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Vincenzo Montella durante Milan-Juve: a fine partita ha ottenuto ancora la fiducia

Montella, fiducia anche dopo Milan-Juve. Ma gli alibi sono finiti: o riscatto o esonero

Higuain stende il Milan, ma non Montella: la dirigenza conferma ancora il mister nonostante la 5^ sconfitta in Serie A

Altra sconfitta, altra fiducia a Montella. Il Milan ha perso ancora, rimediando contro la Juventus la 5^ sconfitta di queste prime undici giornate di campionato e restando a ben -9 dall’obiettivo stagionale della Champions League, ma l’Aeroplanino ha mantenuto ancora salda la propria posizione sulla panchina rossonera. Il consueto confronto post partita tra l’allenatore e la dirigenza (nella fattispecie l’a.d. Fassone e il d.s. Mirabelli) ha avuto lo stesso esito delle ultime settimane: il Diavolo esce sconfitto, ma conferma il sostegno alla propria guida tecnica.

Montella continua a ottenere settimana dopo settimana la fiducia della società, nonostante una media punti decisamente negativa e un gap ormai siderale dal quarto posto. Le valutazioni tecniche di Fassone e Mirabelli sul tema allenatore sono chiare: il Milan è una squadra totalmente nuova e in costruzione, piena di calciatori talentuosi, ma giovani e bisognosi di adattarsi chi al campionato italiano chi al peso della maglia rossonera (e chi entrambi). È impensabile pretendere subito di marciare come le prime della classe, che viaggiano spedite a medie non sostenibili da una squadra ancora priva di una propria chiara fisionomia negli uomini e nel modulo. E senza un “9” top come Higuain, Icardi, Dzeko o Immobile: non a caso, tutti carnefici di Montella in questi due mesi di Serie A. La differenza con Kalinic, funzionale ma spuntato, ieri è stata evidente.

Ko con tutte le grandi, il Milan di Montella è atteso da un calendario morbido: ora non può più sbagliare

Dare tempo al gruppo e all’allenatore, dunque, è necessario. Anche perché Bonucci e compagni hanno perso solo contro le grandi: Lazio, Roma, Inter e Juventus. Eccetto la Samp, che comunque sta viaggiando forte, tutte squadre nettamente più solide, rodate e pronte. Non una giustificazione, ma sconfitte di questo tipo a inizio stagione sono da mettere in conto. Milan che, comunque, sembra aver finalmente trovato un undici base: il 3-4-2-1 zeppo di qualità e piedi buoni è piaciuto e ha convinto Montella a insistere su questa strada. Cambiare oggi, alla luce dei miglioramenti visti nelle ultime gare, sembra poco logico, anche vedendo le alternative: i vari Sousa, Mazzarri e Prandelli non paiono profili in grado di segnare una svolta immediata della stagione.

Ma oggi, day after di Milan-Juve, il tempo è scaduto. E gli alibi per Montella e per tutte le altre componenti della squadra sono terminati: il Diavolo dovrà iniziare a marciare e mettere in cascina punti importanti per risollevarsi in classifica. Eccetto Napoli-Milan al rientro dalla sosta di novembre, il calendario da qui a fine 2017 non fornisce più scuse: Sassuolo, Torino, Benevento, Bologna, Verona, Atalanta, Fiorentina saranno le nostre avversarie, tutt’altro che impossibili, per riprendere quota. Senza dimenticare l’Europa League, vera chiave per riscattare alla grande un’annata sinora maledetta: vincerla varrebbe un posto in Champions League. Ora è il momento della verità: se Montella flopperà ancora, l’esonero sarà l’epilogo inevitabile.

Montella resta, ma in estate il Milan cambia: sogni Ancelotti e Conte, spunta Allegri

Montella ha la piena e convinta fiducia della dirigenza, nonostante le quattro sconfitte subite nelle prime otto giornate di Serie A e un inquietante -7 dalla Champions League. Confortano i miglioramenti della squadra nel gioco e nella conoscenza reciproca degli interpreti, ma pesa la mancanza di alternative credibili e futuribili per la panchina del Milan in caso di esonero: l’Aeroplanino continua ad avere credito da spendere, blindato a parole e nei fatti, anche se dovrà necessariamente tornare a vincere nelle prossime partite di campionato contro Genoa e Chievo.

Ma la fiducia a Montella non sarà illimitata. Né per questa stagione, che dovrà necessariamente prendere una piega diversa e iniziare a fare registrare risultati migliori, né tanto meno in vista dell’estate. Non è una novità che la dirigenza possa liberarsi del tecnico a fine stagione in caso di mancata qualificazione alla Champions League (a fronte del pagamento di una clausola da 1,5 milioni), affidando così le chiavi del progetto milanista a un nuovo allenatore. Sul taccuino di Fassone e Mirabelli sono già segnate le alternative: i sogni sono Ancelotti e Conte, ma a sorpresa anche il profilo di Allegri trova clamorose conferme. A quattro anni dalla firma con la Juventus, il suo ciclo potrebbe essere giunto al capolinea.

