Elliott – Milanismo

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Gordon e Paul Singer

Gordon Singer in arrivo a Milano: incontrerà il “suo” Milan

Figlio di Paul, Gordon Singer sarà a Milano settimana prossima: parlerà con Scaroni e Leonardo, ma non solo

Elliott sta per scendere direttamente in campo per il Milan. Anche fisicamente, dopo averlo fatto nelle scorse settimane a livello giuridico e finanziario, procedendo con l’escussione del pegno sulle azioni rossonere e assicurando al club le risorse necessarie per ritrovare stabilità. A farlo sarà Gordon Singer, atteso a Milano la prossima settimana: il figlio di Paul incontrerà tutto il nuovo Milan e inizierà a calarsi in questa nuova realtà.

Figlio di Paul Singer, il fondatore di Elliott, Gordon è a capo dell’ufficio di Londra, oltre che grande tifoso dell’Arsenal. Ma presto dovrà iniziare a parteggiare anche per i colori rossoneri, se non con il cuore sicuramente con il conto corrente: il fondo americano ha annunciato chiaramente di voler avviare un progetto di medio-lungo termine in cui investire risorse per ridare al Milan stabilità economica, credibilità agli occhi della UEFA e riportarlo nelle élite del calcio europeo dopo anni di vacche magre e di turbolenze cinesi.

Ecco perché la proprietà, incarnata da Gordon Singer, arriverà a Milano e parlerà con il presidente Scaroni e con il direttore Leonardo – riporta il Corriere della Sera – e chissà che non acceleri sul fronte dirigenziale per i ruoli di direttore generale (favorito Gandini) e direttore sportivo (circola il nome di Paolo Maldini). Come amministratore delegato, invece, vuole strappare ai “suoi” Gunners Ivan Gazidis, il quale però non può liberarsi subito e arriverebbe solo da ottobre: c’è ottimismo per il buon esito della trattativa.

L'ex capitano del Milan, Paolo Maldini

Milan, ecco la nuova dirigenza: da Gazidis a Maldini, i nomi del corso Elliott

Definiti uomini e ruoli della nuova dirigenza rossonera scelta da Elliott: nomi di alto profilo e ritorni eccellenti

È (quasi) tutto pronto. La dirigenza del nuovo Milan targato Elliott è ormai definita: non è da escludere qualche ritocco last minute, ma le scelte sostanziali sull’organigramma sono state fatte. A cominciare dall’amministratore delegato, che sarà Ivan Gazidis: direttore esecutivo dell’Arsenal ed ex vice commissario della MLS, il sudafricano – scrive l’edizione online de Il Sole 24 ORE – erediterà la poltrona liberata da Fassone, licenziato dai nuovi proprietari per giusta causa.

Il direttore generale sarà invece la vecchia conoscenza milanista Umberto Gandini: una vita trascorsa nel Milan di Berlusconi da direttore responsabile delle attività del club (fu definito in passato il “Ministro degli Esteri” rossonero, ndr), Gandini ha mantenuto il ruolo di vicedirettore dell’European Club Association e trovato poi spazio nella dirigenza della Roma di Pallotta. In rossonero avrà il compito fondamentale di ricucire i rapporti con le istituzioni della UEFA e stabilire relazioni diplomatiche ottimali dopo le tensioni registrate nel periodo cinese.

Tutto fatto anche per un altro ritorno eccellente come quello di Leonardo, ex giocatore, dirigente e allenatore del Diavolo: il brasiliano sarà il nuovo responsabile dell’area tecnica.  Non sarà il solo nome “pesante” della parte sportiva. Leo potrebbe essere affiancato dalla bandiera Paolo Maldini: l’ex capitano e leggenda del club arriverebbe con competenze ancora da definire. Niente di sicuro, le discussioni su Maldini sono in corso, ma sono aperti spiragli importanti. Dopo il CdA di sabato, il Milan entra in una fase rovente: le prossime ore potrebbero essere decisive e vedere le nuove nomine ufficiali.

Paul Singer, billionaire and chief executive officer of Elliott Management Corp.

COMUNICATO UFFICIALE AC MILAN: “L’inizio di una nuova era”

Il comunicato del Milan dopo il primo CdA dell’era Elliott: le parole del neopresidente Scaroni e di Paul Singer

L’inizio di una nuova era per il Milan

Elezione di un nuovo Consiglio e di un nuovo Presidente Esecutivo

Impegno a rispettare le norme UEFA in materia di FFP

MILANO, LONDRA (21 luglio 2018) – A seguito del cambio di proprietà della scorsa settimana, con l’assunzione del controllo del club da parte di Elliott, il Milan ha eletto oggi un nuovo Consiglio d’Amministrazione (il “Consiglio”) nel corso dell’assemblea degli azionisti tenutasi oggi a Milano e che segna l’inizio di una nuova era per il club. Il nuovo consiglio è composto da Paolo Scaroni, Marco Patuano, Franck Tuil, Giorgio Furlani, Stefano Cocirio, Salvatore Cerchione, Alfredo Craca e Gianluca D’Avanzo.

Con effetto immediato, Marco Fassone lascia la carica di Amministratore Delegato del club. L’attuale Consigliere Paolo Scaroni è stato eletto Presidente Esecutivo e assume ad interim il potere di sovrintendere alla gestione del club, fino alla nomina, a tempo debito, di un nuovo Amministratore Delegato che è stato identificato.

Il Consiglio si riunirà a breve per riesaminare un nuovo business plan per il club, che presenti un chiaro percorso per riconquistare lo status da Champions League. Il Consiglio esaminerà anche un nuovo budget per il club. L’obiettivo finale è quello di rafforzare la competitività della squadra, in conformità alle norme UEFA sul Fair Play Finanziario. Come chiarito ieri nella decisione del Tribunale Arbitrale dello Sport di revocare il divieto alla partecipazione alla UEFA Europa League, “il Collegio … ha rilevato in particolare che l’attuale situazione finanziaria del Club è ora migliore, in seguito al recente cambio di proprietà del Club”. Elliott ha già espresso il suo forte sostegno al club, con un aumento di capitale previsto di 50 milioni di euro e ritiene che i cambiamenti di oggi siano fondamentali per il successo del club nel lungo periodo.

