Le scelte di Montella e Fink con le formazioni ufficiali di Milan-Austria Vienna
Meno un’ora al fischio d’inizio di Milan-Austria Vienna, 5° giornata del girone di Europa League, decisiva per staccare il pass per i sedicesimi di finale del torneo. Confermate le indicazioni della vigilia, con Montella che inizierà il match senza Bonaventura e con i rientri dal 1′ di Biglia e Calhanoglu. In attacco out Suso e in panchina Kalinic: il Milan si affida al tandem Cutrone-André Silva.
Ecco le formazioni ufficiali:
Milan (3-5-2): G. Donnarumma; Musacchio, Bonucci, Zapata; Borini, Kessie, Biglia, Calhanoglu, Rodriguez; Cutrone, André Silva. All.: Montella.
Austria Vienna (4-2-3-1): Pentz; De Paula, Borkovic, Kadiri, Salamon; Serbest, Holzhauser; Prokop, Alhassan, Pires; Monschein. All.: Fink.
Giornata speciale a Casa Milan. Nel quartier generale della società al Portello è venuto a fare visita Kakà. L’ex fuoriclasse milanista, accolto da tanti tifosi giunti per l’occasione nella sede rossonera, ha visitato la sala coppe e ha incontrato per la prima volta Fassone e Mirabelli, facendo la conoscenza della nuova dirigenza. Nel corso della visita a Casa Milan, Kakà ha rilasciato un’intervista ai microfoni di Milan TV, di cui di seguito è riportato qualche stralcio:
“È un momento molto speciale essere qui e tornare a vedere tutto questo dopo tre anni. Mi sono rimasti solo bei ricordi.Sono sempre “rimasto” al Milan e lo rimarrò per sempre. Da lontano ho sempre seguito e guardato le partite, anche perché avendo ad Orlando Nocerino parlavamo spesso delle partite e di come andava. Il Milan è rimasto e mi rimarrà sempre nel cuore.
La MLS è stata un’esperienza molto bella a livello personale. Giocare lì e iniziare questo progetto, è stata un’esperienza molto bella. L’ultimo giorno, coi miei figli lì in campo, anche perché potrebbe esser la mia ultima partita da professionista, è stata speciale, delicata ed emozionante. Bello, sono contento. Non ho ancora dato l’addio al calcio perché volevo prendermi tempo su cosa fare dopo“. Chissà che per Ricky non possa profilarsi un secondo ritorno al Milan: un’ipotesi già emersa di recente.
Out Romagnoli e Suso (infortunio), riposo per Jack e Kalinic. La probabile formazione rossonera verso Milan-Austria Vienna
Una vittoria per qualificarsi ufficialmente ai sedicesimi di Europa League. E per potersi concentrare al meglio, già da venerdì, sulla delicata e importante rincorsa in campionato: ecco che Milan-Austria Vienna può essere la partita decisiva dell’intero girone rossonero. Ritrovare i tre punti dopo i due pareggi con l’AEK permetterebbe a Bonucci e compagni di tuffarsi completamente nella Serie A, dove il Diavolo è atteso da un finale di girone di andata sulla carta in discesa in cui fare filotto di punti diventa un obbligo: affrontarlo con la testa libera dall’Europa League sarebbe sicuramente un vantaggio.
Per Montella, la sfida tra Milan e Austra Vienna sarà importante per blindare la qualificazione e ipotecare la pratica europea. Tuttavia a San Siro mancheranno diversi titolari nel 3-5-2: Romagnoli e Suso su tutti, assenti certi per infortunio, ma anche Kalinic (normale turnover in favore di Cutrone e André Silva) e probabilmente pure Bonaventura, già a riposo dopo il ritorno in campo nella gara di Napoli. Con Rodriguez verso il tornare dal 1′ nel ruolo di esterno mancino di centrocampo e Borini sulla corsia opposta, spazio davanti a Gigio Donnarumma a un trio inedito Zapata-Bonucci-Musacchio. Novità anche in mediana, dove agirà Kessie-Biglia-Calhanoglu: uomini chiamati a dare una volta per tutte risposte convincenti. Davanti, infine, come accennato avrà minuti iltandem Cutrone-André Silva.
Ecco dunque il probabile undici rossonero verso Milan-Austria Vienna, 5° giornata del girone di Europa League:
Milan (3-5-2): G. Donnarumma; Zapata, Bonucci, Musacchio; Borini, Kessie, Biglia, Calhanoglu, Rodriguez; Cutrone, André Silva.
La lista dei convocati rossoneri verso Milan-Austria Vienna
È di 20 uomini la lista dei convocati di Montella in vista di Milan-Austria Vienna, 5° giornata del girone di Europa League in programma domani sera a San Siro. Diversi assenti per infortuni e acciacchi: l’Aeroplanino dovrà rinunciare ad Abate, Calabria, Romagnoli e Suso, tutti alle prese con problemi fisici più o meno gravi. Nel mirino c’è la gara di domenica contro il Torino, verso la quale si conta di recuperare gran parte degli esclusi.
Di seguito la lista completa:
Portieri: A. Donnarumma, G. Donnarumma, Storari; Difensori: Antonelli, Bonucci, Gomez, Musacchio, Rodriguez, Zapata; Centrocampisti: Biglia, Bonaventura, Borini, Calhanoglu, Gabbia, Kessie, Locatelli, Montolivo; Attaccanti: Cutrone, Kalinic, André Silva.
L’ex presidente del Milan, Silvio Berlusconi, è tornato parlare via social di calcio e dei colori rossoneri.
Sulla cessione del Milan: “Fininvest si è affidata ad advisor, studi legali e banche di livello internazionale. Gli acquirenti cinesi hanno sempre rispettato puntualmente gli impegni presi e un fondo importante come Elliott ha ritenuto di poter garantire loro un prestito rilevantissimo”.
Per cedere il Milan, Fininvest si è affidata ad advisor, studi legali e banche di livello internazionale. Gli acquirenti cinesi hanno sempre rispettato puntualmente gli impegni presi e un fondo importante come Elliott ha ritenuto di poter garantire loro un prestito rilevantissimo
Su Ancelotti e sul rilancio del calcio italiano: “Ancelotti è un tecnico talmente bravo e al quale voglio così bene, che lo considero adatto a qualsiasi compito. Per il calcio italiano non c’è una ricetta magica. Occorre un lungo e paziente lavoro per ricostruire, partendo dai vivai, dalla valorizzazione dei giovani”.
Sull’Italia: “Non può permettersi di rimanere a lungo ai margini del grande calcio. Una nazionale vincente sarebbe un formidabile veicolo di promozione del made in Italy, del turismo, della moda, del sistema Italia nel suo complesso”.
TV8 trasmetterà in diretta la partita di Europa League Milan-Austria Vienna, in programma giovedì alle 21.05
Ottime notizie per tutti i tifosi rossoneri in vista di Milan-Austria Vienna. Il match valido per la 5° giornata del girone di Europa League sarà infatti trasmesso in diretta e in chiaro su TV8, oltre che come di consueto sulla piattaforma satellitare di Sky Sport: basterà sintonizzarsi sul canale 8 del digitale terrestre o connettersi al sito internet dell’emittente per seguire live (o in streaming) l’impegno europeo di Bonucci e compagni.
La partita è in calendario a San Siro per giovedì 23 novembre: il collegamento pre partita inizierà alle 20.30, mentre il fischio d’inizio è atteso alle 21.05.
Il 19 novembre 1993 nasce Suso, l’uomo in più dei rossoneri
Jesús Joaquín Fernández Sáez de la Torre. Per tutti, più semplicemente, Suso. Talento imprescindibile per il Milan guidato da Vincenzo Montella, con un sinistro telecomandato e inesorabile come pochi altri calciatori in circolazione, deus ex machina rossonero delle ultime due stagioni. Nasce nel Sud della Spagna, a Cadice, il 19 novembre 1993, muovendo i primi passi nel calcio proprio nella squadra della sua città. Poi, a 17 anni, l’occasione della vita: il Liverpool.
Suso trascorre due anni nel settore giovanile dei Reds, poi esordisce con i “grandi”. Qualche presenza tra Premier, coppe nazionali ed Europa League, ma senza impressionare. Così il ritorno in prestito nella Liga, all’Almeria, dove trova continuità: in 33 partite segna 3 reti e mette in mostra le proprie doti. Il bis al Liverpool nell’estate 2014, però, è disastroso: appena una presenza in coppa di lega, il contratto in scadenza e un allenatore (Rodgers) che non crede in lui. Andare via è l’opzione obbligata.
Chiusa una porta, come si suol dire, si apre un portone. Per il ragazzo andaluso la stazione successiva dopo Liverpool è un’altra ricca di fascino e storia: la Milano rossonera del Milan. Arriva in sordina, tra l’indifferenza dei tifosi e la freddezza degli addetti ai lavori, senza riuscire a trovare spazi. In amichevole e in allenamento mostra dei colpi, ma con Inzaghi prima e Mihajlovic poi non riesce a imporsi. Serve un altro passaggio intermedio, come ad Almeria.
Suso dunque fa un altro “scalo” in prestito, al Genoa. Arrivando alla corte dell’allenatore che gli cambierà la carriera: Gian Piero Gasperini. Fiducia, minuti e un contesto tattico favorevole fanno definitivamente esplodere il suo talento: in metà stagione gioca 19 partite e senza ben 6 gol, contribuendo in maniera decisiva all’ottimo campionato dei liguri. Ma soprattutto, sbocciando definitivamente grazie al lavoro con Gasperini: sei mesi lo trasformano da inespresso a calciatore “vero” e decisivo anche in Serie A.
Dopo Genova, nuovamente Milan. Stavolta, rispetto al flop di Liverpool, è un successo. Montella ritaglia a Suso un ruolo importante nel suo 4-3-3, lui lo ripaga immediatamente con prestazioni di altissimo livello: lo spagnolo è l’uomo in più dell’attacco milanista, il talento a cui aggrapparsi nei momenti difficili e in cui sperare per una giocata decisiva. Una seconda metà di stagione di (fisiologico) calo non mette ombra a una prima parte d’annata straordinaria, dove Suso gioca e segna con continuità: su tutti una meravigliosa doppietta nel derby contro l’Inter. La stagione 2016-2017 lo consacra definitivamente, “regalandogli” anche il primo titolo della carriera: la Supercoppa italiana di Doha.
Lo stravolgimento della rosa di Fassone e Mirabelli coinvolge tanti calciatori del primo Milan di Montella, non confermati o ceduti per fare spazio ai “nuovi”, ma non il ragazzo di Cadice. La rivoluzione post closing e un rinnovo che tarda ad arrivare sembrano poterlo mettere incredibilmente in discussione, ma dirigenza e mister lo blindano nei fatti con un contratto sino al 2022 e con un ruolo da protagonista in campo. Oggi, nonostante i milioni spesi, è ancora il giocatore più decisivo della rosa.Tanto da guadagnarsi la Nazionale spagnola: “strappare” un biglietto per i Mondiali sarà difficile, ma Suso ci proverà. Andando avanti così, nulla è impossibile.
Si è giocata Napoli-Milan, anticipo serale della tredicesima giornata di campionato.
Le pagelle di Napoli-Milan, tredicesima giornata di Serie A 2017/2018.
Donnarumma: 6+
Molto bravo su Hamsik e Callejon, forse poteva fare qualcosa in più sul primo gol di Insigne.
Musacchio: 5,5
Insigne è un osso troppo duro e quando è in serata fa quel che vuole, lui cerca di opporsi come può.
Bonucci: 6
Qualche piccola indecisione di reparto, ma l’intesa coi compagni sembra crescere. Tenta l’eurogol da distanza siderale, senza fortuna.
Romagnoli: 6,5
Il più positivo dei tre, Callejon non è in serata ma da quella parte oggi non si passa. Il gol nel finale, bello ma inutile, è la ciliegina sulla torta della sua prestazione.
Borini: 5
Decisamente spaesato, viene preso spesso in mezzo andando in difficoltà. La solita imprecisione davanti.
dal 77′ Abate: s.v.
Entra quando Borini finisce la birra.
Kessié: 5,5
Troppo confusionario, passa la serata a lottare. Più con se stesso che con gli avversari.
Locatelli: 6
Schierato a sorpresa qualche metro più avanti del solito, non delude ma non incide come potrebbe.
Montolivo: 6+
Parte molto bene, si spegne alla distanza. Completamente in apnea nel finale, per poco non combina la frittata.
dall’85’ Biglia: s.v.
Incommentabile la punizione che sparacchia malamente nel finale di partita.
Bonaventura: 5
Anche lui come Borini soffre contro i suoi omologhi partenopei. La fascia non è il suo posto.
Suso: 5
Il Milan nel primo tempo fatica a rendersi pericoloso, le uniche due palle create sono sue iniziative personali. Lascia il campo per una botta.
dal 45+3′ André Silva: 5,5
Entra per l’acciaccato Suso, anche lui finisce come Kalinic a mendicare un’occasione degna di questo nome.