Montella non rischia l’esonero, ma senza Champions andrà via: idea di un Allegri bis

Il Conte Max – svela stamane la Repubblica – sarebbe stato sondato da uomini vicini al club di via Aldo Rossi, così come anche Carletto e l’ex c.t. della Nazionale sono stati contattati in via formale. Se Ancelotti non sembra tentato dal ritorno in rossonero – preferirebbe un bis in Premier League e aspetta l’offerta giusta -, Conte e Allegri potrebbero essere interessati alla panchina del Milan, ma a due condizioni: uno stipendio al top europeo e una programmazione solida. Due elementi che, in teoria, potrebbero essere assicurati dalla dirigenza.

Brocchi: “Ma quale cocco di Berlusconi: ero l’allenatore giusto per il suo calcio”

L’ex calciatore e allenatore del Milan, Cristian Brocchi, ha rilasciato un’intervista in cui ha parlato dei propri brevi trascorsi sulla panchina rossonera e in particolare dello status di pupillo di Silvio Berlusconi. Di seguito le dichiarazioni rese a La Gazzetta dello Sport.

Io cocco del presidente? È un termine sbagliato. Se fossi stato il cocco, avrei firmato per due anni invece di andare a scadenza col contratto della Primavera. Qualcuno disse anche che avevo fatto carte false per allenare la prima squadra, ma era Berlusconi ad avermi scelto. Vedeva in me l’uomo giusto per il suo calcio, si guardava tutte le partite della Primavera, si era affezionato al mio modo di giocare. Sembrava che il nostro fosse un rapporto esclusivo ma in realtà non c’era alcun legame in ambito personale: solo un discorso tecnico. So che era iniziato tutto con un Milan-Real 2-1 in un torneo a Dubai nella primavera 2015: rimase colpito da un calcio che aveva ritenuto bello e propositivo e da quella volta in poi si fece registrare tutte le nostre partite, cosa che ovviamente io non sapevo.

Una folgorazione? No, un progetto. Conosceva tutti i giocatori per nome e li osservava per capire chi avrebbe potuto essere il nuovo Maldini, Baresi e via dicendo. Sapendo che non c’era più la disponibilità per arrivare ai top player, questo era il suo modo per ricostruire una base. In poche parole: era alla ricerca della soluzione per tenersi il Milan.

Nei giorni in cui era in ospedale, appena ho potuto parlargli, gli ho detto che non c’erano più le condizioni per lavorare bene. Credo di essere stato molto onesto, per amore del Milan. Gli ho detto “Presidente non lotti più per me”. Lui è rimasto molto deluso, avrebbe preferito che fossi io a lottare ancora. Ma la situazione era troppo complicata. Un tecnico giovane o debuttante deve avere tutte le componenti dalla sua parte. Come succede a Simone Inzaghi. Peccato, perché Berlusconi aveva le cose chiare in testa: so che una delle sue volontà era quella di far lavorare insieme me e Capello. Io in panchina e il mister come direttore tecnico”.

Montella: “Le aspettative sono alte. Io in bilico? Le chiacchiere non mi turbano. Testa al derby”

Vincenzo Montella ha rilasciato un’intervista in occasione del ritiro del Premio Liedholm. Di seguito le dichiarazioni raccolte da MilanNews.it.

Su Liedholm: “Ho avuto il piacere di incrociare il Barone alla Roma, ho avuto la possibilità di apprezzare la sua signorilità, la sua eleganza, la sua ironia. E’ un grande orgoglio ricevere questo premio. Mi auguro di poter vincere come lui, ha vinto due scudetti, sicuramente è un punto di riferimento. E’ un grande personaggio”.

Sul derby: “E’ la cosa bella di questo mestiere dover preparare già un’altra partita, la testa e le idee sono già proiettate  verso la prossima partita”.

Sulla sconfitta con la Roma: “La sconfitta brucia, probabilmente immeritata, c’è un percorso che abbiamo intenzione di proseguire e migliorare. Abbiamo tenuto testa ad una grande squadra, ci stiamo avvicinando, stiamo insistendo sul lavoro”.

Sui giocatori rimasti a Milanello: “Ci sono una decina di giocatori su cui poter lavorare”.

Sul mestiere dell’allenatore: “E’ un mestiere bellissimo, ti appassiona e ti prende a 360° tutti i giorni, quando non perdo mi piace anche la domenica”.

Sull’accanimento sul Milan: “Secondo me ci sta, le aspettative erano e sono altissime. Noi conosciamo la realtà interamente, sappiamo che mediaticamente ci sta. Il nostro percorso ci deve portare a crescere e raggiungere l’obiettivo dei primi quattro posti. Non siamo distantissimi, l’importante è non farsi condizionare”.

Sul futuro: “Non mi turbano le illazioni, faccio questo lavoro da qualche anno, conosco i rischi del mestiere. Allenando una squadra come il Milan i rischi sono maggiori così come le chiacchere”.

