Perfetto nel primo tempo su Barrow, nella ripresa con Zapata cambia la musica. Porta a casa la sufficienza.

Romagnoli: 6-
Come il compagno di reparto, benissimo nel primo tempo e più in difficoltà nei secondi 45′. E’ lui a tenere in gioco Rigoni in occasione del defintivo 2-2.

Rodriguez: 6+
Molto propositivo, spesso e volentieri si trova in zona di sparo e alcune volte ci prova – con risultati altalenanti. Ottimo il salvataggio sulla linea dopo il buco di Donnarumma.

Kessie: 5
La solita dose di muscoli in mezzo al campo, ma ha sulla coscienza almeno due palle gol e altre ripartenze in cui avrebbe potuto giocare decisamente meglio.

Biglia: 6
Senza infamia e senza lode, dirige il traffico con efficienza nel bel primo tempo del Milan. Cala nella ripresa, ma riesce comunque a tenere alto l’onore.

Bonaventura: 6,5
Gol (due) a parte, ottima prestazione per il centrocampista. Esce, un po’ a sorpresa, a un quarto d’ora dalla fine.

dal 75′ Bakayoko: 5
Idem come Kessie, il clamoroso contropiede 3 contro 2 che getta alle ortiche nel finale grida ancora vendetta – e ne condiziona irrimediabilmente la valutazione complessiva.

Suso: 7
Due assit, dribbling, una costante spina nel fianco per l’Atalanta. Migliore in campo per distacco, peccato solo il contropiede – purtroppo letale – che spreca nel finale in collaborazione con Bakayoko.

Higuain: 7
Butta dentro il primo pallone della gara con un colpo da bomber vero, scheggia il palo nella ripresa e regala a Kessie un’occasione d’oro. Insostituibile.

Calhanoglu: 5
Preziosissimo il suo lavoro in non possesso, continua a mancargli la scintilla davanti. Ha una grande occasione per il 3-1, ma la spreca.

dall’85’ Castillejo: s.v.
Ingiudicabile.

Gattuso: 5,5
Quello visto nel primo tempo è probabilmente uno dei migliori Milan della sua gestione, ma nonostante ciò il vantaggio nella ripresa dura poco. La squadra ha il merito di non scomporsi e passa di nuovo avanti, peccato che il finale concitato porta in dote l’ormai classica beffa nel recupero: non sarà l’unico colpevole, ma la discutibile gestione dei cambi non punò passare inosservata.

Dudelange-Milan 0-1, le pagelle: Mauri e Bertolacci flop, il Pipita c’è

Si è giocata Cagliari-Milan, quarta giornata di campionato

Le pagelle di Dudelange-Milan, prima gara del girone F di Europa League 2018/2019.

Reina: 6
Spettatore non pagante, si gode il debutto in rossonero in tutta tranquillità.

Abate: 5,5
Si sgancia raramente ma quando lo fa, come in occasione del gol, risulta determinante. Usato sicuro.

Caldara: 6
Altro debuttante di serata, regala un paio di sbavature ma non si fa prendere la mano.

Romagnoli: 6
L’avversario tutt’altro che irresistibile regala una serata di relax. Tenta spesso il lancio, con risultati discreti.

Laxalt: 6,5
Timido nel primo tempo, meglio nell’ultima mezz’ora quando si aprono gli spazi.

Bertolacci: 5
A volte ritornano. Secondo debutto in rossonero, alterna buone cose a passaggi da dimenticare.

dal 70′ Kessie: s.v.
Stachanov non riposa mai.

J. Mauri: 5
Lento, impacciato, passa la gara a farsi rimproverare da Gattuso ma ha il merito di aprire l’azione lanciando Castillejo in occasione del gol vittoria.

dall’80’ Calhanoglu: s.v.
In dieci minuti fa valere tutta la differenza di qualità.

Bakayoko: 6,5
Tra i più positivi per larghi tratti della gara, si avventura spesso e volentieri in avanti con risultati altalenanti.

Castillejo: 6
Molto vivace, uno dei pochi che si prende il rischio di saltare l’uomo nel soporifero primo tempo. Suo l’assist per Higuain.

Higuain: 6,5
Primo pallone: miracolo di Frising. Secondo pallone: gol. Nel mezzo qualche sortita fuori dall’area per provare a giocare, molti calci e la frustrazione di non essere servito a dovere.

Borini: 5,5
Ha il merito di esserci sempre, ha il demerito di non essere sempre preciso. Centra il palo da due passi.

dall’88’ Halilovic: s.v.
Pochi minuti per l’esordio in rossonero, giusto il tempo di tentare il gol a giro.

Gattuso: 6
Come ampiamente prevedibile il massiccio turnover complica le cose, nonostante l’avversario infimo. Forse era lecito aspettarsi di più, sia dai giocatori che a livello di squadra.

Dopo Cagliari con chi prendersela?

Cagliari-Milan 1-1. Ma questo lo sapete già. Inevitabili, suppongo, le reazioni, con quella cantilena che fa «Antonio Conte dove sta?!» e trullallì trullallà. Ora che scricchiola pure la sediolina di Spalletti poi… apriti cielo! Sia mai che i cousins ci rubino l’allenatore del futuro, quello che riporterà il Milan ai fasti di un tempo. Ecco, cominciamo da lì: quei fasti non torneranno. Mai più. Già m’immagino il lettore, confortato nel suo pessimismo, oppure inveire contro quello del sottoscritto, che vede solo nero. In entrambi i casi, sbagliato.

I fasti di un tempo, per definizione, appartengono a un’epoca che non ci riguarda più. Questo è il nostro tempo, il post-Berlusconi/Galliani, quando Savicevic lo ricordano a malapena gli account social del Milan, così come i vari Pippo, Kakà, Maldini, Baresi e compagnia cantando. Il Milan che si deve costruire è quello del futuro, ed è un lavoro che si declina al presente. È bello ricordare quanto siamo stati grandi, per certi versi è pure utile… finché però non lo è più. A Roma Antica ricordare quanto fu grande, grandissima anzi, non servì a nulla allorché i Visigoti avevano già smobilitato mezzo mondo.

Ecco, i barbari. In regime di barbarie, lo dice la Storia, emerge, su tutto, un vuoto di potere; confusione e incertezza regnano sovrane, mentre non si capisce chi e perché debba prendere decisioni che valgono per tutti. Ci abbiamo sperato l’anno scorso, abbiamo sperato che l’oramai necessario avvicendamento di gestione avesse potuto apportare quel cambio di paradigma indispensabile, tanto che inizialmente siamo passati sopra a tutto, tra campagna acquisti dispendiosa e profili dirigenziali discutibili (ma non ce ne rendevamo conto, che erano discutibili intendo). Nei mesi abbiamo dovuto prendere atto che forse quelle erano solo le persone sbagliate al momento giusto, senonché anche loro sono oramai passate.

Ora abbiamo alle redini profili di tutt’altro tipo, forse spessore, tra uno navigato come Leonardo ed un neofita, almeno in quei panni, come Maldini. C’è da ben sperare, certo, ma non capisco chi ha abbassato la guardia, chi pretende che addirittura l’abbassino pure gli altri, come se a questi due nomi dovessimo tutto, ogni cosa. Maldini non si discute quanto ai suoi trascorsi, poco mi cala di cosa dica una parte più o meno nutrita della tifoseria. Senonché Paolo, il nostro ex-capitano, che la maggior parte di noi ha amato, al quale è sinceramente affezionato, oggi fa tutt’altro ed in base a quello dev’essere “giudicato”. I processi preventivi, quale che sia il responso, non hanno motivo d’essere. Perciò sì, siamo contenti, felici che Maldini abbia preso il posto che probabilmente gli spettava già da qualche anno, però calma e buon senso.

Perché parlo di proprietà e dirigenti anziché dei primi venti minuti di Cagliari? Ma perché, signori, date addosso a Gattuso quanto volete, il problema non sta lì anzitutto. Non si rimedia ai danni enormi di dieci anni di pessima gestione in tre/quattro, figurarsi in due mesi. Né questi quasi dodici mesi dell’era Gattuso bastano a riconvertire uno status quo insostenibile, dove a venire meno non è stato semplicemente un modulo, un’idea di gioco o che so io, bensì una mentalità, uno spirito, e quello non lo si recupera semplicemente cambiando il sedere di chi siede in panca.

Rino ha indubbiamente le sue “colpe”, responsabilità che gli toccano, dovute a X motivi (inesperienza? fissazioni? paura? Scegliete voi). Ma è del tutto fuori luogo limitarsi alle sue d’inottemperanze, quando in quel rettangolo verde undici e più ragazzi se la giocano. E allora cominciamo (oppure continuiamo, a seconda) a tirare le orecchie a Suso, buon giocatore che in più di un’occasione ci avrà finanche tirato fuori da situazioni imbarazzanti, solo che è sempre più evidente che la sua presenza appare ingombrante, lui che si muove per i conti suoi al di là delle logiche di gioco della squadra, chiamato (da chi?) a togliere le castagne dal fuoco ad ogni pallone che tocca.

Diciamolo che Bonaventura è un altro buon giocatore, uno che nel Milan degli ultimi anni spiccava perché attorno a lui era la desolazione, ma che i fuoriclasse sono altri, per cui non capisco la sua ostinazione nel voler toccare la palla otto volte di troppo, quando la media di riuscita delle sue giocate oggettivamente non giustifica i rischi che si prende e ci fa prendere. Scagliamoci contro Donnarumma, che in Nazionale sarà anche un campioncino, mentre da noi incassa figure francamente barbine su tiri tutt’altro che irresistibili come quello di Zielinski a Napoli (il momentaneo pareggio) e Joao Pedro ieri. Ce ne sarebbe anche per altri, ma cominciamo da questi, coccolati e vezzeggiati da troppi, e sempre meno ragionevolmente.

Non si tratta di dare colpe, di trovare capri espiatori, perché se il Milan di oggi, 17 settembre dell’anno Domini 2018, è questo, di certo non ci si può limitare all’operato di uno o più singoli. Il fenomeno è decisamente più complesso ma la ritrosia a dire le cose come stanno non è ammissibile; non lo è tanto più in quanto necessaria la presa di coscienza circa determinate fattispecie. O vi pare che Maldini e Leonardo che si chiudono negli spogliatoi alla fine del primo tempo non significhi nulla?