Kalinic: 5-
Non ha palloni giocabili, vero, ma non riesce a metterci del suo. Novanta minuti di nulla.
Montella: 5,5
Il Napoli al San Paolo è una macchina da guerra, il Milan tiene bene il campo e anche dopo il doppio svantaggio non si scompone. Però, purtroppo, il risultato non mente: la squadra continua a faticare tremendamente a creare occasioni da gol, e le poche volte che riesce a rendersi pericolosa non concretizza quasi mai. La sconfitta era preventivabile, quello che infastidisce è il modo.
Le parole di Donnarumma nel pre partita del match tra Napoli e Milan
Così Gigio Donnarumma a pochi minuti dal fischio d’inizio di Napoli-Milan:
“Vogliamo dare una svolta anche nelle partite importanti, stasera abbiamo la possibilità di farlo in uno stadio difficilissimo contro una grande squadra. Abbiamo preparato bene la partita e speriamo di fare una grande gara.
Le parole di Buffon su di me? Lo ringrazio sempre per le parole nei miei confronti – ha dichiarato Donnarumma jr. a Sky Sport – sarà sempre il numero uno e irraggiungibile. Mi caricano i paragoni con lui, ma ho molto da lavorare e sarà sempre lui il numero uno.
Per chi tifa stasera la mia famiglia tra Napoli e Milan? Metà e metà, ma penso che stasera farà il tifo per me”.
Meno di un’ora al fischio d’inizio di Napoli-Milan, partita valida per la 13° giornata di Serie A. Confermate le indicazioni della vigilia tra i rossoneri, con Montella che vara un inedito 3-5-1-1 con un centrocampista in più (Locatelli) e un esterno in meno (Rodriguez). In panchina Biglia, non al 100%, torna in campo Bonaventura dopo l’infortunio muscolare che lo ha tenuto ai box nelle ultime settimane.
Di seguito le formazioni ufficiali della gara del San Paolo tra Napoli e Milan:
Napoli (4-3-3): Reina; Hysaj, Albiol, Koulibaly, Mario Rui; Allan, Hamsik, Jorginho; Insigne, Mertens, Callejon. All.: Sarri.
Milan (3-5-1-1): G. Donnarumma; Musacchio, Bonucci, Romagnoli; Borini, Kessie, Locatelli, Montolivo, Bonaventura; Suso; Kalinic. All.: Montella.
Cambio di modulo per Montella in vista della gara del San Paolo. La probabile formazione rossonera verso Napoli-Milan
Con Napoli-Milan sarà un rientro dalla sosta tutt’altro che morbido per Bonucci e compagni, chiamati in questa 13° giornata di Serie A alla trasferta più complicata e impegnativa della stagione. Andare al San Paolo non sarà facile per nessuno, tanto meno per una squadra nuova e tutta in costruzione come il Diavolo. Che, per l’occasione, è pronto a indossare l’ennesimo “vestito” inedito della stagione. Montella pare intenzionato a un notevole cambio rispetto alla struttura base di calciatori e moduli visti nelle ultime settimane, una mossa con lo scopo di contenere il più possibile la formidabile armata di Sarri.
Le scelte del mister sono tutt’altro che definitive, pronte a mutare nelle prossime 24 ore, ma l’indiscrezione c’è: l’Aeroplanino pensa di rinforzare il centrocampo con un uomo in più, sacrificando un esterno e decentrando Bonaventura sull’out sinistro. Difficile definire il modulo di riferimento (4-4-1-1 o 3-5-1-1?), ma in sostanza sarebbe un Milan con i tre centrali Musacchio-Bonucci-Romagnoli, mediana formata da Kessie, Locatelli e Montolivo, fasce presidiate da Borini e Jack (più o meno alti a seconda delle fasi di gioco) e Suso alle spalle di Kalinic, con lo spagnolo destinato a partire comunque da destra per accentrarsi sul suo mancino. In porta, ovviamente, Donnarumma jr.: per lo stabiese Gigio sarà (quasi) un ritorno a casa, così come per il cisternese Montella.
A Napoli con coraggio e concentrazione, e non senza quel pizzico di incoscienza necessaria per coltivare l’ambizione di fare risultato. Montella sogna il riscatto proprio nell’ultimo big match del girone d’andata, vero e proprio tallone d’Achille di questo Milan di inizio stagione, con un undici che, se confermato, sarebbe sorprendente e inaspettato. Con Calhanoglu e Calabria ai box per infortunio e Biglia non in grado di giocare 90′, a fare le spese di queste scelte di formazione rispetto alle ultime gare sarebbero gli esterni Abate e Ricardo Rodriguez. E, ovviamente, gli attaccanti di scorta Cutrone e André Silva: sacrificate dal modulo con una sola punta, ma pronte a subentrare a gara in corso.
Di seguito il probabile undici rossonero verso Napoli-Milan, gara valida per la 13° giornata di campionato:
Milan (3-5-1-1): G. Donnarumma; Musacchio, Bonucci, Romagnoli; Borini, Kessie, Locatelli, Montolivo, Bonaventura; Suso; Kalinic.
Domani si gioca Napoli-Milan: l’elenco dei convocati rossoneri
Vincenzo Montella ha reso pubblica la lista dei convocati per Napoli-Milan, match valevole per la 13° giornata di Serie A in calendario domani sera al San Paolo. Da segnalare le assenze di Calhanoglu e Calabria, così come gli annunciati ritorni in gruppo di Bonaventura e Biglia. L’argentino, non al top, dovrebbe però partire in panchina: Montolivo è in pole per una maglia da titolare.
Di seguito l’elenco completo dei 22 convocati rossoneri verso il Napoli:
Portieri: A. Donnarumma, G. Donnarumma, Storari; Difensori: Abate, Antonelli, Bonucci, Musacchio, Rodriguez, Romagnoli, Zapata; Centrocampisti: Biglia, Bonaventura, Borini, Gabbia, Kessie, Locatelli, Mauri, Montolivo; Attaccanti: Cutrone, Kalinic, André Silva, Suso.
Le parole di Andrea Conti sull’infortunio, sul Milan, sul calcio italiano e molto altro
Andrea Conti, terzino del Milan attualmente ai box a causa della rottura del crociato del ginocchio sinistro, ha rilasciato un’intervista sulle colonne deLa Gazzetta dello Sport.
Sull’infortunio e la successiva operazione: “I primi 15 giorni dopo l’operazione sono stati molto difficili. Mi chiedevano riposo, io passavo dal letto al divano, poi la notte non dormivo. Ho provato il dolore maggiore nei primi tre minuti. C’è stato un passaggio in profondità, io ho provato a intercettarlo e ho avuto la sensazione che il ginocchio uscisse e rientrasse, molto veloce. Un dolore incredibile, poi mi è passato anche se per 15 giorni ho fatto colazione con l’antidolorifico per il male alla coscia. Mi hanno preso il tendine da lì, era come avere uno strappo”.
Sulla sua giornata tipo: “Vado a Milanello al mattino: dalle 9.30 sono sul lettino. Poi alterniamo il lavoro con i pesi sulla forza al lavoro metabolico, con cyclette o vogatore. Ho imparato che il riposo conta tanto, quindi al pomeriggio metto il ghiaccio e basta. Restano ore per la PlayStation? Lasciamo stare. Non ho ancora la connessione: niente PlayStation e niente Netflix”.
Sul suo ritorno in campo: “Mi hanno detto che tornerò a marzo, ma dipende da come reagirà il ginocchio. Qualche giorno fa ho corricchiato, è stata una liberazione, anche se dopo 5 minuti non ce la facevo più. Con la palla ancora niente, giusto qualche palleggio. Ancora capace? Mah, non è che fossi un fenomeno anche prima…”.
Sul suo stato nei mesi successivi al ko: “Io ho sempre avuto la sensazione di essere un ragazzo forte, prima dell’operazione ho capito che è vero. Certo, mi manca il campo: a 23 anni capisci che giocare è la cosa più bella. Per il resto, sono sempre io. Testardo, tranquillo, spero umile, legato alle nipotine e alla famiglia. È una famiglia bianconera e anche io da piccolo ero juventino, non mi vergogno. Ora tifiamo tutti Milan, anche se ho un bassotto che si chiama Arturo per Vidal”.
Sul fallimento dell’Italia, già fuori dal Mondiale: “Io ero sicurissimo che ci saremmo qualificati. Sicuro sicuro sicuro. Si parla di frizioni tra squadra e allenatore ma io, per le poche volte che ho fatto parte del gruppo, non ho visto problemi. Erano tutti amici”.
Sul calcio italiano in crisi: “Siamo forti, un’ottima squadra con ottimi giovani. Romagnoli, Rugani, Donnarumma, Caldara, Spinazzola, Gagliardini, Bernardeschi, Chiesa. Poi Belotti, Immobile e Verratti. C’è tanto per ripartire”.
Sulle squadre B: “Non so se servano, però so che i giovani devono giocare, fare esperienza sbagliando. Io sono andato in Lega Pro, ora mi chiedo: che senso ha passare dalla Primavera alla Serie A per fare panchina?”.
Su Di Biagio: “Forse stato forse il primo a credere in me. All’inizio all’Atalanta non giocavo, ma lui mi convocava. Anche dopo l’Europeo Under 21, cinque mesi fa, l’ho chiamato per ringraziarlo. Se è una buona idea averlo come traghettatore? Con i giovani ci sa fare. Per me sarebbe perfetto, ma aspettiamo e vediamo che decide la Federazione”.
Sul provino fatto da ragazzino con il Milan: “Giocavo a Valmadrera, mi hanno contattato Inter, Milan e Atalanta. Ho fatto subito il provino con il Milan ma non mi piacevano l’ambiente, le persone. Mio papà ha scelto l’Atalanta ed è andata bene. Mi hanno seguito come uomo prima che calciatore, a Bergamo chiedono anche le pagelle, cercano i giocatori negli oratori”.
Sull’arrivo al Milan: “Ero appena arrivato al mare, stavo ritirando i bagagli e mi hanno chiamato: ‘Devi tornare’. Qui ho trovato un grande club con grandissima organizzazione. La concorrenza di Napoli, Chelsea e Inter? Il mio agente mi ha detto qualcosa sul Napoli, con il Chelsea c’è stato qualcosa ma la vera alternativa era l’Inter. L’interesse del Milan è stato nettamente maggiore e ho deciso: mi piaceva l’idea del nuovo ciclo”.
Sulla stagione rossonera: “Il Milan verrà fuori, sicuro. Servirà tempo ma andremo in Champions League. Juve e Napoli sono davanti, l’Inter è molto preparata, poi ci sono Roma e Lazio. Ce la giochiamo con loro. L’Atalanta? Magari non ripeterà il quarto posto, però farà un ottimo campionato. A Gasperini sarò grato a vita. Mai lavorato come con lui: dopo l’allenamento dovevo dormire un’ora… Domenica sera ci sarà Inter-Atalanta, fratelli contro: tifo per Caldara o per Gagliardini? Per Caldara, ovviamente”.
Lucas Biglia lontano dal 100%: probabile panchina al San Paolo. Ci sarà invece Bonaventura
Se Bonaventura è ormai pienamente recuperato e arruolabile verso Napoli-Milan di sabato, per Lucas Biglia ci vorrà ancora un po’ di pazienza. Il tendine rotuleo infiammato, che ha costretto l’argentino a saltare le ultime due gare prima della sosta contro AEK e Sassuolo, continua a dare fastidio: il riposo preventivo e il lavoro specifico portato avanti nelle ultime settimane non ha ancora portato a una guarigione piena e completa, con il regista che oggi ha lavorato in gruppoma che ha terminato la seduta d’allenamento a Milanello dolorante al ginocchio.
Biglia, dunque, non è ancora pronto e al 100%. Montella e lo staff medico non dovrebbero forzare il rientro in campo, seppur in una gara difficile e importante come quella del San Paolo: l’ex Lazio è orientato a sedere in panchina. Il suo posto in mediana al fianco di Kessie sarà preso da Montolivo. Ci sarà, invece, Bonaventura: la lesione al bicipite femorale della coscia sinistra è rimarginata e Jack è pronto a tornare in campo. Probabilmente già da titolare, insieme a Suso alle spalle di Kalinic: a farne le spese sarebbe Calhanoglu.
E alla fine è arrivata l’Apocalisse Italia. Sportiva, ovviamente, ma di Apocalisse si tratta per un paese che vive di calcio come il nostro. Buffon e compagni non parteciperanno alla prossima edizione dei Mondiali, a 60 anni di distanza dall’ultima volta. Nel 1958 non andammo in Svezia (ironia del caso, proprio il paese che ha mandato a casa gli azzurri), a giugno mancheremo nella competizione iridata in programma in Russia. Tantissimi i motivi sia strutturali che contingenti che hanno portato al disastro della nostra Nazionale, ma chi pagherà per primo (e sicuramente, come sempre) sarà l’allenatore: Giampiero Ventura.