Paolo Scaroni, Presidente Esecutivo, ha dichiarato: “Sono felice di avere l’opportunità di guidare il Consiglio di Amministrazione del Milan e sono grato per la fiducia e il sostegno dei miei colleghi membri del Consiglio. Questo è un momento cruciale nella storia del club e siamo tutti grati di avere un nuovo proprietario impegnato a riportare il Milan al suo antico splendore. A livello del Consiglio, faremo tutto il possibile per mettere l’allenatore e i giocatori nella posizione di avere successo. C’è molto da fare e siamo ansiosi di sfruttare il momentum positivo creatosi oggi”.

Paul Singer, fondatore, Co-CEO e Co-CIO di Elliott Management Corporation ha dichiarato: “L’elezione di un nuovo Consiglio d’Amministrazione segna un ulteriore passo per riportare il Milan sulla giusta strada. Elliott è ben attrezzata per fornire stabilità finanziaria e adeguata supervisione, elementi fondamentali per il successo sul campo e un’esperienza di livello mondiale per i tifosi. Riconosciamo il posto di primo piano che AC Milan occupa nel mondo del calcio e siamo consapevoli della responsabilità che deriva dal possedere una franchigia così storica”.

Fonte: AC Milan

L'ex presidente del Milan Yonghong Li

Il ritorno di Yonghong Li: “Che errore, pensavo che Elliott fosse un partner fidato”

Lettera dell’ormai ex presidente del Milan Yonghong Li: il cinese ha attaccato Elliott

Dopo settimane di silenzio assordante, Yonghong Li è tornato a parlare. Persa la proprietà del Milan per un mancato aumento di capitale di 32 milioni di euro, e vista l’entrata al comando della società di Elliott, l’ormai ex presidente rossonero ha affidato il proprio sfogo a una lettera pubblicata da Il Sole 24 ORE: “È con grande rammarico che, in qualità di Presidente, rivolgo questa lettera a tutti i sostenitori, azionisti e dipendenti della prestigiosa A.C. Milan. Confermo che l’Assemblea degli Azionisti dell’associazione calcistica, convocata da Elliott in data 21 luglio, sancirà la mia revoca e quella dei direttori da me nominati nel CdA del club.

L’acquisto dell’A.C. Milan non è stata né una decisione incauta né tantomeno una decisione dettata da una mia infatuazione passeggera: deriva dalla mia passione per la squadra e dalla mia convinzione circa il potenziale economico di un investimento in una delle più nobili squadre di calcio al mondo. Fino al 30 giugno 2018, ho versato quasi € 880 milioni a favore dell’A.C. Milan, dei quali solo € 280 milioni finanziati attraverso Elliott, mentre ho provveduto personalmente per la restante parte. Ero convinto che Elliott fosse un investitore fidato, ma soprattutto un partner con cui condividere i doveri e gli onori di un’avventura così stimolante… Ho commesso un errore e l’ho scoperto solo strada facendo e a mio grande discapito”.

Milan, comunicato all’ANSA: “Con Elliott per tornare solidi”

Il comunicato del club rossonero affidato all’agenzia ANSA

“Il Milan guarda avanti, con un nuovo proprietario, Elliott Advisors, per tornare alla piena solidità sportiva e finanziaria, e si impegna a rispettare regole del Financial Fair Play della Uefa”: è quanto afferma il club in un comunicato affidato all’Ansa, in cui esprime soddisfazione per la decisione del Tas di annullare il divieto imposto dalla Uefa alla partecipazione all’Europa League.

Fonte: ANSA

Fassone: “Manca la scintilla. Montella? Ha la nostra fiducia. Ora vietato sbagliare”

L’amministratore delegato del Milan, Marco Fassone, ha rilasciato una lunga intervista a La Stampa.

Sulla crisi rossonera: “Nessuno aveva pensato che con una squadra così rinnovata non ci sarebbero stati problemi, ma di sicuro siamo indietro rispetto ai programmi. Quanto? Di 5-6 punti. L’obiettivo era tenere a corta gittata il quarto posto per tutto il girone di andata, assestarci e dare la scalata alla zona Champions nel ritorno. Chiaro che i margini di recupero ci sono, ma non possiamo più permetterci di sbagliare”.

Su Montella: “È stato scelto da noi e ha tutta la nostra fiducia. Panchina a rischio in caso di nuova sconfitta? Inutile ragionare sui se e sui ma, qui dobbiamo lavorare tutti nella stessa direzione per trovare una via di uscita. Manca la scintilla, il gol che fa invertire la rotta. Ma sono convinto che ce la faremo”.

Sulle parole di Mirabelli: “Non è questione di pressione. Il Milan è stato costruito per ottenere certi risultati: non stanno arrivando e abbiamo il dovere di essere trasparenti con i nostri tifosi. Siamo tutti a tempo. Compreso il sottoscritto. Montella-Mirabelli? Non si è strappato niente – ha assicurato l’a.d. Fassone -. Stiamo tutti dalla stessa parte”.

Su Bonucci: “Ci sono persone contente quando togli loro delle responsabilità e altre che invece sono nate per averne. Bonucci appartiene alla seconda categoria. È vero, non sta rendendo per quello che è il suo valore. Ma anche lui sta pagando la situazione generale”.

L’a.d. Fassone analizza l’inaspettata crisi rossonera a 360°

Sull’obbligo di andare in Champions: “Piano con la parola obbligo. La Champions è fondamentale per il nostro progetto: mancarla, però, non blocca i piani. Ritarderemo di un anno e troveremo il sistema di equilibrare la mancata entrata degli introiti Champions con la cessione di uno-due top player”.

Sul debito con Elliott: “Il progetto, parlo per quello che riguarda il Milan, è di farlo in anticipo, già in primavera. Abbiamo sul tavolo svariate opzioni che stiamo valutando con attenzione. Diciamo che il fascicolo Milan è su molte scrivanie, per avere un percorso di rientro meno sfidante dell’attuale”.

Su Yonghong Li: “Questo scetticismo è anche un po’ fastidioso, se fossimo in Inghilterra in pochi ci farebbero caso. Io dico solo che la proprietà quest’anno ha fatto un aumento di capitale di 49 milioni e non sono soldi prestati all’A.C. Milan. E presto ne farà un altro. L’obiettivo è triennale, far crescere i ricavi e poi mettere sul mercato azionario, alla Borsa di Hong Kong, una fetta della società”.