Sul momento: “Sono positivo e ottimista, c’è del lavoro da fare. Vedo il cammino un po’ in salita ma è abbastanza normale, ci vuole del tempo ma noi siamo i primi a pretendere che questo tempo non ci sia. Ho equilibrio nelle valutazioni e nelle analisi”.

Sul preparatore atletico: “Sto valutando qualche possa essere la scelta migliore. Iriarte? Sta con me da qualche anno, le soluzioni interne non mancano, sto vedendo anche altri profili. Non mi lascio prendere dal panico”.

Su Papu Gomez e l’Argentina: “Che avesse grandissime possibilità si intravedeva, mi fa piacere per lui che è un bravo ragazzo. Gli auguro il meglio e che possa qualificarsi già stanotte”.

L'allenatore del Milan Vincenzo Montella

Milan, tris di ko. Ma Montella incassa un’altra fiducia

Altri due ceffoni, costati la terza sconfitta in campionato su sette giornate, ma leggeri miglioramenti nel gioco e (finalmente) una squadra che sembra iniziare a trovare una fisionomia negli uomini e nel modulo. Il giorno dopo Milan-Roma, momento di pausa e riflessione a causa della sosta per le Nazionali e con il derby lontano due settimane, lascia anche un retrogusto agrodolce nella bocca di Montella. Piacciono i passi avanti nella consistenza del tabellino post partita e nell’atteggiamento, con un Diavolo decisamente più attento e in partita rispetto ai disastri con Lazio e Sampdoria, seppur ancora poco solido e indietro rispetto alle avversarie dirette per la Champions. Ma un’altra sconfitta e soprattutto il -4 (potenzialmente -6) dal quarto posto non fanno dormire sonni tranquilli.

Non è tutto da buttare ciò che si è visto nel primo big match rossonero dell’anno. Il 3-5-2 di partenza – con ben nove acquisti, fuori solo Conti e Antonio Donnarumma – sembra essere quello che il Milan aveva studiato durante la campagna acquisti estiva: un primo dato importante nell’ottica di costruzione e consolidamento di un nuovo undici titolare. A un primo tempo scialbo e insipido per “colpa” di entrambe le squadre, è seguita una ripresa in crescendo in cui Bonucci e compagni hanno provato a creare occasioni da gol per vincere la partita, senza trovare il guizzo vincente: decisivo Alisson proprio su una bordata del capitano, un po’ sfortunati e imprecisi i tentativi dei vari Kalinic, André Silva e Calhanoglu. Ma la Roma tiene e superato il 70′ non perdona coi propri spietati campioni: la sblocca Dzeko, arrotonda Florenzi, la “chiude” proprio il turco con il rosso che chiude virtualmente la partita e che gli costerà l’Inter.

Insomma: è arrivata nuovamente una sconfitta, ma con sostanza diversa rispetto al disastro di Genova e alla Caporetto dell’Olimpico. Il Milan non ha demeritato, perdendo con onore contro una Roma chiaramente più avanti e pronta: servono evidenti (e veloci) passi avanti per puntare alla Champions, ma il gruppo ha dato l’impressione di crescere. È anche per questo che Montella continua ad avere la fiducia della società. Il mister è chiamato a fare delle scelte delicate e importanti in una fase in cui la squadra va plasmata, a volte azzeccando e a volte sbagliando, ma cambiare oggi sembra più deleterio che salvifico. Non solo per la mancanza di alternative credibili – Ancelotti avrebbe fatto sapere che non accetterebbe nessuna panchina in corsa -, ma perché l’esonero certificherebbe il fallimento in toto non solo del mister ma di un intero progetto tecnico, che ha bisogno di tempo per poter iniziare a dare dei frutti. “Sacrificare” l’allenatore aiuterebbe la cerca del Colpevole per questo inizio stentato, ma difficilmente aiuterebbe la squadra e parecchi singoli a trovare gioco, identità e risultati. Serve pazienza, ma anche tornare a fare punti per la serenità di tutti: per lo spettacolo e gli applausi, ripassare tra qualche mese.

Fonte: di Nicolò Esposito per “SpazioMilan.it

Il Milan: fiducia massima in Montella. Ancelotti, ipotesi da scartare

Altra sconfitta per il Milan, ma Vincenzo Montella non rischia in alcun modo l’esonero. È questa la linea ufficiale che trapela dalla società: è massima la fiducia nell’attuale allenatore – riferisce Sky Sport -, è questo ciò che trapela nel post partita di Milan-Roma. Si è parlato di Ancelotti, ma è un’ipotesi assolutamente da escludere, anche perché lo stesso Carletto non sarebbe intenzionato ad accettare panchine italiane in corsa.

Antonio Conte al Milan: ipotesi concreta in estate. E con l'esonero di Montella può arrivare subito

Milan, Montella resta. Per il futuro sogni Conte e Ancelotti

Montella non si tocca. Le due brutte sconfitte di questo inizio di stagione con Lazio e Samp non mettono a rischio la panchina dell’Aeroplanino, che conserva ancora la piena fiducia della dirigenza e siede saldamente sulla panchina rossonera. Urge un deciso cambio di rotta per il Milan, soprattutto a livello mentale, ma l’allenatore non traballa: la società crede in Vincenzo e non ritiene che un cambio in corsa possa portare benefici.

