Europa – Milanismo

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Da Kakà a Rodriguez, l’EuroMilan ritrova in Ricardo il filo rosso(nero)

Missione compiuta. Alla prima gara ufficiale della stagione, già crocevia per l’intera annata da non fallire per nessuna ragione, il Milan non sbaglia e fa il proprio dovere, archiviando la pratica Craiova con un 1-0 sofferto ma onesto, meritato nel complesso e incassato con soddifazione. Seppur non in Champions e in una partita di preliminare, il nostro ritorno in Europa è dolce: da Kakà a Rodriguez, 1234 giorni dopo l’ultimo atto europeo del Diavolo negli ottavi di Champions del 2014, c’è un ideale passaggio di consegne di “Ricardo” tra l’epopea di Silvio Berlusconi e la nuova era cinese.

Craiova-Milan ha rispettato pienamente le previsioni della vigilia. Non è stata una partita né spettacolare né brillante quella dei rossoneri – il divario tecnico in campo è stato “mascherato” bene dalla gamba e dall’organizzazione degli uomini di Mangia – e i timori di Montella su una sofferenza attorno l’ora di gioco erano fondati: Montolivo e compagni hanno tribolato per l’intensità e il dinamismo dei rumeni, nettamente più avanti di condizione, ma hanno mantenuto la rotta portando a casa il risultato. Con una forma precaria e principi di gioco ancora da collaudare – oltre all’assenza di parecchi uomini chiave -, la differenza l’hanno fatta i singoli: un miracolo di Gigio sullo 0-0, una punizione tagliata di Rodriguez per il gol vittoria e un gigantesco Musacchio, baluardo insuperabile e guida di tutto il reparto arretrato.

“Non mi potevo aspettare di più oggi. Il risultato è ottimo”, l’analisi a caldo della gara fatta da mister Montella. Una disamina lucida e realistica che ci sentiamo di condividere in pieno: al Milan non era stato chiesto di impressionare ed emozionare per la qualità del gioco, ma solo e soltanto di vincere e mettere un primo importante tassello in vista del ritorno. Più avanti sarà necessario trovare la condizione ottimale e l’amalgama, oltre che inserire al meglio i tanti campioni non presenti nella trasferta in Romania, ma per oggi 28 luglio va benissimo così. Ci vorranno tempo e pazienza per questa squadra, così per uno dei suoi talenti più puri, André Silva: se bocciarlo dopo appena 20 minuti di gioco è insensato, non dargli il tempo necessario per ambientarsi sarebbe miope e scellerato.

Fonte: di Nicolò Esposito per “SpazioMilan.it”

L'amministratore delegato del Milan Marco Fassone

Fassone: “Che emozione tornare in Europa, la casa del Milan”

L’a.d. del Milan, Marco Fassone, ha parlato a pochi minuti dal fischio d’inizio del match contro il Craiova:

È emozionante tornare in Europa, anche lo stadio pieno è stupendo ed è la prima partita della storia del Milan in Romania. C’è un complesso di cose che rende significativa la serata. L’Europa è la casa del Milan – ha dichiarato Fassone a TV8 – ma per tanti giocatori è la prima volta e l’Europa ha difficoltà diverse della Serie A: mi sembra che la abbiano presa col giusto spirito e spero in una bella partita”.

Bonucci: “Al Milan per scrivere la storia. Uniti si può tornare ai vertici d’Italia e d’Europa”

Il neo difensore del Milan, Leonardo Bonucci, ha affidato ai propri profili social un lungo post dedicato ai primi giorni in rossonero e agli obiettivi di squadra:

Quando pensi al Milan, vieni subito attratto dalla sua storia, da quella dei campioni che hanno vestito la sua maglia. Penso a Baresi, Costacurta, Maldini, Nesta, Tassotti. Li ammiro per quello che hanno dato al calcio e a questo Club. Loro sono nella leggenda, Io arrivo oggi, per iniziare a scrivere una nuova pagina della storia rossonera e della mia carriera.