Sul piano commerciale della società: “Normalmente ci sono tre gambe che sostengono un club. I diritti tv, i ricavi dallo stadio e dal merchandising. Noi ne abbiamo una quarta, il lavoro sul territorio cinese. Il nostro lavoro partirà dal basso, un lavoro con gli istituti scolastici governativi compatibile con il modello didattico cinese. Noi guadagneremo con merchandising e licensing. La scelta delle scuole è appena partita, se ne sta occupando una newco con sede a Pechino, la AC Milan Beijing Sport development”.

Sul Fair Play Finanziario: “A luglio i nostri progetti erano frecce tracciate sui fogli di carta. Ora è tutto più definito – ha concluso Fassone – siamo fiduciosi”.

Il Milan sonda le banche italiane: nuove linee di credito in attesa del rifinanziamento

In attesa del derby con l’Inter di domenica 15, il Milan prende contatti con le principali banche italiane per valutare l’opportunità di richiedere nuove linee di credito. E’ in questo senso che si sta muovendo, proprio in questi giorni, il cfo del club rossonero, Valentina Montanari, che, secondo quanto appreso da MF-Milano Finanza, ha messo in agenda una serie di appuntamenti coi manager degli istituti di credito per valutare l’evolversi della situazione e magari sfruttare le positive condizioni di mercato.

Il tutto mentre i vertici del Milan stanno trattando da mesi con Goldman Sachs, Morgan Stanley e Merrill Lynch la possibilità di ottenere la finanza che serve per andare a rimborsare i 300 milioni prestati a vario titolo dall’hedge fund USA Elliott che ha in pegno il 100% del club e della holding dell’imprenditore cinese Yonhgong Li e che incasserà 56 milioni di interessi entro il 2018. E se questa delicata e decisiva partita dovrebbe chiudersi nel mese di novembre, Montanari (ex RCS, Sole24Ore, A2A e Gefran) sta sondando il mercato del credito nazionale per testare la disponibilità in vista di una operazione di natura finanziaria sul debito. Fino allo scorzo marzo le banche italiane avevano a che fare con la Fininvest dei Berlusconi, mentre ora devono interfacciarsi con Mr Li. Una situazione differente visto il patrimonio e le partecipazioni di via Paleocapa rispetto alle potenzialità dell’imprenditore cinese accreditato di un patrimonio di oltre 500 milioni di euro.

E che in casa Milan ci sia attenzione ai conti, insieme alle performance sportive, lo confermano le valutaizoni dell’ad Marco Fassone rilasciate al periodico Guerin Sportivo. “Non andare in Champions League non sarebbe un dramma perché alla UEFA ho presentato anche piani che non prevedono la qualificazione alla Champions, ma avere 40 milioni di euro di fatturato in più sarebbe positivo e ci consentirebbe di non pensare alla cessione di un giocatore”, ha dichiarato il top manager rossonero. Il tutto in vista dell’assemblea del club che deve approvare la semestrale e che è slittata, per motivi tecnici, al mese di novembre. La società deve effettuare alcuni aggiustamenti contabili, conseguenza del cambio di riferimento temporale del bilancio.

Fonte: MF-Milano Finanza

L'ex presidente del Milan Yonghong Li

Inter-Milan, derby delle ombre cinesi: i club appesi alle decisioni di Pechino

Decisive le risoluzioni che il Congresso del Partito comunista prenderà in materia finanziaria: sgradito il concentramento di investimenti orientati tutti su Milano

È la settimana del derby Inter-Milan numero due dell’era a proprietà cinese; e anche la vigilia del 19° Congresso del Partito comunista a Pechino. Tra i due eventi potrebbe esserci un collegamento. Perché il calcio è anche politica e industria e la Cina seconda economia del mondo lo ha capito benissimo.

PARTITA PER INSONNI Andiamo con ordine. Anzitutto non c’è da immaginare che domenica ci siano masse di tifosi di qui incollati alla tv per vedere la partita: le 20.45 a San Siro saranno le 2.45 del mattino di lunedì e solo gli insonni resteranno alzati. Ci si aspetta invece una parola di conforto per i tifosi dai documenti del Congresso. Fonti ben informate hanno appena detto all’agenzia Reuters che le autorità potrebbero decidere di ammorbidire la linea nei confronti degli investimenti all’estero in settori considerati non remunerativi, come il football.

FINE DEL CREDITO FACILE In estate Pechino ha fischiato la fine del credito facile per le acquisizioni “non strategiche” di aziende straniere (“spese irrazionali” nella dichiarazione di scomunica politica). Alle banche e ai finanzieri rossi è stato ordinato di sospendere i prestiti ai “rinoceronti grigi”. L’espressione si riferiva ad alcuni grandi gruppi industriali troppo indebitati nell’espansione internazionale (in particolare Wanda, Anbang, Hna e Fosun che si occupano di tutto, dall’immobiliare all’intrattenimento, dalle assicurazioni alle compagnie aeree). Ma anche il pallone può essere una bolla di debito ed è finito subito in fuorigioco. La televisione statale ha dedicato un programma al problema, nel quale ha citato anche il caso di Suning, la proprietà dell’Inter. “Perché spendere 310 milioni di dollari per un club che perde soldi?”, ha chiesto un analista. Alla Borsa di Shenzhen il titolo Suning perse 6 punti, poi recuperati quando il grande gruppo che vende elettrodomestici dimostrò di avere i conti in ordine. Rossoneri Sport Investment di Yonghong Li, neoproprietario del Milan, qui in Cina è restato fuori dalle notizie in quell’occasione, ma sono stranote le sue difficoltà nel trovare i capitali per chiudere l’operazione con Berlusconi. Tanto che l’ultima quota è arrivata quasi a tempo scaduto a marzo dal fondo americano di private equity Elliott: 180 milioni di euro per l’acquisto, più 123 da spendere per i giocatori. Ma il prestito scadrà a ottobre 2018.

LI CERCA INVESTITORI Yonghong Li, sempre secondo la Reuters, ora è partito alla ricerca di investitori con i quali condividere il peso dell’operazione; spera che si facciano avanti quei gruppi cinesi che a suo tempo si sarebbero ritirati. Occhi puntati sul Congresso che si apre il 18 ottobre, dunque.
Senza farsi troppe illusioni però. Perché, come ha spiegato al Corriere della Sera un’autorevole fonte bancaria cinese, ai politici di Pechino non è piaciuto che per giustificare il ritardo nel closing il signor Li abbia “messo in piazza i controlli sui capitali, dimostrando scarsa sensibilità”. In più: “A Pechino non piace neanche che le due squadre di Milano siano cinesi, troppa esposizione su una sola piazza così famosa per il calcio”. A questo punto c’è da domandarsi chi, tra Inter e Milan, sia piazzato meglio (o meno peggio) sul fronte politico cinese.