Col lamentarci di Gattuso, che di per sé potrebbe pure starci, stiamo continuando a fare il gioco di chi ci vuole male. Non è lui, mi spiace, il motivo per cui questo Milan in campo è così privo di carattere e personalità; o meglio, non solo lui. Va detto, è evidente, che come la scorsa stagione se ne tessero le lodi per via del lavoro al cervello e la volontà di questa squadra, adesso s’ha da essere altrettanto onesti nell’ammettere che ci sia del suo in questo Milan palleggiatore ma senza mordente. Le condizioni però sono diverse: con un altro allenatore fino a novembre 2017, questi giocatori, che in larga parte sono quelli di oggi, dimostrarono di non avere nerbo, il che, unito all’atteggiamento di Montella, dentro e fuori dal campo, fu per noi fatale. Oggi queste stesse persone sono state sottoposte ad un lavaggio di cervello (per i gattusiani, «lavata di capo»)… il punto è che si stanno dimostrando impermeabili.

Non erano scarsi dopo Napoli, non sono divenuti campioni dopo la gara interna con una Roma che non sta certo messa meglio di noi. Allora cos’è? Perché questi cali, per cui andare sotto di 2-0 ieri, come giustamente ha dichiarato Gattuso, sarebbe stato addirittura giusto? Può essere che mezza vittoria strappata al gong dia così tanta sicurezza? Ci si può adagiare fino a questo punto perché un campione, lui sì, s’inventa una palla semplice eppure difficile come l’assist a Patrick qualche secondo prima del triplice fischio?

Mi spiace, non riesco a dare colpe a Gattuso per una mentalità del genere, se non altro perché anche i suoi più ostinati detrattori debbono loro malgrado ammettere che, se c’è una cosa che manca al nostro attuale allenatore, ebbene, non è certo l’indurre a qualsivoglia calo di tensione, il prendere sottogamba anche la partita sulla carta meno ostica. Il passeggiare di Suso sul palo preso nel primo tempo da un incredibile Barella a chi o cosa è attribuibile? Non mi si venga a dire che quello non è il suo ruolo, che Suso non deve marcare o stupidaggini simili: un conto è che su quel pallone non ci arrivi, che l’avversario ti sfugga comunque… almeno provarci, però, beh, quello ti tocca, stop.

Quanto a noi che tifiamo, si sta passando da un atteggiamento al suo esatto opposto nel giro di pochi tweet o secondi reali: da un lato c’è chi minimizza ogni cosa, optando per il solito, infruttuoso «benaltrismo» («macché, il problema è ben altro, mica ‘ste stupidaggini!»); dall’altro si registra l’ingigantimento della qualsiasi, ci manca solo che la ben modesta prova di Hakan sia dovuta agli scarpini giallo Uni Posca. Se Kessié spesso e volentieri non sa cosa fare con quel benedetto oggetto sferico ricoperto di cuoio, insomma, vogliamo ammettere che, malgrado sia un gran faticatore e che probabilmente senza di lui saremmo nella melma, cioè, lo si può dire che almeno un po’ un problema lo è? Eh ma non tocca a Franck impostare, lo deve fare Biglia, ci deve pensare Romagnoli, deve “creare” (sic) Suso et cetera. Ho capito, ma se si ritrova la palla tra i piedi ‘sto ragazzo ci dovrà pur fare qualcosa o no? Anche perché di palloni ne recupera non pochi, e non sempre lo smistatore di turno si trova in zona. Che si fa allora? Speriamo in un altro assist fortuito tipo quello culminato col gol di Higuain? Un rimpallo non casuale, certo, dato che l’ivoriano va in pressione sul difensore com’è giusto che sia, e gli va dato merito, però mica per mettere Gonzalo davanti alla porta dobbiamo aspettare un servizio della Gialappa’s.

Responsabilizziamoli ‘sti ragazzi, in alcuni casi anche stroncandoli (sportivamente), velatamente sfidandoli, dicendo loro che non sono all’altezza, se del caso. Al coro dei «vota Andonio, vota Andonio», per chiudere, dico: siete sicuri, ma proprio sicuri sicuri, che Leonardo e/o la società nuova non l’abbiano avvicinato nei mesi scorsi? E se Conte avesse detto no a «questo» Milan, a questa rosa, a fronte del fatto che qualcuno gli abbia fatto chiaramente sapere che per un anno si sarebbe andati avanti grossomodo con quelli che c’erano già, poi si vedrà? Pensate sia così assurdo credere che proprio Leonardo volesse l’ex-Chelsea e che, solo dopo aver capito che per il momento non fosse possibile, Elliott abbia ripiegato su Gattuso?

Molti faranno notare che Elliott diede fiducia a Gattuso già dal primo suo comunicato. Ma ragazzi, pensate davvero che Elliott non lavori al Milan da un anno? Anche voi credete nella favola del Fondo che, preso atto dei 32 milioni mancanti, agisce in fretta e furia, quasi colto di sorpresa, e in due settimane imposta un’intera stagione, ricorso al TAS incluso? Suvvia, anche all’ingenuità c’è un limite. Siccome le condizioni sono queste e temo di avere capito quali siano le intenzioni di proprietà e dirigenza da un po’, a maggior ragione mi sembra opportuno mettere in guardia da questo tormentone, dissuadendo, per quanto possibile, dallo scaricare ogni singola colpa su Gattuso. In tutti gli ambienti l’allenatore è l’elemento più vulnerabile, fa parte del gioco, ci mancherebbe. Nel Milan che immagino io e che soprattutto vorrei, non è nemmeno contemplata l’ipotesi di un ambiente in cui s’inneggia all’esonero ogni due per tre, come fossimo una provinciale qualunque. Specie quando le attenuanti ci sono eccome, nonostante là fuori ci s’impegni a distoglierci da tutto ciò.

Cagliari-Milan

Cagliari-Milan 1-1, le pagelle: Calha spuntato, Kessie ovunque

Si è giocata Cagliari-Milan, quarta giornata di campionato

Le pagelle di Cagliari-Milan, quarta giornata di Serie A 2018/2019.

G. Donnarumma: 5,5
Mediamente attento, bene sul tiro di Pavoletti e in un paio di uscite. Peccato per il gol di Joao Pedro.

Calabria: 5,5
Troppo impreciso nell’ultimo passaggio, getta alle ortiche – e a Cragno – una marea di cross.

Musacchio: 6
Riesce a non sfigurare contro un osso duro come Pavoletti, risultando tra i migliori in campo.

Romagnoli: 6-
Si perde Pavoletti dopo pochi minuti, incertezza che purtroppo risulterà fatale nell’economia del match.

Rodriguez: 6
Molto presente nel primo tempo, perde sempre più terreno col passare dei minuti.

dall’85’ Laxalt: s.v.
Entra troppo tardi.

Kessie: 7
Gioca praticamente a tutto campo, lotta su ogni pallone e ingaggia un duello d’altri tempi con Barella. Suo il break che porta al pareggio rossonero.

Biglia: 5,5
Molto imballato, vive momenti di puro terrore nel minuti di massimo splendore del Cagliari. Con l’abbassarsi del ritmo riesce a tornare sui suoi livelli.

Bonaventura: 5
Ha sulla coscienza almeno un paio di occasioni, e in generale gioca una gara sottotono. Esce dopo poco più di un’ora.

dal 66′ Bakayoko: 5
Il suo ingresso porta gran confusione, in una situazione – e in un reparto – che viceversa necessita di gente che sappia quel che fa. Non si siamo (ancora?).

Suso: 5,5
Come Bonaventura, per buona parte della gara sbaglia quasi tutto. Meglio nella ripresa, chiude la gara con un ottimo tiro che Cragno devia in corner.

Higuain: 7
La butta dentro alla sua maniera al primo – mezzo – pallone giocabile, rischia la doppietta in altre due occasioni nonostante la penuria di rifornimenti.

Calhanoglu: 5
Altra delusione di serata, non riesce a garantire la solita dose di giocate davanti. Spuntato.

dal 73′ Castillejo: 6
Dovrebbe entrare per accendere il finale, missione riuscita a metà.

Gattuso: 6
L’inizio terribile dei sardi spaventa una squadra ancora fragile, bene la reazione ma da alcuni elementi ci si aspetta decisamente di più. E poi c’è Higuain: vedere il Pipita pascolare sbattersi alla disperata ricerca di un pallone fa male al cuore, soprattutto visto cosa è in grado di fare quando viene servito – anche non bene. C’è tanto da lavorare.

Il Meet&Greet con Higuain

Il Meet&Greet con Higuain

Martedì 11, dalle 18.00, Gonzalo incontrerà i tifosi

Avete gioito al suo acquisto, riservandogli una grande accoglienza a partire dalle visite mediche a La Madonnina. E poi Piazza Duomo, Milanello, soprattutto San Siro. Adesso, per i tifosi rossoneri, è arrivato il momento di incontrare Higuain da vicinissimo. Gonzalo, martedì 11 settembredalle 18.00, sarà il protagonista di uno speciale Meet&Greet a Casa Milan. Un appuntamento esclusivo, organizzato dal Club, per regalare ai milanisti una serata in compagnia del nostro bomber argentino.

I posti saranno limitati: presso il Milan Store e il museo Mondo Milan della sede di via Aldo Rossi, nella giornata di martedì 11, dalle 10.00 alle 18.00, verranno messi a disposizione solo ai possessori della Cuore Rossonero dei braccialetti numerati (fino a esaurimento) che dovranno essere esibiti per poter accedere alla sessione di foto e autografi.

Non mancate: vi aspettiamo!

Fonte: Casa Milan

Milan-Roma 2-1, le pagelle: Higuain decisivo, bene Biglia

Si è giocata Milan-Roma, terza giornata di campionato

Le pagelle di Milan-Roma, terza giornata di Serie A 2018/2019.

G. Donnarumma: 6
Incolpevole sui gol, temerario in uscita bassa su El Shaarawy.

Calabria: 6-
Buona prova, macchiata della respinta molle su cui si fionda Fazio in occasione del pari. Generoso come sempre.

