Pato – Milanismo

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A dieci anni dalla prima di Alexandre Pato con la maglia rossonera, la sintesi della storico match di San Siro del 13 gennaio 2008

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A dieci anni dalla prima di Alexandre Pato con la maglia rossonera, la sintesi della storico match di San Siro del 13 gennaio 2008

Pato: “Sono innamorato dell’Italia. Io all’Inter? Perché no…”


Alexander Pato, ex attaccante rossonero, intervistato dai microfoni della gazzetta dello sport:

Sull’addio al Milan nel 2013: “Per ben due volte Berlusconi ha cercato di non lasciarmi partire. La prima è stata nel gennaio 2012: infatti la decisione di non andare al PSG non fu mia, Barbara mi disse che suo padre aveva intenzione di parlarmi e infatti lui mi chiamò una mattina chiedendomi di non andare via, mi disse infatti che ero un simbolo e quindi decisi di non partire..Il problema fu che continuavo ad avere problemi fisici. Berlusconi continuava ad essere convinto di non potermi cedere,  ma lo convinsi dicendogli che era giusto faro per il mio bene. Avevo bisogno di ritrovare fiducia con il mio corpo. C’era anche qualcuno al Milan che diceva che non avrei più potuto giocare, ma sapevo bene che non era così. Questa è la ragione per cui me ne sono andato, dovevo cambiare l’allenamento e anche i tempi per il recupero. Al Corinthians in  meno di un mese hanno modificato le modalità dell’allenamento e infatti ho iniziato a stare bene”.

Sulla nuova proprietà cinese: “Non conosco bene i nuovi proprietari del Milan, però posso affermare che qui in Cina c’è veramente un grande amore per il calcio. Oltre ad avere soldi per investire, lo studiano e osservano molto.. Essendo già una grande potenza dal punto di vista economico, vogliono diventarlo anche nel calcio. Io sono stato nel Milan di Berlusconi e se il Milan è una squadra così tifata in tutto il mondo sicuramente è merito suo, ma il club necessitava di un investimento così. Sono molto contento che siano arrivati e stiano già facendo un buon mercato. Qui parlano molto del Milan, spero torni quello di 5-6 anni fa”.

Su Donnarumma: “Ha solo 18 anni, è molto giovane ma è già un grande talento ed ha un procuratore molto intelligente. Sicuramente ha i suoi motivi: sta facendo ciò che vuole fare. Anche io quando avevo 17 anni ho ricevuto un’offerta dal Real, poi però ho scelto il Milan che in quel periodo era la squadra più titolata e tifata.  C’è da dire che ora è un Milan diverso. Ancelotti diceva che i migliori devono stare con i migliori. Chi è forte gioca, non importa l’età: avevo 17 anni e giocavo con Pirlo, Seedorf, Maldini, Kakà e molti altri… Ancelotti è stato un mentore per me, fortunatamente Cannavaro come modalità è molto simile a lui. Ora sto facendo la prima punta ed è una cosa che mi piace tanto.Il mio rapporto con Allegri era molto diverso, era solo allenatore-giocatore, non c’erano contatti al di fuori fuori del campo. Però anche in Europa quelli che vincono di più sono quelli che riescono a creare un feeling con i loro giocatori: Ancelotti ne è l’esempio”.

Sulla Juventus: “È migliorata veramente tanto, sia dentro che fuori dal campo. La loro proprietà è molto presente, e hanno anche uno stadio loro. Allegri ha mandato avanti il lavoro fatto da Conte, l’anno prossimo penso che possono riuscire a vincere la Champions, non c’era grande differenza con il Real”.

Sul campionato:  “Pensano tutti che giocare in Cina sia facile, in realtà non lo è affatto. La differenza più grande con l’Europa è ti concedono molto tempo e libertà. Ho realizzato 7 reti in 14 partite, adesso abbiamo raggiunto il sesto posto e i quarti di Coppa di Cina. L’obbiettivo è rimanere in Super League, però il sogno è la Champions d’Asia. C’è da dire che il livello non è come in Europa o Sudamerica però sta crescendo per merito dei grandi allenatori che sono arrivati qui come Capello, Lippi e Cannavaro”.

Sull’Italia e sul futuro: “Parlo molto italiano qui, sia con Cannavaro che con il suo staff, invece coi miei compagni parlo in inglese e con la mia ragazza portoghese.  Riesco così a tenermi allenato, anche se qui tutti i giocatori hanno un traduttore io però cerco di essere autonomo. Cannavaro mi ha convinto per il progetto. Il club mi aveva cercato anche prima che arrivasse Cannavaro però non mi sentivo ancora pronto. Avere Cannavaro come allenatore è un grande stimolo: aveva tanti giocatori che poteva scegliere, invece ha scelto me ed è una cosa che mi fa sentire molto orgoglioso. Sono innamorato dell’Italia: ora sto bene qui in Cina e sono contento di partecipare a questo progetto di sviluppo del calcio, in futuro non lo so, potrei tornare in Italia”.

Su un possibile futuro all’inter: “Perché no? Sono un professionista”.