Nicolò Esposito – Pagina 5 – Milanismo

Autore: Nicolò Esposito

Lucas Biglia sofferente con la maglia del Milan

Milan, per Biglia infortunio, stop e delusione: deve tornare “lui”

Montella verso AEK e Sassuolo con un’assenza eccellente: per Biglia infortunio al tendine rotuleo sinistro e riposo obbligato

Si è fermato Lucas Biglia. L’argentino non sarà a disposizione di Montella per le prossime due partite del Milan contro AEK Atene e Sassuolo, cruciali per il futuro del tecnico sulla panchina rossonera. Lo stop è arrivato ieri, dopo un consulto con lo staff medico: il centrocampista soffre per un problema al ginocchio sinistro che lo costringe ad allenarsi malamente e a giocare stringendo i denti per il dolore. La decisione presa, ora,  è quella di curarsi. Questo problema di salute, d’altronde, è evidente anche in campo, dove il Principito sta rendendo molto al di sotto del proprio potenziale, lontano dalle attese con cui era arrivato al Milan.

Lucas ha un’infiammazione al tendine rotuleo sinistro che dava fastidio da un po’ di tempo – la comunicazione del medico sociale milanista Mazzoni sulla questione – ha dato sempre disponibilità con grande professionismo, ma il livello di dolore e di infiammazione è aumentato e abbiamo deciso di fermarlo e di prendere tempo per curare questo tendine”. Una situazione chiara con un esito ancor più preciso: Biglia dovrà osservare un periodo di riposo e sostenere delle cure per il ginocchio malandato. L’appuntamento per il rientro in campo, salvo complicazioni, è fissato a dopo la sosta, per il big match tra Napoli e Milan: il regista salterà gli ultimi impegni milanisti prima della pausa (AEK Atene e Sassuolo) e probabilmente anche le amichevoli dell’Argentina.

San Siro accoglie Lucas Biglia al Milan

Non una bella notizia per Montella, alle prese con due gare spartiacque per il proprio destino milanista. Le alternative per sostituire Biglia sono due: Riccardo Montolivo e Manuel Locatelli, entrambi adatti (seppur con caratteristiche diverse) per raccogliere l’eredità dell’ex Lazio davanti alla difesa. Più esperto e navigato l’uno, maggiormente fresco e dinamico l’altro: due opzioni differenti che l’Aeroplanino dovrà gestire al meglio tra giovedì e domenica. Non è escluso, però, che possano anche giocare insieme: Montolivo-Locatelli può essere la mediana scelta per il match di Europa League, con Kessie che osserverebbe un turno di riposo.

Ciò che conta maggiormente, però, è il suo recupero pieno e completo. Per Biglia infortunio e delusione sul rendimento in campo viaggiano di pari passo: i problemi fisici al ginocchio sinistro ne stanno condizionando pesantemente il rendimento, rendendolo irriconoscibile nelle ultime apparizioni rispetto a quello straordinario regista ammirato per anni nella Lazio e nell’Argentina. Recuperare la piena efficienza fisica sarà il primo passo per tornare il vero Principito: uno step necessario perché il Milan ingrani la marcia giusta e tenti una disperata rimonta Champions.

Marco van Basten nel giorno del suo addio al calcio a San Siro

La leggenda di Marco van Basten

Il 31 ottobre 1964 nasceva Marco van Basten, fuoriclasse leggendario della storia del Milan

Elegante, raffinato, leggiadro. Ma al tempo stesso potente, freddo, intelligente. In tre parole: Marco van Basten. In una: fuoriclasse. Una leggenda vivente per le vittorie raccolte con il Milan e per i premi personali, avvolta da un alone quasi epico per il ritiro precoce dal calcio giocato, ma anche il prototipo di un centravanti fenomenale e moderno: un numero “9” a tutti gli effetti per l’implacabilità sotto porta e la capacità di segnare in ogni modo possibile, ma anche un “10” grazie a una tecnica fuori dal comune. Campionissimo per tutti, vero e proprio mito per i milanisti.

Marcel van Basten (per tutti, Marco) nasce il 31 ottobre 1964 a Utrecht, nei Paesi Bassi. Tira i primi calci al pallone in alcuni piccoli club della sua città, crescendo e formandosi già da bambino in un clima di effervescenza calcistica non da poco: gli anni del calcio totale dell’Ajax e dell’Olanda di Cruyff, dei Mondiali del ’74 dominati (ma persi) dagli Orange, della rivoluzione di Michels e di un modo totalmente nuovo di concepire il gioco del calcio.

Marco arriva all’Ajax tardi, a 17 anni, ma si impone in fretta: in sei anni segna una caterva di gol (vincendo quattro anni di fila la classifica cannonieri) e fa incetta di titoli nazionali con i Lancieri. È durante il periodo ad Amsterdam che emergono i primi problemi fisici (ed è qui che subisce il primo intervento alla caviglia), ma sono complessivamente anni straordinari che gli valgono la chiamata della vita: quella dell’ambizioso e visionario Milan di Silvio Berlusconi.

“Adriano, vai e colpisci”: van Basten-Berlusconi, un amore nato in videocassetta

La raffinatezza e la classe di van Basten non lasciano indifferente Berlusconi, fine esteta del pallone e folle amante dei calciatori di talento. Il Cavaliere ne ammira le gesta in videocassetta e se ne innamora perdutamente: il Cigno di Utrecht avrebbe dovuto giocare per il suo Milan, il cui fine è quello di vincere e dominare il gioco su ogni campo, in Italia, in Europa e nel mondo. “Vai e colpisci”, lo sprone al fido Adriano Galliani prima che parta alla volta di Amsterdam. Missione compiuta.

Adriano Galliani e Marco van Basten nel giorno del suo arrivo al Milan

È così che Marco van Basten arriva in rossonero. Un acquisto in sordina rispetto al connazionale Ruud Gullit, pagato quasi otto volte tanto e destinato di lì a pochi mesi a vincere il Pallone d’Oro. Il 1987 è un anno spartiacque per la storia del club: cambiano entrambi gli stranieri della rosa (e l’anno successivo, con Rijkaard, ci sarà spazio anche per il terzo “olandese”), arrivano importanti rinforzi italiani e in panchina siede Arrigo Sacchi. Romagnolo, semi-sconosciuto al grande pubblico, ha alle spalle una lunga gavetta nelle serie inferiori e un passato da rappresentante di scarpe dell’azienda di famiglia. Una scelta coraggiosa fatta da Berlusconi in persona, che si rivelerà la migliore possibile.

L’inizio del nuovo corso è negativo. Il Milan assorbe con fatica le idee rivoluzionarie del nuovo allenatore e stenta per risultati e gioco, scivolando lontano dai vertici della classifica. Van Basten parte bene, segnando all’esordio a Pisa, ma poi fa subito i conti con la caviglia che lo tormenterà per tutta la sua carriera da calciatore (e non solo): è costretto a operarsi e ad affrontare una degenza lunga parecchi mesi di riabilitazione e sofferenza. La squadra, invece, con le settimane ingrana e riprende quota, arrivano sino alle prime posizioni.

Marco torna in campo a sei mesi dall’intervento, in tempo per la volata finale verso lo Scudetto. I sacchiani griffano una rimonta pazzesca sul Napoli di Maradona e arrivano a giocarsi i titolo proprio in casa degli azzurri: per il Tricolore bisogna solo vincere. E così è: il Milan vince per 3-2 e annichilisce il San Paolo con una prestazione sensazionale. Decide proprio lui, Marco van Basten: il Cigno subentra nella ripresa e firma la terza rete rossonera, suggello al primo successo dell’epopea berlusconiana. Un trionfo che, sommato all’Europeo vinto con la Nazionale, lo spinge nel 1988 alla vittoria del Pallone d’Oro: sarà il primo di tre totali.

Marco van Basten, primo violino di un’orchestra armoniosa e perfetta

Il Milan di Sacchi vince e convince al primo colpo. Ma il meglio, per van Basten e per la squadra, deve ancora arrivare. È la stagione successiva, la 1988-1989, che fa entrare il gruppo direttamente nella leggenda. Il campionato non è fortunato come il precedente – lo Scudetto finisce sul petto dei cugini dell’Inter – ma la scelta societaria è precisa: il Diavolo avrebbe concentrato tutte le forze e le energie per la Coppa dei Campioni.

Il cammino non è privo di ostacoli (su tutti la doppia sfida con la Stella Rossa di Belgrado, portata a casa grazie a una nebbia salvifica), ma il Milan arriva sino in fondo al torneo. E stravince: prima schianta il Real in semifinale, dominando (pur pareggiando) a Madrid e devastandolo 5-0 a San Siro, poi in finale su un’inerme Steaua Bucarest, battuta per 4-0 al Camp Nou al cospetto di 80 mila tifosi milanisti.  “Dopo aver visto questo Milan, il calcio non potrà essere più lo stesso” titola il prestigioso quotidiano L’Equipe per celebrare una squadra leggendaria. Van Basten è il primo violino di un’orchestra sensazionale: ammutolisce il Bernabeu con una rete da cineteca, firma un gol nel pokerissimo del Meazza sulle Merengues, griffa la finale con una fantastica doppietta. E rivince ancora il Pallone d’Oro.

I sogni milanisti continuano a realizzarsi anche nel 1990. Il campionato è ancora amaro, con lo Scudetto che non torna rossonero e va al Napoli (a causa anche di qualche episodio controverso, in particolare nella famigerata “Fatal Verona”), ma in Europa è sempre la stessa storia. I ragazzi di Sacchi rivincono Coppa dei Campioni, Supercoppa Europea e Coppa Intercontinentale, bissando la tripletta europea come mai nessuno prima di loro. Van Basten segna meno della stagione precedente e non firma la vittoria finale (il match winner è il connazionale Rijkaard), ma resta la “ciliegina” sulla torta, primus inter pares nel fenomenale collettivo plasmato dal Profeta di Fusignano.

Sacchi-van Basten: stima e rispetto, non amore

Arrigo Sacchi e Marco van Basten durante un allenamento

Qualcosa, però, inizia a scricchiolare. Il Milan è nella leggenda, grazie ai titoli internazionali messi in bacheca e a un gioco intenso e rivoluzionario, figlio di un’organizzazione tattica ossessiva e asfissiante per gli avversari, incapaci di opporsi al ritmo infernale imposto dai sacchiani. Asfissiante anche, e forse soprattutto, per i giocatori stessi del Milan, spremuti mentalmente dal quel collettivismo spinto. Van Basten ne soffre più di tutti: il ragazzo è intelligente e conoscitore di calcio, ma mostra sempre più insofferenza verso il calcio martellante e soffocante di Sacchi. Ufficialmente non arrivano né aut aut né scontri diretti tra l’olandese (e più in generale la squadra) e il tecnico, ma i flop sul campo del 1991 e un clima non più idilliaco a Milanello segnano la fine del ciclo di Arrigo Sacchi.

“Sacchi e Capello sono due grandi allenatori, ma personalmente preferisco Capello. Lasciava spazio all’inventiva dei giocatori, ci dava la possibilità di improvvisare. Con Sacchi ogni mossa era studiata in modo ossessivo.” (Marco van Basten)

Addio Sacchi, ecco Fabio Capello. Ex calciatore di Serie A (anche al Milan), ma solo fugaci esperienze in panchina tra la Primavera rossonera e la Prima Squadra, guidata appena sei gare sul finire della stagione ’86-’87. È dirigente della Polisportiva creata da Berlusconi attorno al Milan ed è proprio lui, il presidente, a scegliere personalmente l’allenatore un’altra volta, stupendo tutti come fatto quattro anni prima con Sacchi. E, proprio come con Arrigo, azzeccando in pieno la decisione.