Musacchio: 6,5
Qualche sbavatura di troppo, ma porta a casa la prestazione – complice la non eccelsa serata di Dzeko.

Romagnoli: 6,5
Attento e preciso, prova a prendersi più responsabilità in uscita di palla. Capitano.

Rodriguez: 6,5
Molto più propositivo del solito, tanto da arrivare più volte alla conclusione e servire l’assist dell’1-0. Bene anche in fase difensiva.

dal 76′ Laxalt: 6+
Riesce a dare vita a una squadra in debito d’ossigeno. Prezioso.

Kessie: 7
Domina il centrocampo, si fa trovare pronto sottoporta e in generale regge senza problemi lo scontro coi corazzieri giallorossi.

Biglia: 7
Dirige, mette ordine, picchia quando serve e regala equilibrio alla squadra. In netto miglioramento di condizione, torna punto di riferimento per i compagni. Il Biglia di Napoli sembra lontano anni luce.

Bonaventura: 6
Sempre nel vivo dell’azione, si pronone spesso ma gli manca la giocata negli ultimi metri. Spuntato.

dall’84’ Cutrone: 7,5
Entra e piazza la zampata da 3 punti in pieno recupero – al secondo pallone toccato. Inzaghesco.

Suso: 5+
Si impunta troppo, forza la giocata non riuscendo a ricamare come sa. Serata no.

Higuain: 7+
Assist vittoria e gol (annullato) a parte, regge da solo il peso dell’attacco fungendo da vero e proprio regista avanzato. Trova al volo l’intesa con Cutrone che vale la vittoria.

Calhanoglu: 6-
Al rientro dopo la squalifica, sembra quasi voler strafare. Troppo precipitoso nel voler trovare spazio, getta alle ortiche un paio di palloni che avrebbero meritato ben altra sorte.

dall’81’ Castillejo: 6+
Con Laxalt forma il binario che rivitalizza il Milan nel finale. Da rivedere.

Gattuso: 7
Vittoria caparbia dopo una gara dominata per 70 minuti: il quarto d’ora di stanca dopo l’ora di gioco rischiava di costare carissimo, per fortuna stavolta la squadra non ripete il tracollo di Napoli e nel finale riesce a portare a casa la posta grazie ai cambi dalla panchina e alla giocata del campione – cose che sono tremendamente mancate l’anno scorso.

Animali fantastici e come annullarli

Uno parte dal presupposto che grossomodo certe dinamiche oramai si conoscano, applicate a svariati ambiti, il calcio nemmeno tra i primi di questi. La faccio breve: state leggendo in questi giorni cosa si sta scrivendo preventivamente del Milan di Rino Gattuso? Non siamo in tribunale, perciò a voi l’onere della prova. Nulla di particolarmente grave o addirittura ingiurioso, giusto lo scricchiolio lieve ma incessante di una macchina che lavora, gli ingranaggi che girano.

Le facce di Gattuso dai primi di luglio fino a qualche settimana fa mica ce le dimentichiamo, per niente; la prima conferenza stampa del 9 luglio, poi, tre quarti d’ora di manifesto surrealista con un fantasma (Mirabelli) ed uno che aveva la faccia di chi per la prima volta vede i fantasmi (Gattuso). Dichiarazioni d’ordinanza, siamo a dieta, vediamo, cercheremo di capire, lo so, non lo so etc. Ma quella conferenza, in fondo, la si poteva pure guardare senza audio: bastavano i volti, in primis quella del mister, appunto. Tutto quello che c’era da dire ma che non poteva essere detto passava da lì, dal suo sguardo a tratti perso nel vuoto, le sue espressioni, l’aria cupa, il solito silenzio a fare da sfondo, solo che questa volta divenne funereo.

Ora stiamo meglio, è evidente, lo spartito è cambiato; e non saremo certo noi ad inoltrarci in dissertazioni sul futuro di questo o quello, men che meno societario, ché in ballo ci sono troppe cose, tali per cui non se ne esce dicendo «oh, ma questi sono quelli che hanno fatto fallire l’Argentina, oh!» (sic). Non è mistero, tuttavia, che da quando Mirabelli e il Milan hanno preso strade diverse, Rino ha cominciato a sperimentare qualcosa di molto simile al vuoto sotto i piedi. Vi sono teorie, d’altronde questa è l’epoca delle teorie, alcune plausibili, altre incredibili, altre ancora indicibili; ma a noi non interessano di nessun tipo, non perché, sotto sotto, non ci piaccia farci sfiorare da certe cose, ché in fondo fanno parte del «pacchetto intrattenimento». No, è che in certi casi bisogna avere un po’ di buon senso e un briciolo d’amor proprio: avete una teoria stravagante? Indagate, leggete, coltivatela… ma non spiattellatela ai quattro venti dei social, ché ve l’ammazzano nella culla, e magari fanno pure bene.

Le pressioni, però, quelle sono evidenti: a qualcuno l’idea che Gattuso riesca nell’impresa non dà pace. Non so se costoro abbiano in uggia il Milan o proprio non sopportano l’idea che questo incazzoso gallaratese di adozione alla fine la spunti. Ma non vedo il senso, o forse lo vedo ma non lo condivido, nell’insistere con questo banco di prova forzato. Cosa accada dietro le quinte non lo sappiamo, però intanto Elliott citò Gattuso già nel primo comunicato, ha insistito con lui in relazione alla campagna abbonamenti, e se anche tutto ciò rappresentasse una forma, bene, evviva, basta con la trasparenza, che al massimo è pornografia.

C’è già chi chiede la sua testa qualora tra Napoli e Roma non arrivassero non dico 2 ma addirittura 4 punti. Non scherziamo, su. Di punti alle prossime due giornate potremmo pure farne 6, ma senza condizioni, senza messaggi sibillini da parte di chi col mondo Milan non c’entra niente. A questo punto vi starete chiedendo: ma se non c’entrano nulla a noi cosa importa? Ecco appunto, nulla. Infatti è a voi che ci leggete che ci rivolgiamo, invitandovi, nel nostro piccolo, ad una cosa ed una soltanto: non cascateci. Per quello che vale, lasciate perdere gli avvelenatori di pozzi.

Qui hanno paura che, dopo aver fatto cilecca l’anno scorso, il Milan rischi davvero di risollevarsi, di tornare ad essere il Milan, dopo che l’anello è stato distrutto, Sauron sconfitto ed il re (Paolo) è tornato. Chiedo preventivamente venia se quanto sto per scrivere possa suonare vagamente paternalista, dato che non è mia intenzione, ve l’assicuro. Ma non crediate che i giocatori, che sono per lo più dei ventenni ricchi e fortunati, vivano in un’altra dimensione; non oggi, non in questa nostra epoca, per certi versi becera, per altri meravigliosa. Vi leggono, s’informano, sanno quello che gli accade attorno. Alcuni se ne sbattono, può darsi, altri però magari non hanno il pelo sullo stomaco e quando apprendono certe cose si fanno due conti e chissà quali pensieri si affacciano alle loro menti.

Prendete il possibile innesto di Musacchio al posto di Caldara: ma davvero con nemmeno un mese di preparazione alle spalle dovremmo rischiare di bruciare anzitempo un ventiquattrenne per cui fino all’altro ieri la difesa a quattro era praticamente un personaggio omerico? Contro Napoli e Roma? Così, pronti via? Ok, la conosciamo la storia che ce l’hanno venduto quanto un Bonucci, senonché i conti e le cifre non dicono tutto il resto (fermo restando che l’operazione Caldara è inconcepibile slegata da quella per Higuain, ma va bene). Abbiamo davanti una stagione e già ci dividiamo su scelte che francamente sono quasi scontate, figurarsi quando alle nostre orecchie giungeranno quelle più rischiose, davvero impopolari, specie a centrocampo, dove la parola d’ordine, almeno da qui a gennaio, sarà «creatività».

Per un anno, leggendo qualche blog e forum, mi sono chiesto: ma cosa stiamo diventando? Mi credevo che dall’altra parte di Milano e solo lì vi fossero certi personaggi, che al secondo cross a tre metri dalla traversa partono coi fischi e non ti lasciano più in pace. Qua sembra quasi vi sia già chi ha la bava alla bocca al solo pensiero di poter urlare: «VE L’AVEVO DETTO!». Sì, ce l’avevi detto… dunque? Ché non lo sappiamo a quali rischi andiamo incontro consegnando un progetto come il nostro ad un tecnico oggettivamente poco esperto, quantunque uomo di calcio a 360 gradi? O vi pare che a noi tutti siano bastati tre mesi un attimo più ordinati per dire di avere in casa il nuovo Guardiola?

Il punto è un altro: chissenefrega. Figurarsi, con tutti i demeriti e le uscite fuori luogo dopo il suo esonero, non m’interessava manco dell’affaire Montella. Capisco il desiderio di chiacchierare, animarsi su queste cose, ma un piccola iniezioncina di realismo basta e avanza per curare il male; ed il realismo dice che non solo si comincia con Gattuso seduto sulla poltrona che scotta, ma soprattutto che ogni milanista dovrebbe sperare in un esito quanto più positivo di tale esperimento, pena dover rinviare di altri 12 mesi ciò che andava cominciato non l’anno scorso, ma addirittura cinque anni fa.

Lungi da me anche solo tentare d’impedirvi il divertimento (sarebbe possibile? e a che pro, peraltro?). Discutiamo, se del caso anche alterandoci, ché negli affari di cuore s’ha da essere compresivi e un po’ elastici. Scriviamo, perculiamo facendo fondo ad ogni minuscola goccia di sarcasmo che abbiamo in corpo. Per carità, fate come volete. Ma non state lì col telefono in mano, pagina aperta su un social a caso, hashtag d’ordinanza e manine pronte a digitare. Tenetevelo quel commento. Sì proprio quello; resistete alla tentazione, anche quando assisterete a una cappellata brutta di qualche nostro giocatore, ad una mossa scellerata del nostro allenatore, al risultato di una scelta sbagliata presa da Leonardo. Resistete, vi dico, resistete. Anzi, resistiamo. Fino a gennaio almeno, il miglior tweet sarà quello che non abbiamo scritto.