Per il momento, dunque, Montella è sicuro al suo posto. Soltanto un’escalation di brutti risultati e prestazioni potrebbe far cambiare idea a Fassone e Mirabelli, ma sul tecnico di Pomigliano iniziano comunque ad allungarsi due ombre, anche se solo in vista della prossima stagione: quelle di Conte e Ancelotti – scrive La Gazzetta dello Sport – i quali, seppur diversi, sono entrambi profili estremamente graditi per il futuro della panchina milanista.

Esonerato Montella da allenatore del Milan

Milan, Montella non rischia l’esonero. Ma ora la panchina è più scomoda

È intatta la fiducia e la stima della dirigenza milanista nei confronti di Vincenzo Montella, nonostante un avvio di stagione con già due brutte sconfitte all’attivo. La debacle con la Lazio e il ko di ieri in casa della Samp non mettono in alcun modo sulla graticola l’Aeroplanino: la posizione del mister – scrive La Gazzetta dello Sport – non è assolutamente a rischio.

L’ipotesi di un esonero, o perlomeno di un Montella traballante nel caso in cui dovessero arrivare nuovi tonfi nelle prossime partite prima della sosta, al momento è infondata. Ma è chiaro che la sua panchina inizia a essere scomoda: le aspettative rossonere – prosegue la Rosea – sono decisamente alte e in via Aldo Rossi ci si aspettava un rendimento migliore nell’avvio di campionato.

Reagire – ed evitare altri brutti passi falsi come quelli di Roma e Genova – è l’unico modo di Montella per scacciare le nubi da sopra la propria testa, anche se non sarà un’impresa facile. Dopo l’Europa League, il Milan è atteso da due delicati scontri diretti contro Roma e Inter, con il derby al rientro dalla sosta: l’obiettivo è realizzare qualche punto, ma soprattutto centrare prestazioni più onorevoli e segnare passi avanti nel gioco.

L'allenatore del Napoli, Maurizio Sarri

Sarri svela: “Era tutto fatto col Milan, ma De Laurentiis…”

Maurizio Sarri è stato a un passo dal Milan. L’allenatore toscano ha svelato di essere stato vicinissimo a diventare l’allenatore dei rossoneri, salvo poi andare al Napoli:

Il presidente (De Laurentiis, ndr) va accettato per quello che è. Ho scelto di interpretare il suo modo di essere e ho capito che le sue reazioni sono momentanee. Basta lasciarlo sbollire e la scena cambia. Ho iniziato con lui in un momento in cui mi volevano diverse squadre e quando tutto sembrava fatto col Milan – ha dichiarato Sarri al Corriere della Sera – è stato lui a fare la scelta più rischiosa e mi ha voluto al Napoli”.

L'a.d. Fassone, mister Montella e il d.s. Mirabelli nel giorno del rinnovo dell'allenatore

Ufficiale: Milan, rinnova Montella sino al 2019

L’allenatore del Milan del presente e del futuro sarà Vincenzo Montella. Tramite una diretta video trasmessa sulla pagina facebook ufficiale del Milan, alla presenza dell’a.d. Fassone e del d.s. Mirabelli, il tecnico napoletano ha firmato il prolungamento del contratto che lo legherà ai rossoneri sino al 30 giugno 2019.

Di seguito il comunicato ufficiale del club e il video della firma:

“AC Milan comunica di aver prolungato il contratto con l’allenatore rossonero Vincenzo Montella al 30 giugno 2019.”

Milan, intesa con Montella per il rinnovo sino al 2019

Qualificazione in Europa League ottenuta ed obiettivo stagionale raggiunto, adesso per il Milan è tempo di pensare il futuro. A guidare i rossoneri sarà ancora a lungo Vincenzo Montella: questa mattina a Casa Milan, infatti, c’è stato un incontro di tre ore tra l’allenatore e la dirigenza. Intesa raggiunta, c’è il rinnovo del contratto: il nuovo accordo dovrebbe essere fino al 2019, quindi un anno in più rispetto al contratto attualmente in essere. Il Milan è già proiettato al futuro, in panchina ancora Vincenzo Montella: è praticamente fatta per il rinnovo.

Fonte: Gianluca Di Marzio

Montella-Milan avanti insieme: pronto il rinnovo sino al 2019

La dirigenza del Milan è chiara da settimane: l’allenatore della prossima stagione sarà ancora Vincenzo Montella. Anche ieri l’a.d. Fassone ha ribadito la volontà di proseguire con l’Aeroplanino, protagonista di un buon lavoro in rossonero e con cui si sta già programmando da tempo il mercato e l’anno che verrà. E presto dovrebbe arrivare anche il prolungamento contrattuale.

Per Montella – scrive La Gazzetta dello Sportsi profila all’orizzonte un rinnovo almeno sino al 2019. La firma potrebbe arrivare addirittura nelle prossime 24-48 ore: il tecnico e Fassone, infatti, sono insieme in Sardegna per il Workshop annuale con gli sponsor. L’attuale contratto dell’ex Samp scade tra un anno, ma ci sono tutti i presupposti perché il legame possa essere allungato almeno per un’altra stagione.