L’arrivo di Capello in panchina coincide con il ritorno di van Basten ad altissimi livelli. Meno imbrigliato tatticamente e più libero di testa, torna a medie gol altissime e rivince la classifica dei cannonieri di Serie A, portando il Milan in surplus alla conquista dello Scudetto. Il 1992 è la seconda vetta più alta della carriera di Marco dopo il biennio ’88-’89: riempie i tabellini italiani ed europei, marca uno storico poker in Champions League (il primo mai realizzato) in un Milan-Goteborg 4-0, si aggiudica il terzo Pallone d’Oro della carriera, eguagliando due mostri sacri come Cruyff e Platini. Nessun dubbio: è il calciatore più forte in circolazione.

Marco van Basten posa con il Pallone d'Oro vinto nel 1992: è il terzo

Marco van Basten, fuoriclasse di cristallo. Colpa di una caviglia maledetta

Ma la sorte non è amica di van Basten. E la caviglia, martoriata da acciacchi e operazioni, non gli dà pace. Arriva la decisione secca di andare sotto i ferri per la terza volta, contando di tornare a disposizione della squadra in vista del rush finale di stagione. Il recupero non procede secondo le attese e la caviglia non migliora, nonostante i tempi di recupero dilatati. L’olandese rientra in campo, ma è dolorante e lontano dal top della condizione. Stringe i denti e gioca la finale di Champions League, ma per il Milan e per il Cigno di Utrecht è una serata “no”: vince il Marsiglia per 1-0. Il 26 maggio 1993, ad appena 28 anni, Marco van Basten gioca l’ultima partita della sua folgorante carriera.

“No, non potrò davvero più tornare a giocare a calcio. Voglio solo tornare ad avere la camminata normale che hanno tutti e che avete anche tutti voi.” (Marco van Basten)

Marco prova a tornare in campo, ma senza riuscirci. La quarta operazione chirurgica alla caviglia e due anni di lavoro non portano l’esito sperato: lavora con i compagni nel pre campionato ’95-’96, ma le condizioni fisiche precarie non gli consentono nemmeno di camminare normalmente. E lo costringono ad appendere per sempre gli scarpini al chiodo. Il 18 agosto 1995 scorrono lacrime amare: van Basten saluta San Siro per sempre, consegnando alla storia del calcio una delle sue pagine più tristi. Uno dei fuoriclasse più puri di tutti i tempi smette senza essere arrivato ai trent’anni, per colpa di una caviglia malconcia e tanta mala sorte. “Il calcio perde il suo Leonardo da Vinci”, il commento laconico di Galliani. L’addio al calcio del Cigno di Utrecht è un giorno di mestizia per tutti gli amanti dello sport.

Marco van Basten e Zlatan Ibrahimovic

Tanti campioni sono stati accostati a Marco van Basten nel corso degli anni, nel tentativo di trovare un degno erede a uno dei migliori centravanti della storia del calcio. Su tutti Zlatan Ibrahimovic, il più vicino per caratteristiche fisiche e tecniche sin dai tempi dell’Ajax, mentre in tempi più recenti è stato Robert Lewandowski a fregiarsi dell’onorevole paragone con il Cigno di Utrecht. Ma nessuno ha saputo raggiungerne la grandezza e offuscarne anche solo in parte il mito, destinato a vivere in eterno.

Dopo il ritiro, van Basten si mette in gioco come allenatore. L’inizio nelle giovanili dell’Ajax, poi l’occasione di sedere sulla panchina della Nazionale olandese (che guida senza particolare fortuna a un Mondiale e a un Europeo), le esperienze con Heerenveen, AZ e Ajax, senza lasciare particolari tracce del proprio operato. Oggi è consulente FIFA nel nuovo corso di Gianni Infantino: un ruolo nelle retrovie, lontano dai riflettori, per una leggenda il cui nome rimarrà invece sempre ben impresso nella storia del Milan.

Vincenzo Montella durante Milan-Juve: a fine partita ha ottenuto ancora la fiducia

Montella, fiducia anche dopo Milan-Juve. Ma gli alibi sono finiti: o riscatto o esonero

Higuain stende il Milan, ma non Montella: la dirigenza conferma ancora il mister nonostante la 5^ sconfitta in Serie A

Altra sconfitta, altra fiducia a Montella. Il Milan ha perso ancora, rimediando contro la Juventus la 5^ sconfitta di queste prime undici giornate di campionato e restando a ben -9 dall’obiettivo stagionale della Champions League, ma l’Aeroplanino ha mantenuto ancora salda la propria posizione sulla panchina rossonera. Il consueto confronto post partita tra l’allenatore e la dirigenza (nella fattispecie l’a.d. Fassone e il d.s. Mirabelli) ha avuto lo stesso esito delle ultime settimane: il Diavolo esce sconfitto, ma conferma il sostegno alla propria guida tecnica.

Montella continua a ottenere settimana dopo settimana la fiducia della società, nonostante una media punti decisamente negativa e un gap ormai siderale dal quarto posto. Le valutazioni tecniche di Fassone e Mirabelli sul tema allenatore sono chiare: il Milan è una squadra totalmente nuova e in costruzione, piena di calciatori talentuosi, ma giovani e bisognosi di adattarsi chi al campionato italiano chi al peso della maglia rossonera (e chi entrambi). È impensabile pretendere subito di marciare come le prime della classe, che viaggiano spedite a medie non sostenibili da una squadra ancora priva di una propria chiara fisionomia negli uomini e nel modulo. E senza un “9” top come Higuain, Icardi, Dzeko o Immobile: non a caso, tutti carnefici di Montella in questi due mesi di Serie A. La differenza con Kalinic, funzionale ma spuntato, ieri è stata evidente.

Ko con tutte le grandi, il Milan di Montella è atteso da un calendario morbido: ora non può più sbagliare

Dare tempo al gruppo e all’allenatore, dunque, è necessario. Anche perché Bonucci e compagni hanno perso solo contro le grandi: Lazio, Roma, Inter e Juventus. Eccetto la Samp, che comunque sta viaggiando forte, tutte squadre nettamente più solide, rodate e pronte. Non una giustificazione, ma sconfitte di questo tipo a inizio stagione sono da mettere in conto. Milan che, comunque, sembra aver finalmente trovato un undici base: il 3-4-2-1 zeppo di qualità e piedi buoni è piaciuto e ha convinto Montella a insistere su questa strada. Cambiare oggi, alla luce dei miglioramenti visti nelle ultime gare, sembra poco logico, anche vedendo le alternative: i vari Sousa, Mazzarri e Prandelli non paiono profili in grado di segnare una svolta immediata della stagione.

Ma oggi, day after di Milan-Juve, il tempo è scaduto. E gli alibi per Montella e per tutte le altre componenti della squadra sono terminati: il Diavolo dovrà iniziare a marciare e mettere in cascina punti importanti per risollevarsi in classifica. Eccetto Napoli-Milan al rientro dalla sosta di novembre, il calendario da qui a fine 2017 non fornisce più scuse: Sassuolo, Torino, Benevento, Bologna, Verona, Atalanta, Fiorentina saranno le nostre avversarie, tutt’altro che impossibili, per riprendere quota. Senza dimenticare l’Europa League, vera chiave per riscattare alla grande un’annata sinora maledetta: vincerla varrebbe un posto in Champions League. Ora è il momento della verità: se Montella flopperà ancora, l’esonero sarà l’epilogo inevitabile.

Un primo piano di Gigio Donnarumma

Gigio Donnarumma: “Il 3-0 nel derby e la Supercoppa le gioie più grandi”

Renzo Rosso intervista Gigio Donnarumma: su Sport Week la conversazione tra il portiere del Milan e il patron di Diesel

Gigio Donnarumma ha rilasciato una lunga e particolare intervista a Sport Week, “incalzato” da un giornalista speciale: il patron di Diesel Renzo Rosso. Di seguito le sue dichiarazioni più importanti.

Sul rigore di Icardi nell’ultimo derby: “Me l’ha tirato a sinistra. Due campionati fa, nella stessa porta e dalla stessa parte, prese il palo. Perché mi sono buttato dalla parte opposta? L’avevamo studiata in un’altra maniera”.

Sulle partite che ricorda con più piacere: “Oltre al derby vinto 3-0 a gennaio di un anno fa, quello del palo di Icardi, la Supercoppa Italiana vinta a Doha a dicembre sulla Juve. La mia parata più bella su Sneijder in Nazionale contro l’Olanda, la più importante il rigore decisivo parato a Dybala in Supercoppa”.

Sul nuovo Milan: “Con tanti giocatori forti non è semplice trovare subito la chimica giusta per metterli insieme – ha dichiarato Gigio Donnarumma – però il campionato è lungo e noi siamo combattivi. Chi mi ha sorpreso dei nuovi? Conti è veramente forte. E Cutrone è pazzesco: se non fa gol si incazza. Anche se vinciamo, se non segna esce dal campo incazzato”.

Sul preparatore dei portieri Alfredo Magni: “Cura molto i dettagli. La fase di spinta, la presa alta… Lavoro con lui da quattro anni e sono molto migliorato”.

Sul fratello Antonio: “Averlo per compagno mi stimola da un lato e mi rasserena dall’altro. È un sostegno, uno stimolo. In ritiro dividiamo la camera, in allenamento scherziamo, e questo aiuta molto a sopportare gli esercizi”.

La probabile formazione di Milan-Juventus, 11^ giornata della Serie A 2017/2018

Milan-Juventus, la probabile formazione: ancora Suso-Calhanoglu dietro Kalinic, c’è Abate

A San Siro gran calcio con Milan-Juventus: Montella punta sulla formazione di Verona

Fiducia alla squadra che ha vinto e convinto contro il Chievo, con una sola novità (obbligata) a centrocampo e un dubbio in difesa. Domani non sarà un giorno qualsiasi in casa rossonera, vibrante d’attesa per la vicinanza alla partitissima di campionato Milan-Juventus, ma Montella sulle scelte di formazione è tranquillo: l’Aeroplanino confermerà sicuramente il 3-4-2-1 e ben 9/11 della squadra che ha espugnato il Bentegodi, con l’unica eccezione certa rappresentata da Calabria. Il terzino della cantera è costretto a una settimana di riposo dopo il trauma cranico di Verona, arrivato dopo un violento scontro di gioco con Gobbi: al suo posto sulla destra tornerà in campo Abate, con Borini stra confermato sulla corsia opposta.

Dubbio Zapata-Musacchio, fiducia a Calhanoglu: Milan-Juventus non vedrà in formazione né Cutrone né Silva

Domani, a San Siro, spazio dunque al modulo e a gran parte degli uomini visti nel turno infrasettimanale di Serie A. Sempre fuori Bonucci (squalificato) e Bonaventura (infortunato), la linea difensiva sarà guida ancora da Romagnoli al centro, con Rodriguez e Zapata ai lati: Musacchio, titolare col Chievo, è in svantaggio rispetto al collega di reparto colombiano. Sóle conferme tra mediana, trequarti e attacco: in mezzo giocheranno Kessie-Biglia, mentre in avanti agiranno ancora Suso, Calhanoglu e Kalinic. Per André Silva e Cutrone, nel trittico di gare Genoa-Chievo-Juve, si profila dunque la terza panchina consecutiva in appena sei giorni: difficile, d’altronde, rompere il trio che tanto ha fatto bene in settimana, soprattutto grazie a un Suso in stato di grazia. Tra i pali, infine, spazio il solito e intoccabile Gigio Donnarumma.

Di seguito la probabile formazione rossonera in vista di Milan-Juventus, valevole per la 11^ giornata di Serie A:

Milan (3-4-2-1): G. Donnarumma; Zapata, Romagnoli, Rodriguez; Abate, Kessie, Biglia, Borini; Suso, Calhanoglu; Kalinic.

L'esultanza di Suso durante Chievo-Milan

Suso esalta il Milan e Montella: “Gli devo tutto. Voglio restare a lungo”

Dio salvi Suso. Ancora Deus ex Machina del Milan e fuoriclasse di Montella, dopo gli oltre 200 milioni spesi sul mercato e gli undici nuovi acquisti arrivati in estate ad alzare la cifra tecnica della squadra. Con il Chievo il Diavolo è tornato a vincere e convincere, tirandosi via dalle preoccupanti secche dell’ultimo mese, mostrando quella reazione chiesta a più riprese dopo qualche discreta prestazione e punti che faticavano ad arrivare. Tutti (più o meno) bene i ragazzi, ma la lode è senza dubbio di Suso: suo il gol che apre il match e scaccia la paura, ancora suo il cross che propizia l’autorete del raddoppio, sempre suo l’assist che apparecchia per Kalinic il 4-1 finale.