Nonostante la mancata presa di posizione nella conferenza post Italia-Svezia (“Dovrò prima parlare con la federazione”, il commento del c.t.), l’epilogo è scontato e incontrovertibile: Ventura non sarà più il selezionatore della Nazionale. E se c’è invece incertezza sul futuro del presidente Tavecchio, il quale tuttavia non pare intenzionato a presentare le proprie dimissioni, c’è molta più chiarezza sul profilo ricercato. Non c’è il nome definitivo, ma il solco è tracciato: sarà un allenatore top, di appeal, palmarès ed esperienza, un uomo che possa dare un’impronta decisa per rialzare il movimento all’indomani del disastro azzurro, nel momento più basso della storia della Nazionale.
Ripartire dopo l’Apocalisse Italia: l’erede di Ventura sarà un campione della panchina
Dopo Ventura, dunque, un tecnico di respiro internazionale e di carisma indiscusso che possa ricostruire dalle ceneri e avviare un nuovo corso. I nomi ad oggi sono quattro: Allegri, Ancelotti, Conte e Mancini. Ben tre sono sotto contratto (e dunque impossibilitati ad arrivare subito), ma Tavecchio è fiducioso di pescare in questo lotto il futuro allenatore della Nazionale. L’idea sarebbe quella di ricalcare quanto fatto nel 2014 proprio con Conte:tornare a offrire un ingaggio importante (4 netti a stagione) con l’aiuto economico di uno sponsor. E nel frattempo arrivare sino all’estate con un traghettatore come Gigi Di Biagio.
Chi, nel poker di nomi al vaglio della Federazione, è il favorito per il post Apocalisse Italia? Difficilissimo fare previsioni adesso. Ancelotti è l’unico libero subito, ma vorrebbe lavorare con i club ancora qualche anno; Conte è ai ferri corti col Chelsea e tornerebbe al volo in Italia, però soffre la mancanza del lavoro quotidiano con il gruppo; Allegri e la Juventus potrebbero separarsi consensualmente a fine stagione, anche se molto dipenderà dai risultati; Mancini è fresco di arrivo allo Zenit, ma vacillerebbe all’ipotesi di prendere in mano la Nazionale. In ogni caso, a prescindere dal nome, servirà un allenatore di indubbie capacità e con una personalità fuori dal comune. Doti che Ventura, seppur professionista serio e rispettabile, non ha dimostrato di avere a sufficienza.
Paolo Maldini, ex capitano di Milan e Nazionale italiana, leggenda del calcio mondiale, ha rilasciato un’intervista ai microfoni di Sky Sport. In particolare, Maldini ha parlato di un suo ipotetico rientro nel mondo del pallone:
“Tutti si domandano perché non sia nel mondo del calcio, ma è anche una mia scelta. Ho sempre guardato alla vita con una visione più ampia rispetto al calcio visto come allenamento e partita e ho la possibilità di scegliermi il futuro.
Qualora ci fossero le condizioni ideali potrei tornare nel calcio. Naturalmente – ha dichiarato Maldini – la mia destinazione sarebbe una scelta solo tra Milan e Nazionale italiana“. L’ex numero 3 è stato corteggiato dalla nuova proprietà cinese, ma per bocca dello stesso Paolo non c’erano le condizioni per rientrare in rossonero.
Milanista doc e senatore in un periodo difficile della nostra storia: la storia di Ignazio Abate
Né fuoriclasse né campione, ma un professionista esemplare e un milanista sino al midollo. Questo è Ignazio Abate, senatore dell’attuale gruppo rossonero, nonché il calciatore di più lunga militanza presente nella rosa di Montella, tra i pochissimi rimasti a incarnare un milanismo vero e autentico.
Nato il 12 novembre 1986 a Sant’Agata de’ Goti ma cresciuto nel Settore Giovanile del Milan, figlio dell’ex portiere Beniamino, Igna si affaccia subito alla prima squadra nel 2003, esordendo in Coppa Italia e in Champions League. Sono però spezzoni e niente di più: la squadra è una corazzata e non c’è posto per un 17enne promettente, sì, ma non fenomenale.
Inizia così una lunga gavetta in provincia, tra alti e bassi, sino alla stagione di Torino. Non è un’annata eccezionale, ma gli vale la chance al Milan. Stavolta, tornare per restare. È il 2009 e per il Diavolo è un anno di drastico ridimensionamento: via Ancelotti, Maldini e Kakà, dentro pochi acquisti non blasonati. Tra questi c’è anche Abate. Arrivato da ala, ma destinato a far carriera più “indietro”: Leonardo lo arretra per necessità da terzino destro e Igna convince, prendendosi definitivamente la scena la stagione successiva con Allegri.
L’affermazione da “2”, lo Scudetto, la Nazionale: Igna esplode definitivamente
Il 2010 segna il ritorno in bello stile del Milan. Gli arrivi last minute di Ibrahimovic e Robinho candidano i rossoneri come favoriti allo Scudetto. Che a maggio, puntualmente, arriva: il 18° Tricolore della storia, il primo (e finora unico) della carriera di Abate. Igna si ritaglia uno spazio enorme in quel successo: è titolare fisso nell’undici tipo da esterno destro della linea a quattro, uomo importante per la gamba e la corsa che riesce a offrire. Guadagnandosi anche la Nazionale, con cui disputa EURO 2012 e i Mondiali brasiliani. È poco incisivo nell’ultimo passaggio, ma riesce comunque a lasciare la propria firma: è nella memoria di tutti il suo assist per il 2-0 di Pato nel derby contro l’Inter, decisivo in quell’aprile per la volata Scudetto.
In agosto arriva anche la Supercoppa italia, poi il buio. Il Milan manca il bis Scudetto e nell’estate 2012 si ridimensiona fortemente con gli addii del nucleo storico di Ancelotti e le cessioni di Ibra e Thiago Silva. Ignazio Abate assume sempre più un ruolo di leadership all’interno dello spogliatoio, tra i “capitani” di un gruppo qualitativamente lontano da quelli degli anni precedenti. Se il primo anno, col terzo posto e la Champions, è sostanzialmente trionfale, le stagioni successive sono magrissime di soddisfazioni: il Diavolo manca l’Europa per tre anni consecutivi, cambia almeno un allenatore all’anno e non riesce a ritrovarsi.
Per Abate, così come per la squadra, sono stagioni senza soddisfazioni. Resta uno dei leader della squadra (indossa in qualche circostanza anche la fascia di capitano) e ha spazi importanti in campo, seppur intervallati da qualche problema fisico, ma la penuria di risultati pesa. Prima, però, della stagione 2016/2017. Per il Milan arriva una rivincita a sorpresa, a Doha, nella finale di Supercoppa italiana contro la Juve: la bacheca torna a riempirsi dopo cinque anni e Igna alza per la prima volta un trofeo da capitano, data l’assenza in campo di Montolivo. È una liberazione dopo anni di sofferenza.
Oggi il numero 20 è ancora al Milan, sempre tra i “vecchi” del gruppo. L’arrivo dell’agognato closing e la rivoluzione di Fassone-Mirabelli porta undici acquisti e tanti (annunciati) leader tecnici e caratteriali, ma Ignazio Abate resta un punto di riferimento nonostante un glaucoma, superato alla grande dopo mesi di cure lontano dal campo, e una titolarità perduta. Una dimostrazione: la fascia indossata nell’ultimo Milan-Juventus di campionato. Montella rivede le gerarchie di inizio anno e torna a includere i senatori ante closing, prima poco considerati in favore dei nuovi arrivati. Non è Tassotti né Cafu (e forse nemmeno Andrea Conti, il suo erede designato), ma è un vero cuore rossonero. E chi lotta per la nostra maglia sarà stimato e ricordato per sempre.
È sempre calciomercato anche per Massimiliano Mirabelli. Il direttore sportivo del Milan continua a scandagliare i campionati europei alla ricerca di talenti, sfruttando anche la “tranquillità” della sosta delle Nazionali per visionare giocatori impegnati con le proprie selezioni.
Il d.s. Mirabelli ha visionato più gare: due partite del Belgio, l’amichevole della Nazionale maggiore contro il Messico e il match dell’Under 21 contro Cipro (qualificazioni agli Europei di categoria), ma anche Giappone-Brasile disputatasi a Lille. Osservati tanti calciatori, in cima alla lista c’è Leander Dendoncker: centrocampista dell’Anderlecht, classe ’95, tra i prospetti più interessanti del calcio belga.
Lavoro di scouting e di osservazione, per Mirabelli, anche se il Milan non ha in programma acquisti in vista del mercato di gennaio. A meno di infortuni gravi o cambi di programma, il Diavolo non ha in canna nessun colpo nella sessione invernale di trattative: Montella continuerà a lavorare per integrare al meglio gli 11 arrivi dell’estate. Eccetto, però, eventuali occasioni che offrirà il mercato.
Serata di grazia per Kalinic-Rodriguez e più in generale per i rossoneri impegnati con le proprie Nazionali. La prima giornata dei playoff europei di qualificazione ai Mondiali, infatti, ha visto affermarsi sia la Croazia di Kalinic sia la Svizzera di Ricardo Rodriguez, con entrambi protagonisti assoluti dei match.
L’ex Fiorentina ha dato la propria impronta alla partita contro la Grecia in appena 19′, procurandosi il rigore del vantaggio croato e segnando il 2-0 con un bella girata di tacco in area piccola (la Croazia arrotonderà poi sino al 4-1), mentre l’elvetico è risultato il match winner di giornata grazie a un rigore realizzato che ha consentito agli uomini di Petkovic di vincere 1-0 sul campo dell’Irlanda del Nord.
Dopo Kalinic-Rodriguez, stasera è tempo di altri milanisti in giro per il mondo con le proprie selezioni. Su tutti, ovviamente, gli italiani Bonucci e Gigio Donnarumma, impegnati nella delicata trasferta in Svezia: gli azzurri si giocano il pass per Russia 2018 nel doppio confronto con gli scandinavi.Oggi a Solna, lunedì a San Siro: l’Italia deve vincere per conquistare il Mondiale.
Zlatan Ibrahimovic presenta Italia-Svezia.È tempo di playoff Mondiali e Sky Sport ha voluto intervistare un opinionista d’eccezione come il gigante di Malmo, anello di congiunzione perfetto tra i due mondi che si giocheranno un posto al Mondiale di Russia: perché leggenda del calcio svedese, ma ovviamente anche perché con un passato glorioso in Italia tra le fila di Juventus, Inter e Milan, dove in due anni ha vinto uno Scudetto e una Supercoppa italiana.
Il primo pensiero dopo il playoff: Ibrahimovic presenta Italia-Svezia: “Il mio primo pensiero è stato che quelle tra Svezia e Italia saranno due belle partite. Difficili per entrambe le squadre, che ovviamente hanno una grande voglia di andare al Mondiale. La Svezia farà di tutto per passare, l’Italia uguale, ma la cosa più importante è che saranno due grandi partite, due finali praticamente. Non sarà facile per nessuno, vedremo cosa succede”.
Su cosa aspettarsi da una Svezia senza Ibrahimovic: “Ora che non sono più in Nazionale secondo me la Svezia gioca con molta meno pressione. La gente ora si aspetta meno, quando c’ero invece io tutti si aspettavano che potessimo vincere il Mondiale o l’Europeo. Questa è l’impressione che ho, anche dalle cose che sento dire da fuori, dai media, dagli addetti ai tifosi. Le reazioni, ora che non ci sono io, sono nettamente diverse. Per questo giocheranno senza pressione, senza nulla da perdere”.
Sulle parole di Florenzi secondo cui è più facile giocare contro una Nazionale senza Ibrahimovic: “Se devo ascoltare il mio ego devo risponderti che ovviamente con me in campo la Svezia sarebbe più forte. Ma questa squadra finora anche senza di me ha fatto un gran lavoro, conquistando un secondo posto in un girone complicato e ottenendo la possibilità di giocare questo playoff”.
Scatta l’ora dei playoff per Russia 2018: Ibrahimovic presenta Italia-Svezia
Se esiste un nuovo Zlatan nella Svezia: “Non so, ma credo sia difficile. La forza di questa Nazionale in ogni caso è il gruppo, il collettivo e come ti ho detto la possibilità di giocare con meno pressione, proprio perché io non ci sono più. Ora tutti hanno la possibilità di farsi vedere, ci sono nuovo giocatori e abbiamo cominciato un nuovo ciclo. Dobbiamo guardare avanti”.
Se esiste un “Ibrahimovic” nell’Italia: “Secondo me l’Ibrahimovic dell’Italia, il giocatore che dobbiamo temere di più, è Marco Verratti, senza dubbio il giocatore più forte dell’Italia. Però va usato al meglio, nel modo in cui possa rendere non al 100% ma al 200%. Ha un talento eccezionale, al PSG l’ho visto crescere tantissimo e diventare uno dei giocatori più forti al mondo”.