INTER DAVANTI AL MILAN Come nella classifica attuale del campionato, sembrano in vantaggio i nerazzurri. Zhang Jindong, proprietario del Suning Commerce Group Co. Ltd è decisamente più solido, con un fatturato vicino ai 50 miliardi di dollari, anche se l’indebitamento è elevato, circa 2 mila punti di vendita e 13 mila dipendenti. Il patron Zhang ha un piano di internazionalizzazione del suo business, vuole far conoscere il marchio all’estero e se l’Inter centrerà la qualificazione in Champions l’anno prossimo vedremo la scritta Suning in eurovisione. Nel progetto calcistico dell’azienda di Nanchino c’è la costruzione di un polo dell’intrattenimento sportivo: Zhang vuole essere proprietario di squadre di calcio, diritti per la trasmissione di partite via web, agenzie che controllano i giocatori, centri di addestramento e allenamento e vuole fare anche e-commerce di prodotti calcistici. Il Jiangsu Suning, dopo essere arrivato secondo l’anno scorso in Super League, ora si sta salvando grazie a Fabio Capello (che si è portato anche Cristian Brocchi come assistente).

CONGRESSO DECISIVO Mister Spalletti è rimasto impressionato dal quartier generale Suning a Nanchino. Un po’ meno dalla campagna acquisti, forse. Si può sperare ora nel Congresso del Partito per uno sblocco degli investimenti? Il signor Zhang Jindong ha buoni contatti: la stampa cinese ha elogiato Suning per la sua sezione di 8 mila dipendenti membri del Partito che, guidati dal presidente, si riuniscono per sedute di studio e salutano con il pugno chiuso in occasione delle grandi ricorrenze comuniste.

Fonte: Corriere della Sera

La strategia di Mr. Li: cedere un 25% del Milan per 200 milioni e rimborsare Elliott

Yonghong Li cerca soci cui affiancarsi nella compagine azionaria del Milan. Non è una novità quanto uscito negli scorsi giorni. E’ stata riportata all’attenzione della cronaca quanto da mesi, cioè dal giorno successivo al closing, si sapeva. Mr Li non può continuare con le sue forze nell’avventura rossonera e starebbe sondando potenziali co-investitori. Le vere novità, al contrario, potrebbero essere due. La prima, come indicato dall’agenzia Reuters, è che Mr Li starebbe cercando anche investitori europei (addirittura italiani). Questa’ultima opzione è stata smentita dal Milan. Infatti, se fosse vera, sarebbe un’informazione rilevante, in quanto vorrebbe dire che Mr Li non ha alcun investitore cinese disposto a credere in lui, tanto più dopo la stretta del governo di Pechino. E che lo sbandierato progetto Cina potrebbe non essere così dirompente. Ma, per fortuna, il Milan ha smentito in questo dettaglio la Reuters.

C’è poi un altro aspetto che questa rubrica è in grado di anticipare. Alcune fonti finanziarie confermano a questa rubrica l’attività di ricerca di investitori da parte di Mr Li. Niente di nuovo si dirà. Ebbene la novità è la valutazione che Mr Li avrebbe in mente per una minoranza del Milan: un 25 per cento verrebbe valutato più o meno 200 milioni di euro per una valutazione complessiva del club di 800 milioni di euro (escluso il debito). Quindi dopo appena pochi mesi il valore del club è lievitato: ai tempi del closing il Milan era stato valutato (esclusi i debiti per 220 milioni) circa 520 milioni di euro. Guarda caso i 200 milioni di euro che Mr Li punta ad incassare è la cifra che la Rossoneri Sport deve a monte al fondo Elliott: ad ottobre del prossimo anno scadrà infatti la tranche da 180 milioni (più interessi) dovuta al fondo statunitense. Insomma, se mai entrerà un socio di minoranza a quella cifra, potrebbe essere rimborsato il debito più pesante verso Elliott, cioè quello della holding. Resta da vedere se tutto quadrerà per il verso giusto: per ora di concreto ci sono infatti soltanto le trattative per il rifinanziamento in atto con Goldman Sachs e Merrill Lynch.

Fonte: di Carlo Festa per “The Insider – Dietro le quinte della finanza

Fassone: “Il Milan avrà un futuro d’oro”

L’amministratore delegato del Milan, Marco Fassone, è stato ospite di un forum nella redazione del Corriere dello Sport, in cui ha parlato a 360° del momento rossonero. Di seguito le sue dichiarazioni più importanti.

Sulla debacle contro la Lazio: “Questa è la prima giornata di down dall’inizio della stagione, ma giocare subito ci aiuterà: non avremo tempo per rimuginare e per fare tanti discorsi. Se questa sconfitta ha minato le nostre certezze? Qualche dubbio ci è venuto, ma Montella è stato bravo nel post partita a sottolineare che le scon­fitte fanno parte di un progetto di crescita. Magari non di queste dimensioni… Ecco perché quando mi hanno inquadrato in tribuna dopo il 4-0 avevo quell’espressione terribile (sorride, ndr). Contro il Cagliari non avevamo giocato bene, ma erano arrivati i tre punti. Contro la Lazio invece…”.

Sugli attacchi di Raiola: “Mi è dispiaciuto che abbia detto certe cose. Raiola è l’agente di Donnarumma, ma anche di Bonaventura, Abate e altri giovani. Ammetto però che Mino è coerente e questa sua s­fiducia l’ha espressa ­fin da aprile perché vede come oscuro e nebuloso il futuro del club. Gli ho spiegato il nostro progetto che si svilupperà in 4-5 anni. Dalle sue ultime frasi deduco che, nonostante gli investimenti, nutre ancora perplessità, ma sono felice che Gigio abbia scelto di rimanere: vuol dire che lui ci crede”.

