Champions League – Pagina 2 – Milanismo

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Tacchinardi: “A Manchester eravamo più forti del Milan, ma quel giallo a Nedved…”

La Juventus ha staccato il pass per la finale di Champions League e la mente è tornata a un atto finale della coppa del passato: Manchester 2003, in cui i bianconeri furono sconfitti ai rigori dal Milan. Alessio Tacchinardi, ex centrocampista della Juve, ricorda così quella finale: “Eravamo superiori al Milan – ha dichiarato a Premium Sportma l’ammonizione di Nedved e la sua assenza in finale ha inciso. E alla fine abbiamo perso ai rigori”.

Costacurta: “Io al Milan degli Invincibili, questa Juve è degli Imbattibili”

La Juventus di Allegri ha conquistato (quasi) tutti. Con lo Scudetto in tasca e una finale di Coppa Italia da giocare, la Vecchia Signora sta impressionando anche in Europa, dove sta portando avanti un cammino invidiabile: lo 0-2 dell’andata delle semifinali è una seria ipoteca per la finalissima di Cardiff, dove i bianconeri potrebbero affrontare il Real Madrid, altra finalista in pectore grazie al 3-0 sull’Atletico Madrid.

Una Champions League di altissimo livello per la Juve, tanto che Alessandro Costacurta l’ha accostata al mitologico Milan di Sacchi, di cui lui è stato tra i protagonisti: “E’ imbattibile sulla lunga distanza: magari concedono ogni tanto, ma sono dettagli. Io – ha proseguito Billy a Sky Sport ho fatto parte del Milan degli Invincibili: questa Juve è degli Imbattibili“.

Buffon: “Manchester? Ero sereno e quasi sicuro di vincere…”

Notte di Champions League per Gigi Buffon e per la Juventus. Alla vigilia della semifinale contro il Monaco, il capitano bianconero ha ricordato la sconfitta della Vecchia Signora contro il Milan, nella finale di Manchester del 2003, svelando anche un retroscena:

Scherzavo con Maldini, guardavamo la Coppa per vedere a chi sarebbe andata. Ero sereno e quasi sicuro di vincere. Sono contento soltanto quando vinco. È anche un peccato perché non si vince sempre, sono rimasto deluso tante volte”.

2 Maggio 2007. Dieci anni fa il Milan giocava la partita perfetta

Il 2 Maggio 2007 è una data indimenticabile per tutti i tifosi rossoneri. Esattamente dieci anni fa il Milan giocava una delle partite più belle della sua storia recente.

Dieci anni dopo, il Milan è completamente diverso rispetto a quella sera e la strada da fare per avvicinarsi a quei  livelli è ancora lunghissima. Nel giorno dell’anniversario di questa partita, proviamo a far rivivere quelle emozioni ricordando come il 2 Maggio 2007 il Milan annientò i red devils del Manchester United.

A San Siro si affrontano Milan e Manchester United, per la Semifinale di ritorno di Champions League. Il Milan è reduce da una sconfitta nella gara d’andata, nonostante l’ottima partita giocata dai giocatori di Ancelotti, su tutti Kakà. La squadra rossonera si è dovuta arrendere alla legge dell’Old Trafford, ed è uscita dallo stadio con un’immeritata sconfitta per 3-2.

Al ritorno Ancelotti spera di segnare almeno un gol e di tenere il risultato. La preoccupazione numero 1 per tutti è un certo ragazzo portoghese, che sta facendo ammattire le difese avversarie, e che di lì a pochi anni diventerà uno dei giocatori più forti di sempre, un giovanissimo Cristiano Ronaldo.

Oltre a Ronaldo in quel Manchester militavano: Vidic, Evra, Giggs, Rooney, Carrick, le eterne bandiere dei Diavoli Rossi.

Il Milan è sfavorito dai pronostici, visto il vantaggio del risultato ottenuto all’andata dallo United, nessuno ha però fatto i conti con il Diavolo.