“Ne avevamo proprio bisogno di una vittoria così, ora abbiamo più fiducia” ha dichiarato proprio Suso a Milanello all’indomani del trionfo di Verona. Il Milan, d’altronde, è finalmente piaciuto dall’inizio alla fine: molto bene l’atteggiamento e la concentrazione, ottimo il recupero palla alto e il possesso manovrato dei tanti uomini di qualità presenti nell’undici di partenza, confortanti i quattro gol segnati messi a referto e la buona solidità difensiva. Tre punti d’oro anche per puntellare Montella: “È quello che mi ha dato tutto – l’outing dell’ex Genoa – siamo tutti molto contenti con lui, io per primo”. Nonostante i recenti esperimenti da seconda punta? “Cercava di fare il meglio per la squadra – lo difende Suso – sulla fascia sono più comodo, ma io sono a disposizione del mister“.

Suso è l’uomo del momento in casa Milan. E pur di segnare alla Juve è disposto a un fioretto particolare…

Bene Chievo-Milan, ma a Milanello la testa è già sabato alla Juventus: “Dovremo giocare da squadra, perlomeno per non perdere”, si è sbilanciato candidamente Suso, lucido nello spronare la squadra a dare il 100%, ma senza l’assillo dei tre punti obbligatori. “Per la Champions c’è ancora tempo, nel calcio cambia tutto velocemente”. E se senza quarto posto il Milan fosse costretto a cessioni illustri? “Ho rinnovato poco fa e Fassone non mi ha detto niente: qui sono felice e voglio rimanere a lungo al Milan, si “autoblinda” l’iberico. Che per segnare un gol a Buffon non farebbe follie: “Andare a casa a piedi da San Siro. Tanto abito a 50 metri…”, scherza l’uomo rossonero del momento. Per battere la Juve, d’altronde, servirà più una partita perfetta che non un fioretto.

Chievo-Milan, la probabile formazione: ancora Kalinic e 3-4-2-1, riecco Musacchio

Montella ci riprova e punta nuovamente sul 3-4-2-1. È questa l’indicazione che arriva da Milanello in vista di Chievo-Milan di domani, valevole per la 10^ giornata di Serie A: alcuni interpreti dovranno necessariamente cambiare – Bonucci è squalificato e Bonaventura è ai box per infortunio – e con essi anche l’interpretazione del ruolo che daranno i sostituti, ma l’Aeroplanino punterà sullo schieramento intravisto solo per 26 minuti contro il Genoa: difesa a tre, una linea a quattro di centrocampo e un attacco formato da due trequartisti alle spalle di un solo centravanti. Che, a sorpresa, dovrebbe essere ancora Kalinic: né il recente rientro dall’infortunio né la prestazione non esaltante di domenica scalfiscono il suo status di titolare.

Domani al Bentegodi si gioca Chievo-Milan: Montella si gioca la panchina

Detto di Kalinic, e di riflesso della seconda panchina consecutiva sia per André Silva sia per Cutrone,  anche tra fasce e trequarti le scelte di Montella sono di fatto già definite, con Calabria-Borini esterni e Suso-Calhanoglu ad accendere la luce offensiva del Milan. Niente sorprese nemmeno in mediana: giocherà la coppia titolare Biglia-Kessie, con l’argentino che erediterà anche i galloni di capitano. Novità in difesa rispetto al Genoa: il buon Zapata visto contro il Grifone dovrebbe tornare in panchina, lasciando spazio a Musacchio. Confermato Rodriguez da terzo di sinistra, mentre la regia difensiva passerà dai piedi di Bonucci a quelli (altrettanto ottimi) di Romagnoli. Tra i pali, ovviamente, presente Gigio Donnarumma.

Ecco dunque il probabile undici rossonero in vista di Chievo-Milan, match valevole per la 10^ giornata di Serie A:

Milan (3-4-2-1): G. Donnarumma; Musacchio, Romagnoli, Rodriguez; Calabria, Kessie, Biglia, Borini; Suso, Calhanoglu; Kalinic.

Montella: “Bonucci? È un rosso televisivo. E io mi gioco la carriera…”

Vincenzo Montella ha parlato nel post partita di Milan-Genoa, terminata 0-0 e condizionata dall’espulsione diretta rimediata da Bonucci nel primo tempo. Di seguito le sue dichiarazioni rese a Sky Sport.

Sugli episodi arbitrali: “Se devo analizzare la partita sono estremamente soddisfatto, non del risultato. In dieci contro undici abbiamo fatto una partita esemplare, ci siamo andati vicino a vincerla, meritavamo qualcosa in più. Mi porto a casa l’anima e lo spirito della squadra in questo momento delicato.

Gli episodi non ci girano a favore, ma vorrei capire se siamo in un mondo televisivo o di campo. Il VAR lo accetto, ma le situazioni di campo non sono televisive. Accetto l’espulsione di Bonucci, ma chi sta in campo cerca di prendere posizione con il gomito, io da attaccante prendevo posizione con il gomito e non venivo mai espulso perché essendo basso non prendevo mai il volto. Lui è alto e lo ha preso, questa per me è stata un’espulsione televisivo. Non è intenzionale, l’avversario non la guarda mai.

Se così fosse ci sarebbe anche il rigore su Bonaventura. Mi gioco la mia carriera, se l’arbitro mi dà rigore me la cambia. Se siamo in un mondo televisivo questo è calcio di rigore. Se siamo in un mondo televisivo non si può sbagliare”.

Sul momento rossonero: “Non sto a sindacare l’onestà e la bravura degli arbitri, sto vedendo che ci stanno dando contro episodi che arrivano uno vicino all’altro. I ragazzi sono stati splendidi, hanno usato ogni energia contro una squadra che non ti lascia giocare. Oggi avremmo meritato di vincere e l’avremmo potuto fare con un episodio”.

Sul suo futuro: “Ho parlato un po’ dopo la partita, vedo grande fiducia, sono valutato quotidianamente, sento fiducia e unione. Dopo questa prestazione abbiamo bisogno di stringerci ancora più forte – riporta MilanNews.it – siamo lì e sta nascendo qualcosa”.

Milan-Genoa, la probabile formazione: 3-4-2-1 con Suso-Jack dietro a Kalinic

Vietato sbagliare. Parola odierna dell’a.d. Fassone, riferita in generale al Milan in questo momento di crisi di risultati e d’identità. Milan-Genoa può diventare la gara cruciale dell’intera stagione rossonera: vincere (e magari convincere) potrebbe segnare la svolta per l’intera annata, un “libera tutti” mentale che potrebbe dare il là alla risalita in classifica del Diavolo. Un’altra battuta d’arresto, al contrario, allontanerebbe ancor di più la Champions e potrebbe costare cara a Montella. La fiducia della dirigenza continua a restare intatta, ma il tempo a disposizione è sempre meno: domani i tre punti sono fondamentali anche per l’Aeroplanino.

Il mister cammina sul filo del rasoio, così come qualunque allenatore di calcio quando mancano i risultati. Nella gara chiave anche per la propria panchina, Montella non farà rivoluzioni e si affiderà ancora alla difesa a tre e a gran parte della squadra vista nelle ultime settimane tra campionato ed Europa League. Con un’importante novità in attacco, dove Suso e Bonaventura sono candidati forte a completare l’attacco con Kalinic: al momento è la doppia punta a rischiare il taglio. Per il resto, continuità ai “titolari”: Donnarumma tra i pali, Bonucci e Romagnoli in difesa, Biglia più Kessie in mediana e Borini-Rodriguez sulle fasce. Leggera modifica dietro, dove Musacchio può riposare in favore di Zapata.

Suso e Jack, due maglie da titolare in attacco con Kalinic: André Silva verso la panchina per Milan-Genoa

Ecco dunque il probabile undici rossonero in vista di Milan-Genoa, match valevole per la 9^ giornata di Serie A:

Milan (3-4-2-1): G. Donnarumma; Zapata, Bonucci, Romagnoli; Borini, Kessie, Biglia, Rodriguez; Suso, Bonaventura; Kalinic.

Fassone: “Manca la scintilla. Montella? Ha la nostra fiducia. Ora vietato sbagliare”

L’amministratore delegato del Milan, Marco Fassone, ha rilasciato una lunga intervista a La Stampa.

Sulla crisi rossonera: “Nessuno aveva pensato che con una squadra così rinnovata non ci sarebbero stati problemi, ma di sicuro siamo indietro rispetto ai programmi. Quanto? Di 5-6 punti. L’obiettivo era tenere a corta gittata il quarto posto per tutto il girone di andata, assestarci e dare la scalata alla zona Champions nel ritorno. Chiaro che i margini di recupero ci sono, ma non possiamo più permetterci di sbagliare”.

Su Montella: “È stato scelto da noi e ha tutta la nostra fiducia. Panchina a rischio in caso di nuova sconfitta? Inutile ragionare sui se e sui ma, qui dobbiamo lavorare tutti nella stessa direzione per trovare una via di uscita. Manca la scintilla, il gol che fa invertire la rotta. Ma sono convinto che ce la faremo”.

Sulle parole di Mirabelli: “Non è questione di pressione. Il Milan è stato costruito per ottenere certi risultati: non stanno arrivando e abbiamo il dovere di essere trasparenti con i nostri tifosi. Siamo tutti a tempo. Compreso il sottoscritto. Montella-Mirabelli? Non si è strappato niente – ha assicurato l’a.d. Fassone -. Stiamo tutti dalla stessa parte”.

Su Bonucci: “Ci sono persone contente quando togli loro delle responsabilità e altre che invece sono nate per averne. Bonucci appartiene alla seconda categoria. È vero, non sta rendendo per quello che è il suo valore. Ma anche lui sta pagando la situazione generale”.

L’a.d. Fassone analizza l’inaspettata crisi rossonera a 360°

Sull’obbligo di andare in Champions: “Piano con la parola obbligo. La Champions è fondamentale per il nostro progetto: mancarla, però, non blocca i piani. Ritarderemo di un anno e troveremo il sistema di equilibrare la mancata entrata degli introiti Champions con la cessione di uno-due top player”.

Sul debito con Elliott: “Il progetto, parlo per quello che riguarda il Milan, è di farlo in anticipo, già in primavera. Abbiamo sul tavolo svariate opzioni che stiamo valutando con attenzione. Diciamo che il fascicolo Milan è su molte scrivanie, per avere un percorso di rientro meno sfidante dell’attuale”.

Su Yonghong Li: “Questo scetticismo è anche un po’ fastidioso, se fossimo in Inghilterra in pochi ci farebbero caso. Io dico solo che la proprietà quest’anno ha fatto un aumento di capitale di 49 milioni e non sono soldi prestati all’A.C. Milan. E presto ne farà un altro. L’obiettivo è triennale, far crescere i ricavi e poi mettere sul mercato azionario, alla Borsa di Hong Kong, una fetta della società”.

Sul piano commerciale della società: “Normalmente ci sono tre gambe che sostengono un club. I diritti tv, i ricavi dallo stadio e dal merchandising. Noi ne abbiamo una quarta, il lavoro sul territorio cinese. Il nostro lavoro partirà dal basso, un lavoro con gli istituti scolastici governativi compatibile con il modello didattico cinese. Noi guadagneremo con merchandising e licensing. La scelta delle scuole è appena partita, se ne sta occupando una newco con sede a Pechino, la AC Milan Beijing Sport development”.

Sul Fair Play Finanziario: “A luglio i nostri progetti erano frecce tracciate sui fogli di carta. Ora è tutto più definito – ha concluso Fassone – siamo fiduciosi”.