Sulle “vedove” di Berlusconi: “Pensavo che questo scetticismo fosse ancora più pesante perché Berlusconi è stato al Milan 31 anni, 27 dei quali caratterizzati da grandi successi. Con Galliani ci sentiamo e tra noi il rapporto è buono. In una situazione del genere essere nel mirino della gente è normale e anche per questo abbiamo adottato una tipologia di comunicazione molto diretta: spieghiamo tutto ai tifosi con grande trasparenza sui social. Ho notato che la gente apprezza. Il numero di abbonamenti rispetto allo scorso anno è quasi raddoppiato e intorno al Milan sento tanto calore anche in trasferta”.

Sul debito col fondo Elliott: “Ho detto che al 99% la società rimarrà all’attuale proprietà lasciando però un minimo dubbio? Avrei potuto anche dire al 99,9%, ma come manager, in presenza di un ri­finanziamento non ancora certo, un minimo margine di dubbio va lasciato. Spero di poter dire che saremo a posto al 100% nella primavera del 2018, forse addirittura a febbraio-marzo, con 6 mesi di anticipo sulla scadenza del debito con Elliott. La mia frase voleva dare una rassicurazione ai tifosi, far capire loro che il Milan non porterà comunque i libri in tribunale e continuerà ad avere una proprietà solida anche nella più sciagurata e remota delle ipotesi. Stanco di sentire insinuazioni sulla proprietà? A volte sì. Nel mondo del calcio spesso le proprietà orientali vengono viste come poco trasparenti e poco comunicative. Noi, dove possibile, abbiamo deciso di rispondere con i fatti e con i numeri”.

Sui ricavi dalla Cina: “I top club lì fatturano poche decina di milioni di euro, 20-25, anche il Manchester United che è il leader assoluto in quel mercato. La nostra scommessa è arrivare nei prossimi anni a 60-70-100 milioni. Come? In Cina abbiamo una società locale, non un semplice ufficio, e manager cinesi che possono sviluppare il nostro business conoscendo la cultura e sapendo come muoversi”.

Sugli obiettivi della stagione: “C’è un piano economico che va di pari passo con quello sportivo. L’obiettivo è la zona Champions League: vogliamo conquistarla per poi crescere ancora e vincere. Non riuscirci, però, non sarebbe un dramma. Alla UEFA ho presentato anche dei piani che non prevedono la partecipazione alla Champions e quindi 40 milioni in meno di ricavi. Se arriveremo ‘solo’ in Europa League non chiuderemo la baracca, ma non nascondiamo che gli azionisti ci hanno chiesto di tornare subito a giocare la coppa più prestigiosa”.

Sulla corsa alla Champions League: “Juventus e Napoli hanno qualcosa in più delle altre perché sono solide e collaudate. La corsa va fatta su Inter, Roma e Lazio che mi sembrano più alla nostra portata come rose. Se cresciamo come squadra, possiamo dar fastidio a tutti”.

Sull’Europa League: “Per noi è una competizione importante, anzi prioritaria. Non la faremo schierando le riserve perché vogliamo arrivare il più lontano possibile e migliorare il nostro ranking. Se da febbraio avremo un po’ di fortuna nei sorteggi…”.

Sull’Inter: “Loro lo scorso anno in classi­fica sono ­finiti dietro di noi, ma il Milan ha cambiato molto. Ce la giocheremo senza paura, con loro e con le altre. Al derby e, ancora prima, allo scontro con la Roma arriveremo più rodati rispetto a ora.

Il mio derby con l’Inter? Ho buoni ricordi degli anni all’Inter. Il più grande rammarico è quello dell’ultima stagione con Mancini: eravamo primi, stavamo volando, poi qualcosa si è rotto (tra lui e Bolingbroke, allora CEO nerazzurro, e Fassone se n’è andato, ndr). Peccato perché avremmo potuto vincere il campionato. Roberto (Mancini, ndr) è un fuoriclasse e gli auguro ogni successo perché lo merita.

Mercato estivo? L’Inter era soggetta al Fair Play dell’UEFA, noi lo saremo il prossimo anno, ma non mi permetto di entrare nei loro affari. Tra la nostra proprietà e la loro c’è grande rispetto”.

Sul Fair Play Finanziario: “A maggio abbiamo ottenuto lo slittamento della sottoscrizione del Voluntary Agreement. Siamo stati convocati in un momento in cui i nostri piani erano ancora super­ficiali. Ci rivedremo a novembre e speriamo che tutto vada a posto”.

Sul mercato: “Trovare l’accordo per il Voluntary Agreement potrebbe darci dei vantaggi, ma dei vincoli con l’UEFA li avremo. Quest’anno la proprietà ha accettato perdite forti che nel prossimo bilancio saranno coperte da aumenti di capitale e abbiamo inserito in rosa 11 nuovi giocatori. Nel 2018 niente rifondazioni: l’idea è quella di aggiungere 2-3 elementi e migliorarci dove ne abbiamo bisogno. Faremo mercati importanti anche senza cessioni di spessore”.

Sul parco attaccanti: “Siamo felici di Kalinic. Montella lo voleva ­fin dall’inizio e puntavamo su di lui. Ci siamo tenute aperte delle altre piste perché non sapevamo cosa avrebbe fatto la Fiorentina”.

Su Bonucci: “Eravamo partiti per costruire una squadra di un certo tipo e nella nostra idea base Leo non c’era. A inizio luglio Montella e Mirabelli mi hanno prospettato l’acquisto Bonucci, spiegandomi che era il giocatore che avrebbe completato la nostra rosa. Su di lui siamo andati dritti per dritti anche se a me sembrava impossibile prenderlo. E invece al primo incontro con Marotta abbiamo trovato l’accordo in mezzora. Leo è un leader, ma anche lui deve ambientarsi”.

Su Raiola e la promessa della fascia di capitano a Gigio: “Non voglio fare polemiche. Dico solo che da quando ha sposato il nostro progetto, immaginiamo che Gigio diventerà capitano del Milan. Dargli la fascia adesso sarebbe stata una cosa prematura, ma se rimarrà a lungo con noi come speriamo…”.

Su Montella: “Non lo abbiamo mai messo in discussione e sarebbe rimasto anche senza la quali­ficazione all’Europa League. Mi è piaciuto tantissimo come ha lavorato la scorsa stagione, caratterizzata dalle difficoltà del cambio di proprietà. Ha grandi doti gestionali del gruppo”.