Si riparte, sotto il segno del «diciannove» e «siamo a posto così»

Diciannove. Il numero del capitano della scorsa stagione, certo, ma soprattutto quello dei giocatori transitati dal Milan in un anno. Undici lo scorso anno, otto questo. Diciannove. Giustamente ci si domanda cosa vorrà dire, a prescindere dalle ovvietà, per esempio che il Milan dell’ultima gestione Berlusconi-Galliani andava rifondato, per usare un eufemismo. Di quel progetto là portiamo ancora i segni, beffardamente evidenziati proprio venerdì dall’elegante uscita di scena di tale Marchisio Claudio, un professionista che, con ancora due anni di contratto che lo legavano alla società più aziendalista d’Italia, ha preferito defilarsi e trovare fortuna altrove per quest’ultima parte della propria carriera. Che Dio l’aiuti. Da noi c’è chi altrettanto buon senso non ha avuto, nemmeno in considerazione del fatto che oggi non è nelle condizioni di dare al Milan ciò che Marchisio avrebbe forse potuto ancora dare alla sua Juve (o forse no). Diciannove, dicevamo: come l’anno in cui ci apprestiamo a entrare, nel corso quale inevitabilmente ci aspettiamo segnali forti, magari non decisivi, ma potenti.

Mesi addietro, come un disco rotto, andavo ripetendo ad amici e conoscenti che del mercato in entrata mi sarebbe interessato poco; intendiamoci, non perché non vi fosse bisogno di nuovi innesti. Il mio ragionamento verte(va) sul fatto che il Milan di oggi sta ancora scontando certe colpe del passato, e lo fa mediante la presenza in rosa di quei giocatori che, sfortunati quanto si vuole, Milanello avrebbero dovuto lasciarlo tempo addietro. So di toccare un nervo scoperto, in un senso o nell’altro, ma non posso farci alcunché se nel calcio non conta solo il calcio. Fino all’ultimo Leonardo ha provato ad accomodare soluzioni che soddisfacessero tutti, sebbene l’impressione è che in uscita a venirne fuori un po’ più ammaccata sia stata la società anziché i singoli giocatori.

Kalinic Nikola, vice-campione del Mondo senza medaglia e super campione d’Europa con medaglia annessa, se ne va ad un prezzo che a quanto pare, dicono i contabili, non ci aiuta granché ma tutto sommato nemmeno ci danneggia troppo. Bonucci Leonardo, il presente assente della scorsa stagione, emblema di una proprietà dalla consistenza analoga, andava accompagnato alla porta in ogni modo lecito, ed in fondo lo scambio alla pari con Caldara ci sta soprattutto in considerazione del fatto che si è trattato della chiave di volta per sbloccare Higuain. Gonzalo, GH9. È lui la vera bomba del nostro mercato, la seconda della serie A dopo colui per cui è stato allestito un Truman Show di dubbio gusto il giorno stesso che ha messo piede nella Penisola. Sulle spalle del centravanti argentino e del nostro splendido giovane comasco, Patrizio, l’intero peso di un attacco che come minimo deve fare meglio dell’anno scorso, obiettivo alla portata (ché se non lo fosse, davvero, meglio non pensarci). Nota a margine per Manuel Locatelli e André Silva. Per quanto riguarda il classe ’98, figlio nostro, specie alla luce di come si sono conclusi i lavori, non sarebbe stato affatto male dargli un’ultima chance – per quanto mi riguarda meritava lui molto più di altri. Quanto al portoghese, apprezzato da alcuni, detestato da molti, mi spiace: il ragazzo i numeri ce li ha, non scherziamo; forse, come dicono, non era ancora pronto per il nostro campionato, forse, ancora più probabile, deve ancora limare certe asperità caratteriali, certamente non avrebbe accettato il ruolo di terza punta, ed il suo procuratore in tutto ciò non è stato certo dalla nostra parte (e speriamo che il 9 e il 63 non prendano nemmeno un raffreddore). Pero oh, è un altro che avrei voluto vedere messo alla prova un’altra volta. Entrambi sacrificati sull’altare dei conti, ineludibili.

Sui vari Bakayoko, Laxalt e Castillejo, ultimi arrivati, mi sembra opportuno sospendere il giudizio. Si tratta di pedine da cui ci si può aspettare di tutto, meraviglie così come delusioni cocenti. Non dei fuoriclasse, certo, sebbene chi scrive coltivi un debole per Laxalt, e da tempi non sospetti – un mio caro amico, genoano, incassò i complimenti del sottoscritto due anni or sono, con un bel «è l’unico dei vostri che prenderei, mentre invece ci mandate sempre quelli sbagliati». Bakayoko viene da dodici mesi non esaltanti a fronte di una stagione al Monaco che lo aveva trasformato nel sogno proibito di chissà quanti (chissà, non ricordo), mentre di Castillejo si parla in termini di vice-Suso, laddove i pochi stralci visionati su YouTube paiono suggerirmi qualcosa di diverso. Ad ogni modo, il Milan la scorsa stagione, tra le altre cose, ha sofferto la penuria di rincalzi, in alcuni casi proprio la totale assenza. Sanno pure i custodi dei campetti di periferia che senza una buona panchina non si va da nessuna parte, sebbene Gattuso dia l’impressione di essere più Sarriano che Allegriano, per cui se si fissa con quei 13/14 vai a capire che ne sarà degli altri. Toh, guarda caso quelli siamo, non da un punto di vista strettamente numerico ma ci siamo capiti.

Siamo a quel punto del discorso che vorremmo liquidare in fretta e furia, mentre invece rimestare in certe cose può essere a suo modo terapeutico. Lo ammetto: rientro tra quelli che in Milinkovic-Savic ci ha creduto forte. Non sperato, sia chiaro… ero proprio persuaso che, in un modo o nell’altro, sarebbe stato nostro. L’incognita, da par mio, non era il FPF, la (non)potenza di Elliott o che so io. No. L’incognita era Lotito Claudio, che non a caso si è dimostrato ancora una volta terribile controparte in una qualunque trattativa, figurarsi in relazione al suo pezzo più pregiato. Ora, se di trattativa si è trattato, sì o no, non saprei: non conosco personalmente nessuno che avrebbe modo di confermare o smentire. A occhio mi pare che qualcosa di più di una semplice «consultazione» vi sia stata. Leonardo smentisce categoricamente, e a noi non rimane che prenderlo in parola. Se avessi però voluto vaneggiare, così, giusto perché non saprei come allungare il brodo, avrei scritto che per Elliott presentarsi con una trattativa così lunga ed estenuante uscendone a mani vuote avrebbe rappresentato un biglietto da visita non in linea coi loro standard, e siccome sapevano che non sarebbe stato affatto semplice, tra paletti e venditore, meglio negare sin dall’inizio, «nenti sacciu e nenti ricu», così da un lato ti fai mediaticamente rispettoso agli occhi della UEFA (che comunque sono convinto sia stata consultata ogni due per tre), dall’altro non getti discredito su una realtà consolidata, sì, ma che qui da noi si conosce poco tra i profani, e che nel calcio, in fin dei conti, specie nel nostro, è neofita. Sono convinto anch’io che 120 milioni fossero troppi, sì, ma è stato bello, anzi stupendo sperarci, e secondo me Lotito ha fatto bene a resistere: non lo perderà di certo a poco, e chi sa che non abbia già avuto specifiche rassicurazioni in tal senso.

Nondimeno, sia chiaro, quali che siano le intenzioni nel medio-lungo periodo, Elliott non è un giocatore come tutti gli altri: la sua sola presenza rischia di mettere in discussione certi equilibri consolidati, dare una scossa a un sistema che, campanilismi a parte, ne ha estremo bisogno. Finora, ed è ancora presto, lo ha fatto con discrezione, oserei dire sottobanco, riprendendo dai capelli una squadra che fra un mese il giovedì sera si sarebbe limitato a preparare l’incontro della domenica sulla lavagna tattica. E guardate che non è poco, essere stati riammessi all’Europa League intendo, sul cui peso potremmo pure discutere fino al prossimo Capodanno cinese, ma che rimane un appuntamento al quale un Milan che aspira a cose grandi non può né deve mancare. Certo, il nostro «grande» per ora ha dimensioni ridotte, quelle di una competizione liquidata da molti con l’appellativo di «coppetta». La «coppetta» in questione, tuttavia, è l’anticamera per quella che è la nostra vera abitazione, perché il Milan sarà sempre in terra straniera solo finché giocherà in casa, sul suolo patrio, dove a regnare sono storicamente altri (gli ultimi sette anni sono un’anomalia e una conferma al contempo).

È evidente che il progetto sia stato costruito attorno a lui, Gennarino Gattuso da Gallarate, e non perché sui manifesti della campagna abbonamenti campeggi il suo faccione serioso. Gli sono stati consegnati alcuni tra i giocatori che aveva già chiesto a Mirabelli, e che non a caso erano già sotto la lente (vedi Castellejo). Capisco le ragioni di chi su quella sedia ci avrebbe visto il reduce inglese, Antonio Conte, ma negare che Gattuso meritasse questa chance non si rivela discutibile solo da un punto di vista, banalmente, umano. Per natura si è tutti precari, mica ‘sta cosa l’hanno inventata gli economisti (almeno questa), perciò se a fronte di una preparazione seguita personalmente ed un gruppo seguito da principio non porterà risultati, ebbene, chi di dovere tirerà le somme. E questo è il contraltare di quanto rilevato sopra circa il «costruirgli un progetto attorno». Sarà dura, è evidente, per via del contesto, delle premesse, dei sei terzini e quasi nessuna mezz’ala. Confidiamo che le immancabili difficoltà ne enfatizzino l’indole, quella di chi, nelle ristrettezze, si esalta e aguzza l’ingegno. Che coraggio però, va detto, nel non dotarlo di questa benedetta mezz’ala dai piedi buoni, merce rara da oramai troppo tempo, e puntare su due esterni come l’uruguagio e lo spagnolo, che sulla carta non corrispondono all’identikit del nostro ricercato, uno che, tra le altre cose, la mette dentro di tanto in tanto, a doppia cifra sarebbe magnifico.