Kakà-Milan, per ora è no. Ma il tormentone è pronto a ripartire

Kakà-Milan, atto terzo. Uno spiffero arrivato dal Brasile qualche giorno fa, in concomitanza con la sua decisione di lasciare gli Orlando City (e presto di appendere gli scarpini al chiodo), rilanciato anche in Italia da siti internet e importanti media nazionali. La notizia rimbalzata dall’altra parte dell’Oceano è di quelle che fanno battere il cuore: il Diavolo avrebbe riabbracciato Ricky per la seconda volta, dopo il primo ritorno dell’estate 2013, facendogli chiudere in rossonero la carriera da calciatore e riservandogli subito dopo un ruolo da dirigente.

Prima la passerella in campo, poi una scrivania a Casa Milan al fianco di Fassone e Mirabelli. Uno scenario suggestivo e romantico, che però non trova alcun riscontro nei fatti: ad oggi 19 ottobre 2017 non ci sono i prodromi per il tris di Kakà. Né da calciatore, ovviamente, né da dirigente: il Milan – assicurano gli autorevoli Corriere della Sera e Premium Sport – ha negato ogni tipo di contatto con il brasiliano, per il quale non è previsto alcun ruolo né in campo né negli uffici in via Aldo Rossi 8. L’ipotesi più emozionante immaginava un possibile ritorno da vicepresidente, con un ruolo più di rappresentanza che operativo, simile a quello ricoperto da Zanetti nell’Inter. Ma al momento non c’è nulla in questo senso.

Bomba dal Brasile: Kakà può tornare ancora in rossonero. Il Milan smentisce. Per ora…

Insomma: non sono ancora maturi i tempi per il secondo ritorno a casa di Riccardino. E bene ha fatto la società a spegnere ogni voce che possa distrarre la squadra e l’ambiente in questo momento delicato. Ma siamo convinti che il tormentone Kakà, presto o tardi, tornerà di moda: troppo forte e intenso l’amore tra Ricky e il Milan, mai offuscatosi nonostante il tempo e la distanza, così come il suo desiderio di tornare rossonero. E anche l’attuale dirigenza potrebbe cogliere al volo l’occasione: la ricerca di una bandiera (Paolo Maldini, ndr) da inserire nell’organigramma non ha dato sinora alcun esito. Kakà, in questo senso, rappresentare una scelta ideale: un fuoriclasse legato a doppio filo ai nostri colori, icona di classe e sportività anche fuori dal campo. Ormai noi milanisti lo sappiamo perfettamente: certi amori non finiscono…

Milan-AEK Atene, la probabile formazione: Suso mezzala, davanti Cutrone-Silva

Qualche cambio nei singoli per gestire le forze verso i tanti impegni italiani ed europei, pur dando continuità all’intelaiatura vista domenica nel derby. Montella aveva annunciato novità in vista di Milan-AEK Atene, 3^ giornata del girone di Europa League, ma la rifinitura – e la successiva diramazione della lista dei convocati – ha sparigliato ulteriormente le carte. Nei rossoneri, infatti, mancheranno per acciacchi e valutazioni tecniche ben sei difensori: Abate, Antonelli, Gomez, Romagnoli e Zapata, oltre al lungodegente Conti. Un’emorragia di uomini che costringerà il tecnico a scelte inedite per il reparto arretrato, che si riverseranno a cascata anche sulla linea di centrocampo e in particolare sulle corsie esterne.

Solo cinque difensori nei 20 convocati di Montella per Milan-AEK Atene: dietro il mister ha scelte quasi obbligate

Ai lati di capitan Bonucci, insieme a Musacchio dovrebbe trovare posto Ricardo Rodriguez: non un ruolo inedito per l’elvetico, schierato talvolta da centrale sinistro in una difesa a tre negli anni al Wolfsburg, ma una mossa che costringerà Montella ad altri due cambi a centrocampo. Con Antonelli ancora ai box, è Calabria il candidato forte a presidiare la corsia mancina, mentre sull’altra fascia è pronto a trovare ancora spazio il jolly Borini. Novità anche nel cuore della mediana: Suso dovrebbe partire da mezzala destra, qualche metro più indietro rispetto alla posizione di seconda punta occupata spesso in questo inizio di stagione, completando il trio in mezzo al campo con Locatelli e Calhanoglu (in vantaggio su Montolivo e Jack). In attacco, con Suso e Borini arretrati, riecco il doppio centravanti Cutrone-André Silva: Kalinic ha recuperato dalla lesione muscolare, ma partirà in panchina. Tra i pali, infine, sarà presente Gigio Donnarumma.

Ecco dunque il probabile undici rossonero in vista di Milan-AEK Atene, 3^ giornata del girone di Europa League:

Milan (3-5-2): G. Donnarumma; Musacchio, Bonucci, Rodriguez; Borini, Suso, Locatelli, Calhanoglu, Calabria; Cutrone, André Silva.

Milan, il bollettino medico del 17 ottobre: le ultime su Kalinic, Antonelli e Conti

A Milanello è tempo del consueto bollettino medico del martedì, arrivato puntuale per bocca del dott. Mazzoni ai microfoni del canale tematico rossonero Milan TV. Tra i calciatori alle prese con dei problemi fisici ci sono ancora Nikola Kalinic e Luca Antonelli, così come il lungodegente Andrea Conti. Ecco le varie situazioni analizzate nel dettaglio.

Su Kalinic: “Il suo recupero procede bene. Ha ultimato il lavoro personalizzato e da oggi si aggrega al gruppo per una parte di allenamento, poi nei prossimi giorni continuerà a lavorare in gruppo”.

Su Antonelli: “Ha un problema al polpaccio ma sta già lavorando sul campo con un lavoro personalizzato. Il programma prevede che lavori a parte tutta la settimana per riaverlo in gruppo al più tardi per l’inizio della prossima settimana”.

Conti ha subito la lesione del legamento crociato: le ultime sul recupero nel bollettino medico del dott. Mazzoni

Su Conti: “È passato un mese e un giorno dall’intervento al ginocchio. Non ci sono state complicazione e tutto è filato liscio: gli auguriamo tutti di continuare su questa strada”.

Montella resta, ma in estate il Milan cambia: sogni Ancelotti e Conte, spunta Allegri

Montella ha la piena e convinta fiducia della dirigenza, nonostante le quattro sconfitte subite nelle prime otto giornate di Serie A e un inquietante -7 dalla Champions League. Confortano i miglioramenti della squadra nel gioco e nella conoscenza reciproca degli interpreti, ma pesa la mancanza di alternative credibili e futuribili per la panchina del Milan in caso di esonero: l’Aeroplanino continua ad avere credito da spendere, blindato a parole e nei fatti, anche se dovrà necessariamente tornare a vincere nelle prossime partite di campionato contro Genoa e Chievo.

Ma la fiducia a Montella non sarà illimitata. Né per questa stagione, che dovrà necessariamente prendere una piega diversa e iniziare a fare registrare risultati migliori, né tanto meno in vista dell’estate. Non è una novità che la dirigenza possa liberarsi del tecnico a fine stagione in caso di mancata qualificazione alla Champions League (a fronte del pagamento di una clausola da 1,5 milioni), affidando così le chiavi del progetto milanista a un nuovo allenatore. Sul taccuino di Fassone e Mirabelli sono già segnate le alternative: i sogni sono Ancelotti e Conte, ma a sorpresa anche il profilo di Allegri trova clamorose conferme. A quattro anni dalla firma con la Juventus, il suo ciclo potrebbe essere giunto al capolinea.

Montella non rischia l’esonero, ma senza Champions andrà via: idea di un Allegri bis

Il Conte Max – svela stamane la Repubblica – sarebbe stato sondato da uomini vicini al club di via Aldo Rossi, così come anche Carletto e l’ex c.t. della Nazionale sono stati contattati in via formale. Se Ancelotti non sembra tentato dal ritorno in rossonero – preferirebbe un bis in Premier League e aspetta l’offerta giusta -, Conte e Allegri potrebbero essere interessati alla panchina del Milan, ma a due condizioni: uno stipendio al top europeo e una programmazione solida. Due elementi che, in teoria, potrebbero essere assicurati dalla dirigenza.

Calhanoglu e il suo stile di gioco: “Il mio modello è Kakà”

Hakan Calhanoglu ha rilasciato un’intervista alla Bild in cui ha parlato del proprio stile di gioco in riferimento a un super campione del passato: “Il mio modello è Kakà – le parole del turco al quotidiano tedesco – gli piaceva come me andare in profondità e dirigere il gioco, ho visto tanti suoi video su YouTube. A me piace prendermi responsabilità in campo e dare ritmo alla manovra della squadra”.

Esonerato Montella da allenatore del Milan

Inter-Milan, la probabile formazione: attacco ad André Silva, riecco Jack e Suso

Vincere il derby per accorciare sul quarto posto, ma soprattutto per dare la svolta definitiva a un progetto che ancora non è riuscito a decollare. Inter-Milan è una partita di per sé densa di significati e carica di emozioni, ma quello di domani sarà un match cruciale e spartiacque dell’intera stagione rossonera. Due sconfitte consecutive, tre in totale dall’inizio del campionato, sono un bottino decisamente magro per chi come Bonucci e compagni era scattato ai nastri di partenza tra le aspettative dei media e l’entusiasmo dei tifosi: scivolare a -7 dalla Champions a ottobre sarebbe un campanello d’allarme non da poco per le ambizioni milaniste. Vincere, o perlomeno non perdere, sarà importantissimo.

Sarà una stracittadina da dentro o fuori per il Milan, in particolare per tanti giocatori chiamati a esprimersi a livelli più alti, ma anche per Montella. Per tornare a fare punti per le ambizioni di squadra, ma anche per puntellare la propria posizione in panchina. Il terzo ko di fila, d’altronde, potrebbe iniziare a farlo traballare sul serio a dispetto delle continue conferme della dirigenza. Per farlo, l’Aeroplanino darà continuità al modulo e a gran parte dell’undici sconfitto a testa alta dalla Roma, eccezion fatta per le assenze obbligate come quella di Kalinic, non recuperato dalla lesione all’adduttore, ma anche dello squalificato Calhanoglu: due slot che verranno occupati da Suso e Bonaventura, pronti dal 1′ nei ruoli di seconda punta e di mezzala sinistra.

La probabile formazione di Inter-Milan: assenti Calhanoglu e Kalinic

Jack e lo spagnolo titolari saranno le novità rispetto a Milan-Roma, mentre nel resto del campo sarà confermata la formazione vista due settimane fa a San Siro. A protezione di Gigio Donnarumma sarà confermato il trio Musacchio-Bonucci-Romagnoli, con Borini-Rodriguez esterni a centrocampo dell’ormai solito 3-5-2 (che con Suso sarebbe più un 3-5-1-1, ma la sostanza non cambia), mentre in mediana giocheranno ancora Kessie e Biglia insieme al già citato Bonaventura. In avanti, con Kalinic ai box, giocherà unica punta André Silva, assistito qualche metro più indietro da Suso.

Ecco dunque il probabile undici rossonero in vista di Inter-Milan, match valevole per l’8^ giornata di Serie A:

Milan (3-5-1-1): G. Donnarumma; Musacchio, Bonucci, Romagnoli; Borini, Kessie, Biglia, Bonaventura, Rodriguez; Suso, André Silva.

Inter-Milan, i convocati di Montella: fuori Kalinic

Mister Montella ha diramato la lista dei convocati verso Inter-Milan, derby di campionato in programma domani sera a San Siro. Di seguito i rossoneri scelti dal tecnico per la stracittadina:

PORTIERI: A. Donnarumma, G. Donnarumma, Storari
DIFENSORI: Abate, Bonucci, Calabria, Gabbia, Gomez, Musacchio, Paletta, Rodriguez, Romagnoli, Zapata
CENTROCAMPISTI: Biglia, Bonaventura, Kessie, Locatelli, Mauri, Montolivo
ATTACCANTI: Borini, Cutrone, André Silva, Suso.