Sul modo giusto di usare Verratti: “Schierarlo nel ruolo nel quale gioca nel PSG, in mezzo al campo, al centro della manovra della squadra”.
Sul famoso “biscotto” Svezia-Danimarca a EURO 2004:“La verità è che ci siamo giocati la partita a viso aperto ed è uscito un 2-2. Non è stata una partita combinata prima, anche perché non avrei potuto permettere una cosa del genere: è assolutamente contro i miei principi, chi mi conosce lo sa. Poi è ovvio che dopo la partita ci sono state tante parole, ma appunto restano tali, scuse o alibi per giustificare un’eliminazione”.
Su un possibile ritorno in Nazionale in caso di qualificazione ai Mondiali: “Adesso sto pensando solo a tornare il prima possibile in campo, non alla Svezia o al Mondiale. La mia storia con la Nazionale è finita, potevo fare qualcosa di più, forse anche di meno, ma il mio tempo con la Svezia è terminato. In ogni caso sarebbe molto bello vedere la Svezia ai Mondiali”.
Voluntary agreement, ci siamo. Domani, 9 novembre 2017, sarà una giornata fondamentale per il futuro del Milan: l’a.d. Marco Fassone si recherà a Nyon dalla UEFA per presentare nuovamente il progetto cinese e per strappare il cosiddetto voluntary agremment, necessario per poter sforare i parametri del Fair Play Finanziario senza incorrere in delle sanzioni. Sarà necessario convincere l’organismo del calcio europeo della bontà e della solidità del prospetto, in modo che venga concesso a via Aldo Rossi di non rispettare da subito il FPF.
Milan atteso a Nyon per il voluntary agreement: il piano di Fassone per l’aumento dei ricavi dovrà convincere la UEFA
Un primo piano era stato già presentato dal Milan poco prima dell’estate, la cui analisi era stata però congelata dalla UEFA e rimandata in autunno. È per questo che il piano presentato domani dovrà essere più realistico: sarà necessario che Fassone fornisca un programma solido e strutturato di penetrazione del mercato cinese (sono richieste come firme di contratti in essere o che inizieranno in futuro), con cui si conta di aumentare concretamente il fatturato, ma anche che Yonghong Li fornisca le coperture e le garanzie necessarie per sostenere le spese correnti del club.
La UEFA pretende un piano dettagliato nei minimi dettagli per concedere il voluntary agreement. Fassone conta di riuscire a strappare il “sì” agognato: ottenerlo sarebbe fondamentale perché nel primo periodo dell’accordo permetterebbe di coprire il deficit di bilancio immettendo liquidità. In questo modo, nell’analisi dei conti rossoneri non verrebbe considerata la stagione 2017-2018 (destinata a segnare un risultato negativo) e sarebbe oggetto d’analisi il triennio 2018-2021: è qui che il Milan dovrà poi dimostrare di poter rispettare il Fair Play Finanziario con l’aumento dei ricavi.
Non è un buon momento per Davide Calabria. Il Milan ha trovato due vittorie cruciali (e meritate) in due trasferte insidiose come Chievo e Sassuolo, salvando la panchina di Montella, ma in ambo le partite ha visto il proprio terzino alle prese con due diversi infortuni: Calabria ha subito un trauma cranico facciale in quel di Verona, uscendo dal campo in barella, mentre al Mapei Stadium è stato costretto a lasciare il terreno dopo appena 13 minuti a causa diun problema alla caviglia sinistra.
Infortunio Calabria, niente Napoli-Milan: Montella dovrà rinunciare al proprio terzino
Proprio l’infortunio in casa del Sassuolo – un trauma contusivo distorsivo, secondo quanto riferisce MilanNews.it – gli costerà con ogni probabilità un’altra gara di stop: Calabria non ha riportato particolari lesioni alla caviglia, ma dovrà star fuori almeno 20 giorni e salterà Napoli-Milan, gara al rientro dalla sosta per le Nazionali. Un guaio fisico che ha costretto il giocatore a rifiutare anche la chiamata in Nazionale Under 21.
Sempre uomo copertina del Milan di Montella, decisivo anche in casa del Sassuolo con la rete del definitivo 2-0 rossonero, Suso ha affidato ai propri profili social un commento sul successo del Mapei Stadium e sul momento personale e della squadra:
“25marzo15/5novembre17. In quello stadio mi ero messo in testa per la prima volta di voler diventare ‘un giocatore’ del Milan. Ed in quello stesso stadio ieri ho fatto festa. Penso che il peggio sia alle spalle: oggi siamo più squadra, più compatti. Felice per la gente del Milan, per me, per chi mi sta a fianco, per i miei compagni e per il mister. Ma la strada è ancora lunga. Tra qualche giorno penseremo al Napoli. Adesso nazionale, con orgoglio, con la MIA SPAGNA“.
Le parole di mister Montella dopo Sassuolo-Milan 0-2
Tre punti scaccia esonero per Vincenzo Montella, vittorioso con il suo Milan sul campo del Sassuolo per 2-0. Una vittoria annunciata dal mister alla vigilia, meritata per quanto vista sul campo, che blinda l’allenatore sulla panchina rossonera. Di seguito le dichiarazioni dell’Aeroplanino a Premium Sport:
Sulla gara: “Siamo partiti con grande impegno, provando a pressare alto, anche se non sempre ci siamo riusciti. Poi, dopo un’occasione concessa al Sassuolo, abbiamo perso un po’ di sicurezza: in quel frangente non mi è piaciuta la squadra, ma col passare del tempo abbiamo ricominciato a giocare e penso che alla fine la vittoria sia meritata”.
Sulla prestazione: “Abbiamo concesso davvero poco e questo mi fa piacere: diciamo che sono contento del risultato e, in parte, anche della prestazione. Abbiamo ancora il record di tiri in porta in Serie A e questo è sintomo che qualcosa di buono facciamo”.
Sulle sconfitte nei big match e le vittorie con le “piccole”: “Sarei stato più preoccupato se fosse stato il contrario. Tutta questa differenza nel gioco non l’ho vista, loro hanno avuto il guizzo che serve per sbloccare partite di quel livello, le tre sconfitte hanno dimostrato che dobbiamo lavorare molto per avvicinarci alle grandi. E sono convinto che lo faremo e che inseguiremo fino alla fine il nostro obiettivo”.
Ancora su Sassuolo-Milan: “Abbiamo perso un po’ di coraggio dopo lo spavento, ma ho detto ai ragazzi che avrei preferito perdere giocandocela. Ora preferisco evidenziare gli aspetti positivi: la squadra ha concesso poco ed è un po’ di partite che succede. Poi siamo stati bravi anche in fase offensiva, abbiamo tirato dieci volte in porta”.
Si è giocata Sassuolo-Milan, posticipo della dodicesima giornata di campionato.
Le pagelle di Sassuolo-Milan, dodicesima giornata di Serie A 2017/2018.
Donnarumma: 6,5
Il Sassuolo non offende più di tanto, ma si fa trovare pronto a chiudere su Mazzitelli.
Zapata: 6+
E’ in serata sì, Falcinelli se ne accorge quasi subito e capisce che è il caso di girare al largo.
Bonucci: 6,5
Al ritorno dalla squalifica, guida con autorevolezza la retroguardia rossonera. Ottimo l’intervento in scivolata su Missiroli.
Romagnoli: 6,5
L’intesa con Bonucci inizia, lentamente ma inesorabilmente, a crescere. Suo il gol che sblocca la gara.
Calabria: s.v.
Costretto a lasciare il campo dopo meno di un quarto d’ora. Sfortunato.
dal 14′ Abate: 6
Partenza difficile, migliora col passare dei minuti. Si conferma un’alternativa affidabile.
Kessié: 7
Finalmente si intravede il Kessié straripante di inizio stagione. Letteralmente inarrestabile, ara il campo da parte a parte con incredibile costanza.
Montolivo: 6+
Chiamato a sostituire l’acciaccato Biglia, non sfigura nel ruolo di equilibratore davanti alla difesa.
Borini: 5,5
Crea tanto, spreca molto. Forse avrebbe bisogno di tirare il fiato, ma al momento è il vero imprescindibile della squadra.
dall’82’ Antonelli: s.v.
Pochi minuti utili per far rifiatare lo Stachanov rossonero.
Suso: 6,5
Prestazione non proprio esaltante fino al 67′, quando estrae dal cilindro l’ormai classico coniglio a giro sul palo lungo. 2-0, tre punti e tutti a casa.
Calhanoglu: 6-
Non disastroso come nelle ultime partite, ma il vero Calha è altra cosa. Qualche cambio campo interessante e l’assist del gol dell’1-0.
dal 64′ Locatelli: 6
Corsa e freschezza al servizio della squadra nel decisivo finale di partita.
Kalinic: 5,5
Tanta legna contro la difesa neroverde, meriterebbe il gol di testa ma Consigli gli nega la gioia deviando in corner.
Montella: 6,5
Era la gara – l’ennesima – da dentro-fuori, la squadra reagisce alla grande portando a casa risultato e prestazione. L’intesa dei nuovi continua a crescere, la formazione ormai ha una fisionomia ben delineata, i singoli iniziano a (ri)prendersi responsabilità che ad un certo punto sembravano volersi evitare. Dopo la sosta però arriverà un Napoli affamato di punti: servirà l’impresa.
Così Suso nell’immediato post partita di Sassuolo-Milan:
“Quando abbiamo iniziato la partita eravamo nervosi perché era importante – le parole dello spagnolo a Sky Sport – ma dopo il gol abbiamo giocato meglio, più tranquilli e sereni, facendo la seconda rete e chiudendo la partita”.
Le dichiarazioni rese da capitan Bonucci prima di Sassuolo-Milan
A pochi minuti dal fischio d’inizio di Sassuolo-Milan le parole di Leonardo Bonucci, pronto a tornare in campo dopo la squalifica di due turni:
“Ho lasciato indietro tutto il caos mediatico seguito all’espulsione col Genoa e le pressioni arrivate dal 14 luglio in poi. Son riuscito a prepararmi fisicamente e togliermi qualche responsabilità di dosso. Tornare a vincere oggi è un obbligo.
Se giocheremo anche per Montella? Credo nel Milan e nel progetto – ha dichiarato il capitano rossonero a Sky Sport -. È compito nostro aiutare l’allenatore, noi stessi e la società. Oggi il solo obiettivo è vincere“.
Le scelte di Bucchi e Montella con le formazioni ufficiali di Sassuolo-Milan
Meno di un’ora al fischio d’inizio di Sassuolo-Milan, posticipo della 12° giornata di Serie A e gara fondamentale per le sorti dei rossoneri e del mister Montella. Il tecnico di Pomigliano si gioca la panchina confermando il 3-4-2-1 e gran parte degli uomini visti nelle ultime gare di campionato, con un’eccezione annunciata alla vigilia: non gioca Ricardo Rodriguez, scelto Zapata-Bonucci-Romagnoli come terzetto difensivo e Calabria-Borini sulle fasce.
Di seguito le formazioni ufficiali del match tra Sassuolo e Milan:
Contatto a Londra: fiducia per avere Conte al Milan da giugno. Ma sarà fatto un tentativo subito
Antonio Conte al Milan? Difficile al momento attuale (anche se non impossibile), ma ipotesi concreta in vista della prossima estate. Non è una novità che i rossoneri sognino l’ex c.t. della Nazionale per la panchina, ma c’è una novità interessante: il club di via Aldo Rossi – racconta Sky Sport – avrebbe mosso i primi passi reali per provare ad arrivare a Conte.
L’aggancio al tecnico del Chelsea è avvenuto quindici giorni fa a Londra tramite intermediari: il Milan ha voluto sondare la disponibilità di Conte a tornare in Serie A e a sposare la causa rossonera. Non c’è ancora nulla di concreto, ovviamente, ma la dirigenza milanista sarebbe convinta di riuscire nell’impresa di convincere il mister di Lecce a sedere sulla panchina di San Siro, con un nuovo progetto tecnico guidato da un nuovo allenatore. Antonio, d’altronde, vorrebbe rientrare in Italia.
E se arrivasse Conte al Milan subito? L’ex Juve è precario al Chelsea quanto lo è Montella in rossonero, traballante nonostante le reiterate “fiducie” della dirigenza. Una doppia sconfitta in giornata dei Blues e del Diavolo, impegnati contro Man United e Sassuolo, potrebbe liberare entrambi. È un’ipotesi difficile e legata a una serie di coincidenze – ragiona Sky Sport -, ma il Milan in caso di esonero di Montella vorrebbe provarci immediatamente. Chissà…
Montella “combatte” contro l’esonero senza Ricardo Rodriguez. La probabile formazione verso Sassuolo-Milan
Dentro o fuori in 90 minuti. Sassuolo-Milan rappresenta il crocevia dell’intera stagione per tutti: dirigenza, squadra e allenatore. Legati, seppur in maniera diversa, all’esito del match di Reggio Emilia contro i neroverdi:Montella si gioca la panchina (e una grossa fetta del proprio destino professionale), mentre il Diavolo gioca per non dichiarare il fallimento della stagione già ad inizio novembre. La partita di domani, insomma, è decisiva per tutto l’ambiente Milan: dai piani alti di via Aldo Rossi sino al più umile armadietto di Milanello, per capire se bocciare o meno un progetto tecnico.