Alcuni, a tal proposito, temono un Montella-bis, il che, entro una certa misura, rappresenta un rischio calcolato, nel senso appunto di aver tenuto in considerazione che una deriva del genere sia possibile ancorché (si spera) poco probabile. Abbiamo costruito e demolito già due volte in un anno, farlo una terza comporterebbe dei rischi notevoli, lato tecnico, di gestione, umano e mettiamoci pure finanziario. Lo sappiamo noi, lo sanno coloro che adesso prendono le decisioni. Ma, come si dice dalle mie parti, questa è la fidanzata, perciò ci si rimbocchi le maniche e sotto col lavoro. Ecco, in vista di questo nuovo corso, l’ennesimo, vorrei si ripartisse da qui, dal lavoro. Gattuso è certamente un gran lavoratore, Leonardo idem, gli emissari di Elliott immagino lo stesso. Roma non è stata costruita in un giorno e, come diceva Chesterton, non era amata dai romani perché era grande, bensì fu grande perché amata dai romani.

Non avvenga per noi, dunque, ciò che dice il protagonista di Boy Meets Girl di Leos Carax: «non mi piace realizzare i miei sogni, preferisco sognarli». Il tifoso milanista negli ultimi anni è sembrato questo qui, uno la cui squadra ha tanti sogni ma che in fondo preferisce restino tali, o perché considerati irraggiungibili o perché perché perché. Siamo stati abituati bene, tanto bene che la mancata ciliegina sulla torta di un mercato che sanno per primi loro, Maldini e Leonardo, essere stato estenuante ma per certi versi incompleto, sembra essersi subito tramutata in una scusa per mandare al diavolo Sansone e tutti i filistei. Nossignore. Al diavolo ci andranno gli altri, anzi, verrà lui da loro. Il calciomercato è puro intrattenimento, quantunque da tale attività di sollazzo dipenda almeno in parte l’andamento di una stagione.

Su Twitter ho visto gente incazzarsi, molti in maniera scomposta, altri sognare, altri ancora soffrire. Ebbene, tutte queste cose qui ci restituiscono un tifoso che ancora è vivo, a cui gliene frega qualcosa. Non me la sento di scagliarmi così veementemente contro i cosiddetti insiders o chi per loro; che abbiano fomentato molti utenti con dolo o meno è affare della loro coscienza. In alcuni casi hanno però intrattenuto, alimentato il fuoco di una tifoseria che mai come in questi anni stiamo scoprendo così eterogenea, a tal punto da essere frammentata, smarrita se vogliamo. Ma a differenza di altri, non ritengo sia un male: non credo vi sia un modo e uno soltanto per tenere alla propria squadra, sebbene amore e convenienza siano concetti universali, perciò passino le fasi alterne, purché non sia ammesso il letargo, che è la morte della passione. Senza contare che ieri si è chiusa questa sessione di mercato, particolarissima poiché condotta praticamente in un mese e a fronte di una situazione piuttosto incerta. Già a gennaio, sperando di aver capito cosa ne pensa davvero la UEFA di questa nuova proprietà, magari ottenendo ‘sto benedetto Voluntary Agreement che, francamente, ci toglierebbe buona parte delle preoccupazioni; ecco, magari a queste condizioni si avrà modo di lavorare meglio. Malgrado tutto, è vero, ancora per un po’ l’extra-calcio dovrà necessariamente essere sulla bocca di tanti, non si scappa.

Quale che siano le somme di questa sessione di calciomercato, ad ogni buon conto, sappiamo già che basterà uscire dalla metro e trovarsi davanti quelle mastodontiche colonne, entrare dalla solita porta accompagnati dall’odore di salamelle arrostite, salire per le scale e poi trovarsi davanti quell’immagine lì, sempre la stessa eppure ogni volta diversa. Poi inizia la partita, la palla si muove, ventidue persone la rincorrono e tutto ciò che viene dopo. Così fino a maggio. Maggio, quando potremo finalmente affermare in maniera meno equivocabile possibile ciò che di buono e/o di cattivo è stato fatto.

Leonardo e Paolo Maldini.

Tra il saldo zero e un SMS mancato: il mercato di Leo e Paolo

La campagna acquisti del Milan si è chiusa senza Milinkovic-Savic, ma non possiamo non dirci contenti di questo mercato

Il mercato del Milan si è concluso senza il botto. Lo avevano anticipato i giornalisti più autorevoli che frequentano Casa Milan, lo aveva confermato la società e così è stato, con buona pace di insider o sedicenti tali che per settimane ci hanno bombardato di indiscrezioni su grandi colpi last minute. Il nome di Milinkovic-Savic ha infuocato la nostra estate e turbato le notti di molti di noi, ma rimarrà soltanto un sogno nel quale in tanti, chi più chi meno, abbiamo creduto e sperato, spinti dall’amore per i nostri colori e per la voglia matta di tornare a vincere. D’altronde era un colpo troppo bello (o meglio, oneroso) per essere fattibile, velleità di un agosto destinato a passare alla memoria dei tifosi come il mese dell’SMS mancato.

Ma lo scoramento per il mancato arrivo di Savic (e più in generale di una mezzala di qualità che manca da anni) non può oscurare quanto di buono è stato fatto. Perché il Milan esce dal mercato decisamente rafforzato, puntellato con logica in ogni reparto e con salvi tutti i gioielli più preziosi: gli otto acquisti totali (tre “cinesi” e cinque firmati da Leonardo-Maldini) offrono a Gattuso una rosa con maggiore qualità ed esperienza, meglio assortita e più profonda per affrontare tre competizioni. Si è detto e scritto per mesi che per la zona Champions sarebbero serviti un centrocampista completo, un ricambio sugli esterni d’attacco e un centravanti di livello: il Diavolo ha centrato tutti e tre gli obiettivi e mantenuto quasi al completo lo zoccolo duro che tanto ha fatto bene nello scorso girone di ritorno.

Tra i “nuovi” spicca per distacco Gonzalo Higuain, il bomber da 20 gol che è mancato a Montella prima e a Rino poi. Tra i primi cinque centravanti del mondo e con una fame di rivincita sulla Juventus che è sinonimo di garanzia, il Milan ha finalmente trovato nel Pipita il campione che può risolvere le partite più complicate e assicurare a fine stagione le reti necessarie per puntare alla Champions. Arrivato, peraltro, a condizioni favorevoli e in un incastro che ha permesso anche l’approdo di Caldara, il miglior sostituto possibile di Bonucci per potenziale e futuribilità: un’operazione da applausi sia dal punto di vista sportivo sia dal punto di vista economico, il cui merito va attribuito a Leonardo.

Giudizio positivo anche per gli acquisti dei “giorni del Condor”, Bakayoko, Castillejo e Laxalt: saranno utili per allungare la panchina e regalare al mister preziosissime alternative agli uomini titolari e al modulo base del 4-3-3. TB14 può giocare davanti alla difesa e da interno, permettendo un agile passaggio a una mediana a due in ottica 4-2-3-1, mentre lo spagnolo sarà un cambio all’altezza sugli esterni alti sia a destra sia a sinistra, per la gioia di Suso e Calhanoglu. L’ex Genoa, invece, sarà il jolly della fascia sinistra: potrà giocare da terzino, ma soprattutto agire da quinto di centrocampo che copre bene tutta la corsia quando Gattuso vorrà passare alla difesa a tre.

Più dubbi sul trio di parametro zero Reina-Strinic-Halilovic lasciati in eredità dal duo Fassone-Mirabelli. Pepe è un portiere di indubbie doti e carisma, ma averlo ingaggiato (peraltro a cifre blu) senza aver venduto Donnarumma è stato incauto e costringerà il Milan ad avere un parco portieri affollato e costoso; se non altro, avere al fianco uno come Reina sarà di aiuto a Gigio per riprendere la crescita interrotta nella scorsa pessima stagione. Meno controindicazioni per i due croati: Halilovic è una scommessa su cui abbiamo poco da perdere e tutto da guadagnare, mentre Strinic è una riserva dignitosa e affidabile, anche se le scarse condizioni fisiche e la presenza di altri due terzini sinistri di ruolo lo relegano ad oggi ai margini della rosa.

Altro punto importante da sottolineare nel giudizio sul mercato è che il Milan, seppur privo di paletti formali imposti dalla UEFA, si è mosso rispettando il Fair Play Finanziario, realizzando un mercato a saldo zero tra operazioni in prestito e arrivi a titolo definitivo finanziati dalle cessioni (su tutte Kalinic, Locatelli, André Silva e Bacca). E senza cedere nessun pezzo pregiato a eccezione del fu capitano Bonucci, desideroso di tornare alla Juventus: un plus indiscusso sull’operato della dirigenza, costretta peraltro a pianificare e realizzare tutto il lavoro nella miseria di tre settimane.

Insomma: il mercato di Leonardo, in attesa del giudizio del campo, è promosso. La rosa non è priva di lacune (pesa la mancanza di un centrocampista di qualità, ma chissà che Calha non possa sbocciare anche da interno), ma gli acquisti sono stati mirati per risolvere le maggior urgenze e la squadra ha nel complesso una propria logica. E guai a dimenticare il nostro recentissimo passato: appena un mese fa il Milan cinese aveva una proprietà fantasma, era fuori dall’Europa e a serio rischio default. Elliott ha riportato a Casa Milan stabilità economica e societaria, oltre che credibilità, competenza e senso di appartenenza nella dirigenza: elementi necessari perché un club raggiunga successi sportivi, anche più di un colpo da 100 milioni. Godiamoci una campagna acquisti oculata e chirurgica, ma soprattutto una società finalmente da Milan.

Leonardo.

UFFICIALE: il mercato del Milan in entrata è chiuso

Castillejo e Laxalt altri innesti della nuova era del Club. Definite le cessioni di Carlos Bacca e Gianluca Lapadula

AC Milan comunica di aver acquisito a titolo definitivo dal Villarreal CF il diritto alle prestazioni sportive dell’attaccante Samuel Castillejo Azuaga (“Samu”) e di aver acquisito a titolo definitivo dal Genoa CFC il diritto alle prestazioni sportive del centrocampista Diego Sebastian Laxalt Suárez(“Diego”).

