L’Atalanta va in Europa e fa i Conti con la storia. Il Milan si salva e ci crede
Segna il bomber terzino, risponde Deulofeu. Dea in Europa League: ritorno dopo 26 anni
Adesso l’Atalanta può festeggiare e stappare anche lo champagne a dispetto del golletto subito sui titoli di coda. Se lo merita ampiamente. Dopo 26 anni è in Europa league dopo una cavalcata spettacolare. Adesso anche il Milan può sentirsi in salvo dopo aver rischiato l’osso del collo. Perché il pareggio conquistato sulla sirena grazie a una deviazione di Masiello su un tiretto nemmeno esaltante di Deulofeu forse partito in posizione di fuorigioco, è un punto che vale oro e argento. Consente di tenere a debita distanza la Fiorentina salita a 59 punti e di pararsi dall’eventuale successo dell’Inter oggi a San Siro. Forse ha ragione Antonio Cassano con quel giudizio nudo e crudo pronunciato nei giorni scorsi alle telecamere di Tiki taka news. «Il Milan ha giocatori scappati di casa, ai miei tempi non potevano neanche entrare a Milanello» la sua stroncatura. Sarà anche così ma questo è lo stesso gruppo che fino a dicembre si è avvicinato al terzo posto e ha conquistato la supercoppa d’Italia al cospetto della Juve razza padrona del calcio italiano. E allora c’è una spiegazione da dare a tanta differenza di rendimento. E deve darla innanzitutto Montella che pure è l’artefice di un ottimo lavoro. Il punticino di ieri è mezza assicurazione per arrivare ancora al traguardo. Ma devono piegare la resistenza di Bologna e Cagliari. E con questi chiari di luna non è così scontato.
Le ultime parole famose pronunciate da Vincenzo Montella venerdì mattina, non un secolo fa. Eccole: «Sarei un pazzo se dopo mesi modificassi il sistema di gioco». E invece il Milan si presenta a Bergamo, in una delle ultime tre sfide che possono decidere il sesto posto utile per l’Europa league, con uno schieramento inedito. È vero, non ha terzini a disposizione, è vero non ha Paletta squalificato, è vero tutto ma il disegno tattico di ieri sera è l’ennesima conferma di alcune scelte che tradiscono insicurezza dell’allenatore prima che della squadra con le gomme sgonfie e senza più quella spensieratezza mostrata e apprezzata nel girone d’andata. Nel 3-5-2 varato ieri sera ci sono molti, troppi, fuori posizione e in un ruolo mai ricoperto come si capisce dai tormenti di Kucka sul binario di destra, o di Suso interno di centrocampo, come si capisce da Gustavo Gomez terzo di destra in difesa alle prese con Papu Gomez che gli fa vedere i sorci verdi partendo largo. Si batte Lapadula, mette ordine Montolivo, para come al solito Donnarumma ma sono lampi di Milan prima del cedimento. L’Atalanta non sembra nella serata più ispirata e pure, senza spingere al massimo il motore, riesce a guadagnare prima dell’intervallo il golletto di vantaggio, già sfiorato qualche secondo prima con il Papu lanciato solo al cospetto di Donnarumma, pronto a respingere la stoccata. Appena s’infila Spinazzola a sinistra alle spalle dello spaesato Kucka, il portiere bambino non trattiene il tiro-cross e Conti brucia sul tempo Zapata.
I limiti tecnici e non solo del Milan emergono specie nella ripresa quando deve risalire la china. Neanche l’arrivo di Bacca (fa davvero poco per dare torto al suo tecnico) può contribuire a migliorare la resa che è disarmante: in un paio di occasioni Pasalic e Lapadula non danno il meglio in zona tiro e sono le rare espressioni offensive dei rossoneri durante la seconda frazione. Mentre il solito Donnarumma deve fare il fenomeno su Kessiè per evitarsi un castigo più pesante.
A proposito di Kessiè: senza grande fatica pialla Pasalic fisicamente e con tecnica, è un buon rinforzo per il prossimo anno anche se strapagato (28 milioni). All’ultimo assalto arriva l’uno a uno che è un dono del destino per il Milan dei cinesi (3 punti in cinque partite, ultimo successo il 9 aprile col Palermo).
Fonte: di Franco Ordine per “il Giornale“