Il Principito Sosa ha rilasciato un’intervista a La Gazzetta dello Sport. Di seguito le dichiarazioni più importanti.
Sui passi falsi contro Empoli e Crotone: “Forse per tutti erano vittorie sicure, anche per noi. Ma non è stato così. Noi non pensavamo, se non inconsciamente, che fossero partite facili. Stiamo bene fisicamente, ma dobbiamo cambiare nell’approccio. Così tutto andrebbe meglio”.
Sulla Roma: “Non abbiamo tempo da perdere, dobbiamo riprenderci subito. Siamo carichi e ci batteremo per una vittoria che sarebbe importantissima. A loro toglierei Dzeko, perché segna. Attenzione, però, anche al mio amico Perotti e a Salah, da loro partono i pericoli”.
Sulle occasioni perse: “Potevamo essere più avanti in classifica, abbiamo regalato punti contro squadre che potevamo battere. Non dobbiamo più ragionare così, ma dobbiamo andare avanti per vincere sempre, chiunque ci sia davanti”.
Sull’Europa: “Il Milan, per la storia, deve lottare per il primo posto. Per farlo deve ritornare in Europa per abituarsi alla fatica della doppia partita a settimana. Se c’è qualcuno che vorrebbe evitare sesto posto e preliminari non siamo certo noi. La nuova proprietà ci ha ribadito l’obiettivo, che è da sempre l’Europa”.
Sull’arrivo dei cinesi: “È cambiata la proprietà, ma non le idee. I nuovi vogliono continuare la grande storia del Milan e noi giocatori dobbiamo essere all’altezza”.
Su Totti: “È un fuoriclasse, ammirabile per tutto quello che ha fatto per la propria gente. Prima o poi, però, tutti dobbiamo smettere purtroppo”.
Su Montella e la posizione di play basso: “Ho giocato più di quanto pensassi all’inizio, sono felicissimo. Mi sono abituato a una nuova posizione, visto che prima giocavo più avanti. Pensare a un gol con la Roma è bellissimo, ma complicato: io avvio l’azione, gli altri la chiudono. All’inizio mi fischiavano, ma noi sudamericani siamo gente tosta e abituata: critiche o applausi non cambiano il lavoro. Io cerco di dare il meglio e penso di averlo dato, in un ruolo non mio. Montella magari mi ha allungato la carriera”.
Sul futuro: “Qui sto benissimo, ho dimostrato di voler restare. Ci spero”.
Sulla Serie A: “Ho ritrovato il calcio che ricordavo, per gioco e passione. All’Estudiantes mi ha allenato Simeone che poi ho riavuto all’Atletico Madrid. Ho capito subito che era avanti, aveva una mentalità europea per attenzione alla tattica e ai particolari. Al Bayern e al Metalist ho ampliato la mia cultura e la mia storia. Al Napoli ho chiesto a Mazzarri di provarmi nel ruolo in cui gioco ora. Mi ha risposto che preferiva un centrocampo più muscolare, infatti giocavo poco. Basta con i soprannomi, da noi si danno senza troppa importanza, non pensi che te lo trascinerai per sempre. A 31 anni Principito fa ridere”.
Sui tatuaggi: “Pochi sono dedicati al calcio, sono soprattutto per la mia famiglia: Carolina, la mia compagna, e le mie bimbe Alfonsina e Rufina. Ho scritto che il coraggio non è l’assenza di paura, ma la volontà di superarla e che un uomo deve essere orgoglioso di ciò che è, a prescindere da che mestiere faccia. C’è anche la fede: ringraziare per ciò che si ha è il primo punto”.
Sul fastidio di Berlusconi verso i tatuaggi: “Usavo un metodo che mi ha suggerito Galliani: quando arrivava il Presidente stavo tutto coperto, fino alle mani”.