Inizia una nuova sfida, una nuova avventura assieme a compagni che come me hanno tanta fame e voglia di vincere. Ringrazio la Società tutta, il Direttore Fassone, il DS Mirabelli e il Mister che mi hanno voluto fortemente e fatto sentire importante e al centro di questo progetto ambizioso.

Sono stato accolto con un affetto e un calore smisurato da parte dei tifosi rossoneri e per questo mi impegnerò, insieme ai miei compagni, per far sì che questo entusiasmo continui e si alimenti durante la stagione, attraverso le vittorie e la voglia da parte di tutti di riportare il Milan ai vertici italiani ed europei, a cominciare dalla prossima gara.

Uniti si può.

#HungrierThanEver #LB19 #AcMilan #NewSeason”.

Sacchi: “Contento del ritorno del Milan in Europa. Spero…”

L’ex tecnico del Milan Arrigo Sacchi, presente a Chieti per ritirare un riconoscimento assegnatogli dalla Giuria, nell’ambito del Premio Nazionale “Giuseppe Prisco”, ha salutato con piacere il ritorno in Europa dei rossoneri:

È una bella notizia, ma mi auguro che arrivino altre notizie positive. Mi fa piacere per l’ambiente e i tifosi. Auguro al Milan ancora tanti successi, e alla nuova proprietà di poter ricalcare quello che ha fatto Silvio Berlusconi, visto che sotto la sua gestione in trent’anni, il Milan è riuscito a vincere 5 Coppe dei Campioni, cosa mai accaduta nella storia del calcio italiano a nessuna altra formazione”.

Fonte: ANSA.it

Si fa il Milan o si muore

“Qui o si fa il Milan o si muore”

Parafrasando dalla celebre risposta che il Generale Giuseppe Garibaldi diede una volta preso atto delle perplessità del fido vice Nino Bixio in merito all’ipotesi concreta di resistere alla preponderanza Borbonica: “o si (ri)fà il Milan o si muore”. Inutile nascondersi, altrettanto inutile addurre scuse o perdere tempo. Troppo lungo il digiuno del diavolo dall’Europa -suo habitat naturale- per pensare di fallire un altro anno l’appuntamento.

Il Milan è giunto al crocevia della propria stagione forte della consapevolezza di possedere la buona forma fisica messa in luce durante il Derby ed un allenatore capace di creare schemi interessanti mantenendo uno spogliatoio coeso nonostante la mancanza di un vero leader.
Saranno dunque la fame, il carattere, ma soprattutto la testa a fare la differenza: quest’ultima cartina di tornasole per misurare le reali ambizioni di squadra, ambiente e staff. Sarebbe un errore imperdonabile sottovalutare l’importanza del fattore mentale. Gli uomini di Montella hanno l’obbligo di mantenere saldo il proprio baricentro fra passato e futuro, laddove il presente dice +2 punti da un 7° posto che significherebbe fallimento e -3 dal 4° che consentirebbe l’accesso all’Europa League al riparo dai preliminari.

E allora per un derby che va c’è un Empoli che viene. Ogni sfida vale 3 punti, gli azzurri di Giovanni Martusciello lo sanno e si presentano a San Siro con il coltello fra i denti, rinvigoriti dopo la vittoria contro la Fiorentina e desiderosi di archiviare prima possibile il discorso salvezza. Nonostante l’exploit di settimana scorsa in cui i toscani hanno segnato 2 gol, guardando ai dati è interessante scoprire come il Milan si confronti contro il peggior attacco del campionato. L’attacco empolese vanta infatti una serie di record negativi, fra cui la peggior media gol (0,63 segnati  per partita) ed il minor numero di reti segnati (20 totali). Non solo, i ragazzi di Capitan Maccarone hanno l’aggravante di scagliare il minor numero di tiri totali (225) e il minor numero di tiri verso lo specchio della porta avversaria (solamente 109). Il tutto a fronte anche della più bassa performance fra le squadre di Serie A nel numero di cross utili per le torri in mezzo all’area.

