Gianni Monaco – Milanismo

Autore: Gianni Monaco

Il Milan in infradito e gli errori di Montella: eppure non ci sono alternative credibili

Sei punti nelle ultime 6 partite. O, se preferite, la miseria di 2 punti contro Pescara, Crotone ed Empoli.
Ok, la sappiamo, la nostra rosa è modesta, ma nessuno mi toglie dalla testa che contro questo terzetto si potevano fare 9 punti. E nessuno mi toglie dalla testa che si poteva decisamente evitare di essere asfaltati dalla Roma al Meazza. E’ la stessa Roma, in fondo, appena demolita a sua volta nel derby dalla Lazio, che in trasferta ha sofferto anche contro squadre modeste. Evidentemente, in questo momento, siamo messi peggio di chiunque altro, Inter a parte.

Io non credo, francamente, che ci sia un complotto per non andare in Europa League. Se così fosse, non seguirei ancora il Milan. Credo la stessa cosa la pensino anche i tifosi di Inter e Fiorentina. Preferisco piuttosto pensare che il Milan le prenda da chiunque un po’ perché si è demoralizzato e gioca con le infradito (non mi illudo certo che indosseranno le scarpette contro l’Atalanta, anzi); un po’ per via degli infortuni; un po’ perché Montella non c’ha più capito nulla in questo caos, né ha saputo dare una sterzata.
E sì, perché siamo d’accordo che non è lui il principale artefice del disastro. Però, se nel girone d’andata è riuscito a ottenere la bellezza di 37 punti, vincendo anche la Supercoppa a Doha, e nel ritorno la squadra ha avuto una media da retrocessione, è doveroso che qualche colpa se la prenda pure lui. Mi sembra logico.

La cosa più sconcertante delle ultime settimane, oltre alla squadra che va in campo con le infradito – metafora per dire che stanno facendo schifo anche per scarso impegno – sono le interviste di Montella. Qualunque cosa accada, lui si dice soddisfatto. Soddisfatto di cosa? Non riesco a credere che Montella pensi davvero le cose che dice – vorrei vedere – ma mi chiedo anche senso abbia coccolare in pubblico giocatori, strapagati, che nelle ultime 6 partite hanno avuto un atteggiamento sul campo indegno. Cosa si ottiene a difenderli sempre? Nulla. Per informazioni, chiedere ai predecessori, Inzaghi in primis. Io, francamente, mi aspetterei un po’ di sano realismo e più rispetto per i tifosi.

Detto ciò, non credo che per la prossima stagione cambiare allenatore sia una priorità. Montella per 4 mesi ha fatto vedere cose buone, ha riportato una coppa a Milano dopo 5 anni e mezzo battendo la Juve, ha ridato dignità alla squadra. E in giro non mi pare ci siano alternative così valide ed economicamente abbordabili, disposte a sedere sulla panchina rossonera.

Si riparta dunque da Montella, che ha fatto cose importanti, ma ha anche sbagliato, e però ha sicuramente fatto tesoro degli errori. Sono curioso di vedere cosa riuscirà a fare con una squadra più credibile, quella a cui stanno già lavorando con serietà e impegno Fassone e Mirabelli. Fare l’ennesima rivoluzione in panchina non servirebbe. Serviva solo a Galliani e Berlusconi per scaricare sugli allenatori le colpe dei disastri, che invece erano soprattutto loro.

Clamoroso, Galliani torna ad del Milan per un giorno: ecco il suo mercato

Fino alla mezzanotte di oggi, per 24 ore, Adriano Galliani sarà di nuovo amministratore delegato del Milan. La clamorosa notizia diffusasi nei giorni scorsi è stata appena confermata dal diretto interessato. All’uscita dal ristorante Giannino, l’amministratore delegato del Milan, orgogliosamente tornato sul trono, più pimpante che mai, ha dichiarato ai nostri microfoni:

“Io re del mercato? Pallone d’oro dei dirigenti? Richiestissimo da Barcellona e Real Madrid? Siete ben informati. Ma per ora non aggiungo altro. Bello essere di nuovo ad del Milan, anche se solo per un giorno. Sto dando una mano al Milan sul mercato, Fassone e Mirabelli mi hanno pregato di aiutarli. Ed eccomi qua. Condurrò le trattative da Ibiza, sotto l’ombrellone. L’ho già detto grazie presidente, siamo a posto così, ultracompetitivi? Bene. Aggiungo che se non se non esce nessuno, non entra nessuno.