 

Gattuso: “Orgoglioso di tornare a casa”

Gennaro Gattuso è ufficialmente il nuovo allenatore della Primavera del Milan. Campione e bandiera rossonera per tredici anni, Rino ha tenuto una conferenza stampa di presentazione a Casa Milan, al fianco dell’a.d. Marco Fassone, del d.s. Max Mirabelli, del responsabile del Settore Giovanile Filippo Galli e di Franco Baresi. Di seguito il video integrale con tutte le dichiarazioni rese da mister Gattuso.

Ufficiale: Milan, torna Gattuso. Allenerà la Primavera

Rino Gattuso torna in rossonero: sarà il tecnico della Primavera

Ci siamo lasciati il 13 maggio 2012 con la promessa di ritrovarci. Ed eccoci qui, 5 anni dopo, di nuovo insieme. Rino Gattuso torna a casa. La sua, quella rossonera. Dopo 13 stagioni da giocatore con la maglia del Milan, questa volta vestirà un ruolo diverso, ma allo stesso tempo importante:

AC Milan comunica di aver affidato a Gennaro Gattuso la guida tecnica della squadra Primavera per le prossime due stagioni sportive.

Una sfida stimolante per un combattente come Rino. Tanto in campo quanto in panchina, come mostra il suo curriculum. Fa il suo esordio da allenatore in Svizzera, con il Sion. Dopo le brevi esperienze di Palermo e OFI Creta, per Rino è tempo di ripartire dalla Lega Pro. Per l’esattezza da Pisa. Con i toscani centra al primo anno (2015/2016) la promozione in Serie B dopo un’appassionante cavalcata play-off chiusa con il successo sul Foggia. L’anno seguente, però, complici le difficoltà del Club arriva il ritorno in Lega Pro. Ma questo è ormai è il passato, il presente si chiama ancora Milan.

Con la maglia rossonera ha collezionato 468 presenze, realizzando 11 gol. Tredici stagioni ricche di soddisfazioni, che hanno prodotto 10 titoli: due Champions League, un Mondiale per Club, due Supercoppe UEFA, due Scudetti, due Supercoppe Italiane e una Coppa Italia. Numeri che parlano da soli e che rendono il giusto merito a chi è riuscito a mettere con costanza, grinta e umiltà al servizio della squadra. Al servizio del Milan.

Fonte: AC Milan

Gattuso: “Il Milan vuole tornare grande. Gigio? Può diventare una bandiera. Morata…”

L’ex centrocampista e bandiera rossonera, Gennaro Gattuso, è pronto a tornare a casa, al Milan, nelle vesti di allenatore della Primavera. Di seguito le parole rilasciate in un’intervista a Premium Sport sul suo nuovo incarico e non solo.

Sul ritorno al Milan coi giovani: “La proposta è arrivata tre settimane fa, ho parlato con Mirabelli e Fassone, ci siamo incontrati tre volte e ci ho pensato bene. Secondo me è la scelta giusta, nessun passo indietro: torno in una società gloriosa che vuole essere di nuovo grande. Allenerò i giovani: spero di trasmettere il senso di appartenenza e farli migliorare. Mi è piaciuta la proposta: mi sono gasato ed eccomi qui. In questi due anni a Pisa abbiamo fatto crescere tanti ragazzi: Del Fabbro, Peralta, Birindelli, Cardelli. Questa esperienza mi ha convinto. Ho capito di poter lavorare con i giovani: bisogna stare attenti alle parole e non essere molto duri”.

Sul mercato: “Il Milan sarà rafforzato, ci saranno acquisti e qualcosa verrà fatto anche nel settore giovanile. Il responsabile è Filippo Galli, io sarò solo allenatore della Primavera a stretto contatto con la prima squadra: bisogna giocare con lo stesso modulo. Ascolterò i consigli di Montella: è un tecnico preparatissimo, c’è solo da imparare. Non vedo l’ora di iniziare”.

Sui suoi tre anni da allenatore: “Sia all’Ofi Creta che a Pisa sono state stagioni complicate, a livello societario non era il massimo, ho dovuto fare un po’ di tutto ma dopo queste esperienze ho più conoscenze, ne esco più maturo e rafforzato con una mentalità diversa da quando ho iniziato quattro anni fa”.

Sulla Juventus: “Era impensabile un po’ di anni fa che una squadra italiana potesse fare una finale di Champions League, spero che la Juve vinca perchè per il nostro calcio sarebbe fondamentale: è un motivo di orgoglio la presenza dei bianconeri a Cardiff. Allegri non si piange mai addosso, ha coraggio e lo sta dimostrando. E’ riuscito a far giocare la squadra con il 4-2-3-1: tutti si sacrificano ed è questo il segreto. Del resto se non fosse un grande tecnico non avrebbe vinto così tanto”.