Yonghong Li al lavoro per rifinanziare il debito da 300 milioni con Goldman e Merrill Lynch

Gli advisor dell’uomo d’affari cinese Yonghong Li sarebbero al lavoro per rifinanziare il debito contratto per l’acquisizione del Milan. Secondo indiscrezioni sarebbero state intavolati contatti preliminari con due banche d’affari: cioè le americane Goldman Sachs e Bofa Merrill Lynch.

Si tratterebbe di discussioni per ora informali tanto che il tema non sarebbe emerso in modo ufficiale né con Elliott né in Cda del Milan. Yonghong Li è indebitato per 180 milioni, soldi serviti per finanziare l’acquisizione da Fininvest, tramite la lussemburghese Rossoneri Sport. Inoltre lo stesso Elliott ha concesso oltre 120 milioni, tramite due bond, al Milan. Quindi complessivamente l’indebitamento di Li, se si considera controllante e società operativa, supera i 300 milioni.

La scadenza per il rimborso ad Elliott è nell’ottobre del 2018 (con gli interessi pagati in un’unica soluzione), ma sarebbero iniziate le grandi manovre per studiare un rifinanziamento. A lavorare sul dossier, secondo i rumors, sarebbe l’avvocato Riccardo Agostinelli dello studio Gattai Minoli Agostinelli, già artefice del contratto sottoscritto con Elliott nella scorsa primavera e specializzato nel calcio per aver già lavorato sulla struttura debitoria dell’Inter di Erick Thohir. Del resto l’Ad Marco Fassone l’ha detto qualche giorno fa in un’intervista al britannico The Guardian: «Stiamo già lavorando per rimborsarli e lo faremo davvero presto, possibilmente all’inizio del 2018».

In effetti, se il rifinanziamento non andrà in porto, per Mr Li i problemi saranno rappresentati non tanto dagli interessi da pagare al fondo Usa (alti ma non altissimi) quanto dal rimborso del capitale: con l’Ebitda del Milan che andrà a peggiorare nel 2017-2018 e senza cassa operativa a sostegno. Dal club, anche tramite un video, si ostenta tranquillità sulla situazione finanziaria. Ma dopo l’operazione con Fininvest il debito si è solo trasformato (da bancario) in due bond emessi dal Milan a Vienna. Chi ha problemi è Mr Li, visto che la holding Rossoneri ne dovrà rimborsare altri 180 garantiti a Elliott da un pegno sulle azioni del Milan.

Fonte: di Carlo Festa per “Il Sole 24 ORE”

L'amministratore delegato del Milan Marco Fassone

Fassone: “In 100 giorni ho rifatto il Milan. E non è ancora finita…”

L’amministratore delegato Marco Fassone ha rilasciato una lunga intervista alla Gazzetta dello Sport.

Sul bilancio dei primi 100 giorni al Milan: “Il nuovo corso è partito, la percezione è quella di un cambiamento importante, su tutti i fronti. Faccio un esempio più manageriale che sportivo: la settimana prossima si insedierà il direttore finanziario, e con lui il primo livello di management sarà completo. Non è facile farlo in cento giorni. In realtà mi sento un po’ stanco, lavoro tutti i giorni venti ore, ma devo dire che sono volati e mi ritengo molto soddisfatto: abbiamo fatto ciò che avevamo in mente e anche qualcosa in più”.

Sulla paura che potesse saltare tutto: “Sì, i primi due giorni dopo il mancato closing di marzo. Poi ho provato a dare una mano in prima persona e ce l’abbiamo fatta”.

Sul rapporto col fondo Elliott: “Semplice: da parte loro sono previsti controlli periodici sui conti del club, che inizieranno a novembre con cadenza bimestrale. Certo, il rischio default esiste come sempre in questi casi, ma lo considero un evento molto ipotetico, anche perché è un debito che ritengo rifinanziabile abbastanza facilmente”.

Sul presidente Li: “In quasi nessun club da cui sono passato ho visto una tale sequenza di aumenti di capitale. Significa che il proprietario crede così tanto nella sua creatura da volerla ricapitalizzare. Sono iniezioni che danno ossigeno alla cassa e aumentano il patrimonio. L’assemblea dei soci inoltre ha deliberato un aumento di capitale di lungo periodo e questo tranquillizza manager e tifosi. Lui e il direttore esecutivo Han Li intendono la gestione di un club come una famiglia manageriale. Non vedono dipendenti, ma un gruppo di persone che sposa un progetto fiduciario di lungo periodo. Ti fanno sentire uno di loro”.

Sul budget di mercato residuo: “Diciamo che qualcosina o qualcosona la faremo ancora. Dipende anche dalle uscite ma non abbiamo fretta. Questa è una squadra già ottima, manca solo la ciliegina. Che, in ogni caso, sarà un arrivo eccellente, di livello. Comunque tutti gli acquisti sono stati fatti ai prezzi corretti”.

Sull’entusiasmo dei tifosi: “Intanto vorrei sottolineare la nuova strategia di comunicazione, abbiamo scelto di parlare dritti alla gente, via social, in tempo reale. Prima per strada avvertivo scetticismo, ora sento euforia e passione. Volete un dato? In questi primi quattro giorni di campagna sono stati venduti cinquemila abbonamenti”.

Sull’aumento dei ricavi: “Intanto partecipare a tournée come queste si crea un’onda lunga con la gente che dura tutto l’anno. Occorre pianificare in paesi lontani, dove ci sono tanti potenziali tifosi. Milan China, la nostra controllata, partirà a brevissimo. Nel nostro piano quinquennale contiamo di passare dagli attuali 200 milioni di fatturato in una forbice fra i 400 e i 500. Stadio escluso, ovviamente lì c’è dentro tutto: Champions, diritti tv, ricavi commerciali in Cina. Diciamo che nel 2022, se vogliamo parlare di obiettivi, sarebbe bello avere il Milan fra i primi 5 top club mondiali. Tra l’altro sta ripartendo anche la macchina delle sponsorizzazioni: la settimana prossima ne annunceremo uno di primo livello. Ora le imprese hanno più attenzione nei nostri confronti. E poi nel 2018/19 l’ingresso in una Borsa orientale è uno degli scenari più probabili”.

Sul voluntary agreement: “Siamo grati alla UEFA. Abbiamo inoltrato altri piani, garantendo che in autunno ci presenteremo con cose concrete e non solo progetti. Il voluntary ci darà un anno di ossigeno”.