Se perdere porterebbe all’epilogo quasi sicuro dell’esonero di Montella, con il nuovo allenatore (Gattuso, ndr) che potrebbe iniziare a lavorare nelle due settimane di sosta, vincere potrebbe segnare la vera svolta dell’annata rossonera. Il Milan non vorrebbe infatti cambiare allenatore e compromettere la stagione, ma la prolungata crisi di risultati e di identità ha bisogno di una risposta decisa. Se sarà della squadra e non della dirigenza, tanto meglio: superare il momento nero con tre punti convincenti, dando concreti segnali di risveglio, potrebbe rappresentare la scossa vitale per ridare linfa a un gruppo dal potenziale tanto ampio quanto inespresso.
L’Aeroplanino deve dunque vincere per salvarsi. E affronterà lo spauracchio esonero confermando gran parte dell’undici tipo strutturato nelle ultime settimane, con la novità sostanziale (e sorprendente) dell’esclusione di Ricardo Rodriguez: in difesa giocheranno Zapata-Bonucci-Romagnoli (tra i pali ovviamente Gigio Donnarumma), mentre sulle fasce il rientrante Calabria e l’intoccabile Borini. Davanti nessuna sorpresa: spazio ancora a Suso e Calhanoglu alle spalle di Kalinic, con Cutrone e Silva di rientro in panchina. In mediana, ko Biglia, fiducia a Montolivo al fianco di Kessie.
Mister Vincenzo Montella ha diramato la lista dei convocati rossoneri in vista di Sassuolo-Milan, partita della 12° giornata del campionato di Serie A. Nella trasferta di Reggio Emilia assenti Lucas Biglia (problemi al ginocchio sinistro) e Bonaventura (guai muscolari): sia l’argentino sia Jack potrebbero tornare a disposizione nella gara al rientro dalla sosta per le Nazionali, quando il Milan farà visita al Napoli di Sarri.
Ecco di seguito l’elenco completo dei 23 convocati verso Sassuolo-Milan:
Portieri: A. Donnarumma, G. Donnarumma, Storari; Difensori: Abate, Antonelli, Bonucci, Calabria, Gomez, Musacchio, Paletta, Rodriguez, Romagnoli, Zapata; Centrocampisti: Calhanoglu, Kessie, Locatelli, Mauri, Montolivo; Attaccanti: Borini, Cutrone, Kalinic, André Silva, Suso.
La conferenza stampa di Montella alla viglia di Sassuolo-Milan
Mister Vincenzo Montella ha tenuto a Milanello la consueta conferenza stampa verso il campionato, che questa settimana offre la trasferta in casa del Sassuolo prima della sosta per le Nazionali. Una vigilia delicata e importante per i rossoneri, con l’Aeroplanino che rischia l’esonero nel caso in cui arrivi un’altra sconfitta, anche se è sembrato estremamente tranquillo, sereno e convinto che il Milan vincerà e che rimarrà ancora in panchina.
Esonero Montella o permanenza al Milan? Dopo tante settimane di rumors e chiacchiere, per l’Aeroplanino è arrivato il giorno della verità. Dentro o fuori in 90 minuti, il tecnico si gioca tutto in Sassuolo-Milan di domani: l’ennesima sconfitta di questo inizio stagione, a maggior ragione se accompagnata da un’altra prestazione non all’altezza delle aspettative, potrebbe costare carissima all’allenatore di Pomigliano. Il quale, se saltasse, avrebbe già il sostituto: il candidato in pole position per raccogliere la guida della squadra è Gennaro Gattuso, mister della Primavera pronto al salto con i “grandi”.
Sassuolo-Milan cruciale per il futuro del tecnico: sconfitta ed esonero Montella o vittoria e “salvezza”?
Sono tanti i motivi che spingono a considerare Sassuolo-Milan la gara spartiacque del futuro di Montella. Inquietano un ruolino di marcia clamorosamente negativo in campionato (ben 5 sconfitte in 11 gare e un siderale -12 dalla Champions) e un’Europa League sinora discreta ma non esaltante, con il Milan in testa al girone ma ancora non qualificato ai sedicesimi, oltre ai pochi miglioramenti nel gioco e nell’amalgama, intravisti solo a sprazzi. Ma soprattutto, pesa come un macigno la penuria di gol: il Diavolo segna poco sia di squadra sia con i suoi centravanti. E senza reti, seppur con una difesa in miglioramento rispetto ai disastri di inizio stagione, non si va lontano: al mister si imputa (anche) una gestione discutibile del parco attaccanti.
La società sinora ha scacciato con fermezza l’ipotesi esonero Montella, confermando a più riprese la fiducia al tecnico, ma legandone allo stesso tempo il destino ai risultati. Il progetto di via Aldo Rossi è chiaro: arrivare a giugno con l’Aeroplanino e iniziare da capo con un top allenatore alla Antonio Conte, desideroso di tornare in Italia. Il Milan vorrebbe fare il possibile per scongiurare il cambio in panchina e decretare il fallimento dell’intera stagione già a novembre, ma con un’altra sconfitta e senza miglioramenti nel gioco sarebbe difficile proseguire insieme. E la sosta di due settimane per le Nazionali in programma da lunedì sarebbe ideale per l’inizio dei lavori del nuovo allenatore. Ecco perché Montella, oggi più che mai, si gioca tutto: o vince o sarà esonerato.
Evento social in diretta Facebook per il Milan con #askAndre, la Q&A con André Silva
Venerdì particolare a Milanello con l’#askAndre, all’indomani della trasferta in casa dell’AEK Atene e a soldi due giorni dalla delicata sfida di campionato contro il Sassuolo. Una linea diretta tra i tifosi rossoneri di tutto il mondo e André Silva organizzata dal Milan, in cui l’attaccante portoghese ha parlato delle difficoltà della squadra e del proprio momento personale, sfruttando il canale Facebook del club da oltre 24 milioni di fan.
Di seguito il video completo dell’evento, caricato integralmente dal profilo Facebook ufficiale del Milan dopo la diretta trasmessa nel pomeriggio.
Allo stadio Olimpico di Atene si è giocato AEK-Milan, quarto turno di Europa League.
Le pagelle di AEK-Milan, quarto turno di Europa League 2017/2018.
Donnarumma: 6
L’AEK si fa vedere spesso dalle sue parti, ma le conclusioni a rete non sono un granché.
Musacchio: 5
Forse la peggior prestazione della sua esperienza in rossonero: sempre preso in mezzo, spesso si vede costretto a ricorrere al fallo.
Bonucci: 6-
La prima al ritorno dopo la squalifica porta timidi segnali positivi. Cerca spesso la sortita offensiva, ma il torpore generale non aiuta.
Romagnoli: 6
Prova abbastanza positiva, dal suo lato i greci non sfondano praticamente mai.
Borini: 6
La corsa non manca, spesso a discapito della lucidità. Di nuovo tra i migliori in campo, non esattamente una buona notizia per la squadra.
Montolivo: 6
Sfiora il gol partita con un bel tiro al volo su inserimento solitario, per il resto combina poco di buono.
Locatelli: 5
Il centrocampo a due col gemello diverso Montolivo non funziona: i due finiscono quasi per pestarsi i piedi. Esce dopo un’ora causa pericolo secondo giallo.
dal 76′ Kessié: 5,5
Troppi errori in fase di uscita della palla.
Rodriguez: 5
Per larghi tratti della partita non sembra nemmeno essere in campo. Isolato, completamente avulso dal gioco, non riesce mai ad arrivare al cross. Evanescente.
Calhanoglu: 5-
Ennesima prestazione deludente. Unica occasione degna di nota, il tiro potente ma centrale della ripresa. Non basta.
Cutrone: 5,5
Non ha un pallone giocabile per tutto il primo tempo, il secondo non lo comincia nemmeno.
dal 46′ Suso: 6
Prova ad accendere la partita, ma stavolta il miracolo non riesce.
André Silva: 5,5
Leggermente meglio del dirimpettaio, giusto perché ha qualche occasione in più per farsi vedere.
dall’81’ Kalinic: s.v.
Niente da dichiarare.
Montella: 5
Non c’è nulla. Non c’è gioco, non c’è rabbia agonistica, non ci sono tiri in porta, non c’è risultato. Due pareggi a reti bianche consecutivi figli solo ed esclusivamente esclusivamente della pochezza tecnica dell’avversario, che in entrambe i casi è uscito dal campo con la sensazione di aver sprecato una buona occasione per fare il colpaccio.
Le parole del d.s. Mirabelli a Sky Sport a pochi minuti da AEK-Milan
Così il direttore sportivo Massimiliano Mirabelli nel pre partita di AEK Atene-Milan, gara del girone di Europa League:
“La squadra pian piano col lavoro sta sempre dimostrando di avere una sua identità, ma noi abbiamo chiaro il nostro percorso. Mettere tutti insieme questi giocatori non è facile, ma siamo sereni, sicuri di avere un buon gruppo e un buon allenatore. Vorremmo dare soddisfazioni a nostri tifosi con qualche risultato.
Noi sappiamo che è un percorso lungo quello che stiamo facendo e la bacchetta magica non ce l’ha nessuno. Il nostro obiettivo era creare una base solida su cui costruire e aprire un ciclo: sappiamo che ci sono delle difficoltà e il nostro rimpianto è non fare felici i nostri tifosi. Abbiamo bisogno di tempo – ha dichiarato Mirabelli a Sky Sport – ma è giusto che i milanisti debbano avere soddisfazioni così come le abbiamo avute noi da loro sin dal primo momento in cui siamo arrivati a Milano. Ma abbiamo ben chiare le nostre idee.
Le parole di Berlusconi?Non ho l’autorità di rispondergli, resta sempre un grande tifoso del Milan e vive sugli umori del risultato. La prendiamo come un fatto sempre positivo quando parla lui”.
Le scelte di Jimenez e Montella con le formazioni ufficiali di AEK Atene-Milan
Mancano pochi minuti al match di Europa League AEK Atene-Milan, valevole per la 4° giornata del girone. Confermate nei rossoneri le indicazioni della vigilia: Montella sceglie il 3-4-1-2 con Calhanoglu dietro a Cutrone e André Silva, con Suso e Kalinic in panchina. C’è Bonucci in campo dopo la squalifica di due turni in campionato, mentre Kessie gode di un turno di riposo: in mezzo giocano Locatelli e Montolivo.
Di seguito le formazioni ufficiali di AEK Atene-Milan:
Turnover e leggero cambio di modulo: la probabile formazione rossonera verso AEK Atene-Milan
Vincere per scacciare lo spauracchio dell’esonero e blindare il primo posto nel girone. AEK Atene-Milan, e più in generale la trasferta nella capitale ellenica, suscita ricordi dolcissimi per il Milan, in una città teatro delle due Champions League vinte contro Barcellona e Liverpool, ma il viaggio greco di Bonucci e compagni ha risvolti molto più concreti. In primis ipotecare il primo posto e la qualificazione ai sedicesimi di Europa League, riscattando un periodo di risultati negativi, ma anche puntellare la posizione di Montella, chiamato tra domani (AEK) e domenica (Sassuolo) a fornire risposte convincenti: altri passi falsi potrebbero portare al ribaltone in panchina.
Importante per il girone di UEL, cruciale per il proprio futuro: l’Aeroplanino si gioca già da domani una grossa fetta del proprio futuro. E lo farà proponendo una leggera variazione nel modulo e negli uomini visti nelle ultime gare, segnando il ritorno in campo di qualche pezzo da 90 e dando respiro a qualche titolare. Da segnalare il ritorno in campo di capitan Bonucci (coadiuvato ai lati da Musacchio e Romagnoli), ma anche di Riccardo Montolivo: il numero 18 farà coppia in mediana insieme a Locatelli, con Kessie destinato a un turno di riposo, mentre sulle fasce ci sarà spazio per Abate e Borini. Novità anche in attacco: sarà 3-4-1-2, con un trequartista puro alle spalle di due punte e il trio Calhanoglu-Cutrone-André Silva titolare in pectore.
La probabile formazione rossonera di AEK Atene-Milan, match valido per la 4^ giornata del girone di Europa League:
Milan (3-4-1-2): G. Donnarumma; Musacchio, Bonucci, Romagnoli; Borini, Montolivo, Locatelli, Rodriguez; Calhanoglu; Cutrone, André Silva.