Il centrocampista del Milan Lucas Biglia

Biglia, derby da dentro o fuori: “Manca tempo e servono risultati subito”

Dopo l’Argentina e la sua soffertissima qualificazione ai Mondiali, per Lucas Biglia è tempo di rituffarsi sul Milan. Il rientro nella realtà rossonera dopo il periodo con la Seleccion sarà tutt’altro che morbido per lui, con il Diavolo chiamato a riscattare due sconfitte consecutive e risalire da un momento difficile nella gara più delicata e sentita di tutte: il derby meneghino contro l’Inter, primo spartiacque per la stagione e per il futuro di Montella sulla panchina rossonera.

Domani c’è Inter-Milan: l’analisi di Lucas Biglia sul momento difficile dei rossoneri.

Il Milan non arriva alla stracittadina in condizioni ottimali, con un’amalgama ancora lontana dall’essere trovata e un distacco importante dalla zona Champions (oggi -4 dalla Lazio, ma la Roma ha una gara da recuperare), con tanti nuovi acquisti ancora in fase di ambientamento e di rodaggio: “Abbiamo bisogno di tempo, anche se certamente non ce l’abbiamo – l’analisi di Biglia a Premium Sport sul momento difficile della squadra -, ma il problema è che quando lavori inizi a migliorare i piccoli dettagli e gli errori che fai in campo, e a volte sono questi che fanno la differenza”.

“Se guardiamo partita con la Roma – ha proseguito l’ex capitano della Lazio – il minimo errore ci è costato il gol e poi certamente abbiamo mollato, perché viene subito giù il morale, ma se miglioriamo quel piccolo dettaglio possiamo certamente arrivare su, ma dobbiamo migliorare. Certamente non abbiamo tempi perché giochiamo ogni tre giorni – ha concluso Biglia -, ma la verità è che dobbiamo migliorare di gara in gara, anche se abbiamo bisogno di risultati subito e quindi si fa un po’ difficile”.

Migliorare di partita in partita, sfruttando i tanti impegni tra Serie A ed Europa League per ovviare al poco tempo a disposizione di Montella per lavorare in settimana a Milanello: è questa la ricetta di Biglia per accelerare il processo di crescita e di costruzione della squadra. Costruzione che si baserà indubbiamente anche sulle geometrie, sul fosforo e sull’esperienza del Prinicipito, già leader tecnico e caratteriale del gruppo come auspicato in estate dalla dirigenza.

È sempre André Silva: gol del 2-0 alla Svizzera e Portogallo ai Mondiali

Gol, vittoria e qualificazione ai Mondiali. È una bella serata per il Portogallo e in particolare per André Silva, decisivo nel 2-0 rifilato dai lusitani alla Svizzera nel match decisivo di qualificazione alla rassegna iridata disputato in serata a Lisbona. Il numero 9 del Milan ha chiuso la gara con gli elvetici con la rete del raddoppio portoghese, incrementando il vantaggio arrivato con un autogol di Djourou, segnando la seconda rete settimanale dopo quella ad Andorra e il nono sigillo personale in tutto il percorso di di qualificazione a Russia 2018.

Montella “batte” Gattuso 3-1: a segno Jack, Borini e Mauri

Un gol a testa per Bonaventura, Borini e Mauri e vittoria per 3-1 della prima squadra del Milan, impegnata in mattinata in un’amichevole contro la Primavera di Gattuso. I rossoneri – riporta Sky Sport – sono stati schierati da Montella col 3-5-2, modulo che ha avuto la presenza di Borini esterno di centrocampo e Jack-Mauri mezzali ai lati di Montolivo, con Suso seconda punta dietro a Oduamadi. Risparmiato Kalinic, non ancora al top dopo l’infortunio all’adduttore.

Brocchi: “Ma quale cocco di Berlusconi: ero l’allenatore giusto per il suo calcio”

L’ex calciatore e allenatore del Milan, Cristian Brocchi, ha rilasciato un’intervista in cui ha parlato dei propri brevi trascorsi sulla panchina rossonera e in particolare dello status di pupillo di Silvio Berlusconi. Di seguito le dichiarazioni rese a La Gazzetta dello Sport.

Io cocco del presidente? È un termine sbagliato. Se fossi stato il cocco, avrei firmato per due anni invece di andare a scadenza col contratto della Primavera. Qualcuno disse anche che avevo fatto carte false per allenare la prima squadra, ma era Berlusconi ad avermi scelto. Vedeva in me l’uomo giusto per il suo calcio, si guardava tutte le partite della Primavera, si era affezionato al mio modo di giocare. Sembrava che il nostro fosse un rapporto esclusivo ma in realtà non c’era alcun legame in ambito personale: solo un discorso tecnico. So che era iniziato tutto con un Milan-Real 2-1 in un torneo a Dubai nella primavera 2015: rimase colpito da un calcio che aveva ritenuto bello e propositivo e da quella volta in poi si fece registrare tutte le nostre partite, cosa che ovviamente io non sapevo.

Una folgorazione? No, un progetto. Conosceva tutti i giocatori per nome e li osservava per capire chi avrebbe potuto essere il nuovo Maldini, Baresi e via dicendo. Sapendo che non c’era più la disponibilità per arrivare ai top player, questo era il suo modo per ricostruire una base. In poche parole: era alla ricerca della soluzione per tenersi il Milan.

Nei giorni in cui era in ospedale, appena ho potuto parlargli, gli ho detto che non c’erano più le condizioni per lavorare bene. Credo di essere stato molto onesto, per amore del Milan. Gli ho detto “Presidente non lotti più per me”. Lui è rimasto molto deluso, avrebbe preferito che fossi io a lottare ancora. Ma la situazione era troppo complicata. Un tecnico giovane o debuttante deve avere tutte le componenti dalla sua parte. Come succede a Simone Inzaghi. Peccato, perché Berlusconi aveva le cose chiare in testa: so che una delle sue volontà era quella di far lavorare insieme me e Capello. Io in panchina e il mister come direttore tecnico”.

André Silva-gol nel 2-0 del Portogallo su Andorra

Vittoria e gol nella serata di André Silva con la Nazionale. L’attaccante del Milan ha messo la propria firma nella vittoria ottenuta dal Portogallo sul campo di Andorra, nel match di qualificazione ai Mondiali 2018, chiudendo la partita con la rete del 2-0 finale. I lusitani non hanno ancora staccato il pass per la Russia, ma sono aritmeticamente qualificati almeno per i playoff che si disputeranno in novembre.

Andrea Conti, terzino del Milan

Andrea Conti: “Sto bene, sono più avanti del previsto”

Infortunatosi gravemente al ginocchio e sulla via di recupero da qualche settimana, Andrea Conti ha parlato delle proprie condizioni fisiche: “Sto bene, sono senza stampelle, son più avanti di quello che dovrei essere, sono contento. Mondiale? Speriamo – riporta MilanNews.itpensiamo a una cosa per volta, iniziamo a recuperare una cosa per volta“.

Milanello, le ultime dall’infermeria: bene Kalinic, ancora out Musacchio

Notizie positive e negative per Montella dall’infermeria di Milanello. La pausa per le Nazionali sarà utile per tirare il fiato e ricaricare le batterie in vista di un importante tour de force in Serie A ed Europa League, ma potrebbe consegnare al tecnico una rosa ancora non al top causa infortuni. Con Kalinic sulla via del recupero dopo la lesione all’adduttore, il Milan ha visto fermarsi altri tre giocatori: Antonelli, Musacchio e Bonaventura, rimasti a riposo nella seduta di ieri.

Se per Jack non c’è nulla di grave – è stato ko a causa della febbre ed è già tornato in gruppo -, potenzialmente più preoccupanti sono le condizioni di Antonelli e Musacchio. Il terzino ha registrato un nuovo infortunio muscolare, al polpaccio sinistro, mentre l’argentino non si è allenato ancora a causa di un affaticamento: niente di grave, a otto giorni da Inter-Milan, ma sono problemi che dovranno essere valutati e che non permetteranno di arrivare al meglio alla stracittadina del 15/10.

Milanello: rossoneri ancora al lavoro

Squadra in campo al Centro Sportivo di Milanello per l’unica seduta in programma per la mattinata di sabato.

Dopo il doppio allenamento di venerdì infatti, i rossoneri sono tornati al lavoro intorno alle ore 11 sul campo ribassato. Prima parte dedicata al riscaldamento, poi il gruppo ha svolto una serie di esercitazioni tecniche seguite da un possesso palla a campo ridotto. La sessione è terminata con una partitella, sempre a campo ridotto.
Da segnalare che Bonaventura ha svolto tutto l’allenamento in gruppo. Per domenica è prevista un’amichevole con la Primavera di Rino Gattuso, inizio ore 11.

Fonte: A.C. Milan

Lavoro doppio a Milanello

Tattica, tecnica e atletica negli allenamenti. Nel report anche i dettagli su alcuni singoli (da acmilan.com)

Dopo la ripresa è andata in archivio un’altra giornata completa a livello di attività per i rossoneri di Mister Montella, impegnati su tutti i fronti venerdì a Milanello.

Alla mattina, terminato il riscaldamento iniziale, esercitazioni tattiche per la squadra e specifiche per i portieri. Il pomeriggio, invece, si è aperto con un possesso palla a campo ridotto; poi lavoro sia sulla fase offensiva che difensiva e a seguire la partitella. Infine ci si è spostati sulla parte atletica, basata su una serie di scatti. Sabato sarà la prima volta in cui il Diavolo svolgerà un’unica sessione, a partire dalle 11.00.

Giacomo Bonaventura non ha preso parte all’allenamento odierno per un attacco influenzale. Mateo Musacchio oggi è stato tenuto a riposo precauzionale a causa di un affaticamento. Luca Antonelli che aveva precedentemente recuperato dal problema ai flessori, ha dovuto interrompere l’allenamento del pomeriggio a seguito di un affaticamento al polpaccio sinistro.

Fonte: A.C. Milan

Under 21, netto 6-2 all’Ungheria: doppietta di Cutrone

La Nazionale Under 21 è tornata in campo dopo le due partite giocate il mese scorso, e ha travolto a Budapest l’Ungheria per 6-2. Gli azzurrini hanno archiviato il match già nel primo tempo, chiuso sul 5-0. La squadra di Di Biagio, che è proiettata verso il quadriennio che porterà alle Olimpiadi di Tokyo del 2020, ha messo in mostra uno straordinario Patrick Cutrone che, con il fiorentino Chiesa, ha messo a segno una doppietta. Il giovane attaccante del Milan ha aperto le danze, colpendo un palo dopo soli 12′ e al 16′ ha fatto centro, raddoppiando poi per l’Italia al 24′ su rigore, concesso per un fallo sul figlio d’arte Federico Chiesa che, al 28′ ha calato il tris. Il poker è arrivato per merito dell’esordiente Depaoli al 31′. Proprio allo scadere del 45′ è arrivato anche il 5-0 di Chiesa. Nella ripresa girandola di sostituzioni e Ungheria in gol con Makrai che sfrutta un errore difensivo. Orsolini al 37′ ristabilisce le distanze e sempre Makrai chiude i conti al 42′, per un 6-2 che non ammette repliche.

Fonte: ANSA

Di nuovo in campo, tra palestra e partitelle

Doppio allenamento per il Diavolo alla ripresa. Antonelli in parte in gruppo (da acmilan.com)

Dopo i 3 giorni di riposo decisi da Vincenzo Montellavincitore del Premio Liedholm 2017, con il doppio allenamento di giovedì è ufficialmente iniziata la “missione” del Diavolo verso il Derby di domenica 15 alle 20.45.

La squadra, rimaneggiata visti i tanti nazionali convocati, nella sessione del mattino ha svolto palestra e potenziamento senza pallone. Al pomeriggio, invece, prima spazio a ripetute e cambi di direzione, poi a delle partitelle: sia a quattro porticine che a campo ridotto con porte grandi. Antonelli ha svolto una parte del lavoro in gruppo, proseguendo successivamente in maniera personalizzata.

La giornata di venerdì seguirà esattamente gli stessi orari: doppia seduta, alle 11.00 e alle 16.00, per avvicinarci alla stracittadina di San Siro.