Nato il 18 gennaio 1995 a Malaga, Samu è cresciuto calcisticamente nel settore giovanile della sua città. Nella prima stagione da professionista, a 19 anni, ha collezionato 34 presenze in Liga. Nel giugno 2015 approda al Villarreal, dove ha stabilmente fatto parte della formazione titolare.

Nato il 7 febbraio 1993 a Montevideo, Diego ha fatto il suo esordio in Serie A nel 2013 con la maglia del Bologna proprio contro il Milan. Vanta ad oggi 130 presenze nel nostro campionato tra Genoa, Bologna e Empoli. Ha recentemente disputato il Mondiale con l’Uruguay arrivando fino ai quarti di finale.

Con l’arrivo di Bakayoko, Castillejo e Laxalt, AC Milan termina le operazioni in entrata di questa sessione estiva di mercato.

Il Club comunica la contestuale cessione a titolo definitivo dell’attaccante Carlos Arturo Bacca Ahumada al Villarreal CF e dell’attaccante Gianluca Lapadula, sempre a titolo definitivo, al Genoa CFC. Il Club desidera ringraziare entrambi i giocatori per la professionalità dimostrata, augurando loro le migliori soddisfazioni sportive.

Diego e Samu verranno presentati alla stampa oggi, venerdì 17 agosto, alle 15:00 CET a Casa Milan, contestualmente alla presentazione di Tiémoué Bakayoko. Le loro prime parole in rossonero saranno trasmesse in diretta sul Club Channel “Milan TV” e in “live streaming” su Facebook.com/acmilan (in lingua italiana) e su Youtube.com/acmilan (lingua inglese). 

Fonte: AC Milan

Sergej Milinkovic-Savic.

Sì, il Milan ci ha provato davvero per Milinkovic-Savic

Sky Sport parla apertamente di un interesse e di un tentativo fatto dal Milan per Milinkovic-Savic. Il punto a -24 ore dalla fine del mercato

Sergej Milinkovic-Savic è il sogno di tutti i tifosi del Milan, ma a meno di clamorose novità nelle prossime 24 ore sarà destinato a rimanere tale. Non è un mistero che alla dirigenza rossonera SMS piaccia parecchio e nelle ultime settimane indiscrezioni hanno parlato di seri tentativi per strapparlo alla Lazio e regalare a Gattuso un altro campione oltre a Higuain. Ma al momento non sembrano esserci i margini perché il serbo arrivi a Milano.

Sky Sport non ha mai creduto possibile questo trasferimento né accreditato il Milan alla corsa a Milinkovic-Savic, ma oggi, per la prima volta, ha parlato di un interesse vero e reale, con il Diavolo che ha provato concretamente a vestirlo di rossonero. Al momento, però, non risultano trattative in corso e a un giorno dal gong finale del calciomercato la considerano un’operazione difficile da mettere a segno. Niente è escluso a priori nel mercato, ma il giudizio è che difficilmente lo si vedrà lontano dalla Lazio e lo stesso Simone Inzaghi è convinto che potrà contare su di lui nella prossima stagione.

Per Sergej al Milan, secondo Di Marzio e colleghi, non sarebbe un problema di margini economici, bensì del poco tempo a disposizione che non permetterebbe né al Milan di concludere una trattativa così complicata né alla Lazio di trovare un sostituto. In un giorno non sembrano esserci le condizioni per chiudere un colpo di questa portata. SMS sì o SMS no? Ancora 24 ore e lo capiremo definitivamente.

Diego Laxalt.

Milan, accordo col Genoa per Laxalt

Rossoneri a un passo da Diego Laxalt: c’è l’intesa economica col Genoa

Il Milan è a un passo da Diego Laxalt. Il club rossonero ha accelerato per l’uruguaiano e avrebbe trovato un accordo economico con il Genoa: trasferimento a titolo definitivo per 14 milioni più 4 di bonus – riferisce Sky Sport -, di cui 11 arriveranno subito dal riscatto del cartellino di Lapadula da parte del Grifone. Domattina può arrivare la fumata bianca.

Laxalt vicinissimo a vestire la maglia del Milan, ma non dovrebbe sostituire nessun terzino attualmente a disposizione di Gattuso: il nativo di Montevideo dovrebbe arrivare per sopperire all’assenza di Strinic, ancora ai box dopo il rientro dalle vacanze causa problemi fisici. Per Ricardo Rodriguez, invece, non ci sono offerte concrete sul tavolo e resterà rossonero.

Leonardo e Paolo Maldini.

Il Milan non ha finito: Leonardo e Maldini lavorano a un ultimo colpo in entrata

Sky Sport svela i piani rossoneri: la dirigenza vuol mettere a segno un altro acquisto

Dopo Bakayoko sta arrivando Castillejo, ma non è ancora finita. Mancano tre giorni alla chiusura del mercato estivo e il Milan continua a lavorare, sia sulle uscite per qualche esubero della rosa (Gabriel, Mauri e Montolivo per fare qualche nome) sia soprattutto un ultimo colpo in entrata da regalare a Gattuso allo scadere delle trattative.

A svelare i piani di Casa Milan è Sky Sport: Leonardo e Maldini stanno pianificando un colpo di coda last minute, tanto che la sede in via Aldo Rossi viene descritta in fermento. Il profilo del giocatore su cui si sta operando è ancora top secret, ma non si tratterebbe di un big da 70 milioni e sarebbe dunque esclusa l’ipotesi Milinkovic-Savic: nelle prossime ore sono attese novità.

Samu Castillejo.

Milan, ecco l’esterno: si punta a Castillejo

Individuato in Castillejo l’ala da inserire nella rosa: fatta la prima offerta al Villarreal

Dopo Bakayoko, il Milan punta a chiudere un altro colpo e regalare a Gattuso l’esterno d’attacco di cui ha bisogno.  L’idea di Leonardo – scrive Gianluca Di Marzio – sarebbe quella di puntare su Samu Castillejo, ala classe ’95 del Villarreal: la prima offerta rossonera è un prestito con obbligo di riscatto per 18 milioni più il cartellino di Bacca, già al Submarino Amarillo la scorsa stagione.

Una proposta che però non è piaciuta al Villarreal: gli iberici vogliono 25 milioni cash per liberare il proprio esterno, senza l’inserimento del Peluca che pure è un giocatore di loro interesse e per il quale continuano a trattarne l’acquisto. Condizioni che il Milan non è disposto a soddisfare, ma la dirigenza non demorde e spera di sbloccare l’affare.

Manuel Locatelli.

Locatelli torna in vendita: il Milan tratta col Sassuolo

Colloqui Leonardo-Carnevali per la cessione di Manuel: la formula e le cifre

Manuel Locatelli torna ad avere la valigia in mano. A un passo dall’addio a luglio con la dirigenza Fassone-Mirabelli, poi tolto dal mercato con l’inizio del nuovo corso Elliott, sembrava destinato a restare in rossonero, ma le ultime mosse di mercato a centrocampo hanno ravvivato con forza la pista cessione. L’acquirente è sempre il Sassuolo, vicinissimo a prelevarlo non più tardi di un mese fa.

La volontà di Locatelli era emersa con chiarezza già nelle scorse settimane: vuole giocare di più e al Milan è troppo chiuso. Oggi da Biglia, il titolare davanti alla difesa, e domani probabilmente anche da Bakayoko, rossonero in pectore che può giocare in tutti i ruoli della mediana. Ecco perché il Sassuolo torna a essere più di un’ipotesi: in Emilia troverebbe spazi, un ambiente ottimale per crescere e un allenatore (De Zerbi) che sarebbe pronto a piazzarlo al centro del proprio progetto tecnico. Il massimo per un giovane che dopo tanta panchina vuole giocarsi le proprie carte in Serie A.

Milan e Sassuolo trattano per trovare una soluzione: si lavora per un trasferimento a titolo definitivo con diritto di recompra, ma nonostante un incontro avvenuto nel pomeriggio a Casa Milan tra Leonardo e il d.g. neroverde Carnevali non è arrivata la fumata bianca. Le parti sono ancora distanti sulla valutazione: le indiscrezioni di luglio parlavano per Locatelli di un’intesa per 12 milioni più 2 di bonus. Ma è tutto da rifare.

Paolo Maldini e Leonardo.

Casa Milan, giornata di incontri per Maldini e Leonardo: da Bakayoko alle uscite

Il punto sulle trattative rossonere: caldo Bakayoko, discussioni con Antonelli e José Mauri

Giornata intensa a Casa Milan. Nella sede rossonera, infatti, si sono susseguiti incontri di mercato per tutto il corso del pomeriggio: per primo si è presentato il fratello-manager di Bakayoko, nome rovente per la mediana di Gattuso, poi è stato il turno dei procuratori Antonelli (era presente anche il giocatore) e José Mauri.

Sul fronte Bakayoko si registrano passi avanti positivi. Maldini e Leonardo lavorano per acquisire il francese in prestito con diritto di riscatto fissato tra i 30 e i 35 milioni di euro – aggiorna Gianluca Di Marzio: la trattativa prosegue spedita, anche se manca l’intesa definitiva col Chelsea sia sulla formula sia sullo stipendio del giocatore che essendo estremamente alto (6,5 a stagione) dovrebbe essere diviso tra i due club.

Nessuna novità sostanziale, al momento, per Antonelli e José Mauri, anche se entrambi sono con la valigia in mano e potrebbero lasciare il Milan già nei prossimi giorni. Per il difensore ci sono le piste Genoa ed Empoli, ma lo stipendio elevato è un ostacolo ancora tutto da superare.

Tiemoué Bakayoko.

Milan, incontro Maldini, Leonardo e fratello-manager di Bakayoko

Sprint per Bakayoko: a Casa Milan si prova a chiudere per il centrocampista 

 Il Milan accelera forte per Tiemoué Bakayoko. Dopo le indiscrezioni di ieri, Leonardo e Maldini sono passati all’attacco: in questo momento – informa MilanNews.it – è in corso un incontro a Casa Milan tra i due dirigenti rossoneri e il fratello-manager del giocatore.