Montella verso AEK e Sassuolo con un’assenza eccellente: per Biglia infortunio al tendine rotuleo sinistro e riposo obbligato
Si è fermato Lucas Biglia. L’argentino non sarà a disposizione di Montella per le prossime due partite del Milan contro AEK Atene e Sassuolo, cruciali per il futuro del tecnico sulla panchina rossonera. Lo stop è arrivato ieri, dopo un consulto con lo staff medico: il centrocampista soffre per un problema al ginocchio sinistro che lo costringe ad allenarsi malamente e a giocare stringendo i denti per il dolore. La decisione presa, ora, è quella di curarsi. Questo problema di salute, d’altronde, è evidente anche in campo, dove il Principito sta rendendo molto al di sotto del proprio potenziale, lontano dalle attese con cui era arrivato al Milan.
“Lucas ha un’infiammazione al tendine rotuleo sinistro che dava fastidio da un po’ di tempo – la comunicazione del medico sociale milanista Mazzoni sulla questione – ha dato sempre disponibilità con grande professionismo, ma il livello di dolore e di infiammazione è aumentato e abbiamo deciso di fermarlo e di prendere tempo per curare questo tendine”. Una situazione chiara con un esito ancor più preciso: Biglia dovrà osservare un periodo di riposo e sostenere delle cure per il ginocchio malandato. L’appuntamento per il rientro in campo, salvo complicazioni, è fissato a dopo la sosta, per il big match tra Napoli e Milan: il regista salterà gli ultimi impegni milanisti prima della pausa (AEK Atene e Sassuolo) e probabilmente anche le amichevoli dell’Argentina.
Non una bella notizia per Montella, alle prese con due gare spartiacque per il proprio destino milanista. Le alternative per sostituire Biglia sono due: Riccardo Montolivo e Manuel Locatelli, entrambi adatti (seppur con caratteristiche diverse) per raccogliere l’eredità dell’ex Lazio davanti alla difesa. Più esperto e navigato l’uno, maggiormente fresco e dinamico l’altro: due opzioni differenti che l’Aeroplanino dovrà gestire al meglio tra giovedì e domenica. Non è escluso, però, che possano anche giocare insieme: Montolivo-Locatelli può essere la mediana scelta per il match di Europa League, con Kessie che osserverebbe un turno di riposo.
Ciò che conta maggiormente, però, è il suo recupero pieno e completo. Per Biglia infortunio e delusione sul rendimento in campo viaggiano di pari passo: i problemi fisici al ginocchio sinistro ne stanno condizionando pesantemente il rendimento, rendendolo irriconoscibile nelle ultime apparizioni rispetto a quello straordinario regista ammirato per anni nella Lazio e nell’Argentina. Recuperare la piena efficienza fisica sarà il primo passo per tornare il vero Principito: uno step necessario perché il Milan ingrani la marcia giusta e tenti una disperata rimonta Champions.
Il 31 ottobre 1964 nasceva Marco van Basten, fuoriclasse leggendario della storia del Milan
Elegante, raffinato, leggiadro. Ma al tempo stesso potente, freddo, intelligente. In tre parole: Marco van Basten. In una: fuoriclasse. Una leggenda vivente per le vittorie raccolte con il Milan e per i premi personali, avvolta da un alone quasi epico per il ritiro precoce dal calcio giocato, ma anche il prototipo diun centravanti fenomenale e moderno: un numero “9” a tutti gli effetti per l’implacabilità sotto porta e la capacità di segnare in ogni modo possibile, ma anche un “10” grazie a una tecnica fuori dal comune. Campionissimo per tutti, vero e proprio mito per i milanisti.
Marcel van Basten (per tutti, Marco) nasce il 31 ottobre 1964 a Utrecht, nei Paesi Bassi. Tira i primi calci al pallone in alcuni piccoli club della sua città, crescendo e formandosi già da bambino in un clima di effervescenza calcistica non da poco: gli anni del calcio totale dell’Ajax e dell’Olanda di Cruyff, dei Mondiali del ’74 dominati (ma persi) dagli Orange, della rivoluzione di Michels e di un modo totalmente nuovo di concepire il gioco del calcio.
Marco arriva all’Ajax tardi, a 17 anni, ma si impone in fretta: in sei anni segna una caterva di gol (vincendo quattro anni di fila la classifica cannonieri) e fa incetta di titoli nazionali con i Lancieri. È durante il periodo ad Amsterdam che emergono i primi problemi fisici (ed è qui che subisce il primo intervento alla caviglia), ma sono complessivamente anni straordinari che gli valgono la chiamata della vita: quella dell’ambizioso e visionario Milan di Silvio Berlusconi.
“Adriano, vai e colpisci”: van Basten-Berlusconi, un amore nato in videocassetta
La raffinatezza e la classe di van Basten non lasciano indifferente Berlusconi, fine esteta del pallone e folle amante dei calciatori di talento. Il Cavaliere ne ammira le gesta in videocassetta e se ne innamora perdutamente: il Cigno di Utrecht avrebbe dovuto giocare per il suo Milan, il cui fine è quello di vincere e dominare il gioco su ogni campo, in Italia, in Europa e nel mondo. “Vai e colpisci”, lo sprone al fido Adriano Galliani prima che parta alla volta di Amsterdam. Missione compiuta.
È così che Marco van Basten arriva in rossonero. Un acquisto in sordina rispetto al connazionale Ruud Gullit, pagato quasi otto volte tanto e destinato di lì a pochi mesi a vincere il Pallone d’Oro. Il 1987 è un anno spartiacque per la storia del club: cambiano entrambi gli stranieri della rosa (e l’anno successivo, con Rijkaard, ci sarà spazio anche per il terzo “olandese”), arrivano importanti rinforzi italiani e in panchina siede Arrigo Sacchi. Romagnolo, semi-sconosciuto al grande pubblico, ha alle spalle una lunga gavetta nelle serie inferiori e un passato da rappresentante di scarpe dell’azienda di famiglia. Una scelta coraggiosa fatta da Berlusconi in persona, che si rivelerà la migliore possibile.
L’inizio del nuovo corso è negativo. Il Milan assorbe con fatica le idee rivoluzionarie del nuovo allenatore e stenta per risultati e gioco, scivolando lontano dai vertici della classifica. Van Basten parte bene, segnando all’esordio a Pisa, ma poi fa subito i conti con la caviglia che lo tormenterà per tutta la sua carriera da calciatore (e non solo): è costretto a operarsi e ad affrontare una degenza lunga parecchi mesi di riabilitazione e sofferenza. La squadra, invece, con le settimane ingrana e riprende quota, arrivano sino alle prime posizioni.
Marco torna in campo a sei mesi dall’intervento, in tempo per la volata finale verso lo Scudetto. I sacchiani griffano una rimonta pazzesca sul Napoli di Maradona e arrivano a giocarsi i titolo proprio in casa degli azzurri: per il Tricolore bisogna solo vincere. E così è: il Milan vince per 3-2 e annichilisce il San Paolo con una prestazione sensazionale. Decide proprio lui, Marco van Basten: il Cigno subentra nella ripresa e firma la terza rete rossonera, suggello al primo successo dell’epopea berlusconiana. Un trionfo che, sommato all’Europeo vinto con la Nazionale, lo spinge nel 1988 alla vittoria del Pallone d’Oro: sarà il primo di tre totali.
Marco van Basten, primo violino di un’orchestra armoniosa e perfetta
Il Milan di Sacchi vince e convince al primo colpo. Ma il meglio, per van Basten e per la squadra, deve ancora arrivare. È la stagione successiva, la 1988-1989, che fa entrare il gruppo direttamente nella leggenda. Il campionato non è fortunato come il precedente – lo Scudetto finisce sul petto dei cugini dell’Inter – ma la scelta societaria è precisa: il Diavolo avrebbe concentrato tutte le forze e le energie per la Coppa dei Campioni.
Il cammino non è privo di ostacoli (su tutti la doppia sfida con la Stella Rossa di Belgrado, portata a casa grazie a una nebbia salvifica), ma il Milan arriva sino in fondo al torneo. E stravince: prima schianta il Real in semifinale, dominando (pur pareggiando) a Madrid e devastandolo 5-0 a San Siro, poi in finale su un’inerme Steaua Bucarest, battuta per 4-0 al Camp Nou al cospetto di 80 mila tifosi milanisti. “Dopo aver visto questo Milan, il calcio non potrà essere più lo stesso”titola il prestigioso quotidiano L’Equipe per celebrare una squadra leggendaria.Van Basten è il primo violino di un’orchestra sensazionale: ammutolisce il Bernabeu con una rete da cineteca, firma un gol nel pokerissimo del Meazza sulle Merengues, griffa la finale con una fantastica doppietta. E rivince ancora il Pallone d’Oro.
I sogni milanisti continuano a realizzarsi anche nel 1990. Il campionato è ancora amaro, con lo Scudetto che non torna rossonero e va al Napoli (a causa anche di qualche episodio controverso, in particolare nella famigerata “Fatal Verona”), ma in Europa è sempre la stessa storia. I ragazzi di Sacchi rivincono Coppa dei Campioni, Supercoppa Europea e Coppa Intercontinentale, bissando la tripletta europea come mai nessuno prima di loro. Van Basten segna meno della stagione precedente e non firma la vittoria finale (il match winner è il connazionale Rijkaard), ma resta la “ciliegina” sulla torta, primus inter pares nel fenomenale collettivo plasmato dal Profeta di Fusignano.
Sacchi-van Basten: stima e rispetto, non amore
Qualcosa, però, inizia a scricchiolare. Il Milan è nella leggenda, grazie ai titoli internazionali messi in bacheca e a un gioco intenso e rivoluzionario, figlio di un’organizzazione tattica ossessiva e asfissiante per gli avversari, incapaci di opporsi al ritmo infernale imposto dai sacchiani. Asfissiante anche, e forse soprattutto, per i giocatori stessi del Milan, spremuti mentalmente dal quel collettivismo spinto. Van Basten ne soffre più di tutti: il ragazzo è intelligente e conoscitore di calcio, ma mostra sempre più insofferenza verso il calcio martellante e soffocante di Sacchi. Ufficialmente non arrivano né aut aut né scontri diretti tra l’olandese (e più in generale la squadra) e il tecnico, ma i flop sul campo del 1991 e un clima non più idilliaco a Milanello segnano la fine del ciclo di Arrigo Sacchi.
“Sacchi e Capello sono due grandi allenatori, ma personalmente preferisco Capello. Lasciava spazio all’inventiva dei giocatori, ci dava la possibilità di improvvisare. Con Sacchi ogni mossa era studiata in modo ossessivo.” (Marco van Basten)
Addio Sacchi, ecco Fabio Capello. Ex calciatore di Serie A (anche al Milan), ma solo fugaci esperienze in panchina tra la Primavera rossonera e la Prima Squadra, guidata appena sei gare sul finire della stagione ’86-’87. È dirigente della Polisportiva creata da Berlusconi attorno al Milan ed è proprio lui, il presidente, a scegliere personalmente l’allenatore un’altra volta, stupendo tutti come fatto quattro anni prima con Sacchi. E, proprio come con Arrigo, azzeccando in pieno la decisione.
L’arrivo di Capello in panchina coincide con il ritorno di van Basten ad altissimi livelli. Meno imbrigliato tatticamente e più libero di testa, torna a medie gol altissime e rivince la classifica dei cannonieri di Serie A, portando il Milan in surplus alla conquista dello Scudetto. Il 1992 è la seconda vetta più alta della carriera di Marco dopo il biennio ’88-’89: riempie i tabellini italiani ed europei, marca uno storico poker in Champions League (il primo mai realizzato) in un Milan-Goteborg 4-0, si aggiudica il terzo Pallone d’Oro della carriera, eguagliando due mostri sacri come Cruyff e Platini. Nessun dubbio: è il calciatore più forte in circolazione.
Marco van Basten, fuoriclasse di cristallo. Colpa di una caviglia maledetta
Ma la sorte non è amica di van Basten. E la caviglia, martoriata da acciacchi e operazioni, non gli dà pace. Arriva la decisione secca di andare sotto i ferri per la terza volta, contando di tornare a disposizione della squadra in vista del rush finale di stagione. Il recupero non procede secondo le attese e la caviglia non migliora, nonostante i tempi di recupero dilatati. L’olandese rientra in campo, ma è dolorante e lontano dal top della condizione. Stringe i denti e gioca la finale di Champions League, ma per il Milan e per il Cigno di Utrecht è una serata “no”: vince il Marsiglia per 1-0. Il 26 maggio 1993, ad appena 28 anni, Marco van Basten gioca l’ultima partita della sua folgorante carriera.