Fonte: A.C. Milan

Montella: “Le aspettative sono alte. Io in bilico? Le chiacchiere non mi turbano. Testa al derby”

Vincenzo Montella ha rilasciato un’intervista in occasione del ritiro del Premio Liedholm. Di seguito le dichiarazioni raccolte da MilanNews.it.

Su Liedholm: “Ho avuto il piacere di incrociare il Barone alla Roma, ho avuto la possibilità di apprezzare la sua signorilità, la sua eleganza, la sua ironia. E’ un grande orgoglio ricevere questo premio. Mi auguro di poter vincere come lui, ha vinto due scudetti, sicuramente è un punto di riferimento. E’ un grande personaggio”.

Sul derby: “E’ la cosa bella di questo mestiere dover preparare già un’altra partita, la testa e le idee sono già proiettate  verso la prossima partita”.

Sulla sconfitta con la Roma: “La sconfitta brucia, probabilmente immeritata, c’è un percorso che abbiamo intenzione di proseguire e migliorare. Abbiamo tenuto testa ad una grande squadra, ci stiamo avvicinando, stiamo insistendo sul lavoro”.

Sui giocatori rimasti a Milanello: “Ci sono una decina di giocatori su cui poter lavorare”.

Sul mestiere dell’allenatore: “E’ un mestiere bellissimo, ti appassiona e ti prende a 360° tutti i giorni, quando non perdo mi piace anche la domenica”.

Sull’accanimento sul Milan: “Secondo me ci sta, le aspettative erano e sono altissime. Noi conosciamo la realtà interamente, sappiamo che mediaticamente ci sta. Il nostro percorso ci deve portare a crescere e raggiungere l’obiettivo dei primi quattro posti. Non siamo distantissimi, l’importante è non farsi condizionare”.

Sul futuro: “Non mi turbano le illazioni, faccio questo lavoro da qualche anno, conosco i rischi del mestiere. Allenando una squadra come il Milan i rischi sono maggiori così come le chiacchere”.

Sul momento: “Sono positivo e ottimista, c’è del lavoro da fare. Vedo il cammino un po’ in salita ma è abbastanza normale, ci vuole del tempo ma noi siamo i primi a pretendere che questo tempo non ci sia. Ho equilibrio nelle valutazioni e nelle analisi”.

Sul preparatore atletico: “Sto valutando qualche possa essere la scelta migliore. Iriarte? Sta con me da qualche anno, le soluzioni interne non mancano, sto vedendo anche altri profili. Non mi lascio prendere dal panico”.

Su Papu Gomez e l’Argentina: “Che avesse grandissime possibilità si intravedeva, mi fa piacere per lui che è un bravo ragazzo. Gli auguro il meglio e che possa qualificarsi già stanotte”.

L’editoriale dei tifosi dopo 13 partite

Le vostre 5 considerazioni sulla prima parte di stagione dei nostri ragazzi (da acmilan.com)

Come già accaduto in passato, abbiamo deciso di aprire la redazione di acmilan.com a tutti voi, andando a selezionare i commenti più interessanti che ci avete scritto sulle nostre piattaforme social in risposta al nostro editoriale, creando così un contenuto con la vostra firma. A voi la parola!

@Gioacchino Matrella – Facebook
Analisi che condivido in tutti i suoi punti. Il tifoso milanista, dopo gli ultimi 3-4 anni nei quali ha dovuto mandar giù di tutto, deve avere ancora un po’ di pazienza. C’è una casa nuova, quasi del tutto ricostruita, e prima di entrarci ad abitare confortevolmente ce ne vuole. Questo appena iniziato, quantomeno, sembra essere il primo vero anno zero, dal 2012 ad oggi. Mi sarebbe piaciuto però saperne qualcosa in più sull’allontanamento del precedente preparatore atletico e, al contempo, avere ragguagli su come ci s’intende muovere in tal senso in futuro. Detto questo, sempre e comunque… FORZA MILAN!!!

@Giuseppe Bordonaro – Facebook
Il modulo ideale per questa squadra sarebbe il 4-2-3-1 con Suso, Calhanoglu e Bonaventura a sostegno di André Silva, così i fantasisti 3 giocherebbero insieme e ognuno di loro nella propria posizione naturale, altrimenti per giocare con la difesa a 3 sarebbe più corretto il 3-4-3 con Suso sempre nella sua posizione e quando si vuole far rifiatare quest’ultimo allora si passa al 3-4-1-2 con Bonaventura o Calhanoglu dietro a 2 punte di ruolo, a prescindere da tutto ciò comunque il 4-3-3 era anche più giusto del 3-5-2 puro.

@Giovanni Mazzoleni – Facebook
Al contrario di molti, domenica ho visto un bel Milan, abbiamo si sbagliato nelle azioni di contenimento della Roma ma come gioco il Milan è stato nettamente superiore. André Silva è uno spettacolo vederlo, gli è mancato solo il gol, ha un tocco di palla e una visione di gioco impressionante. Mi sono piaciuti anche gli altri li davanti. In linea di massima questa è la formazione migliore, Suso e Bonaventura possono giocare alternandosi o anche con Hakan, Montella dovrà rivedere il modulo per la difesa, ma Bonucci saprà riprendersi. Stiamo tornando!!!

@Walter Pazzaglia – Facebook
Si l’analisi mi sembra giusta, la parola d’ordine è pazienza, ci vuole ancora un po’ di tempo per avere la squadra al suo massimo, anche perché secondo me la condizione fisica generale non è al top. Quando anche sul piano fisico ci saranno miglioramenti ce la giocheremo con tutti.

@Michele Toma – Facebook
Contro la Roma ho visto dei miglioramenti. Non si può dire che la squadra abbia avuto paura dell’avversario e fino al 70′ pensavo potessimo sbloccare la partita da un momento all’altro. Quindi, l’intenzione e il coraggio di poterlo fare non ci stavano mancando. Certo, un po’ di freddezza e fortuna sotto porta ci sono mancati. Ma dobbiamo essere pazienti perché una volta che la squadra assimilerà le proprie convinzioni e crescerà in autostima, beh, allora ci sarà da divertirsi.

Fonte: A.C. Milan

Sacchi: “Il Milan? I tifosi dovrebbero chiedere di meglio. Anche con proteste eclatanti”

Parole significative e per nulla banali quelle proferite sul Milan da Arrigo Sacchi. Il Profeta di Fusignano, leggenda rossonera, ha parlato così a TMW Radio dell’attuale momento del Diavolo: “Nel calcio spesso non serve spendere tanto, ma avere idee. Forse spetta ai tifosi chiedere qualcosa di meglio – si è sbilanciato Sacchi – anche con proteste eclatanti“.

Ottimismo Kalinic, verso il recupero in ottica derby

La lesione riscontrata all’adduttore non dovrebbe costare il derby a Nikola Kalinic, al lavoro a Milanello nella speranza di recuperare in vista della partitissima del prossimo 15 ottobre. Il Milan – riferisce Sky Sport – è ottimista sule condizioni fisiche del croato, il quale dovrebbe esserci nel big match contro l’Inter al rientro dalla sosta.

Milan, sondato il terreno per André Gomes

Gli ottimi rapporti con Jorge Mendes e la necessità di prendere un altro centrocampista – che poi non è arrivato, ndr – hanno spinto il Milan a informasi e a provarci per André Gomes. Il portoghese – informa il Corriere dello Sport – è stato tra i profili sondati in estate dai rossoneri oltre a Renato Sanches e Jankto per rimpolpare la mediana, bisognosa di un uomo che permetta a Kessie di rifiatare. A gennaio il Diavolo tornerà sul mercato per colmare la lacuna: chissà che non possa ritentare anche per Gomes.

Shevchenko: “Milan, troppi acquisti: meglio 3-4 titolari nuovi. Ora serve pazienza”

L’ex fuoriclasse rossonero e oggi c.t. dell’Ucraina, Andriy Shevchenko, ha rilasciato una lunga intervista sulle colonne de La Gazzetta dello Sport.

Sul rischio Ucraina-Italia ai playoff per i Mondiali: “Spero di no, e non è soltanto una questione tecnica. Amo l’Italia, mi sento italiano. E’ da quando sono bimbo che ho il vostro Paese nel cuore. Venni, undicenne, per un torneo giovanile, giocammo ad Agropoli e rimasi incantato dalla gente, dal modo di vivere, da tutto. Rientrai a casa con la convinzione che un giorno avrei vissuto a lungo in Italia. Quindi, sfida da evitare per ragioni di cuore, e non sono sentimenti di circostanza”.

Su Tassotti, suo vice nella Nazionale: “L’Italia è l’università dal punto di vista tattico. La Serie A propone novità ogni anno, ed io attingo moltissimo. Mauro per me è sempre stato un punto di riferimento, in ogni senso, anche umanamente. Ci capiamo con uno sguardo”.

Sulle possibilità dell’Ucraina di andare ai Mondiali: “Sarebbe perfetto se andassimo insieme con l’Italia in Russia, ma il cammino è ancora lungo per noi. La Croazia ha individualità eccezionali, e penso soprattutto a Luka Modrić, oltre ai vari Ivan Perišić, Mario Mandžukić e Marcelo Brozović. Nella mia testa, per ora, c’è solo il Kosovo: se non si vince in Kosovo, e parecchio bene, di fatto non c’è un domani. Percentuali? Abbiamo concrete speranze, siamo in costante crescita e sapremo giocarci le carte giuste”.

Sulla sua esperienza alla guida della Nazionale di Kiev: “Considero positivo questo percorso, a prescindere da come andrà il discorso qualificazione. Abbiamo preso la squadra dopo un Europeo disastroso: zero punti, zero gol fatti e giocatori moralmente a terra. Siamo ripartiti da una situazione difficile, senza contare i problemi extracalcistici. Il mio bilancio? Ora lavoriamo con tecnologie moderne, abbiamo avuto il massimo appoggio dalla Federazione e dai ragazzi. In campo siamo già una squadra vera, con idee chiare e il bene comune davanti a qualsiasi individualismo. Oggi invece siamo in grado di giocarcela con chiunque”.

Su Yarmolenko e Konoplyanka: “Loro le stelle? Hanno qualità ed esperienza, ma le mie squadre non dipenderanno mai dai singoli. Non si va lontano così, l’ho imparato in Italia. O hai Lionel Messi, oppure prima di tutto devi essere solido, organizzato e con un’identità ben precisa. Stiamo gettando basi importanti, il lavoro va completato e mi piace questa esperienza”.

Sui modelli da allenatore: “Tutti e nessuno. Voglio essere Shevchenko e basta, vorrei essere riconosciuto per la serietà del mio lavoro. Amo comunque osservare e raccogliere le cose migliori di chi ha più esperienza di me. Valery Lobanovski, per esempio, era la scienza applicata al calcio quando nessuno nemmeno immaginava certe metodologie. Carlo Ancelotti è perfetto nei rapporti umani, Fabio Capello è per me la stabilità a 360°, mentre José Mourinho è il manager per eccellenza. Ho imparato anche da Alberto Zaccheroni, che aveva idee nuove, diverse, e, da esterno, ho apprezzato molto Marcello Lippi, unico nel creare un gruppo organizzato, compatto ed affamato”.

Su un possibile ritorno in Serie A da tecnico: “Sono orgoglioso di aver scritto pagine storiche del calcio italiano da giocatore, ed un domani vorrei farlo altrettanto da allenatore”.

Sull’Italia di Ventura e sul calcio italiano: “Un Mondiale senza l’Italia perderebbe il suo sapore. Io sono convinto che ce la farete. E comunque in generale non vedo una crisi italiana, secondo me il vostro calcio è tornato a crescere negli ultimi anni, merito di una scuola eccezionale di allenatori. Avete sempre talenti di livello, ma soprattutto producete idee nuove, tecnici con caratteristiche differenti fra loro ma comunque rivoluzionari. Penso ad Antonio Conte, Massimiliano Allegri, Maurizio Sarri. Quest’ultimo è una specie di Sacchi 2.0: il Napoli è davvero una piccola rivoluzione a livello mondiale. Non è un caso che l’Italia abbia vinto in ogni occasione al di là dei singoli, è sempre arrivata come collettivo, organizzazione, filosofia e strategia. Quest’anno in corsa per il titolo di miglior tecnico FIFA c’erano Conte ed Allegri oltre Zinedine Zidane: due italiani ed uno che, come calciatore, è diventato grande in Serie A. Vi garantisco che tutti eviterebbero volentieri l’Italia durante un Mondiale o un Europeo: puoi anche batterla, ma ne esci a pezzi mentalmente. Avete visto che fatica ha fatto la Germania all’ultimo Europeo contro Conte ed i suoi ragazzi? Ed i valori puramente tecnici erano sbilanciati in favore dei tedeschi …”.