Le parti stanno trattando per limare gli ultimi dettagli del contratto e trovare l’intesa economica: il suo stipendio è di 6,5 milioni a stagione e il Chelsea lo pagò 40 milioni appena dodici mesi fa, il Diavolo proverà a prenderlo in prestito con diritto di riscatto.

Gordon e Paul Singer

È arrivato Gordon Singer: prima Milanello, poi Casa Milan

Con la visita a Milanello è cominciata la giornata di full immersion rossonera di Gordon Singer, che assieme al padre Paul guida il fondo statunitense Elliott, nuovo proprietario del club dopo il default del cinese Li Yonghong. Lo hanno accolto nel centro sportivo il presidente del Milan Paolo Scaroni e Leonardo, direttore generale dell’area tecnico-sportiva.

Il programma di Gordon Singer prevede in seguito una visita a Casa Milan, dove alle 16.30 verrà presentato alla stampa Paolo Maldini, tornato dopo 9 anni a far parte della società rossonera come Direttore sviluppo strategico area sport. In serata il manager, a capo dell’ufficio londinese di Elliott, dovrebbe incontrare anche l’allenatore Rino Gattuso, di ritorno nel pomeriggio in Italia con la squadra dopo la tournée statunitense.

Fonte: ANSA

"Una bandiera si vede quando il vento soffia forte": Paolo Maldini torna al Milan

UFFICIALE: Paolo Maldini torna al Milan

Ora è ufficiale: Paolo Maldini è finalmente tornato a casa

La notizia dell’anno è ufficiale: Paolo Maldini torna al Milan. I rossoneri riabbracciano la propria leggenda dopo nove anni, quando l’ex capitano giocò la sua ultima partita da professionista e lasciò il club in cui ha trascorso tutta la carriera. Voluto da Paul Singer in persona, Maldini entra a far parte della dirigenza: ricoprirà il ruolo di Direttore Sviluppo Strategico Area Sport.

Ecco il comunicato ufficiale del Milan:

Il nuovo corso di AC Milan è ulteriormente rafforzato dalla nomina di Paolo Maldini a nuovo Direttore Sviluppo Strategico Area Sport. Paolo è una leggenda vivente nella storia rossonera per la sua eccezionale classe, per il talento, la leadership, la lealtà, e il suo record di successi, senza pari. Tali qualità giocheranno un ruolo determinante per far tornare il Milan alla grandezza che merita.

Il cognome “Maldini” tocca il cuore di tutti i milanisti, simbolo di una dinastia di dedizione e successo. La gloriosa storia della famiglia Maldini iniziò con l’indimenticabile Cesare, padre di Paolo, capitano della squadra che vinse la prima Coppa dei Campioni nel 1963. La forza dei Maldini è testimoniata dalla storica maglia rossonera numero 3, che è stata ritirata, e in futuro potrà essere indossata solo da altri Maldini.

La storia di Paolo nel Milan non ha eguali. Ha debuttato in serie A  a soli 16 anni, il 20 gennaio 1985. Nel corso della sua carriera da difensore, Paolo ha vinto 26 trofei: 7 campionati nazionali; 1 Coppa Italia; 5 Supercoppeitaliane; 5 UEFA Champions League (giocando in 8 finali, un record che condivide con Francisco Gento); 5 Supercoppe europee; 2 Coppe Intercontinentali e 1 Coppa del Mondo per Club. Paolo si è ritirato alla fine della stagione 2008/09 e dopo 25 anni gloriosi in maglia rossonera, con 648 presenze in serie A, record assoluto, e 419 partite con la fascia da capitano.

Paolo Scaroni, Presidente di AC Milan, ha dichiarato: “Non ci sono parole per descrivere ciò che Paolo Maldini rappresenta per il Milan. E’ stato un privilegio vederlo giocare e vincere innumerevoli trofei in campo. Sono felice e onorato di lavorare con lui in questo suo nuovo ruolo. La leadership e l’esperienza di Paolo saranno di grande beneficio per il Club, così come la sua passione e la sua energia. La nomina di oggi è un ulteriore segno dell’impegno di Elliott per costruire una solida base per un successo a lungo termine. Non sarà facile e ci vorrà del tempo, ma abbiamo obiettivi ambiziosi e l’arrivo di Paolo è un passo importante verso il ritorno al grande Milan”.

Bentornato a casa, Paolo <3

Paolo Maldini, ex capitano del Milan e della Nazionale italiana

Maldini vicinissimo al ritorno al Milan: ufficialità in giornata?

La leggenda Paolo Maldini pronto ad entrare nella dirigenza

Paolo Maldini è a un passo dal ritorno al Milan. L’ex capitano sarebbe vicinissimo ad entrare nella nuova dirigenza rossonera: l’annuncio e l’ufficialità potrebbero arrivare addirittura in giornata. È ancora da stabilire il ruolo che andrebbe a ricoprire – riferisce Sky Sport –, ma secondo le ultime indiscrezioni dovrebbe diventare il nuovo vicepresidente esecutivo.

Gonzalo Higuain in Piazza Duomo

L’esordio di Higuain sarà per tutti: Real Madrid-Milan verrà trasmessa in chiaro

L’amichevole dell’11 agosto tra Milan e Real Madrid verrà trasmessa da Canale 5

Annuncio che farà felice tutti i tifosi rossoneri sparsi per il Belpaese. L‘amichevole dell’11 agosto tra Real Madrid e Milan verrà trasmessa in diretta e in chiaro da Canale 5: ad annunciarlo è stata la stessa Mediaset tramite i propri canali. Con ogni probabilità, il Trofeo Bernabeu sarà l’occasione per i neoarrivati Higuain e Caldara di esordire in rossonero: la “prima” del Pipita sarà visibile per tutti. Il match si disputerà alle ore 21 allo Stadio Santiago Bernabeu di Madrid.

Gonzalo Higuain riceve l'affetto dei tifosi milanisti in Piazza Duomo

Straordinariamente, meravigliosamente, incredibilmente Higuain

Il sogno è realtà: Higuain è il simbolo di un Milan che torna a essere Milan. Ora tocca a Rino, ma anche a noi tifosi

Abbiamo un attaccante da Milan. Ci è mancato sei anni e, abituati a campioni come van Basten, Weah, Shevchenko, Inzaghi e Ibrahimovic, abbiamo sofferto. Un centravanti sempre presente all’appello, deus ex machina in pomeriggi e serate complicate, capace di segnare ovunque e comunque e di far fibrillare San Siro solo a sentirne il nome. Finalmente, con Higuain, torniamo a vantarlo. Ed è più di un grande giocatore che indossa la maglia rossonera: è un passo importante verso il ritorno del Milan alla sua “normalità” dopo anni di vacche magre e di gestioni societarie tra il grottesco e il tragicomico. Perché se un qualunque “9” di livello sposta (lui per davvero, ndr) gli equilibri e permette il salto di qualità, con il Pipita ci siamo assicurati uno dei top d’Europa, da fare invidia a tanti club che si giocheranno piazzamenti importanti nella prossima Champions. Abbiamo preso il meglio che offrisse il mercato e lo spessore sportivo e “politico” di queste settimane targate Elliott parlano chiaro: il Milan sta tornando.

Un anno fa Higuain sarebbe stato solo un sogno, oggi è una realtà fin troppo bella per sembrare vera. Chi meglio del top scorer dell’ultimo lustro di A può risolvere il  nostro problema del bomber e farlo diventare in un sol momento un punto di forza, in un periodo di apparenti ristrettezze economiche e di ansie per i paletti UEFA? Nessuno. Ha tutto: potenza, tecnica, precisione, freddezza, garra, esperienza e mentalità vincente. Basta un’occhiata distratta a qualche clip dei gol delle ultime stagioni tra Napoli e Juve: nel repertorio ha tutti i colpi a cui una punta ambisce. Oltre al notevole plus di interpretare ad altissimo livello il ruolo del centravanti moderno, sia killer nei 16 metri sia capace di giocate di qualità con i compagni e per la squadra: normalità per alcune squadre, notevole salto di categoria per chi in questi anni ha avuto o uno (Bacca e Cutrone) o l’altro (Kalinic).

Ma come tutte le trattative, anche quella per Higuain può avere dei contro. Al Milan non dovrebbe faticare a segnare i 15-20 gol che gli si chiedono per la Champions, ma dovrà riuscire in un’altra missione altrettanto importante: caricarsi la responsabilità del gruppo in campo e nello spogliatoio. E lui, goleador completo che sa anche giocare a pallone, non è mai stato il trascinatore caratteriale delle sue squadre. A Real, Juve e Argentina era uno dei tanti campioni, mentre a Napoli è stato “solo” uno straordinario leader tecnico: qui dovrà dimostrare di avere spalle larghe per sostenere il peso pure i tanti compagni giovani. I timori sul fisico, invece, sono stati spazzati via. Gonzalo si è presentato tirato a lucido come non mai e non fatichiamo a pensare che abbia inciso l’essere stato “scaricato” dalla Juve come un giocatore qualsiasi. Il campione, se toccato nell’orgoglio, sa trovare motivazioni ed energie insospettabili. Saremo noi a goderci la sua rivincita.

Imbeccare e rifornire il bomber di razza sarà compito sia dei nostri uomini di qualità  (Calhanoglu, Suso, Bonaventura, in attesa di altri rinforzi dal mercato tra centrocampo ed esterni alti) sia di Gattuso (o chi per lui…), chiamato a confermare lo scorso girone ottimo anche nel gioco. Saranno all’altezza della situazione? Higuain arriva da esperienze diverse: nel Napoli di Sarri, da terminale unico di una perfetta macchina da reti, ha trovato una continuità oltreumana e battuto ogni record, mentre nella Juve di Allegri ha giocato più basso e limitato, senza replicare i picchi partenopei né trovando feeling col mister, finendo addirittura in discussione nonostante siano stati suoi i gol decisivi per lo Scudetto a San Paolo, Franchi e San Siro.