“No, non potrò davvero più tornare a giocare a calcio. Voglio solo tornare ad avere la camminata normale che hanno tutti e che avete anche tutti voi.” (Marco van Basten)
Marco prova a tornare in campo, ma senza riuscirci. La quarta operazione chirurgica alla caviglia e due anni di lavoro non portano l’esito sperato: lavora con i compagni nel pre campionato ’95-’96, ma le condizioni fisiche precarie non gli consentono nemmeno di camminare normalmente. E lo costringono ad appendere per sempre gli scarpini al chiodo. Il 18 agosto 1995 scorrono lacrime amare: van Basten saluta San Siro per sempre, consegnando alla storia del calcio una delle sue pagine più tristi. Uno dei fuoriclasse più puri di tutti i tempi smette senza essere arrivato ai trent’anni, per colpa di una caviglia malconcia e tanta mala sorte. “Il calcio perde il suo Leonardo da Vinci”, il commento laconico di Galliani. L’addio al calcio del Cigno di Utrecht è un giorno di mestizia per tutti gli amanti dello sport.
Tanti campioni sono stati accostati a Marco van Basten nel corso degli anni, nel tentativo di trovare un degno erede a uno dei migliori centravanti della storia del calcio. Su tutti Zlatan Ibrahimovic, il più vicino per caratteristiche fisiche e tecniche sin dai tempi dell’Ajax, mentre in tempi più recenti è stato Robert Lewandowski a fregiarsi dell’onorevole paragone con il Cigno di Utrecht. Ma nessuno ha saputo raggiungerne la grandezza e offuscarne anche solo in parte il mito, destinato a vivere in eterno.
Dopo il ritiro, van Basten si mette in gioco come allenatore. L’inizio nelle giovanili dell’Ajax, poi l’occasione di sedere sulla panchina della Nazionale olandese (che guida senza particolare fortuna a un Mondiale e a un Europeo), le esperienze con Heerenveen, AZ e Ajax, senza lasciare particolari tracce del proprio operato. Oggi è consulente FIFA nel nuovo corso di Gianni Infantino: un ruolo nelle retrovie, lontano dai riflettori, per una leggenda il cui nome rimarrà invece sempre ben impresso nella storia del Milan.
L’ex allenatore rossonero Carlo Ancelotti torna a parlare di Milan
Carlo Ancelotti ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni di Radio Anch’io Sport.Tanti gli argomenti toccati: dal recente esonero al Bayern alla nuova verve del campionato italiano fino, ovviamente, al deludente inizio stagione del Milan.
Sulla sua prossima avventura: “Vorrei avere un’opportunità per creare un progetto e lavorare con serenità anche se il nostro è un mestiere che non ti da’ serenità e tranquillità ma è normale, basta un risultato sbagliato che la pressione aumenta. Ma con serenità aspetto, non ho fretta”.
Sulle destinazioni gradite: “La Premier sotto certi aspetti e’ interessante, c’è una bella atmosfera negli stadi ma anche in Germania siamo avanti sotto questo punto di vista. Non ho idea di quale possa essere la soluzione migliore. Io mi vedo bene su ogni panchina. A me piace il calcio, mi piace allenare e finché ho questa passione, qualsiasi panchina va bene”.
Sulla Serie A: “Il campionato italiano molto competitivo e molto interessante. C’è anche l’Inter che ha il vantaggio di non giocare le coppe per cui Spalletti ha la possibilità di lavorare tutta la settimana per trasmettere le sue idee. La Lazio sta facendo un campionato straordinario, c’è la Roma, il Milan purtroppo è un po’ dietro ma è legato al fatto che ha cambiato molto”.
Impossibile non parlare dell’attuale situazione del Milan, il cui campionato era partito con grandi aspettative e il cui rendimento sta deludendo i tifosi
Sulle difficoltà di inizio stagione dei rossoneri: “Nel calcio non ci sono maghi con la bacchetta magica, ci vuole pazienza, trovare giocatori idonei al progetto”.
Sulla delusione dopo il mercato estivo: “Il Milan ha fatto una campagna acquisti che tutti hanno definito straordinaria, ma non bastano sei mesi o una campagna acquisti per fare una squadra, occorre tempo, perseverare negli investimenti e nel lavoro”.
Sulle ambizioni del club: “Il quarto posto è molto importante, ti permette di giocare la Champions e fare investimenti, ma è ancora più importante non abbattersi quando le cose non vanno bene”.
Higuain stende il Milan, ma non Montella: la dirigenza conferma ancora il mister nonostante la 5^ sconfitta in Serie A
Altra sconfitta, altra fiducia a Montella. Il Milan ha perso ancora, rimediando contro la Juventus la 5^ sconfitta di queste prime undici giornate di campionato e restando a ben -9 dall’obiettivo stagionale della Champions League, ma l’Aeroplanino ha mantenuto ancora salda la propria posizione sulla panchina rossonera. Il consueto confronto post partita tra l’allenatore e la dirigenza (nella fattispecie l’a.d. Fassone e il d.s. Mirabelli) ha avuto lo stesso esito delle ultime settimane: il Diavolo esce sconfitto, ma conferma il sostegno alla propria guida tecnica.
Montella continua a ottenere settimana dopo settimana la fiducia della società, nonostante una media punti decisamente negativa e un gap ormai siderale dal quarto posto. Le valutazioni tecniche di Fassone e Mirabelli sul tema allenatore sono chiare: il Milan è una squadra totalmente nuova e in costruzione, piena di calciatori talentuosi, ma giovani e bisognosi di adattarsi chi al campionato italiano chi al peso della maglia rossonera (e chi entrambi). È impensabile pretendere subito di marciare come le prime della classe, che viaggiano spedite a medie non sostenibili da una squadra ancora priva di una propria chiara fisionomia negli uomini e nel modulo. E senza un “9” top come Higuain, Icardi, Dzeko o Immobile: non a caso, tutti carnefici di Montella in questi due mesi di Serie A. La differenza con Kalinic, funzionale ma spuntato, ieri è stata evidente.
Ko con tutte le grandi, il Milan di Montella è atteso da un calendario morbido: ora non può più sbagliare
Dare tempo al gruppo e all’allenatore, dunque, è necessario. Anche perché Bonucci e compagni hanno perso solo contro le grandi: Lazio, Roma, Inter e Juventus. Eccetto la Samp, che comunque sta viaggiando forte, tutte squadre nettamente più solide, rodate e pronte. Non una giustificazione, ma sconfitte di questo tipo a inizio stagione sono da mettere in conto. Milan che, comunque, sembra aver finalmente trovato un undici base: il 3-4-2-1 zeppo di qualità e piedi buoni è piaciuto e ha convinto Montella a insistere su questa strada. Cambiare oggi, alla luce dei miglioramenti visti nelle ultime gare, sembra poco logico, anche vedendo le alternative: i vari Sousa, Mazzarri e Prandelli non paiono profili in grado di segnare una svolta immediata della stagione.
Ma oggi, day after di Milan-Juve, il tempo è scaduto. E gli alibi per Montella e per tutte le altre componenti della squadra sono terminati: il Diavolo dovrà iniziare a marciare e mettere in cascina punti importanti per risollevarsi in classifica. Eccetto Napoli-Milan al rientro dalla sosta di novembre, il calendario da qui a fine 2017 non fornisce più scuse: Sassuolo, Torino, Benevento, Bologna, Verona, Atalanta, Fiorentina saranno le nostre avversarie, tutt’altro che impossibili, per riprendere quota. Senza dimenticare l’Europa League, vera chiave per riscattare alla grande un’annata sinora maledetta: vincerla varrebbe un posto in Champions League. Ora è il momento della verità: se Montella flopperà ancora, l’esonero sarà l’epilogo inevitabile.
Donnarumma: 6
Higuain lo impallina due volte, ma è il più incolpevole di tutti. Certo, da uno come lui ci si aspetta sempre il miracolo.
Zapata: 5,5
Si pensava fosse la mina vagante della serata, in fin dei conti non combina nulla di eclatante.
Romagnoli: 6-
Confermato centrale alla Bonucci, parte bene finendo per cedere campo alla distanza. L’Higuain di stasera è un osso troppo duro.
Rodriguez: 5,5
Confermato terzo di sinistra, stavolta però non riesce ad esprimere la sua corsa e il suo sinistro. Sprecato.
Abate: 5,5
Torna titolare e capitano, finché ne ha ricopre dignitosamente il ruolo di difensore aggiunto. Esce per un problema fisico.
dal 61′ Antonelli: 5
Il confronto con Cuadrado è a dir poco impietoso.
Kessié: 4,5
Altra prestazione disastrosa, vaga per il campo sbagliando anche gli appoggi più elementari. Ufficialmente disperso.
Biglia: 4
Idem come sopra, con l’aggravante che un giocatore della sua esperienza dovrebbe riuscire a non perseverare nell’errore. Lascia il campo tra i fischi.
dal 61′ Locatelli: 5,5
Entra e dopo due minuti Higuain chiude la partita.
Borini: 6,5
Parte a sinistra, finisce a destra, corre per dieci, mette due assist che Kalinic spreca. Man of the match, di nuovo.
Suso: 6
Sistematicamente raddoppiato, cerca la giocata ma stavolta non riesce a tirare fuori il coniglio dal cilindro.
Calhanoglu: 5
Che non sia la sua partita lo si capisce dopo pochi minuti. Costantemente fuori dal gioco, tanto che ci si ricorda di lui solo al momento della sostituzione.
dal 77′ André Silva: s.v.
Ennesimo ingresso tardivo.
Kalinic: 5
Gli capitano quattro palloni d’oro: in un caso si fa murare, su due arriva tardi, il più importante lo stoppa male regalando a Buffon il tempo per chiudergli lo specchio. Spuntato.
Montella: 5
La differenza di valori in campo è importante, ma c’è modo e modo di perdere. Tolti i primi minuti, i bianconeri danno l’impressione di non doversi nemmeno troppo impegnare per portare a casa la partita: un gol a metà primo tempo, poi ritmi bassissimi e stoccata decisiva a mezz’ora dal termine. Bloccato Suso, il Milan sparisce letteralmente dal campo senza produrre uno straccio di iniziativa offensiva. Non si può andare avanti così.
Renzo Rosso intervista Gigio Donnarumma: su Sport Week la conversazione tra il portiere del Milan e il patron di Diesel
Gigio Donnarumma ha rilasciato una lunga e particolare intervista a Sport Week, “incalzato” da un giornalista speciale: il patron di Diesel Renzo Rosso. Di seguito le sue dichiarazioni più importanti.
Sul rigore di Icardi nell’ultimo derby: “Me l’ha tirato a sinistra. Due campionati fa, nella stessa porta e dalla stessa parte, prese il palo. Perché mi sono buttato dalla parte opposta? L’avevamo studiata in un’altra maniera”.
Sulle partite che ricorda con più piacere: “Oltre al derby vinto 3-0 a gennaio di un anno fa, quello del palo di Icardi, la Supercoppa Italiana vinta a Doha a dicembre sulla Juve. La mia parata più bella su Sneijder in Nazionale contro l’Olanda, la più importante il rigore decisivo parato a Dybala in Supercoppa”.
Sul nuovo Milan: “Con tanti giocatori forti non è semplice trovare subito la chimica giusta per metterli insieme – ha dichiarato Gigio Donnarumma – però il campionato è lungo e noi siamo combattivi. Chi mi ha sorpreso dei nuovi? Conti è veramente forte. E Cutrone è pazzesco: se non fa gol si incazza. Anche se vinciamo, se non segna esce dal campo incazzato”.
Sul preparatore dei portieri Alfredo Magni: “Cura molto i dettagli. La fase di spinta, la presa alta… Lavoro con lui da quattro anni e sono molto migliorato”.
Sul fratello Antonio:“Averlo per compagno mi stimola da un lato e mi rasserena dall’altro. È un sostegno, uno stimolo. In ritiro dividiamo la camera, in allenamento scherziamo, e questo aiuta molto a sopportare gli esercizi”.
A San Siro gran calcio con Milan-Juventus: Montella punta sulla formazione di Verona
Fiducia alla squadra che ha vinto e convinto contro il Chievo, con una sola novità (obbligata) a centrocampo e un dubbio in difesa.Domani non sarà un giorno qualsiasi in casa rossonera, vibrante d’attesa per la vicinanza alla partitissima di campionato Milan-Juventus, ma Montella sulle scelte di formazione è tranquillo: l’Aeroplanino confermerà sicuramente il 3-4-2-1 e ben 9/11 della squadra che ha espugnato il Bentegodi, con l’unica eccezione certa rappresentata da Calabria. Il terzino della cantera è costretto a una settimana di riposo dopo il trauma cranico di Verona, arrivato dopo un violento scontro di gioco con Gobbi: al suo posto sulla destra tornerà in campo Abate, con Borini stra confermato sulla corsia opposta.