Sulla questione stadio: “Occorre accordarsi in tre: noi, Inter e Comune. A inizio agosto ci rivedremo, ma noi non sappiamo ancora se prenderemo la strada di San Siro o quella di un impianto di proprietà. Al momento le reputiamo percorribili entrambe. Di certo vogliamo arrivare a fine stagione con un progetto approvato e capire chi farà cosa”.

Sull’obiettivo scudetto: “Da uomo Milan devo pensare a quello, da manager non devo illudere con le promesse. Al primo anno, razionalmente, è quasi impossibile. Ma nel calcio l’irrazionalità è una componente sempre presente, quindi lascio le porte aperte a tutto”.

Su Montella: “Non è mai uscito dal nostro radar, lui ha la grande qualità di trasferire sempre a tutti grande serenità. Abbiamo scelto insieme una strategia di mercato rivoluzionaria: avremmo anche potuto andarci più cauti con il numero di acquisti”.

Sul viaggio di mercato più piacevole: “Per André Silva è stato un blitz: arrivati a Oporto nel pomeriggio e prima di cena avevamo già chiuso. Abbiamo incassato anche dei no, per motivi di prezzo e prima del closing”.

Sugli obiettivi sfumati: “Un paio di giocatori non sono arrivati perché è slittato il closing. Uno era Kolasinac. A volte è stato frustrante, ma io e Mirabelli non ci siamo mai fermati. Lui si è visto milioni di partite”.

Sul rapporto tra Raiola e Mirabelli: “Se abbiamo rinnovato con Donnarumma è grazie alle sue intuizioni. Ha toccato le leve giuste, ha saputo convincere Gigio a sposare il progetto. E quando parliamo di schiena dritta intendiamo dire che per gli agenti occorre la giusta remunerazione”.

Sull’irritazione della Juve per l’operazione Bonucci: “Non l’ho percepito. I rapporti sono buoni, quando si chiude un affare si è in due. Con Marotta ci siamo avvicinati subito al primo incontro. Il merito è di Montella: io ero scettico, Mirabelli il più perplesso, il mister ha insistito e ci ha spronato”.

Sul risentimento di Borussia e Torino: “Se è così, mi scuso se le mie azioni sono state interpretate come un’uscita dal mio campo. Io comunque ho parlato più volte coi club”.

Sul possibile arrivo di Belotti, Kalinic e Aubameyang: “Potrebbe esserci un’altra figura, un Mister X”.

Sul “divertimento” di questo mercato: “Credo sia la mia stagione più divertente e stimolante di sempre. E’ un Diavolo che mi ha preso l’anima, mi sento rossonero dappertutto”.

Su come si vede tra 1000 giorni: “Mi vedo con la musichetta della Champions, con una fase di rodaggio finita e quindi mi vedo alzare trofei e parlare di scudetto. E, allo stesso tempo, con la crescita e la salute economica. La stagione 2019/20 è quella del break even, quella successiva contiamo di iniziare a distribuire qualche piccolo dividendo”.

Elliott Management

Il Milan emette un bond da 123 milioni

Di Carlo Festa per Il Sole 24 Ore

Si sta finalizzando tutta l’architettura finanziaria che ha portato il nuovo proprietario del Milan, Yonghong Li, a rilevare da Fininvest il club rossonero per la valutazione di 740 milioni di euro (compresi i debiti).

E uno dei passaggi fondamentali sarà l’emissione, da parte del club di via Aldo Rossi, di un bond da circa 123 milioni di euro: comprendenti i 73 milioni che sono stati rimborsati alle banche italiane (un pool composto da BancoBpm, Intesa Sanpaolo, Unicredit, Cariparma e altri istituti) e un’altra cinquantina di milioni necessari per il calcio mercato. Il bond verrà quotato a Vienna e sarà interamente sottoscritto dal fondo Elliott, cioè il gruppo guidato dal finanziere Paul Singer che ha lanciato un salvagente all’uomo d’affari Yonghong Li grazie a un prestito da 303 milioni di euro senza il quale probabilmente la cessione del Milan non sarebbe andata in porto. Questi stessi soldi dovranno essere rimborsati ad Elliott entro i prossimi 18 mesi, scaduti i quali il fondo americano diventerà il nuovo proprietario del Milan tramite l’escussione del pegno sulle azioni del club rossonero e sul veicolo lussemburghese a monte, cioè il neo-costituito Rossoneri Champion.

Proprio in questi giorni, secondo i rumors, il team di Yonghong Li, costituito dal braccio destro David Li e dal nuovo amministratore delegato Marco Fassone, sarebbe al lavoro per definire la scaletta futura della strategia finanziaria e industriale.

In programma, a metà maggio, ci dovrà essere l’assemblea dei nuovi soci che dovrà deliberare l’aumento di capitale per ricapitalizzare le finanze milaniste: non sarebbe ancora stato definito l’ammontare dell’aumento di capitale, anche se è prevedibile una somma attorno ai 100 milioni di euro.

L’altro grande filone è appunto quello industriale strettamente correlato a quello finanziario. L’obiettivo è accelerare lo sviluppo del fatturato in Asia e arrivare a definire i tempi di un eventuale sbarco borsistico, entro i prossimi 18 mesi mesi al termine dei quali sarà necessario rimborsare il prestito di Elliott. Alcune banche d’affari asiatiche, fra le quali Citic, si sarebbero già fatte avanti per studiare le modalità di un’eventuale quotazione ad Hong Kong.

Ma Mr Li potrebbe anche sperare in uno scongelamento dei fondi che, nelle sue intenzioni, sarebbero dovuti arrivare per l’acquisto del Milan da una serie di soggetti: capitali poi bloccati dal veto del governo di Pechino agli investimenti in settori non considerati core per le aziende cinesi, come appunto l’entertainment o anche il real estate.

Fonte: Il Sole 24 Ore

Yonghong Li, presidente del Milan

Dai Caraibi al Lussemburgo via Hong Kong: la nuova catena di controllo del Milan

Catena di controllo AC Milan – Con la nascita di Rossoneri Champion Investment Luxembourg Sarl, cambia ancora la catena di controllo a monte dell’AC Milan. Secondo quanto riportato nei documenti ufficiali depositati oggi al registro ufficiale del Lussemburgo, lo scorso 10 aprile (pochi giorni prima del closing) la Rossoneri Sport Investment Co. Ltd di Hong Kong ha girato il 100% della Rossoneri Sport Investment Luxembourg alla nuova società costituita nel Gran Ducato.