Sul campionato in corso: “La Juventus è la più forte per struttura societaria, rosa ed esperienza. Subito dietro vedo il Napoli, che non smette di crescere. L’Inter ha Luciano Spalletti, tecnico preparato, meticoloso, che non molla mai e ci mette il cuore nel suo lavoro. E’ una garanzia per l’Inter ed i nerazzurri saranno lì fino in fondo”.

Sul Milan e sui suoi dubbi espressi sul mercato di recente: “Vorrei chiarire: ho semplicemente detto cosa avrei fatto personalmente in fase di mercato, ovvero inserire al massimo 3-4 titolari nuovi, di grande valore. Sono già tanti, per come la penso io. La strada scelta dalla nuova dirigenza è stata legittima, ma secondo me presuppone un programma a lunga scadenza. Quindi ora serve pazienza da parte di tutti: si riparte da zero, per ora è stato comprato il futuro, i fuoriclasse veri arriveranno invece probabilmente tra uno-due anni, se il Milan avrà nel frattempo riguadagnato il suo posto nel calcio che conta. E’ giusto alzare al massimo l’asticella anche nelle dichiarazioni. Il Milan deve porsi sempre l’obiettivo massimo, poi però c’è la realtà del campo e cambiare 10-15 giocatori in un colpo solo non è uno scherzo, occorre tempo per trovare gli equilibri”.

Sul derby: “Non so come finirà, ma di sicuro è già di fatto un primo dentro o fuori per il Milan. Il derby che ho nel cuore è il ritorno della semifinale di Champions League nel 2003: in città c’era una tensione pazzesca, ma io avevo una grande qualità. Quando entravo in campo intorno a me facevo mentalmente il vuoto, sparivano pubblico, bandiere, cori, avevo solo campo ed avversari in testa e negli occhi. I simboli dei miei derby? Javier Zanetti, l’avversario più duro, e Paolo Maldini, che ancora oggi è il mio capitano”.

La strategia di Mr. Li: cedere un 25% del Milan per 200 milioni e rimborsare Elliott

Yonghong Li cerca soci cui affiancarsi nella compagine azionaria del Milan. Non è una novità quanto uscito negli scorsi giorni. E’ stata riportata all’attenzione della cronaca quanto da mesi, cioè dal giorno successivo al closing, si sapeva. Mr Li non può continuare con le sue forze nell’avventura rossonera e starebbe sondando potenziali co-investitori. Le vere novità, al contrario, potrebbero essere due. La prima, come indicato dall’agenzia Reuters, è che Mr Li starebbe cercando anche investitori europei (addirittura italiani). Questa’ultima opzione è stata smentita dal Milan. Infatti, se fosse vera, sarebbe un’informazione rilevante, in quanto vorrebbe dire che Mr Li non ha alcun investitore cinese disposto a credere in lui, tanto più dopo la stretta del governo di Pechino. E che lo sbandierato progetto Cina potrebbe non essere così dirompente. Ma, per fortuna, il Milan ha smentito in questo dettaglio la Reuters.

C’è poi un altro aspetto che questa rubrica è in grado di anticipare. Alcune fonti finanziarie confermano a questa rubrica l’attività di ricerca di investitori da parte di Mr Li. Niente di nuovo si dirà. Ebbene la novità è la valutazione che Mr Li avrebbe in mente per una minoranza del Milan: un 25 per cento verrebbe valutato più o meno 200 milioni di euro per una valutazione complessiva del club di 800 milioni di euro (escluso il debito). Quindi dopo appena pochi mesi il valore del club è lievitato: ai tempi del closing il Milan era stato valutato (esclusi i debiti per 220 milioni) circa 520 milioni di euro. Guarda caso i 200 milioni di euro che Mr Li punta ad incassare è la cifra che la Rossoneri Sport deve a monte al fondo Elliott: ad ottobre del prossimo anno scadrà infatti la tranche da 180 milioni (più interessi) dovuta al fondo statunitense. Insomma, se mai entrerà un socio di minoranza a quella cifra, potrebbe essere rimborsato il debito più pesante verso Elliott, cioè quello della holding. Resta da vedere se tutto quadrerà per il verso giusto: per ora di concreto ci sono infatti soltanto le trattative per il rifinanziamento in atto con Goldman Sachs e Merrill Lynch.

Fonte: di Carlo Festa per “The Insider – Dietro le quinte della finanza

5 considerazioni dopo 13 partite

Editoriale d’analisi di questa prima parte di stagione rossonera dal sito ufficiale del Milan

3 PARAMETRI DIVERSI FRA LORO
Il Milan 2017-2018 in Europa League ha giocato 6 partite, segnando 18 gol e subendone 3. In campionato, nelle 4 partite che ha vinto, la squadra rossonera ha segnato 10 gol incassandone 2. La stessa squadra, sempre in campionato, ma nelle 3 partite che ha perso, ha segnato 1 gol nel finale a Roma e ne ha subiti 8. Sono numeri, diversissimi fra loro, ma non sono solo fredda statistica. Indicano che la squadra non si è ancora stabilizzata e che deve ancora trovare la sua andatura, il suo passo, la sua rotta di crociera. Lo dimostra anche l’assenza di pareggi, di gestione, anche nelle amichevoli, o vittorie o sconfitte. Cosa accettabile, se si tengono in considerazione più fattori.

I FATTORI DI INIZIO STAGIONE
La società rossonera, in una estate di grandi investimenti, ha messo a disposizione di Vincenzo Montella ben 7 giocatori per il giorno del raduno del 5 luglio, anche se per il pregresso nelle rispettive nazionali sia Andrea Conti che Andrè Silva si sono aggregati alla squadra solo successivamente. La spina dorsale è stata poi innestata successivamente. Bonucci ha giocato la sua prima partita ufficiale il 17 agosto, Biglia dall’inizio il 10 settembre, Kalinic dall’inizio il 17 settembre. In tutto questo è stato affrontato anche un cambio di sistema di gioco. Alla luce delle date, i tempi del processo di coesione del Milan hanno un loro fondamento.

DAL 4-3-3 AL 3-5-2
Nella scorsa stagione, il Milan partito fra molte diffidenze era riuscito a compattarsi con il 4-3-3, un modulo nel quale la squadra aveva trovato certezze tattiche e coesione morale. Il 3-5-2 comporta una nuova attitudine e una nuova mentalità che ha bisogno di essere metabolizzata in particolare da Romagnoli e Zapata in difesa, da Montolivo e Locatelli a centrocampo, da Suso e Bonaventura nelle zone più avanzate. Anche metabolizzare le novità comporta del tempo, fermo restando che il 3-5-2 è una strada tracciata con chiarezza e decisione dallo Staff tecnico rossonero.

LA PRESENZA DELLA SOCIETÀ
Nei post-partita delle 10 gare ufficiali vinte dal Milan, sono sempre intervenuti ai microfoni l’allenatore e i giocatori, come giusto in casi del genere. I dirigenti hanno preso la parola solo dopo le 3 sconfitte, con parole molto protettive dopo Lazio-Milan e dopo Milan-Roma, stimolando invece la necessità di un atteggiamento migliore al termine della partita di Genova. Atteggiamento che è nettamente migliorato proprio contro la Roma. Allo stato, interventi condivisi e produttivi.

IL SENTIMENTO DEI TIFOSI
Nelle 7 partite giocate dal Milan a San Siro, sono stati 361mila i milanisti che hanno sostenuto la squadra durante le partite. Allo stadio, sempre grande tifo e sempre grande supporto. Sulla rete, come è nella natura delle cose, più sfoghi e anche imprecazioni dopo le sconfitte. Il tifoso rossonero non vede l’ora di rialzare definitivamente la testa e anche una sola partita di involuzione crea fibrillazione. Sono tutte cose di cui è giusto tener conto, ma che vanno contemperate con i tempi fisiologici di una stagione di grande cambiamento.

Incontro tra Milan, Inter e il sindaco Sala: si resterà a San Siro

Milan e Inter non lasceranno San Siro. E anzi interverranno sull’impianto con un profondo restyling, in particolare per sostituire il terzo anello con aree hospitality. Ieri – scrive il Corriere della Sera – c’è stato il primo incontro tra il sindaco meneghino Beppe Sala e le dirigenze dei due club per parlare proprio del “Meazza”, per il quale nei prossimi mesi si dovrà sviluppare un progetto di ammodernamento e ristrutturazione.

L'a.d. Fassone, mister Montella e il d.s. Mirabelli nel giorno del rinnovo dell'allenatore

Casa Milan, vertice tra dirigenza e mister: Montella resta senza ultimatum

Altra sconfitta, altro incontro tra l’allenatore e la dirigenza per analizzare e capire il momento. Mister Montella si è recato a Casa Milan all’indomani del 2-0 subito dalla Roma per parlare faccia a faccia con Fassone e Mirabelli, confrontandosi per cercare di capire come invertire la rotta rossonera: un summit in cui, a dispetto di quanto accaduto dopo la Samp, non è stata registrata tensione tra le parti.

Dirigenza e mister – riporta il Corriere della Sera – hanno infatti trovato aspetti positivi nel ko di San Siro e convenuto che ci sia bisogno di tempo per trovare gli automatismi, soprattutto a causa degli undici nuovi arrivati che devono avere il tempo di conoscerci e ambientarsi. Il derby del 15/10 non sarà un ultimatum per Montella, ma servirà vincere per rilanciarsi nella corsa alla Champions League.

Borini: “Ci è mancato solo il gol. Il nuovo ruolo? Per Montella lo faccio con piacere”

Infine è toccato a Fabio Borini: “Ci è mancato solo il gol, perché poi abbiamo messo tutto in campo: Voglia, carattere, lo stesso sacrificio di Çalhanoglu che ha preso il rosso per non farli ripartire”.

Il ruolo: “Mi mancava questo ruolo, ma lo faccio con piacere per il Mister. Cerco di imparare ogni giorno la fase difensiva, anche perché io mi reputo attaccante e non è facilissimo”.

La ricetta per ripartire: “Dobbiamo solo lavorare sulla compattezza e la nostra voglia di vincere. Crederci sempre e avere voglia di vincere tutto, anche le partitelle a Milanello”.

Fonte: A.C. Milan

Ancelotti, niente Milan: “Ora solo riposo”

L’esonero dal Bayern Monaco e la posizione non del tutto salda di Montella avevano acceso la speranza di rivedere Carlo Ancelotti sulla panchina del Milan, magari già nel corso delle prossime settimane. È stato lo stesso tecnico di Reggiolo, però, a frenare ogni ipotesi: “Per i prossimi 10 mesi riposerò – ha dichiarato a margine di una partita a Gerusalemme tra bambini cristiani, musulmani ed ebrei -. L’esonero dal Bayern? Meglio tacere…”.

L'allenatore del Milan Vincenzo Montella

Milan, tris di ko. Ma Montella incassa un’altra fiducia

Altri due ceffoni, costati la terza sconfitta in campionato su sette giornate, ma leggeri miglioramenti nel gioco e (finalmente) una squadra che sembra iniziare a trovare una fisionomia negli uomini e nel modulo. Il giorno dopo Milan-Roma, momento di pausa e riflessione a causa della sosta per le Nazionali e con il derby lontano due settimane, lascia anche un retrogusto agrodolce nella bocca di Montella. Piacciono i passi avanti nella consistenza del tabellino post partita e nell’atteggiamento, con un Diavolo decisamente più attento e in partita rispetto ai disastri con Lazio e Sampdoria, seppur ancora poco solido e indietro rispetto alle avversarie dirette per la Champions. Ma un’altra sconfitta e soprattutto il -4 (potenzialmente -6) dal quarto posto non fanno dormire sonni tranquilli.