Anche le condizioni meteo sono da inferno, su Milano si abbatte un temporale memorabile e fuori stagione, San Siro è un vero e proprio catino, in tutti i sensi.

La partita comincia con il Milan che parte fortissimo, pressando e manovrando palla molto bene, fino ad arrivare al primo gol di Kakà. Oddo crossa dal limite dell’area, Seedorf gira di testa il pallone verso Kakà, che con un tiro al volo fulmina il portiere del Manchester United Van Der Saar. 1-0 Milan.

La reazione del Manchester United non c’è, soprattutto per merito dei giocatori di Ancelotti, che fermano ogni iniziativa di Cristiano Ronaldo e compagni.

Poco dopo il primo gol, Kakà ricambia il favore a Seedorf e gli fornisce il passaggio giusto. Clarence non si fa pregare, salta un difensore al limite dell’area e insacca con un destro micidiale il 2-0 per il Milan.

Nel secondo tempo ancora Milan, soprattutto in contropiede, mentre il Manchester cerca disperatamente il gol sbilanciandosi in avanti. E infatti viene punito ancora, questa volta da Gilardino, entrato al posto di Inzaghi. Ambrosini recupera palla a centrocampo e lancia il compagno che ha tanto campo libero di fronte a sè e conclude l’azione battendo Van Der Saar, segnando il 3-0.

Il Milan dunque stravolge il pronostico e si qualifica per la finale di Atene che giocherà contro il Liverpool a distanza di due anni dalla tragedia sportiva di Istanbul. 

Quello che resta impresso nella memoria di tutti i tifosi rossoneri è una prestazione incredibile da parte dei ragazzi di Ancelotti, che sono stati in grado di annientare lo United, forti anche di un Kakà straordinario il quale, grazie alle prestazioni di quella stagione, vincerà il Pallone d’Oro 2007.

La speranza dei tifosi più romantici, come il sottoscritto, è che si torni presto a disputare gare del genere, perché il Milan che ricordiamo tutti è quello del 2 maggio 2007, quello che sotto il diluvio, ha annientato i super campioni di Sir. Alex Ferguson.

Inzaghi: “Milan? Nessun tecnico ha ancora fatto meglio di me, pur con rose superiori. I cinesi…”

È l’anno di Filippo Inzaghi. L’indimenticato Pippo rossonero è tornato Super, conducendo il Venezia alla promozione diretta in Serie B e alla vittoria della Coppa Italia di Lega Pro: un en plein in piena regola che esalta il club di Tacopina e attenua l’amarezza per la brutta parentesi sulla panchina del Milan, arrivata forse troppo presto nella carriera di Inzaghi. Ma ora Pippo si gode il suo momento e parla così a La Gazzetta dello Sport di Venezia e di Milan.

Sulla soddisfazione veneziana dopo la delusione al Milan: “Io mi sono goduto il campo, il lavoro, il rapporto con i giocatori. Senza pensare al passato. Al Milan ho avuto molte difficoltà, ma non ho mai perso forza e convinzioni. Conosciamo le problematiche che ci sono lì, nessuno in questi anni ha fatto meglio pur spendendo cento milioni o con rose superiori alla mia. Io sapevo che se mi avessero dato la possibilità di lavorare bene avrei potuto incidere, anche grazie al mio staff. E sono contento di averlo dimostrato. Non mi interessava la categoria. Penso di essere una persona onesta, appassionata, preparata, informata. Lavoro venti ore al giorno per dare ai miei giocatori le informazioni giuste. Una rivincita? No, io sono un allenatore giovane e felice. Nulla mi toglie il sorriso. Sono una persona fortunata e di questo ringrazio ogni mattina: è il primo pensiero della mia giornata insieme alla famiglia. Il calcio è la mia vita, ma è solo un gioco, meglio non dimenticarlo mai”.