La catena di controllo AC Milan, dopo il passaggio del 99,93% del club dalla Fininvest della famiglia Berlusconi all’uomo d’affari cinese Yonghong Li, parte ora delle British Virgin Islands, dove ha sede la Rossoneri Advanced Company Limited. A questa società fa capo il 100% della Rossoneri Sport Investment Co. Ltd di Hong Kong e, attraverso le altre due holding in Lussemburgo, si arriva finalmente al club di Via Aldo Rossi.

Come emerge dai documenti ufficiali depositati in Lussemburgo il finanziamento necessario ad acquistare il Milan è stato erogato dalla Project RedBlack, il veicolo partecipato dal fondo Elliott Management e in parte dalla Blue Skye di Gianluca D’Avanzo e Salvatore Cerchione, nei confronti della Rossoneri Champion Investment Luxembourg.

Nell’articolo 6.4 dello statuto della Rossoneri Champion Investment Luxembourg, viene fatto riferimento ai diritti di voto (relativi alle quote azionarie) che possono essere esercitati da chi ha ricevuto in pegno le stesse azioni. E, in questo caso, nello statuto si fa chiaramente riferimento a Project Redblack come “creditore pignoratizio” delle quote della Rossoneri Champions Investment Lux.

Fonte: Calcio e Finanza

Milan, tutti i segreti del fondo Elliott: che succede se Li non ripaga il prestito?

Proviamo a fare chiarezza sul ruolo dell’hedge fund americano, che ha finanziato il closing di Yonghong Li con 303 milioni

Come sempre ci sono gli euforici (il Milan finalmente ha svoltato, torneremo in cima al mondo) e i catastrofisti (il Milan finirà svenduto a qualche banca e poi in tribunale). È così da quando è comparsa la parola closing e sarà così fino a quando la situazione non si delineerà un po’ meglio. Il partito degli scettici si è gonfiato soprattutto nel momento in cui si è venuto a sapere che il passaggio di consegne societario sarebbe stato reso possibile da un finanziamento da 303 milioni di euro da parte di Elliott, fondo di investimento americano (tecnicamente un hedge fund, quindi a carattere speculativo) fondato nel 1977 dal 72enne Paul Singer. Un prestito messo in piedi e perfezionato in una decina di giorni, che ha permesso all’affare di andare in porto e curato dagli avvocati Riccardo Agostinelli (studio “Gattai Minoli Agostinelli & Partners”) e Alfredo Craca (studio “Craca Di Carlo Guffanti Pisapia Tatozzi”), che hanno assistito Elliott nell’operazione di finanziamento. Ora, però, le domande sono più o meno sempre le stesse: come farà Li Yonghong a restituire il prestito? Qual è il rapporto effettivo tra Elliott e Rossoneri Lux? Che cosa succederebbe se Mr. Li risultasse inadempiente? Quale sarà il ruolo di Elliott nei prossimi mesi? Proviamo a fare un po’ di chiarezza.

RISCHI Intanto ricordiamo come sono stati suddivisi i 303 milioni di Elliott: 180 sono serviti per garantire il closing, 73 sono stati destinati alle banche creditrici e 50 serviranno per lo sviluppo del club. Gli interessi sono ovviamente di una certa portata, trattandosi di un’operazione ad alto rischio: l’11,5% sui 180 milioni in carico a Rossoneri Lux e il 7,7% sui 123 in carico al Milan. Da una stima di massima è stato calcolato che a Elliott, oltre alla restituzione del finanziamento, fra interessi e arrangement fee (compensi fissi e costi operativi) dovrebbero andare fra i 70 e gli 80 milioni.

Le tempistiche per il rimborso? Diciotto mesi, con pagamento in unica soluzione. Il nuovo Milan ha presentato a Elliott un business plan dettagliato in cui viene illustrata la strategia di crescita. Il punto focale è proprio questo: l’obiettivo non è solo evitare il depauperamento del valore del club, ma investire. In caso contrario Elliott considererebbe a rischio l’intera operazione. Nel business plan, infatti, una corposa parte è relativa alle uscite. Dove per uscite si intende in termini economici e non in giocatori. In questo senso, infatti, la nuova dirigenza avrebbe fornito ampie rassicurazioni sulla volontà di trattenere i big e di investire. Condizione essenziali anche per Elliott: in altre parole il prestito non può essere restituito facendo cassa con la merce pregiata del club.

REPORT Il fondo di Paul Singer comunque non eserciterà una forma di controllo diretta o di veto sulle operazioni di mercato. Tradotto: non dirà a Fassone “Donnarumma non si tocca”, ma gli chiederà di rispettare il piano finanziario. Per farlo, saranno effettuati controlli bimestrali sul bilancio, dove il primo parametro di riferimento sarà il dare/avere. In caso di disallineamenti rilevanti, il Milan dovrà fornire motivazioni e rimedi (nel caso, anche un intervento finanziario diretto dell’azionista di maggioranza). Un controllo che avrà due canali: il primo attraverso un report scritto ogni due mesi, con i numeri del bimestre precedente; il secondo con incontri di persona periodici fra il board rossonero e un comitato di verifica appositamente creato da Elliott. Riunioni, queste, con l’obiettivo non solo di analizzare le settimane precedenti, ma fare un punto della situazione su obiettivi e strategie. Va anche ricordato che nel Cda rossonero ci sarà un observer (Salvatore Cerchione), mentre Paolo Scaroni è il consigliere che Elliott aveva già indicato di preventivo gradimento.

Che cosa succederebbe se al termine dei 18 mesi Mister Li fosse inadempiente? Elliott ha in pegno le azioni rossonere, che quindi passerebbero in mano al fondo. Difficile, però, pensare a una gestione diretta da parte di Elliott: molto più probabilmente il fondo rimetterebbe le quote del club sul mercato, cercando di valorizzarlo. È comunque ragionevole ritenere che Elliott, grazie al proprio estesissimo network e alle garanzie offerte dal proprio nome, in questi mesi cercherà di dare una mano a Li (soprattutto se Li volgerà lo sguardo non soltanto all’interno della Cina) nel reperimento di altri soci interessati a investire nel Milan, condizione che ora come ora appare focale per pensare a investimenti cospicui. In fondo per Elliott sarebbe una forma di auto-tutela sul rientro dal proprio prestito.

Fonte: La Gazzetta dello Sport