Non è tutto da buttare ciò che si è visto nel primo big match rossonero dell’anno. Il 3-5-2 di partenza – con ben nove acquisti, fuori solo Conti e Antonio Donnarumma – sembra essere quello che il Milan aveva studiato durante la campagna acquisti estiva: un primo dato importante nell’ottica di costruzione e consolidamento di un nuovo undici titolare. A un primo tempo scialbo e insipido per “colpa” di entrambe le squadre, è seguita una ripresa in crescendo in cui Bonucci e compagni hanno provato a creare occasioni da gol per vincere la partita, senza trovare il guizzo vincente: decisivo Alisson proprio su una bordata del capitano, un po’ sfortunati e imprecisi i tentativi dei vari Kalinic, André Silva e Calhanoglu. Ma la Roma tiene e superato il 70′ non perdona coi propri spietati campioni: la sblocca Dzeko, arrotonda Florenzi, la “chiude” proprio il turco con il rosso che chiude virtualmente la partita e che gli costerà l’Inter.

Insomma: è arrivata nuovamente una sconfitta, ma con sostanza diversa rispetto al disastro di Genova e alla Caporetto dell’Olimpico. Il Milan non ha demeritato, perdendo con onore contro una Roma chiaramente più avanti e pronta: servono evidenti (e veloci) passi avanti per puntare alla Champions, ma il gruppo ha dato l’impressione di crescere. È anche per questo che Montella continua ad avere la fiducia della società. Il mister è chiamato a fare delle scelte delicate e importanti in una fase in cui la squadra va plasmata, a volte azzeccando e a volte sbagliando, ma cambiare oggi sembra più deleterio che salvifico. Non solo per la mancanza di alternative credibili – Ancelotti avrebbe fatto sapere che non accetterebbe nessuna panchina in corsa -, ma perché l’esonero certificherebbe il fallimento in toto non solo del mister ma di un intero progetto tecnico, che ha bisogno di tempo per poter iniziare a dare dei frutti. “Sacrificare” l’allenatore aiuterebbe la cerca del Colpevole per questo inizio stentato, ma difficilmente aiuterebbe la squadra e parecchi singoli a trovare gioco, identità e risultati. Serve pazienza, ma anche tornare a fare punti per la serenità di tutti: per lo spettacolo e gli applausi, ripassare tra qualche mese.

Fonte: di Nicolò Esposito per “SpazioMilan.it

Ufficiale: Milan, lesione muscolare per Kalinic

Nikola Kalinic al termine della partita Milan-Roma ha riportato un problema muscolare per cui è stato sottoposto, nella giornata odierna, a esami clinico-strumentali che hanno evidenziato la presenza di una lesione in regione adduttoria sinistra. Il giocatore non potrà pertanto rispondere alla convocazione in Nazionale e ha già iniziato le cure del caso. Kalinic sarà valutato quotidianamente.

Fonte: A.C. Milan

Kalinic, infortunio all’adduttore: salta la convocazione della Croazia

Stop per Nikola Kalinic. L’attaccante rossonero ha accusato un problema all’adduttore che lo costringerà a dare forfait in vista dei prossimi impegni con la Nazionale croata, che lo aveva convocato per le partite in programma nella sosta del campionato: l’ex viola – riporta Sky Sport – rimarrà a Milano due settimane per lavorare e recuperare dall’infortunio. Il problema muscolare, infatti, non lo costringerà a saltare il derby contro l’Inter del prossimo 15 ottobre.

Rossoneri in Nazionale: sono 15 i convocati

Manca ancora un punto all’Italia per avere la certezza matematica di raggiungere i Playoff relativi alle qualificazioni al Mondiale 2018. I rossoneri convocati dal c.t. Ventura sono 2, Bonucci e Donnarumma, come le partite che dovrà affrontare la Nazionale: venerdì 6 alle 20.45 – allo stadio Olimpico di Torino – contro la Macedonia e lunedì 9, sempre alle 20.45, in trasferta contro l’Albania. Completano il quadro azzurro Locatelli, Calabria e Cutrone, chiamati in Under 21 per le amichevoli con Ungheria (giovedì) e Marocco (martedì 10 alle 18.30 a Ferrara); poi Zanellato in Under 20, per il secondo match del torneo “8 Nazioni” (vs Inghilterra), e Gabbia in Under 19, a disposizione per la fase iniziale delle qualificazioni agli Europei in Svezia.

I primi a scendere in campo saranno i sudamericani: l’Argentina di Biglia sfida Perù ed Ecuador, match decisivi ai fini della classifica; mentre la Colombia di Zapata se la vedrà con il Paraguay di Gomez (poi impegnato col Venezuela) e il Perù. Torniamo in Europa. Kalinic farà parte della spedizione croata contro Finlandia (il 6) e Ucraina (il 9). André Silva indosserà la maglia del Portogallo per il doppio impegno con Andorra e Svizzera, Nazionale di Rodriguez che sarà già in campo contro l’Ungheria il 7. Anche Calhanoglu è stato convocato per Turchia-Islanda e Finlandia-Turchia. Il quindicesimo giocatore impegnato è Kessie in Mali-Costa d’Avorio.

Fonte: A.C. Milan

Calhanoglu: “Roma fortunata. L’espulsione? Chiedo scusa a tutti”

Al termine del match, sempre a Milan TV, ha parlato anche Calhanoglu, espulso nel finale e quindi costretto a saltare il Derby: “Abbiamo giocato una grande partita, creando occasioni e attaccando. Non ricordo una chance della Roma fino al 70′, nel secondo tempo abbiamo cercato di continuare così e avevamo la gara in mano. Il gol di Dzeko ci ha spiazzati, poi è diventato quasi impossibile segnare. La Roma è stata fortunata”.

Rammarico: “Noi abbiamo fatto di tutto per segnare, ma loro sono stati bravi a difendere. Ora dobbiamo lavorare duro e mi dispiace per il cartellino rosso: è mancata comunicazione con Romagnoli e mi ero dimenticato del giallo. Chiedo scusa a tutti, mi dispiace non esserci al Derby”.

Fonte: A.C. Milan

Massimiliano Mirabelli, d.s. del Milan

Mirabelli: “Fiducia completa in Montella: facciamo tutti quadrato attorno a lui”

Parole a caldo e importanti per tutto l’ambiente quelle di Massimiliano Mirabelli. Il d.s. rossonero, a Milan TV, ha analizzato in maniera positiva la sconfitta casalinga contro la Roma, guardando già avanti.

STESSI OBIETTIVI
“Abbiamo affrontato una grande squadra, dominando per 70′. Nel nostro momento migliore, un grande giocatore come Dzeko ha spostato gli equilibri. Dobbiamo analizzare ciò che di buono abbiamo fatto, tenendo testa a una big come la Roma. Normale che dia fastidio perdere in casa, ma ho visto grandi passi in avanti che mi lasciano sereno. Siamo solo alla settimana giornata e il nostro obiettivo non cambia. Ce la giocheremo”.

TUTTI CON MONTELLA
“Voglio per prima cosa ringraziare i tifosi che ci stanno vicini e che hanno applaudito a fine partita. È in queste difficoltà che escono gli uomini e il mondo Milan deve fare quadrato attorno al tecnico. Ho visto cose positive. Sui media, purtroppo, leggo cose non vere. Abbiamo vinto 10 partite e subito delle sconfitte, ma siamo solo all’inizio. Noi abbiamo completa fiducia nei confronti del Mister e del gruppo, che lo segue. Troveremo la nostra strada, anche se ora sembra tortuosa: sono quasi più tranquillo per aver perso con questa grinta che dopo le sconfitte contro Lazio e Sampdoria. Cerco di prendere i dettagli positivi di oggi”.

FURBIZIA
“Ci è mancata la cattiveria come squadra quando eravamo in fase offensiva. La Roma ci soffriva in certe situazioni, ma non abbiamo avuto la furbizia di sfangarla”.

DERBY
“Parliamo di una partita completamente a sè rispetto al campionato. L’unica cosa che non dobbiamo avere è paura. Umiltà, rispetto e coraggio, ma gli altri devono aver paura di noi, non il contrario”.

BORINI
“Fabio è questo tipo di giocatore. Lo conosco bene e dove lo metti darà sempre l’anima. Butta sempre il cuore oltre l’ostacolo e dobbiamo avere tutti il suo atteggiamento, anche i compagni più tecnici devono lottare come lui”.

Fonte: A.C. Milan

Montella: “Il Milan ha giocato come mi piace e alla pari con la Roma. Ora la strada è in discesa”

Vincenzo Montella ha analizzato il ko casalingo contro la Roma nel post partita del match tra Milan e giallorossi:

“Ero molto più preoccupato dopo la partita con la Samp perché non mi davo una spiegazione. Oggi i ragazzi devono essere soddisfatti, per lo spirito e la capacità di gioco, rapportati alla difficoltà della partita. Il Milan ha giocato alla pari, quanto meno alla pari della Roma. Credo che la strada sia questa. Non era facile giocare per un risultato solo.

Faccio fatica a trovare un singolo che non abbia giocato ai livelli del Milan, anche tatticamente ha fatto una buona partita. La Roma è una grande squadra e in 10 undicesimi erano quelli dell’anno scorso. Dobbiamo arrivare a far diventare uno scontro diretto anche nella classifica – ha dichiarato Montella a Premium Sport HD – non solo nel gioco.

Il Milan ha giocato come piaceva a me, non abbiamo segnato, ma ci siamo andati molto vicini. Con una deviazione diversa parleremmo di una partita diversa. Può ancora crescere, perché ci sono giocatori che possono crescere. Non vedo la strada in salita come prima, ma in discesa. Il mercato? È stata fatta una scelta chiara, vogliamo che questi calciatori possano essere un patrimonio anche per il futuro”.

Il Milan: fiducia massima in Montella. Ancelotti, ipotesi da scartare

Altra sconfitta per il Milan, ma Vincenzo Montella non rischia in alcun modo l’esonero. È questa la linea ufficiale che trapela dalla società: è massima la fiducia nell’attuale allenatore – riferisce Sky Sport -, è questo ciò che trapela nel post partita di Milan-Roma. Si è parlato di Ancelotti, ma è un’ipotesi assolutamente da escludere, anche perché lo stesso Carletto non sarebbe intenzionato ad accettare panchine italiane in corsa.

Milan, terzo ko in Serie A: la Roma sbanca San Siro 2-0

Il Milan cade ancora. La terza volta in sette gare di campionato, la prima tra le mura amiche del Meazza. A vincere il big match di giornata è la Roma, capace di imporsi a San Siro per 2-0 con le reti nella ripresa di Dzeko e Florenzi, arrivate dopo 70 minuti di gioco in sostanziale equilibrio in cui i rossoneri non hanno sfigurato né demeritato al cospetto dei capitolini. I quali, tuttavia, hanno saputo soffrire bene e piazzare i colpi del ko con un rapido uno-due e con l’espulsione di Calhanoglu, che di fatto ha sancito la vittoria ospite con largo anticipo rispetto al triplice fischio di Banti.

Non è stato un Diavolo pessimo come contro Lazio e Sampdoria, seppur poco brillante e ancora lontano dal potenziale che la squadra può esprimere, soprattutto nel corso di un primo tempo scialbo da ambo le parti. Una buona ripresa, in cui il Milan ha messo comunque in difficoltà la Roma creando qualche buona occasione – su tutte una conclusione di Bonucci e qualche fiammata di André Silva, il migliore in campo tra i rossoneri – non ha evitato la sconfitta, con una Roma brava a non subire gol e anzi passare in vantaggio e arrotondare il risultato con la freddezza e l’esperienza dei propri campioni. Non un disastro, ma tanto basta per iniziare a far traballare la panchina di Montella.