Sul Milan venduto da Berlusconi: “È finita un’epoca. Tutte quelle vittorie sono nel nostro cuore. Spero che la nuova proprietà riporti il Milan in alto e soprattutto in Champions”.

Su Atene: “Dopo la doppietta al Liverpool non dormii per dieci notti. Sono stati anni stupendi, ricchi di soddisfazione. È cambiata la mia vita, ma non sono cambiate le emozioni. E non cambia la voglia, dopo ogni vittoria, di alzarmi presto al mattino e andare a leggere sulla Gazzetta cosa scrivete di me e della mia squadra. A proposito, che titolo fa domani…?”.

Milan-Ajax, Inzaghi: “Ancora oggi ho paura che sia solo un sogno”

Sono passati quattordici anni esatti da quell’emozionante Milan-Ajax del 23 aprile 2003, quarti di ritorno della Champions League 2002/2003. Filippo Inzaghi, protagonista assoluto della serata con un gol e con la giocata decisiva per la terza rete rossonera, ha ricordato così quel match:

È successo tutto in un modo così incredibile. Sul 2-2, in campo pensavo a tante cose, pensavo ai tifosi, li vedevo. Era come se mi sentissi sfuggire di mano un’avventura fin lì esaltante. Sarebbe stato terribile. Ero avvilito, però Paolo Maldini ha fatto il cross giusto, Massimo Ambrosini ha toccato di testa nel modo giusto, io sono andato sulla palla, vuol dire che ci credevamo tutti. Doveva andare bene per noi per una volta un finale di gara in quella stagione – ha dichiarato Super Pippo al sito ufficiale del Milan – fino a quel momento era andata sempre bene alle nostre avversarie. Ma ci pensate? Se Ambro avesse toccato di testa in un altro modo… se Chivu non fosse scivolato… ancora oggi ho paura che quello che è successo sia solo un sogno e se ci penso mi viene ancora un po’ d’ansia. Comunque tutte e tre le azioni dei nostri gol in quella partita mi hanno dato emozioni. Il 2-1, ad esempio, era importante farlo subito. Al 2-2 una mazzata tremenda, poi la reazione. E’ venuto a galla il cuore di quella squadra“.

Milan-Ajax: Inzaghi, senza discussioni

È il 14′ compleanno del gol mozzafiato di Superpippo ai lancieri: “Ancora oggi ho paura che quello che è successo sia solo un sogno…”

Inzaghi! Inzaghi! E’ il gol più importante dell’intera stagione del Milan! Inzaghi! Anche Tomasson ha toccato il pallone, ma il gol è di Superpippo! Non voglio sentire discussioni“, era stato questo il 23 aprile 2003, 14 anni fa, il commento in diretta di Sandro Piccinini, impegnato su Canale 5 nella telecronaca della gara di ritorno dei Quarti di finale di Champions League fra Milan e Ajax a San Siro, dopo lo 0-0 di Amsterdam. Ma per arrivare a quelle frasi, emozionate ed emozionanti, i rossoneri erano dovuti passare attraverso una trama tanto palpitante quanto spietata. Bisognava essere disposti a dare tutto, anche quello che non si aveva, pur di passare attraverso quel pertugio strettissimo che dava sulle semifinali: anche solo preservare un solo goccio dell’anima, avrebbe significato l’eliminazione.