Su Donnarumma: “Sa che può diventare una bandiera del Milan. Ha 20 anni di carriera davanti: gli consiglio di rimanere qui. Può scrivere la storia del Milan. Mi auguro che resti”.

Su Morata: “Ha grandissima classe e talento, è un goleador, fa giocare benissimo la squadra. Sarebbe un’operazione importante se andasse in porto. Ma il Milan ne farà tante di operazioni significative”.

Milan, Gattuso vicino al ritorno: allenerebbe la Primavera

Clamoroso? Di più, se si potesse dire. Rino Gattuso sta per accettare la proposta del Milan come allenatore della Primavera. Lasciate perdere il ruolo, che si può prestare a mille considerazioni, ma giudicate la scelta di un vecchio ragazzo che intende rimettersi in discussione. Gattuso ha appena lasciato il Pisa, aveva diverse proposte dalla B (Ascoli in testa) e una faraonica offerta dalla Turchia. Poi, all’improvviso, un contatto tutto rossonero.

Allenare la Primavera potrebbe sembrare un passo all’indietro, in realtà è una scelta molto ponderata dello stesso Ringhio che deve tutto al Milan e che intende riappropriarsi di quei colori rossoneri. Gattuso è uno che decide da solo, lo ha sempre fatto nella sua vita da calciatore: ora pensa convinto che riannodare i fili con un passato memorabile, per proiettarsi nel presente e nel futuro, con gli stessi colori non avrebbe prezzo. E lo ha fatto. Siamo davvero vicini alle intese definitive per il clamoroso ritorno di Gattuso al Milan. Quel centrocampista che ha scritto pagine leggendarie ora allenerà e svezzerà i ragazzi della Primavera. E qualsiasi interpretazione mai sarà più importante di una scelta decisa, convinta, tutta rossonera.

Fonte: Alfredo Pedullà

Sacchi: “Avevo poche idee, ma chiare. Per me il calcio si gioca con la mente”

L’ex allenatore e leggenda del Milan, Arrigo Sacchi, ha parlato ai microfoni di TMW Radio:

“Quando arrivammo mi portai dietro il mio secondo che avevo al Parma Carminati e il professor Piccolini e lavorammo molto meno rispetto a quanto avevamo fatto a Parma. Ho sempre cercato poche idee ma chiare, ho sempre pensato che il calcio fosse uno sport di squadra e non uno sport individuale e che il gioco fosse paragonabile alla trama nella cinematografia, al copione nella prosa, allo spartito nella musica, fosse quello che serviva ai giocatori a migliorarsi. Anche qui cercavo però persone affidabili, con grande intelligenza ed entusiasmo perché noi viviamo in un paese dove la filosofia dei giochi di squadra è difficile che si affermino per via di un individualismo e protagonismo eccessivo a invidie eccessive, quindi l’entusiasmo permetteva di essere generoso e di fare le cose con divertimento e l’intelligenza permetteva di uscire dal proprio egocentrismo e di avere una visone più ampia dell’attività che si stava svolgendo e quindi essere più in sintonia con le filosofie degli sport di squadra. Ho sempre pensato che il calcio si facesse con la mente e non con i piedi. La mia didattica era orientata sulla squadra, sul gioco e sull’intelligenza, facevo simulazioni con tanto regole. Michelangelo diceva che i quadri si dipingono con la mente, le mani sono un mezzo, per il calcio vale la stessa cosa, i piedi sono solo un mezzo.

Quando arrivai al Milan, insistetti molto per avere Ancelotti anche se si era già rotto due menischi e due crociati, aveva il ginocchio che il nostro medico dopo aver fatto esami con il venti per cento di affidabilità. Berlusconi mi chiedeva come potesse prendere un calciatore in quelle condizioni ma io risposi che quello che contava era la mente. Sommando tutto questo, quando si ha la fortuna di trovare una società ben organizzata ed intelligente, che ti fa crescere e ti da tranquillità ed entusiasmo, la società viene prima della squadra, io mettevo le cose nella loro giusta misura e pensavo anche che la strategia fosse più importante del tatticismo e giocavo in questo modo”.

Roma, Montella o Emery per la panchina

Via Spalletti, Roma a caccia di un allenatore. Nella lista dei giallorossi per la panchina dell’Olimpico sono due i nomi caldi: Emery e Montella – scrive stamane il quotidiano capitolino Il Messaggero. Per l’Aeroplanino sarebbe un ritorno alla Roma, avendoci sia giocato sia allenato (le giovanili e la prima squadra, seppur quest’ultima solo per pochi mesi nel 2011).

Mancini: “Milan? Al momento non c’è assolutamente niente”

Accostato di recente alla panchina del Milan, Roberto Mancini ha commentato così l’ipotesi di vestirsi di rossonero:

“Non voglio parlare perché si parla di niente. In questi mesi è il classico scrivere tantissime cose, poi alla fine qualche volta si azzecca perché si scrive di tutto. Per me al momento non c’è assolutamente niente – ha dichiarato il Mancio a fcinter1908.it – con Fassone è un po’ che non parlo. Finché non sono cose reali è inutile andare dietro a questi falsi scoop che non esistono”.