Dubbio Zapata-Musacchio, fiducia a Calhanoglu: Milan-Juventus non vedrà in formazione né Cutrone né Silva
Domani, a San Siro, spazio dunque al modulo e a gran parte degli uomini visti nel turno infrasettimanale di Serie A. Sempre fuori Bonucci (squalificato) e Bonaventura (infortunato), la linea difensiva sarà guida ancora da Romagnoli al centro, con Rodriguez e Zapata ai lati: Musacchio, titolare col Chievo, è in svantaggio rispetto al collega di reparto colombiano. Sóle conferme tra mediana, trequarti e attacco: in mezzo giocheranno Kessie-Biglia, mentre in avanti agiranno ancora Suso, Calhanoglu e Kalinic. Per André Silva e Cutrone, nel trittico di gare Genoa-Chievo-Juve, si profila dunque la terza panchina consecutiva in appena sei giorni: difficile, d’altronde, rompere il trio che tanto ha fatto bene in settimana, soprattutto grazie a un Suso in stato di grazia. Tra i pali, infine, spazio il solito e intoccabile Gigio Donnarumma.
Di seguito la probabile formazione rossonera in vista di Milan-Juventus, valevole per la 11^ giornata di Serie A:
Milan (3-4-2-1): G. Donnarumma; Zapata, Romagnoli, Rodriguez; Abate, Kessie, Biglia, Borini; Suso, Calhanoglu; Kalinic.
Dio salvi Suso. Ancora Deus ex Machina del Milan e fuoriclasse di Montella, dopo gli oltre 200 milioni spesi sul mercato e gli undici nuovi acquisti arrivati in estate ad alzare la cifra tecnica della squadra. Con il Chievo il Diavolo è tornato a vincere e convincere, tirandosi via dalle preoccupanti secche dell’ultimo mese, mostrando quella reazione chiesta a più riprese dopo qualche discreta prestazione e punti che faticavano ad arrivare. Tutti (più o meno) bene i ragazzi, ma la lode è senza dubbio di Suso: suo il gol che apre il match e scaccia la paura, ancora suo il cross che propizia l’autorete del raddoppio, sempre suo l’assist che apparecchia per Kalinic il 4-1 finale.
“Ne avevamo proprio bisogno di una vittoria così, ora abbiamo più fiducia” ha dichiarato proprio Suso a Milanello all’indomani del trionfo di Verona. Il Milan, d’altronde, è finalmente piaciuto dall’inizio alla fine: molto bene l’atteggiamento e la concentrazione, ottimo il recupero palla alto e il possesso manovrato dei tanti uomini di qualità presenti nell’undici di partenza, confortanti i quattro gol segnati messi a referto e la buona solidità difensiva. Tre punti d’oro anche per puntellare Montella: “È quello che mi ha dato tutto – l’outing dell’ex Genoa – siamo tutti molto contenti con lui, io per primo”. Nonostante i recenti esperimenti da seconda punta? “Cercava di fare il meglio per la squadra – lo difende Suso – sulla fascia sono più comodo, ma io sono a disposizione del mister“.
Suso è l’uomo del momento in casa Milan. E pur di segnare alla Juve è disposto a un fioretto particolare…
Bene Chievo-Milan, ma a Milanello la testa è già sabato alla Juventus: “Dovremo giocare da squadra, perlomeno per non perdere”, si è sbilanciato candidamente Suso, lucido nello spronare la squadra a dare il 100%, ma senza l’assillo dei tre punti obbligatori. “Per la Champions c’è ancora tempo, nel calcio cambia tutto velocemente”. E se senza quarto posto il Milan fosse costretto a cessioni illustri? “Ho rinnovato poco fa e Fassone non mi ha detto niente: qui sono felice e voglio rimanere a lungo al Milan“, si “autoblinda” l’iberico. Che per segnare un gol a Buffon non farebbe follie: “Andare a casa a piedi da San Siro. Tanto abito a 50 metri…”, scherza l’uomo rossonero del momento. Per battere la Juve, d’altronde, servirà più una partita perfetta che non un fioretto.
Donnarumma: 6,5
Notevole il guizzo con cui devia il colpo di testa di Tomovic sulla traversa.
Musacchio: 6
Una sola sbavatura, potenzialmente fatale, quando nel primo tempo si perde Tomovic su azione d’angolo. Per sua fortuna l’ex Fiorentina non centra la porta.
Romagnoli: 6,5
Come col Genoa, sostituisce degnamente Bonucci piazzandosi al centro di comando della difesa.
Rodriguez: 6
Ordinato dietro, quando può si spinge anche in avanti per tentare di sfruttare il suo sinistro.
Calabria: 5,5
Non offende mai, spesso pecca anche in fase difensiva. Nel finale lascia il campo in barella per una terribile botta alla testa.
Kessié: 5,5
Incredibile l’errore che spalanca a Birsa la strada del gol. Sciagurato.
Biglia: 6
Reduce da un affaticamento, gioca col freno a mano tirato ma senza darlo a vedere. Esce dopo un’ora per risparmiare benzina.
dal 67′ Locatelli: 6
Mezz’oretta scarsa per far rifiatare Biglia in vista della Juve. Niente da segnalare.
Borini: 6
Vera sorpresa di questo inizio di campionato, in un modo o nell’altro trova sempre un posto nell’undici titolare. Destra o sinistra non fa differenza.
Suso: 7,5
Che dire? Un gol fatto, un autogol “ispirato”, assist, giocate a ripetizione. Ormai è ufficiale: Suso si è ripreso il Milan.
dal 72′ Montolivo: s.v.
Torna a saggiare il campo nel tranquillo finale di partita.
Calhanoglu: 6
Finalmente si sblocca anche in Serie A, concludendo al meglio un bel contropiede che di fatto chiude la partita. Sembra ancora leggermente imballato rispetto ai compagni, ma la strada è quella giusta.
Kalinic: 6,5
Solita prestazione di sostanza, passa la partita a fare a sportellate coi difensori clivensi regalando(si) anche il gol del definitivo 1-4.
dall’80’ André Silva: s.v.
Scampoli di partita.
Montella: 7
La squadra riprende da dove aveva forzatamente lasciato dopo 26 minuti della scorsa partita. La conferma di modulo e interpreti sembra giovare a tutti: senza Bonucci la difesa regge, Suso continua a decidere le sorti di questo Milan in fase di costruzione, Calhanoglu e Kalinic portano gol che fanno morale. Esame decisamente superato, e sabato arriva la vecchia signora per la definitiva prova di maturità.
Montella ci riprova e punta nuovamente sul 3-4-2-1. È questa l’indicazione che arriva da Milanello in vista di Chievo-Milan di domani, valevole per la 10^ giornata di Serie A: alcuni interpreti dovranno necessariamente cambiare – Bonucci è squalificato e Bonaventura è ai box per infortunio – e con essi anche l’interpretazione del ruolo che daranno i sostituti, ma l’Aeroplanino punterà sullo schieramento intravisto solo per 26 minuti contro il Genoa: difesa a tre, una linea a quattro di centrocampo e un attacco formato da due trequartisti alle spalle di un solo centravanti. Che, a sorpresa, dovrebbe essere ancora Kalinic: né il recente rientro dall’infortunio né la prestazione non esaltante di domenica scalfiscono il suo status di titolare.
Domani al Bentegodi si gioca Chievo-Milan: Montella si gioca la panchina
Detto di Kalinic, e di riflesso della seconda panchina consecutiva sia per André Silva sia per Cutrone, anche tra fasce e trequarti le scelte di Montella sono di fatto già definite, con Calabria-Borini esterni e Suso-Calhanoglu ad accendere la luce offensiva del Milan. Niente sorprese nemmeno in mediana: giocherà la coppia titolare Biglia-Kessie, con l’argentino che erediterà anche i galloni di capitano. Novità in difesa rispetto al Genoa: il buon Zapata visto contro il Grifone dovrebbe tornare in panchina, lasciando spazio a Musacchio. Confermato Rodriguez da terzo di sinistra, mentre la regia difensiva passerà dai piedi di Bonucci a quelli (altrettanto ottimi) di Romagnoli. Tra i pali, ovviamente, presente Gigio Donnarumma.
Ecco dunque il probabile undici rossonero in vista di Chievo-Milan, match valevole per la 10^ giornata di Serie A:
Milan (3-4-2-1): G. Donnarumma; Musacchio, Romagnoli, Rodriguez; Calabria, Kessie, Biglia, Borini; Suso, Calhanoglu; Kalinic.
Donnarumma: 6
Una bella parata su Rigoni nel primo tempo, un disimpegno sbagliato che innesca il Genoa nel secondo.
Zapata: 6,5
Grande incognita della vigilia, stavolta non ha tradito. Anzi, regala un paio di interventi niente male.
Bonucci: 4
Volente o nolente, l’ingenuità che lascia in Milan in 10 per un’ora ha indirizzato la partita. Salterà almeno due turni.
Rodriguez: 6
Confermato nei tre dietro, regge senza grandi problemi l’urto dello – scarso – reparto offensivo rossoblu.
Borini: 6,5
Continua a giocare in un ruolo non suo, uscendo dal campo sempre tra i migliori. Sfiora anche il gol in più di un’occasione. Encomiabile.
Kessié: 6
Corre come un forsennato per tutta la partita, coprendo tutto il campo per sopperire all’uomo in meno. Pecca sempre nell’ultimo passaggio, ma stavolta è più che giustificato.
Biglia: 5
Sicuramente l’inferiorità numerica lo condiziona, ma non riesce mai a metterci del suo. Ha una buona occasione nei primi minuti, ma sparacchia malamente a lato.
Bonaventura: 5,5
Mezzo voto in più di Biglia per l’impegno profuso, anche lui non riesce ad incidere come sa. Lascia il campo anzitempo per l’ennesimo guaio muscolare.
dal 67′ Calabria: 6
La sua interpretazione dell’esterno a tutta fascia è decisamente differente da quella di Borini e Bonaventura.
Suso: 6,5
Sempre più imprescindibile, nei momenti difficili è l’uomo a cui si affida l’intera squadra. Serve il pallone della partita a Kalinic, che spreca.
Calhanoglu: s.v.
Viene sacrificato da Montella dopo venti minuti, sull’altare dell’uomo in meno.
dal 26′ Romagnoli: 6,5
Escluso eccellente di giornata, entra dopo la follia di Bonucci e alla fine è forse il migliore in campo. Si piazza in mezzo alla difesa e non perde un contrasto.
Kalinic: 5
Con l’uomo in meno viene completamente abbandonato alle cure dei difensori genoani, uscendone con le ossa rotte. Non gioca male, ma ha l’occasione della partita e non è riuscito a mettere la zampata.
dall’84’ Cutrone: s.v.
Troppo poco, troppo tardi.
Montella: 5,5
L’interessante esperimento dei tre trequartisti naufraga subito, e non per demeriti personali – se non quelli di Bonucci che si fa buttare fuori lasciando i suoi in dieci per un’ora e passa. Davvero difficile valutare una prestazione del genere, si rischia di eccedere nel facile entusiasmo per il gioco espresso in 10 o viceversa nel catastrofismo più nero dopo uno 0-0 nella partita che doveva essere del dentro-fuori. Unico appunto sensato è sul solito, tardivo, ingresso in campo di Cutrone. Esame rimandato a mercoledì.
Vincenzo Montella ha parlato nel post partita di Milan-Genoa, terminata 0-0 e condizionata dall’espulsione diretta rimediata da Bonucci nel primo tempo. Di seguito le sue dichiarazioni rese a Sky Sport.
Sugli episodi arbitrali: “Se devo analizzare la partita sono estremamente soddisfatto, non del risultato. In dieci contro undici abbiamo fatto una partita esemplare, ci siamo andati vicino a vincerla, meritavamo qualcosa in più. Mi porto a casa l’anima e lo spirito della squadra in questo momento delicato.
Gli episodi non ci girano a favore, ma vorrei capire se siamo in un mondo televisivo o di campo. Il VAR lo accetto, ma le situazioni di campo non sono televisive. Accetto l’espulsione di Bonucci, ma chi sta in campo cerca di prendere posizione con il gomito, io da attaccante prendevo posizione con il gomito e non venivo mai espulso perché essendo basso non prendevo mai il volto. Lui è alto e lo ha preso, questa per me è stata un’espulsione televisivo. Non è intenzionale, l’avversario non la guarda mai.
Se così fosse ci sarebbe anche il rigore su Bonaventura. Mi gioco la mia carriera, se l’arbitro mi dà rigore me la cambia. Se siamo in un mondo televisivo questo è calcio di rigore. Se siamo in un mondo televisivo non si può sbagliare”.
Sul momento rossonero: “Non sto a sindacare l’onestà e la bravura degli arbitri, sto vedendo che ci stanno dando contro episodi che arrivano uno vicino all’altro. I ragazzi sono stati splendidi, hanno usato ogni energia contro una squadra che non ti lascia giocare. Oggi avremmo meritato di vincere e l’avremmo potuto fare con un episodio”.
Sul suo futuro: “Ho parlato un po’ dopo la partita, vedo grande fiducia, sono valutato quotidianamente, sento fiducia e unione. Dopo questa prestazione abbiamo bisogno di stringerci ancora più forte – riporta MilanNews.it – siamo lì e sta nascendo qualcosa”.