PIÙ CON IL CUORE CHE CON LE GAMBE
Il Milan 2002-2003 era partito molto forte. In forma già a settembre, la squadra rossonera fa un girone d’andata da urlo, con 39 punti. Non solo: batte due volte il Bayern Monaco campione del mondo in carica e una volta il Real Madrid di Zidane e Ronaldo, conquistando già a febbraio, dopo un duro turno preliminare e ben due fasi a gruppi, la qualificazione ai quarti. Il Milan di inizio primavera però inizia ad avvertire la fatica, fisica e mentale. Nelle prime 12 giornate del girone di ritorno, quelle disputate prima di Milan-Ajax, erano arrivati solo 16 punti in campionato: tanta fatica contro le medio-piccole e due vittorie importanti contro Juventus e Inter a San Siro. Stesso film sull’agone europeo, tanto che quella di Mosca contro la Lokomotiv del 25 febbraio era stata l’ultima vittoria in Champions, prima delle sconfitte, a qualificazione ormai acquisita, contro Real Madrid e Borussia Dortmund, e prima del pareggio senza reti nell’andata dei quarti ad Amsterdam. E i rossoneri dovevano prepararsi ad affrontare il ritorno contro la squadra di Koeman, senza Pirlo e Seedorf, i tessitori di quel Milan insieme a Rui Costa.

IL GOL DI INZAGHI: “ANCORA OGGI HO PAURA CHE SIA STATO SOLO UN SOGNO
Il Milan che scende in campo nel ritorno contro l’Ajax ha perso quattro giorni prima in casa, in campionato, contro l’Empoli. Lo scudetto è ormai perduto e la squadra di Ancelotti si gioca tutto il destino stagionale in Champions League. Segna Inzaghi e si va all’intervallo qualificati. Poi pareggia Litmanen, poi segna Sheva, poi pareggia ancora Pienaar al 78′ minuto di gioco. E adesso? 2-2 ragazzi, il Milan è fuori. Ma al 90’… il racconto di Pippo Inzaghi è nitido ancora oggi:

“È successo tutto in un modo così incredibile. Sul 2-2, in campo pensavo a tante cose, pensavo ai tifosi, li vedevo. Era come se mi sentissi sfuggire di mano un’avventura fin lì esaltante. Sarebbe stato terribile. Ero avvilito, però Paolo Maldini ha fatto il cross giusto, Massimo Ambrosini ha toccato di testa nel modo giusto, io sono andato sulla palla, vuol dire che ci credevamo tutti. Doveva andare bene per noi per una volta un finale di gara in quella stagione; fino a quel momento era andata sempre bene alle nostre avversarie. Ma ci pensate? Se Ambro avesse toccato di testa in un altro modo… se Chivu non fosse scivolato… ancora oggi ho paura che quello che è successo sia solo un sogno e se ci penso mi viene ancora un po’ d’ansia. Comunque tutte e tre le azioni dei nostri gol in quella partita mi hanno dato emozioni. Il 2-1, ad esempio, era importante farlo subito. Al 2-2 una mazzata tremenda, poi la reazione. E’ venuto a galla il cuore di quella squadra“.

L’ULTIMO GOL PRIMA DI MANCHESTER
Il destino volle che quella contro l’Ajax fosse l’ultima rete di Inzaghi, nella Champions del sesto storico trionfo rossonero. Proprio lui, reduce da tre doppiette contro Lens e Bayern Monaco, dalla tripletta contro il Deportivo La Coruna e dal gol pesantissimo di Dortmund contro il Borussia, non avrebbe più segnato, nè in semifinale nè all’Old Trafford. Quasi che il guizzo dell’anima contro gli olandesi, dovesse essere definitivamente qualcosa da ricordare. Il gol cruciale nel momento più duro, lo spartiacque della storia del Milan. Come dire, adesso fate voi. Anzi fai tu, Sheva. E così accadde.

IL TABELLINO

MILAN – AJAX 3-2

MILAN: Dida, Simic (40’st Tomasson), Maldini, Nesta, Costacurta, Brocchi, Rui Costa (40’st Redondo), Ambrosini, Kaladze (35’st Rivaldo), Inzaghi, Shevchenko. All. Carlo Ancelotti.
AJAX: Lobont, Trabelsi, Pasanen, Chivu, Van Damme (1’st Litmanen), Yakubu, Sneijder, O’Brien, Pienaar (39’st De Jong), Ibrahimovic, Van der Meyde (44’st Bergdolmo). All. Ronald Koeman.
Arbitro: Mejuto Gonzales (Spagna).
Gol: 30′ Inzaghi (M), 18’st Litmanen (A), 20’st Shevchenko (M), 33’st Pienaar (A), 45’st Tomasson (M).