I rossoneri dal canto loro vanno in gol da dieci turni consecutivi, con una struttura ben collaudata all’interno della quale Montella sembra intenzionato a reinserire Pasalic per aggiungere dinamismo e fisicità in mezzo al campo. Oppongono alla preferenza per le vie centrali dei toscani un gioco improntato sulla ricerca degli esterni e delle proverbiali serpentine sulle fasce del duo spagnolo Suso-Deulofeu, che cercherà ancora una volta di mandare in gol una delle poche note stonate della stagione vissuta sin qui dal Milan: quel Carlos Bacca dato ormai per partente certo in estate, insofferente rispetto al modulo con le tre punte e sempre più avulso dal gioco della squadra e del Mister. Obbligatorio dunque vincere se si vuole continuare a guardare con fiducia alla classifica, anche in vista del regalo che è arrivato al piano di sotto la sfida tra Inter e Fiorentina.

Europa, vorrei ma ora posso

E’ un Milan che sorprende sempre di più, un Milan che non si arrende mai, è una squadra che vince con il cuore ed è ciò che i tifosi non possono fare a meno di ammirare. Se c’è una parola che più si abbina perfettamente al Milan di quest’anno è “sorpresa”: tra rimonte che sembravano impossibili e partite ribaltate, è una squadra che sa stupire, è una squadra che sa farsi amare. All’inizio del campionato nessuno ci avrebbe scommesso, e invece ora, a sei partite dalla fine, al di sopra di tutte le aspettative, il Milan se la gioca per l’accesso diretto in Europa League, a tre punti dal quarto posto.

L’Europa chiama, il Milan deve rispondere e stare attento a non pensare già troppo al mercato estivo, ma piuttosto a concludere bene un campionato in cui ha saputo regalare molte emozioni. Un ritorno in Europa sarebbe già un primo grande passo per riportare la squadra verso una competitività internazionale, e, con un buon mercato, riavvicinarla ai posti per la Champions League. La parola Europa, diventata da anni più un miraggio che una realtà, sembra riaccendersi nei cuori dei milanisti, stanchi di vedere le partite infrasettimanali degli altri, in cui rimpiangono quei martedì sera di un Milan impegnato al Camp Nou, con sorprendenti goal dopo poco più di venti secondi, magari da qualche giovane con le scarpette gialle.

L’obbiettivo è a portata di mano: è essenziale vincere le prossime partite di Empoli, Crotone, Cagliari e Bologna, e giocarsela a Bergamo, con quel coraggio che ha già dimostrato di avere con Juve, Napoli e Inter. Chiave di successo di questa squadra è una rinnovata unità nello spogliatoio, nuovo entusiasmo e fiducia tra allenatore, giocatori e tifosi. Un grande merito deve essere riconosciuto a Montella, che ha saputo plasmare una nuova squadra, dandogli anima, forza e gioco. Ripensando alle perplessità dell’inizio, si può solo restare meravigliati nel vedere quanto in pochi mesi si sia riuscito a formare un gruppo che sia solido, che abbia voglia di vincere e che non si arrende mai.

Si ha spesso l’impressione di vedere una squadra di giovani che vogliono andare oltre i propri limiti tecnici e provare a vincere sempre, nonostante l’inferiorità rispetto all’avversario. Pensando al futuro, questo Milan ha bisogno di almeno tre campioni che possano elevare una squadra che già funziona, ma che necessita di un salto di qualità: primo tra tutti un vero centravanti capace di ricordare le movenze di quelle bandiere che tutti i tifosi milanisti tengono nel cuore. Cinico, freddo sotto porta, costante, e che sappia alzare il baricentro della squadra, cosa che Bacca ha dimostrato di non essere in grado di fare. Tra l’atteso ritorno di Bonaventura, l’incerto futuro di Deulofeu, le necessarie rifiniture anche in difesa, solo il tempo ci saprà dire dove questo Milan potrà arrivare. Intanto, per quest’anno, ha saputo ricordarci il famoso detto: “Con il cuore si vince”.