Mancini al Milan, Montella alla Roma?

La schiacciante vittoria della Roma a San Siro ha dato il la a un clamoroso giro di panchine, che potrebbe concretizzarsi nei prossimi giorni. Sono coinvolte Roma, Milan e Inter e allenatori di prima fascia che fino a pochi giorni fa sembravano sicuri di restare al loro posto. E’ il caso di Spalletti, per esempio. Oggi è dura pensare che il tecnico toscano resti ancora sulla panchina della Roma, dopo che domenica sera, invece di godersi la grande vittoria contro il Milan, ha alimentato le polemiche sul mancato utilizzo di Totti. Avrebbe potuto giustificare il terzo cambio parlando di “esigenze tattiche prioritarie”, invece di finire dentro il tourbillon della polemica sul capitano. Che ha alimentato al punto di spingersi a dire: «Se tornassi indietro, non verrei mai ad allenare la Roma». Con quella frase il tecnico toscano si allontana ancora di più dalla Roma.

I dirigenti sono già in cerca di una soluzione migliore. Sono stati sondati Emery e Sarri, ma sono entrambi sotto contratto. Il primo potrebbe liberarsi dal Paris Saint Germain e in questo caso accetterebbe volentieri la corte della Roma. Ma il suo contratto scade nel 2018 e solo il presidente del club parigino può liberarlo. Sarri, pur avendo una clausola rescissoria di otto milioni, non si muoverà da Napoli. E questo a Trigoria lo sanno bene.

SALE MONTELLA – Anche Pallotta si è reso conto che continuare con Spalletti è difficile: «Se decidesse di andare via non potrei biasimarlo». Ecco perché, una volta deciso di non prendere in considerazione Mancini, la scelta potrebbe cadere su altri due tecnici italiani: Montella o Di Francesco, con il primo favorito se si libera dal Milan, dove potrebbe andare proprio Mancini. Fassone aveva già annunciato la conferma del tecnico, ma la situazione è cambiata negli ultimi giorni. Montella ha cominciato ad allenare nella Roma e ha ancora casa nella Capitale. Con l’attuale società non si lasciò benissimo, ma ha il profilo giusto per proseguire il lavoro di Spalletti. Fassone stima molto Mancini dai tempi dell’Inter ed è convinto che possa fare bene anche in rossonero.

Fonte: Corriere dello Sport

Inzaghi: “Berlusconi non ha avuto pazienza con me. Il Milan? Spero di tornare”

Il Milan, Berlusconi, Galliani, sono stati la mia fortuna in assoluto. Io ho fatto 15 anni lì fantastici, ho vinto tutto, mi hanno dato questa grande possibilità di allenare il Milan. Penso che quell’anno sarà l’anno fondamentale per la mia carriera da allenatore perché è stato si un anno difficile, ma lì è stato difficile per Allegri, per Mihajlovic, è stato difficile per chiunque, per cui non è che quell’anno abbia scalfito le mie convinzioni. Anzi, le ha rafforzate, perché io fino all’ultima giornata ho tenuto il gruppo. Nelle ultime tre partite abbiamo battuto anche la Roma, che lottava per andare in Champions League, per cui quello mi ha rafforzato l’idea che potesse essere questo il mestiere del mio futuro. Per cui assolutamente io sarò sempre grato al Milan e a Berlusconi”, parla così Filippo Inzaghi, allenatore del Venezia, a ‘I Signori del Calcio’ (intervista esclusiva che andrà in onda integralmente sabato 6 maggio, alle 23.15 su Sky Supercalcio HD e alle 24.30 su Sky Sport 1 HD).

Dal Milan al Venezia

“Il Milan mi aveva già dato tanto, mi aveva fatto comunque allenare il Milan, io ero un allenatore giovane, avevo già fatto bene negli allievi e nella Primavera, per cui poteva anche non darmi questa possibilità. Io vado avanti per la mia strada, non mi piace guardare indietro. Come ho detto prima, per me è stata un’annata fortificante, sotto tutti i punti di vista, anche per le mie convinzioni. Per cui, mi sono rimesso in gioco, sapevo che se avessi trovato un ambiente giusto, che mi avesse fatto lavorare come facevo negli allievi e in primavera, mi avesse fatto lavorare nel mio staff, mi avesse dato il modo di trasmettere le mie idee e le mie convinzioni, probabilmente sarei tornato a vincere. Poi, è stato così e sono contento, ma io vado avanti per la mia strada”, prosegue Pippo Inzaghi, fresco di promozione in Serie B con i suo Venezia.