Fonte: acmilan.com

Sopravviva Arrigo

Sembra di essere tornati indietro di una trentina d’anni, e non per il gioco mostrato dalla Juve al Camp Nou: da una parte i teorici della vittoria sopra ogni cosa, i nuovi italianisti, i “vincentivisti”, e dall’altra Sacchi e i sacchiani, quelli del calcio propositivo. Trent’anni fa la questione su gioco e strategia divideva i Cucci, i Pistilli, i Cannavò, gli Ordine, i Damascelli, i Dardanello, i Maradei, i Ferrajolo, i Beccantini, i Bortolotti, i Maida, i Pistocchi; oggi la disputa si è trasferita sui social: la competenza, l’esperienza e l’eleganza della scrittura sono state sostituite dall’arroganza, dalla maleducazione, dall’offesa, dall’incultura. Naturalmente Sacchi, il reduce, è diventato il bersaglio ideale dei leoni da tastiera, ruolo al quale lui non si sottrae mai: subito dopo il pari di Barcellona, ha infatti detto in tv d’aver “visto la partita tra Real e Bayern, la squadra di Ancelotti giocava su un campo difficilissimo eppure ha affrontato l’avversario a viso aperto, cercando di imporre la propria manovra e il proprio credo calcistico. Nel match tra Barcellona e Juventus, invece, ho visto una squadra che ha adottato una tattica difensiva praticando il calcio del passato, di trent’anni fa. Non avevo dubbi, sapevo che non ci sarebbe stata alcuna rimonta da parte del Barcellona, ma forse ho sopravvaluto la Juventus e credo che debba giocare in un altro modo”.

Premesso che il Bayern doveva recuperare da un 1-2 e la Juve proteggere un 3-0, e non è esattamente la stessa cosa, pur non sedendomi dalla parte di Arrigo ringrazio il dio del calcio che ce l’ha dato.

Conosco Sacchi da 30 anni esatti, per venti l’ho contrastato, criticato, ho provato a ridurlo esaltando spesso il suo successore e opposto Capello, al quale Allegri somiglia parecchio: Arrigo era per il gioco e il copione, io – come altri – per i giocatori e il talento, in particolare per Baggio. Ma negli ultimi anni, approfondendone la conoscenza e confrontandomi sul dopo, ammetto di essere diventato un suo fiancheggiatore. Certo, Arrigo aveva i campionissimi e anche grazie a loro ha vinto, gli insegnò – però – la disciplina tattica e il senso del lavoro, introdusse sistemi di allenamento inusuali, cambiò il calcio e la settimana di tanti suoi colleghi. A quell’idea di calcio è rimasto legato. Da tecnico gli è successo tante volte di non dare spettacolo, ma l’idea di partenza è sempre stata quella di provarci. Non a caso stravede per Sarri.

Proprio oggi sul Corriere della Sera Pierluigi Battista sottolinea “l’impronta sabauda e l’etica calvinista unite in questa Juve sempre affamata”. Su etica e estetica Sacchi ha impostato tutta la sua vita professionale partendo – ne sono certo – da una frase di Brodsky: “L’estetica è la madre dell’etica”.

Fonte: di Ivan Zazzaroni per il Corriere dello Sport

Champions League, semifinali: sarà Monaco-Juventus

Saranno Monaco-Juventus e il derby di Madrid Real-Atletico le semifinali della Champions League 2016/2017. È questo il verdetto uscito pochi minuti fa dall’urna di Nyon. Le gare di andata sono previste per il 2 e 3 maggio a Montecarlo e al Bernabeu, mentre quelle di ritorno si giocheranno la settimana successiva, il 9 e il 10, rispettivamente a Torino e al Calderon. I bianconeri, unici italiani rimasti in corsa nelle coppe europee, dovranno dunque superare l’ostacolo monegasco per accedere alla finalissima di Champions, in calendario a Cardiff il 3 giugno 2017.