Acquisti? Il vero acquisto sarà Montolivo, sta recuperando da un grave infortunio. Ma grazie a Milan Lab, dopo meno di 24 mesi, già si allena e può andare in panchina. Ce lo invidia tutto il mondo. La sua qualità è fondamentale per il centrocampo. Secondo i medici che lo seguono, la sua vera età non è 32 anni, ma 13. I test dicono questo.
Stiamo poi lavorando al rinnovo di Honda. Guadagna 6 milioni lordi l’anno, ma ci fa vendere 12 magliette a settimana in Giappone. Vuoi mettere? Sarebbe bello avere anche un giocatore del Vietnam o della Cambogia, potremmo conquistare quei mercati…

Milan fuori dalle coppe europee? Siamo il club più titolato al mondo. Grazie presidente. Non siamo più il club più titolato al mondo? Non si può sempre vincere. Nemmeno il Sassuolo quest’anno ha vinto niente, eppure era arrivato sesto, davanti a noi.
Sosa? Ottimo acquisto: è stata una grande intuizione. Vi racconto un aneddoto. Ero a Forte dei Marmi, quando a un certo punto un cameriere fa: desidera, dottor Galliani? Io invece di rispondere whisky and soda, ho detto whisky and Sosa. Lì ho capito che dovevamo prendere lui.

Ocampos? Spero di rinnovare il prestito, ha fatto benissimo. Da due ore sono al telefono col mio amico Preziosi. Lo sto pregando. Se tutto va bene, riesco a strappargli pure Pandev e Burdisso. Ma non scrivetelo.
Ritorno di Balotelli? Lui ama il Milan, basta, non posso aggiungere altro.
Bacca? Ha segnato 13 gol. E’ il giocatore colombiano nato nel 1986 che ha segnato più reti in Serie A.
Kessiè? Siamo già copertissimi con Bertolacci.
Musacchio? In quel ruolo abbiamo Gomez, uno dei più forti centrali del Sudamerica.

Donnarumma? Rimane. Al 99,99%. Se invece dovesse partire? Abbiamo Gabriel, in allenamento è un fenomeno. In caso, gli diciamo che le partite di Serie A sono allenamenti e non partite ufficiali.

Parametri zero? Ho letto che si liberano De Rossi e Totti. Totti ha 41 anni? Può giocare altri 10. Basta, non aggiungo altro.
Ultima domanda? Purché sia davvero l’ultima. Chi vince la Champions? Tifo la Juventus 80 partite l’anno meno 3, le 3 partite che gioca dopo che ha già vinto lo scudetto matematicamente, quindi… Ora lasciatemi andare che l’aereo per Ibiza!”

Milan, le imbarazzanti dichiarazioni di Montella a Crotone e 3 motivi per non illudersi

Non si può – o meglio, si può, è un diritto, ma ha poco senso a questo punto del campionato – cambiare opinione sul Milan ogni settimana. Non eravamo fenomeni quando – pur giocando maluccio – eravamo secondi, sulla scia della Juve. Non siamo una squadretta da Lega Pro oggi, reduci da due miseri punti contro Pescara, Empoli e Crotone.

La situazione del Milan è, nella sua mestizia, in fondo molto semplice: la nostra rosa vale una posizione in classifica non migliore del quinto posto, non peggiore dell’ottavo. Se leggete le formazioni di Torino e Fiorentina, d’altronde, vi accorgete che non siamo affatto superiori e che dunque non è così scontato avere qualche punto in più dei granata e dei viola. Considerando poi l’orrendo campionato dell’Inter, saremmo anche potuti arrivare persino quarti. Ma restiamo una squadra mal costruita, che resta a galla solo per la mediocrità generale della Serie A. Anni addietro, giocando così, saremmo retrocessi o quasi. Se vi sembra un’iperbole, chiedete pure alla Fiorentina di Batistuta (erano i primi anni ’90), che conobbe la Serie B nonostante una rosa fatta per lottare per il vertice.

Inutile girarci attorno, la stagione ormai è andata. All’Europa League non credo più da un pezzo e le sconcertanti affermazioni di Montella (“sono soddisfatto, il Crotone ha un ritmo Champions, buon pareggio, ho visto temperamento”) somigliano tanto a una sentenza. Più che nelle nostre mani, il nostro destino è in quello di Inter e Fiorentina. Il crollo fisico e morale della squadra è sotto gli occhi di tutti (quelli che vogliono vedere).