Sul futuro

“Quel che sarà il mio futuro vedremo ma io sono molto convinto, spero di tornare, spero di togliermi queste soddisfazioni, perché per me questo sarà un anno che ricorderò per tutta la vita; abbiamo fatto un “double”, possiamo fare un “triplete”, e sono cose che non capitano tutti i giorni. Anche perché la Lega Pro è difficile da vincere, ne vince solo una. Rispetto alla Serie B, per esempio, in cui vanno su tre squadre, la Lega Pro, se non vinci, devi fare, poi, gli spareggi e ne va su una su più di 25, poi diventa difficile. Nelle grandi squadre non c’è pazienza, ma è normale che sia così. Quello non era un Milan che poteva vincere, non avevamo uomini per vincere, però le aspettative del presidente erano quelle di vincere, ed era impossibile…però questa è una scelta sua, io non ho problemi. E chiaro che spero adesso, quando arriverò ancora lì, e spero di arrivarci, di avere la possibilità di poter lavorare, di poter esprimermi e di poter dimostrare le mie qualità, tutto qua. Altri problemi non ne vedo, sinceramente. L’obiettivo è tornare a quei livelli. Poi, è chiaro che il Milan mi ha dato tanto, però se uno pensa al futuro non si può pensare cosa ci prospetti, per cui la cosa più bella per me è poter lavorare bene. D’ora in avanti cercherò sempre degli ambienti adatti. Anche questo mi è servito da lezione; io penso che non ci siano allenatori fenomeni, anzi, non mi piacciono quelli che pensano che i loro schemi facciano vincere. Io devo avere una società forte alle spalle, devo avere una squadra forte. Poi, insieme al mio staff che, secondo me, è di grande livello, riesco a fare la differenza. Per allenare dovrò avere tutti questi presupposti, se no sto a casa, non correrò più nessun rischio. Vedremo di andare avanti come abbiamo fatto quest’anno”, le parole rilasciate da Inzaghi a Sky Sport nel corso della trasmissione ‘I Signori del Calcio’.

Fonte: Sky Sport

Europa o no, il Milan confermerà Montella

Non sarà l’approdo o meno in Europa a definire il futuro del Milan, che in ogni caso confermerà Vincenzo Montella. Il piazzamento in classifica non peserà nelle valutazioni di Casa Milan per la panchina: la dirigenza rossonera – fa sapere Premium Sport apprezza molto il lavoro dell’Aeroplanino con una rosa molto giovane, lontana dalle prime del campionato, e sarà alla guida del Diavolo anche nella prossima stagione.

Inzaghi: “Milan? Nessun tecnico ha ancora fatto meglio di me, pur con rose superiori. I cinesi…”

È l’anno di Filippo Inzaghi. L’indimenticato Pippo rossonero è tornato Super, conducendo il Venezia alla promozione diretta in Serie B e alla vittoria della Coppa Italia di Lega Pro: un en plein in piena regola che esalta il club di Tacopina e attenua l’amarezza per la brutta parentesi sulla panchina del Milan, arrivata forse troppo presto nella carriera di Inzaghi. Ma ora Pippo si gode il suo momento e parla così a La Gazzetta dello Sport di Venezia e di Milan.

Sulla soddisfazione veneziana dopo la delusione al Milan: “Io mi sono goduto il campo, il lavoro, il rapporto con i giocatori. Senza pensare al passato. Al Milan ho avuto molte difficoltà, ma non ho mai perso forza e convinzioni. Conosciamo le problematiche che ci sono lì, nessuno in questi anni ha fatto meglio pur spendendo cento milioni o con rose superiori alla mia. Io sapevo che se mi avessero dato la possibilità di lavorare bene avrei potuto incidere, anche grazie al mio staff. E sono contento di averlo dimostrato. Non mi interessava la categoria. Penso di essere una persona onesta, appassionata, preparata, informata. Lavoro venti ore al giorno per dare ai miei giocatori le informazioni giuste. Una rivincita? No, io sono un allenatore giovane e felice. Nulla mi toglie il sorriso. Sono una persona fortunata e di questo ringrazio ogni mattina: è il primo pensiero della mia giornata insieme alla famiglia. Il calcio è la mia vita, ma è solo un gioco, meglio non dimenticarlo mai”.

Sul Milan venduto da Berlusconi: “È finita un’epoca. Tutte quelle vittorie sono nel nostro cuore. Spero che la nuova proprietà riporti il Milan in alto e soprattutto in Champions”.

Su Atene: “Dopo la doppietta al Liverpool non dormii per dieci notti. Sono stati anni stupendi, ricchi di soddisfazione. È cambiata la mia vita, ma non sono cambiate le emozioni. E non cambia la voglia, dopo ogni vittoria, di alzarmi presto al mattino e andare a leggere sulla Gazzetta cosa scrivete di me e della mia squadra. A proposito, che titolo fa domani…?”.

Montella-Milan, pronto il nuovo contratto

Ormai non ci sono più dubbi: il nuovo Milan cinese vuole puntare su Vincenzo Montella. L’Aeroplanino è considerato l’uomo giusto a cui lasciare proseguire la ricostruzione della squadra, tanto che la dirigenza rossonera ha già pronto per il mister un nuovo contratto sino al 30 giugno 2019 (quello attuale scade nel 2018) ed economicamente rivisto verso l’alto (da 2,2 a 3 milioni di euro a stagione). Montella – riporta la Repubblicaavrà anche peso nelle future scelte e strategie di mercato.