Due contesti agli antipodi che fotografano Higuain: un campionissimo che per diventare devastante deve giocare con l’entusiasmo e con la convinzione della sua importanza per la squadra. Il feeling con Leonardo (cioè con la società) è altissimo e si è toccato con mano nella presentazione, ma sarà necessario trovare la chimica anche con compagni e allenatore affinché scocchi la scintilla giusta pure in campo. Con i tifosi e con l’ambiente, invece, è stato amore a prima vista: il Pipita è apparso raggiante per l’accoglienza da Re anche oltre le dichiarazioni di rito, sinceramente emozionato di arrivare in un club glorioso come il Milan. Coccoliamolo, esaltiamolo e amiamolo come solo noi milanisti sappiamo fare con i campioni: riavremo finalmente un degno erede dei nostri grandi centravanti.

UFFICIALE: Higuain e Caldara sono rossoneri

Gonzalo Higuain e Mattia Caldara: due tasselli della nuova era del Milan

AC Milan comunica di aver acquisito dalla Juventus FC il diritto alle prestazioni sportive dei calciatori Gonzalo Higuain e Mattia Caldara. Gonzalo e Mattia sono due importanti tasselli della nuova era del Club.

Gonzalo Higuain approda all’AC Milan con la formula del prestito oneroso fino al 30 giugno 2019 con diritto di riscatto. Mattia Caldara arriva a titolo definitivo, nell’ambito dell’operazione di scambio alla pari con Leonardo Bonucci, che torna alla Juventus. Il difensore 24enne ha siglato un contratto che lo lega all’AC Milan fino al 30 giugno 2023.

Il Club dedicherà l’intera giornata di domani alla presentazione alla stampa e ai tifosi dei due nuovi arrivati, secondo il seguente programma:

Al mattino, test fisici a Milanello, con lo staff di MilanLab;
h 12.00, visita al Museo Mondo Milan e al Casa Milan Store;
h 14.00, conferenza stampa di presentazione;
h 16.30, TV/photo set e saluto ai tifosi in Piazza del Duomo, terrazza “Giacomo Arengario”.

La conferenza stampa di presentazione si terrà alle 14.00 a Casa Milan, in via Aldo Rossi 8, con diretta televisiva sul Club Channel “Milan TV”, “live streaming” in lingua italiana su Facebook/acmilan e in lingua inglese su YouTube/acmilan.

Fonte: AC Milan

Gonzalo Higuain

Milan, fissate le visite mediche di Higuain e Caldara

Le visite mediche, poi l’ufficialità per Higuain e Caldara al Milan

Gonzalo Higuain e Mattia Caldara sono pronti a legarsi ufficialmente ai colori rossoneri. Trovati gli accordi tra club e giocatori, il Pipita e l’ex Atalanta sosterranno domattina le visite mediche di rito alla clinica “La Madonnina” di Milano: se non ci saranno intoppi firmeranno i contratti che li legheranno al Diavolo e diventeranno a tutti gli effetti nuovi giocatori del Milan. Grandi aspettative attorno all’argentino, atteso alle ore 8.

È FATTA: HIGUAIN È DEL MILAN

Trovata l’intesa tra Milan, Juve e Higuain: il Pipita è rossonero!

È FATTA: Gonzalo Higuain è virtualmente un nuovo giocatore del Milan. Il trasferimento sarà ufficiale solo dopo le visite mediche di rito, ma le parti hanno raggiunto ed è ciò che più conta: i rossoneri prelevano l’argentino dalla Juventus in prestito con diritto di riscatto, mentre il giocatore firmerà un contratto di durata quadriennale.

E ORA POSSIAMO ANDARE CON L’INNO!

https://youtube.com/watch?v=GwtmSdNSpUM
Gonzalo Higuain

Higuain-Milan, ancora niente fumata bianca: tutti i nodi da sciogliere

Non è ancora arrivata l’intesa definitiva per il passaggio in rossonero di Higuain (e lo scambio Bonucci-Caldara): questione di soldi, ma non solo

Un’altra giornata di incontri e trattative non ha portato all’attesa fumata bianca per il trasferimento al Milan di Gonzalo Higuain. Il Pipita, la Juventus e i rossoneri non hanno ancora trovato la quadra definitiva sia sulle cifre che il giocatore dovrà percepire a Milano sia per i soldi che vorrebbe avere dalla Vecchia Signora come buonuscita. Le parti – scrive Gianluca Di Marzio – si fermeranno qualche ora, poi riprenderanno a trattare per superare i problemi e trovare gli accordi che ancora mancano.

Ma quali sono i punti di discordia tra Higuain e il Milan e tra lo stesso argentino e la Juve? La formula del prestito oneroso (a 18 milioni) con diritto di riscatto (a 36) continua a non esaltare l’ex Napoli, ma Leonardo va avanti a lavorare per fargli capire che si tratta solo di un espediente contabile in quanto così il trasferimento graverebbe su due bilanci (2018 e 2019) e permetterebbe al Milan di presentarsi davanti alla UEFA con dei conti migliori. Dubbi “sportivi” non ce ne sono: Gonzalo sarebbe il numero 9, la stella e l’uomo copertina del nuovo corso rossonero.

Più complessa è la questione relativa all’ingaggio. Il Pipita percepisce in bianconero uno stipendio da 7,5 milioni netti a stagione per tre anni e non ha alcuna intenzione di dare sforbiciate; al contrario, vorrebbe un leggero aumento per “accettare” un club che non gioca la Champions League. Il Milan, dal canto suo, offre un contratto più lungo (quattro anni) ma a cifre più basse (attorno ai 6 milioni): ecco il perché del tentativo di Nicolas Higuain, fratello e agente del bomber, di ottenere la differenza (4,5 milioni) dalla Juve sotto forma di buonuscita. Per ora, senza successo. La trattativa non è ancora chiusa, mancano: la sensazione – chiosa sempre Di Marzio – è che tutte le parti dovranno fare uno sforzo per chiudere e fare il passo decisivo per lo scambio Bonucci-Caldara.

Adrien Rabiot

Milan, per il centrocampo spunta Rabiot: contatti con la mamma-agente

Leonardo si muove anche per la mezzala: due giorni fa  il contatto con Adrien Rabiot

Higuain e Caldara sono in rampa di lancio, con il Milan pronto alla chiusura finale della trattativa imbastita con la Juventus, ma Leonardo non è intenzionato a fermarsi qui. Dal mercato dovrà arrivare anche una mezzala e il nome nuovo – ha twittato Guglielmo Mastroianniè quello di Adrien Rabiot, per il quale Leo ha avuto contatti due giorni fa con la mamma-agente. Il centrocampista francese è in scadenza di contratto col PSG al 30 giugno 2019.

Gonzalo Higuain

Higuain verso il “sì”: oggi si definisce l’intesa. Fatta per Bonucci-Caldara

È il giorno decisivo per il trasferimento al Milan di Gonzalo Higuain e per il maxi scambio Bonucci-Caldara

Dopo l’incontro fiume in nottata a Casa Milan tra Leonardo e Nicolas Higuain, oggi è tutto pronto per la chiusura definitiva delle trattativa tra i rossoneri e il Pipita: l’argentino dovrebbe vestire la maglia rossonera così come Mattia Caldara, mentre Bonucci tornerà a Torino appena un anno dopo il clamoroso trasferimento al Diavolo.

Le distanze tra le parti, in particolare tra Milan e Higuain, sembrano essere state appianate nel vertice di quasi quattro ore tra la dirigenza e l’entourage: oggi la Juve incontrerà a Milano tutte le parti in causa – informa Gianluca Di Marzio – e definirà i dettagli dell’intesa totale. Gonzalo ha accettato la formula del prestito oneroso per 18 milioni con diritto di riscatto a 36, mentre lo scambio tra Bonucci e Caldara sarà puro: la valutazione di entrambi è di 40 milioni.

Gustavo Gomez e M'Baye Niang, insieme al Milan nella stagione 2016/2017

Gustavo Gomez, trattativa avanzata col Palmeiras

Il difensore vicino all’addio al Milan: può partire già domani in direzione San Paolo

È in fase avanzata l’uscita di Gustavo Gomez dal Milan. Il difensore è a un passo dal Palmeiras: il club brasiliano – riporta Gianluca Di Marzio – lavora per un prestito oneroso da 1,5 milioni di euro con obbligo di riscatto a 4,5/5 milioni legato al raggiungimento di un numero di presenze. Gomez è a Milano con gli intermediari dell’operazione, mentre l’agente è a San Paolo a definire l’operazione: il paraguaiano può partire già domani.

Gonzalo Higuain

Higuain, ore decisive per il futuro: incontra il Milan, si può chiudere

Vertice tra i fratelli Higuain e la dirigenza bianconera, poi incontro con Leonardo: sono ore caldissime

È arrivato il giorno di Gonzalo Higuain. Il Pipita, rientrato dalle vacanze insieme al fratello-agente Nicolas, è tornato ad allenarsi da oggi con la Juve, ma potrebbe essere solo una toccata con fuga: già oggi i due Higuain hanno incontrato la dirigenza bianconera e fatto il punto sul futuro. È noto che i bianconeri vogliano liberarsi dell’argentino, che però ha puntato a stabilire le condizioni di uscita prima di trattare con altri club.

Tra Chelsea e Nicolas – informa Gianluca Di Marzio – non ci sono stati contatti, mentre è da segnalare un interesse del Borussia Dortmund (che però convince poco giocatore e procuratore). Disponibilità che invece c’è per il Milan, anche se sono da valutare le condizioni economiche e progettuali: i rapporti tra Leonardo e i fratelli Higuain è buono da anni e a brevissimo ci sarà un incontro tra le parti, forse con anche il Pipita. Se arrivasse un accordo, ci sarebbe il via libera anche allo scambio Bonucci-Caldara, subordinato al buon esito della trattativa per l’ex Napoli.

Cosa servirà a Leonardo per convincere il nativo di Brest ad accettare la corte rossonera? Sicuramente uno stipendio in linea con quello garantito dalla Juve (ha ancora tre anni di contratto a 7,5 milioni netti a stagione), ma soprattutto la certezza di un ruolo centrale e di primissimo piano nel progetto milanista: sarà necessario fare accettare a Higuain un trasferimento teoricamente in prestito con diritto di riscatto, ma nei fatti a titolo definitivo in quanto escamotage contabile per splittare il pagamento in due anni, con una prima “rata” da 20 milioni e il riscatto tra dodici mesi per altri 35.