Al di là di come poi andrà – sesto, settimo, ottavo posto, poco importa – è tempo di pensare alla prossima stagione. Senza farsi illusioni, sia chiaro. Per almeno tre grossi motivi: 1) Così ridotto, il Milan non è appetibile nemmeno per un Kessie o un Keita o qualunque altro calciatore di prospettiva, figuriamoci per i campioni affermati. E nemmeno trattenere i pochi big che abbiamo sarà semplice; 2) il mercato va programmato con un certo anticipo, specialmente quando c’è una squadra da ricostruire: la nuova dirigenza è appena arrivata e non ha quindi colpe. Però è vero anche che se si cercherà di fare tutto a luglio e agosto, sarà dura mettere su una rosa credibile 3) è tutto da vedere che i “cinesi” (o gli americani?) vogliamo investire grandi somme di denaro come molti tifosi sognano. Non facciamoci ingannare dalle presunte trattative di mercato, che in gran parte sono fake news scritte ad arte per vendere un pugno di copie in più e riempire pagine di giornale altrimenti vuote. Belotti, Keita, Kessie, Aubameyang, Morata, Benzema, Musacchio, James Rodriguez, Dzeko: alzi la mano chi crede seriamente che anche soltanto un terzo di questi qua arriverà.

Il misterioso caso De Sciglio: più richiesto di Marcelo e Alaba messi insieme

Ci sono calciatori i quali, dopo un paio di stagioni così così, finiscono nel dimenticatoio, vengono etichettati come bidoni, ceduti a squadre improponibili. A volte basta anche meno – qualche partita storta, un infortunio, una mancata corrispondenza immediata tra attese e risultati – per sparire dal calcio che conta. Ma non è così per tutti. Prendete Mattia De Sciglio, titolare del Milan da ormai 5 stagioni, che diventano 6 se si considera anche la stagione di esordio, probabilmente la migliore. Prendete De Sciglio, dunque. Di lui si è subito detto un gran bene, già dopo un paio di partite positive. Positive – non trascendentali, chiariamolo.

Dicevano, in coro, giornalisti e addetti ai lavori, che sarebbe diventato un grande terzino, uno dei migliori d’Europa. Forse non sarebbe diventato Maldini, perché come lui ne nascono uno ogni mezzo secolo, ma sicuramente sarebbe stato una colonna portante del Milan e della nazionale. Uno su cui puntare a occhi chiusi. Belle parole, bellissime. Peccato che le stagioni passavano, ma di risultati calcisticamente rilevanti nemmeno a parlarne. De Sciglio è rimasto quello che era agli esordi. Un’eterna promessa. Uno che potrebbe diventare qualcun altro, ma che rimane se stesso. Un giocatore discreto, che se gioca al massimo delle sue possibilità si merita un 6 e mezzo in pagella, altrimenti non arriva nemmeno alla sufficienza. De Sciglio non eccelle in nessun fondamentale. Non è un difensore insuperabile, non ha una velocità fuori dalla media, non è abile di testa, non rischia un dribbling, indovina un cross con la stessa probabilità con cui Di Pietro indovina un congiuntivo. Gol? Non scherziamo. Ad oggi zero.

Ora, io non voglio affermare che De Sciglio non sia un giocatore valido per la Serie A. Se ha vestito anche la maglia della nazionale, significa che tanto di meglio in giro non c’è. Quello che però non capisco è per quale motivo De Sciglio, da 5 anni, e costantemente, sia accostato ai migliori club del mondo. Real Madrid, Barcellona, Juventus, Napoli, Bayern Monaco… Incredibile, no? Roba che nemmeno Marcelo e Alaba messi insieme. Spiegare questo interesse clamoroso per De Sciglio è per me, sinceramente, un mistero. Magari un domani diventerà tre volte più forte di Maldini (e Balotelli diventerà più forte di Van Basten e Shevchenko sommati). Per carità, non mettiamo limiti alla provvidenza. Però il futuro non posso prevederlo e dunque mi limito al presente e al recente passato: cosa giustifica l’esaltazione a reti unificate di questo giocatore che nulla sembra avere in più rispetto a un De Ceglie, un De Silvetri o ai nostri stessi Antonelli e Calabria? Ripeto: non lo so.

So però che se davvero arrivasse un’offerta intorno ai 10 milioni di euro, anche se della Juve, sarebbe folle dire no. Molti diranno: “Vedrai, alla Juve giocherà bene e vincerà trofei a volontà”. Forse andrà così, non lo nego. Ma parliamoci chiaro: in questa Juve, e visto il livello della Serie A, anche Costacurta (anni 51) vestito di bianconero farebbe figuroni e vincerebbe scudetti. Da titolare. Ci sono riusciti Padoin, Estigarribia, Matri, Quagliarella, Pepe… Perché non dovrebbe riuscirci De Sciglio? Sei anni abbiamo aspettato che Mattia esplodesse e a esplodere è stata solo la frustrazione: sua e nostra. Che si fa quando qualcosa non funziona o funziona poco da troppo? Si cambia. Magari si sbaglia. Ma andare avanti così – per altri 6 anni? – sarebbe un non senso.