L'ex allenatore del Milan Arrigo Sacchi

Sacchi: “Juve, fai un calcio di 30 anni fa: dovresti giocare diversamente”

Una grande Juventus ha battuto il Barcellona nella doppia sfida dei quarti di finale, staccando il pass per la semifinale, ma Arrigo Sacchi non è rimasto particolarmente soddisfatto dalla prestazione dei bianconeri. L’ex allenatore del Milan ha parlato così della squadra di Allegri:

“Ho visto la partita tra Real e Bayern, la squadra di Ancelotti giocava su un campo difficilissimo eppure ha affrontato la gara a viso aperto, cercando di imporre la propria manovra. E’ stato un incontro bellissimo. Stavolta – ha dichiarato Sacchi a Premium Sportho visto una squadra, la Juve, che ha adottato una tattica difensiva, praticando il calcio del passato, di trent’anni fa. Non avevo dubbi, sapevo che non ci sarebbe stata alcuna rimonta da parte del Barcellona, ma forse sopravvaluto la Juve e credo che debba giocare in un altro modo. Per giocare così, sempre, occorre una straordinaria costanza e ci vuole un’attenzione incredibile. Non è facile ed è faticosissimo, lo so bene. Ma i bianconeri sono fortissimi, hanno un bravo allenatore, mi aspetto qualcosa di diverso. Hanno giocato all’ottanta o novanta per cento in difesa e solo al dieci per cento in attacco”.

Milan, blitz di Mirabelli e Montella a Montecarlo: osservato Aubameyang

Rincorsa all’Europa ancora da completare, a 6 giornate dal termine, con pensiero tuttavia già rivolto al mercato, unito alla grande voglia di rinforzare un Milan che, con la nuova proprietà cinese, vuol tornare grande. Il nuovo ds rossonero Massimiliano Mirabelli e Vincenzo Montella, dopo aver speso insieme alla squadra la giornata odierna a Milanello, si sono infatti recati allo stadio “Louis II” di Montecarlo per assistere a Monaco-Borussia Dortmund, ritorno dei quarti di finale di Champions League: osservato speciale numero uno dal vivo Pierre-Emerick Aubameyang, uno dei primi obiettivi del mercato rossonero e del blitz che ha portato Mirabelli e Montella a respirare, almeno per una sera, aria d’Europa, monitorando da vicino l’attaccante gabonese. E attendendo il termine della stagione per sperare di centrare un’Europa che, se raggiunta, potrebbe aprire scenari di mercato ancor più interessanti, con Aubameyang al centro dell’attenzione rossonera.

Fonte: Gianluca Di Marzio

Montella resta alla guida. Il nuovo Milan è pronto al via

Il pilota di aeroplanini per una sera è diventato autista. La scena del giorno in casa Milan, come racconta Luca Bianchin nell’edizione odierna della Gazzetta dello Sport, è l’uscita dalla sede di Vincenzo Montella, Marco Fassone, Massimiliano Mirabelli e Giuseppe Mangiarano dopo la prima riunione del nuovo corso milanista quando sono più o meno le 21.30 e in Europa stanno finendo i primi tempi dei quarti di Champions, l’obiettivo per cui tutti loro hanno cominciato a lavorare. Montella, Fassone e Mirabelli sono usciti sulla stessa auto, con Montella alla guida e Fassone seduto al suo fianco. C’è l’intesa per il futuro. Durante l’incontro si è parlato di obiettivi (in primis l’Europa) e di mercato con Aubameyang e Morata nella lista degli osservati speciali…

Fonte: gazzetta.it