AEK-Milan, le pagelle: Rodriguez evanescente, Musacchio disattento. Male Calhanoglu

Allo stadio Olimpico di Atene si è giocato AEK-Milan, quarto turno di Europa League.

Le pagelle di AEK-Milan, quarto turno di Europa League 2017/2018.

Donnarumma: 6
L’AEK si fa vedere spesso dalle sue parti, ma le conclusioni a rete non sono un granché.

Musacchio: 5
Forse la peggior prestazione della sua esperienza in rossonero: sempre preso in mezzo, spesso si vede costretto a ricorrere al fallo.

Bonucci: 6-
La prima al ritorno dopo la squalifica porta timidi segnali positivi. Cerca spesso la sortita offensiva, ma il torpore generale non aiuta.

Romagnoli: 6
Prova abbastanza positiva, dal suo lato i greci non sfondano praticamente mai.

Borini: 6
La corsa non manca, spesso a discapito della lucidità. Di nuovo tra i migliori in campo, non esattamente una buona notizia per la squadra.

Montolivo: 6
Sfiora il gol partita con un bel tiro al volo su inserimento solitario, per il resto combina poco di buono.

Locatelli: 5
Il centrocampo a due col gemello diverso Montolivo non funziona: i due finiscono quasi per pestarsi i piedi. Esce dopo un’ora causa pericolo secondo giallo.

dal 76′ Kessié: 5,5
Troppi errori in fase di uscita della palla.

Rodriguez:  5
Per larghi tratti della partita non sembra nemmeno essere in campo. Isolato, completamente avulso dal gioco, non riesce mai ad arrivare al cross. Evanescente.

Calhanoglu: 5-
Ennesima prestazione deludente. Unica occasione degna di nota, il tiro potente ma centrale della ripresa. Non basta.

Cutrone: 5,5
Non ha un pallone giocabile per tutto il primo tempo, il secondo non lo comincia nemmeno.

dal 46′ Suso: 6
Prova ad accendere la partita, ma stavolta il miracolo non riesce.

André Silva: 5,5
Leggermente meglio del dirimpettaio, giusto perché ha qualche occasione in più per farsi vedere.

dall’81’ Kalinic: s.v.
Niente da dichiarare.

Montella: 5
Non c’è nulla. Non c’è gioco, non c’è rabbia agonistica, non ci sono tiri in porta, non c’è risultato. Due pareggi a reti bianche consecutivi figli solo ed esclusivamente esclusivamente della pochezza tecnica dell’avversario, che in entrambe i casi è uscito dal campo con la sensazione di aver sprecato una buona occasione per fare il colpaccio.